giuseppe conte financial times

UNA GIORNATACCIA PER CONTE! ''FINANCIAL TIMES'': LA SUA CONSULENZA LEGALE PER IL FINANZIERE MINCIONE FINISCE NELL'INCHIESTA PER CORRUZIONE DEL VATICANO: I 200 MILIONI MESSI SUL TAVOLO DA MINCIONE PER PRENDERSI RETELIT ERANO DELLA SEGRETERIA DI STATO! - CONTE FIRMA IL SUO PARERE IL 14 MAGGIO 2018, QUANDO IL M5S AVEVA GIÀ STRAVINTO LE ELEZIONI E LUI ERA MINISTRO IN PECTORE PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. DUE SETTIMANE DOPO DIVENTA PREMIER, ED ESERCITA IL GOLDEN POWER SU RETELIT, PROPRIO COME SERVIVA A MINCIONE, SUO COMMITTENTE

 

1. I RAPPORTI TRA CONTE E MINCIONE FINISCONO NELL'INCHIESTA DEL VATICANO

Dagonews - Un fondo di investimento che raccoglieva i soldi del Vaticano, al centro dell'inchiesta per corruzione finanziaria che ha scosso la Segreteria di Stato, era dietro a un gruppo di investitori che ingaggiò Giuseppe Conte – prima che diventasse premier – per lavorare a un affare che doveva chiudersi poche settimane prima dell'inizio del suo mandato.

giuseppe conte

 

Lo scrive il ''Financial Times'': Conte era un professore di Firenze poco conosciuto quando nel maggio 2018 (le elezioni erano già state stravinte dal M5s e lui era il candidato in pectore al ministero della Pubblica Amministrazione) gli fu chiesta una consulenza legale in favore di Fiber 4.0, un gruppo di azionisti che stava lottando per Retelit, una società di telecomunicazioni italiana.

RAFFAELE MINCIONE

 

L'investitore principale in Fiber 4.0 era l' Athena Global Opportunities Fund, finanziato interamente con 200 milioni della Segreteria di Stato di cui manager e proprietario era Raffaele Mincione. La fonte dei suoi fondi non fu mai rivelata durante la battaglia per il controllo di Retelit. Una volta sconfitto, Mincione pagò Conte in quanto esperto legale per ribaltare il risultato del voto.

 

Conte ha scritto il 14 maggio 2018, in un memo visionato dal FT, che il voto poteva essere annullato se Retelit fosse stata posta sotto ''golden power'', la regola che permette al governo italiano di bloccare il controllo straniero di società considerate strategiche per il Paese.

 

giuseppe conte luigi di maio foto lapresse

Due settimane dopo, Conte è stato nominato presidente del Consiglio, e dopo pochi giorni, il suo governo ha approvato un decreto che faceva esattamente quanto richiesto da Mincione. Però non basto' per ribaltare il risultato della disfida azionaria.

 

 

Rocco Casalino non ha risposto alle richieste del quotidiano, mentre Mincione dice di non aver mai conosciuto Conte, e che era stato ingaggiato da un altro studio legale che lavorava per il consorzio.

 

RAFFAELE MINCIONE

 

 

 

 

 

2. QUEL CONFLITTO D’INTERESSI DEL PREMIER CONTE SU RETELIT. IL GOVERNO ESERCITA I POTERI SPECIALI

Carlo Festa per https://carlofesta.blog.ilsole24ore.com/ dell'8 giugno 2018

 

 

 

Sul primo passo del nuovo governo del neo premier Giuseppe Conte in ambito finanziario e Tlc, c’e’ l’ombra di un possibile conflitto d’interesse. Ma vediamo i fatti.

 

Il nuovo Governo guidato da Giuseppe Conte ha deciso di esercitare la golden power su Retelit, che in Borsa oggi cede oltre il 4%. Lo ha deliberato il Consiglio dei Ministri che si e’ riunito nella serata di ieri sotto la presidenza del vice presidente Matteo Salvini. Nel dettaglio, l’esecutivo ha stabilito di “esercitare i poteri speciali con riferimento alla modifica della governance di Retelit derivante dall’assemblea dei soci del 27 aprile 2018, mediante l’imposizione di prescrizioni e condizioni volte a salvaguardare le attivita’ strategiche della societa’ nel settore delle comunicazioni”.

 

Mattarella con Giuseppe Conte

Nell’assemblea del 27 aprile e’ stato nominato il nuovo cda del gruppo tlc, con la conferma dei precedenti vertici: la lista che ha conquistato la maggioranza dei voti, battendo la Fiber 4.0 (cordata guidata dal finanziere Raffaele Mincione), era sostenuta dai libici di Bousval (Lybian Post Telecommunications) e dai tedeschi di Axxion, sotto il coordinamento di Shareholder Value Management (Svm).

 

Ma il conflitto d’interessi dell’avvocato Conte è dietro l’angolo. Come ricostruito da Radiocor – proprio il premier Giuseppe Conte, meno di un mese fa (lo scorso 14 maggio), nell’esercizio della propria professione di avvocato aveva formulato un parere per la Fiber 4.0 (cioè la cordata perdente guidata dal finanziere Raffaele Mincione) sull’assunzione del controllo dei libici nell’assemblea del 27 aprile e sull’eventuale violazione degli obblighi stabiliti in materia di golden power. La conclusione? Perlomeno alla data dell’assemblea i libici avrebbero dovuto notificare, come previsto dalla disciplina della golden power, l’assunzione del controllo di Retelit poiche’ quest’ultima detiene asset strategici. Per questo, sempre secondo Conte, la delibera assembleare e le successive delibere del cda neo-eletto sono da considerarsi nulle.

RAFFAELE MINCIONE

 

Ora, non entrando nel merito tecnico-giuridico della vicenda, suona alquanto strano che un governo, come prima decisione in tema di finanza e come prima mossa nel mondo delle Tlc, eserciti un potere speciale su una vicenda dove il proprio premier era coinvolto fino a un mese fa (per conto della cordata perdente) da professionista e dove aveva pure percepito un compenso.

 

Infatti Fiber 4.0 aveva segnalato alla Presidenza del Consiglio che Bousval, Axxion e SVM hanno compiuto un’omissione, grave a parere di Fiber 4.0, non comunicando al governo italiano di avere ormai il controllo di Retelit. Nella battaglia a colpi di consulenze, l’avvocato Conte ha stilato il parere pro veritate e supportato le ragioni di Fiber 4.0: a suo dire, l’obbligo di notifica, come prevede la legge, alla Presidenza del Consiglio dei ministri c’era eccome, proprio in ragione del passaporto libico della Bousval. Lo stesso Conte avvertiva che il governo avrebbe potuto sanzionare la mancata comunicazione sul nuovo assetto di controllo di Retelit, ricordando anche che “in casi eccezionali di rischio (…) il Governo può opporsi, sulla base della stessa procedura, all’acquisto”.

Giuseppe Conte

 

Nel frattempo la replica del Cda non è tardata ad arrivare. Dopo la decisione del Governo di esercitare la golden power su Retelit, quest’ultima – attraverso una nota – precisa integralmente le disposizioni del decreto del Consiglio dei Ministri. Nel dettaglio, le condizioni e prescizioni nei confronti di Retelit prevedono innanzitutto “garantire la continuita’ del servizio e la funzionalita’ operativa della rete, assicurandone l’integrita’ e l’affidabilita’, attraverso adeguati piani di manutenzione e sviluppo”. In secondo luogo “assicurare l’elaborazione di programmi industriali e l’impiego di adeguati investimenti che garantiscano lo sviluppo e la sicurezza delle reti”; in terzo luogo “tutelare tramite idonei strumenti e strutture organizzative aziendali, la sicurezza fisica e logica della rete su tutto il territorio nazionale al fine di garantire la piena operativita’”. Infine “mantenere stabilmente sul territorio nazionale le funzioni di gestione e sicurezza delle reti”.

giuseppe conte rocco casalino

 

Al proposito, Retelit rende noto che “le condizioni e prescrizioni sopra menzionate riguardano attivita’ che vengono gia’ regolarmente svolte dalla societa’ nello svolgimento della propria attivita’ ordinaria, la quale è altresi’ titolare di certificazioni nazionali ed internazionali”. Di conseguenza, la società ritiene che “l’applicazione delle predette misure non comportera’ costi e investimenti aggiuntivi ne’ restrizioni di carattere operativo e/o commerciale rispetto a quanto considerato nel piano industriale”. Insomma, sono gia’ osservate prescrizioni in tema di Golden power.

 

 

 

3.  RETELIT, LA GUERRA COL GOVERNO E LA SFIDA DI MINCIONE

Luigi Pereria per www.startmag.it del 14 giugno 2018

carlino di ruzza mauriello tirabassi sansone indagati in vaticano

 

 

Guerra legale fra Retelit e governo che si affianca alla disfida finanziaria tra azionisti di maggioranza e socio di minoranza (Mincione) sempre scalpitante.

 

Ecco le ultime novità.

 

CHE COSA HA DECISO IL CDA DI RETELIT

Il consiglio di amministrazione di Retelit ieri ha deliberato di “dare mandato ai propri legali di impugnare nelle competenti sedi giurisdizionali il provvedimento dello scorso 7 giugno 2018 con il quale la Presidenza del Consiglio dei Ministri – a seguito della notifica effettuata in via meramente prudenziale e cautelativa dalla Società successivamente all’assemblea ordinaria degli azionisti tenutasi 27 aprile – ha esercitato i poteri speciali previsti dall’articolo 2 del c.d. Decreto Golden Power”. La società conferma, inoltre, quanto già reso noto al mercato con il proprio comunicato dell’8 giugno e cioè che l’adozione del provvedimento non comporta in ogni caso per il Gruppo Retelit costi o investimenti sulla rete ulteriori rispetto a quelli già programmati nell’esercizio della propria attività, né mutamenti o restrizioni della strategia operativa e commerciale delineata nel piano industriale del Gruppo.

 

COSA FA LA SOCIETÀ

L’infrastruttura in fibra ottica di Retelit al 31 marzo 2018 si sviluppa per circa 12.500 chilometri (equivalente di circa 231.000 km di cavi in fibra ottica), di cui 68.000 km situati in MAN) e collega 9 Reti Metropolitane e 15 Data Center in Italia, inclusa la Cable Landing Station di Bari. Con circa 3.583 siti On-Net, di cui 2.371 siti cliente, 710 torri di telecomunicazione, 447 cabinets e 40 Data Center raggiunti, la rete di Retelit si estende, inoltre, anche oltre i confini nazionali con collegamenti ai maggiori PoP europei, inclusi Francoforte, Londra, Amsterdam e Parigi.

 

CHE COSA È SUCCESSO NELL’ASSEMBLEA DI RETELIT

RETELIT

Nell’assemblea del 27 aprile è stato nominato il nuovo cda del gruppo tlc, con la conferma dei precedenti vertici: la lista che ha conquistato la maggioranza dei voti, battendo la Fiber 4.0 (cordata guidata dal finanziere Raffaele Mincione presente nell’azionariato anche di Banca Carige), era sostenuta dai libici di Bousval (Lybian Post Telecommunications) e dai tedeschi di Axxion, sotto il coordinamento di Shareholder Value Management (Svm). In sostanza, l’assemblea non capisce il motivo di cambiare il management che porta in dote il primo dividendo della storia della società: la lista della continuità ottiene il consenso del 42% del capitale, la cordata sfidante si ferma al 24%.

 

Contenuti sponsorizzati da

LA DECISIONE DEL GOVERNO CONTE

Il nuovo governo M5S-Lega guidato da Giuseppe Conte ha deciso di esercitare la golden power su Retelit, come ha deciso la scorsa settimana il consiglio dei ministri. Infatti l’esecutivo ha stabilito di “esercitare i poteri speciali con riferimento alla modifica della governance di Retelit derivante dall’assemblea dei soci del 27 aprile 2018, mediante l’imposizione di prescrizioni e condizioni volte a salvaguardare le attività strategiche della società nel settore delle comunicazioni”.

 

I DETTAGLI DELLA DECISIONE DEL GOVERNO

Il 7 giugno, col nuovo inquilino di Palazzo Chigi in volo per il G7, la Presidenza del consiglio emana il decreto che applica a Retelit il golden power, dichiarandone strategiche le attività. Ma attiva l’articolo 2 della legge (non l’articolo 1 su difesa e sicurezza nazionale) che prescrive adempimenti ai quali la società dice già di non sottrarsi. Siccome – secondo le indiscrezioni di mercato – i legali di Mincione studiano tra le pieghe del decreto come riaprire la partita, il cda Retelit – come detto – ieri ha deciso comunque di ricorrere per via legale.

MONSIGNOR ANGELO BECCIU

 

LA POSIZIONE DOPPIA DELL’AVVOCATO E PREMIER CONTE

Va anche ricordato che – come ricostruito nei giorni scorsi da Radiocor – proprio il premier Conte, meno di un mese fa (lo scorso 14 maggio), nell’esercizio della propria professione di avvocato aveva formulato un parere di parte (e non pro veritate) per la Fiber 4.0 sull’assunzione del controllo dei libici nell’assemblea del 27 aprile e sull’eventuale violazione degli obblighi stabiliti in materia di golden power. Ma il presidente del Consiglio Conte con la golden power ha preso una decisione diversa dalla posizione assunta dall’avvocato Conte.

 

LO STATO DELL’ARTE

Quali erano e quali sono dunque le mire del finanziere? Mincione, in altri termini, ha provato invano a fermare il voto agitando lo spettro del golden power per congelare i libici e sventolando i pareri legali di Gianni-Origoni e di Giuseppe Conte, che ancora nessuno immaginava sarebbe diventato il futuro premier. Il nuovo cda – con i libici e Ferrari – conferma Pardi e Protto e per precauzione notifica il “cambio di governance” a chi di dovere.

 

SCENARI E PROSPETTIVE SECONDO IL SOLE 24 ORE

Scrive oggi il Sole 24 Ore in un articolo di approfondimento a cura di Antonella Olivieri: “Nel frattempo il titolo è sceso sotto 1,7, Fiber 4.0 ha in carico la quota a 1,75 euro, finanziata almeno in parte a debito secondo il tam tam di Borsa.

 

angelo becciu papa francesco 1

A fine anno scade un’opzione per rilevare un ulteriore 3,5%. Intanto però a settembre potrebbe aprirsi il data room di BT Italia, che la cordata Mincione aveva messo nel mirino, tant’è che all’inizio al posto di Talotta aveva pensato a Corrado Sciolla, l’presidente per le attività europee dell’operatore britannico. Pure Retelit è interessata, ma l’ad Protto pensa anche a come sviluppare il business, ipotizzando una collaborazione con Sparkle (al cui timone è tornato Riccardo Delleani) per servizi da offrire in comune alle aziende, laddove affiora il cavo sottomarino, e diventare così competitivi con le aree del Mediterraneo – vedi Marsiglia – che si sono già attrezzate.

 

L’idea insomma è di costruire il “terminal” intorno alla pista di atterraggio. In campo anche Irideos, il polo dei servizi corporate di F2i, che a BT Italia guarda, a Retelit non più perchè un’Opa sarebbe troppo onerosa. Domani, chissà, se ci sarà la società della rete, magari anche piccola e grande Telecom potrebbero finire sotto lo stesso tetto. Ma è una prospettiva di anni e a Retelit, nel frattempo, potrebbe ancora succedere di tutto”.

 

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E TUTTO SAREBBE FINITO LÌ. INVECE LA MAL-DESTRA HA PRESO IL SOPRAVVENTO BUTTANDOLA IN CACIARA E METTENDO NEL MIRINO IL PROCURATORE LO VOI, MOLTO LONTANO DALLA SINISTRA DELLE “TOGHE ROSSE” - QUELLO CHE COLPISCE DEL PASTICCIACCIO LIBICO È CHE SIA STATO CUCINATO CON I PIEDI, MALGRADO LA PRESENZA A FIANCO DI GIORGIA MELONI DI UN TRUST DI CERVELLONI COMPOSTO DA UN EX MAGISTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA (CARLO NORDIO), UN PREFETTO A CAPO DEGLI INTERNI (MATTEO PIANTEDOSI) E DI UN ALTRO EX GIUDICE ALFREDO MANTOVANO, SOTTOSEGRETARIO DI STATO - NELL’INCONTRO AL COLLE, LA DUCETTA HA ILLUSTRATO A MATTARELLA (CHE RICOPRE ANCHE LA CARICA DI PRESIDENTE DEL CSM), COSA AVREBBE TUONATO VIA SOCIAL CONTRO LE “TOGHE ROSSE”? OVVIAMENTE NO… - I VOLI DI STATO PER IL TRASPORTO DI AUTORITÀ, LE MISSIONI E GLI INTERVENTI A FAVORE DI PERSONE COINVOLTE IN “SITUAZIONI DI RISCHIO” (DA CECILIA STRADA AD ALMASRI), VENGONO EFFETTUATOI DAI FALCOM 900 DELLA CAI, LA COMPAGNIA AERONAUTICA DI PROPRIETÀ DEI SERVIZI SEGRETI, CHE FA BASE A CIAMPINO

romano prodi dario franceschini giuseppe conte elly schlein

DAGOREPORT - COME ANDRÀ A FINIRE LO PSICODRAMMA MASOCHISTICO DEL CENTRO-SINISTRA IN VISTA DELLE REGIONALI 2025 E DELLE POLITICHE DEL 2027? A PARTE FRANCESCHINI, L’HANNO CAPITO TUTTI CHE MARCIANDO DIVISI, PER I PARTITI DELL’OPPOSIZIONE LA SCONFITTA È SICURA - CHIUSA NEL BUNKER DEL NAZARENO CON UNA MANCIATA DI FEDELISSIMI, ELLY SCHLEIN HA GIÀ UN ACCORDO SOTTOBANCO COL M5S DI CONTE PER MARCIARE UNITI ALLE PROSSIME REGIONALI IN TOSCANA, CAMPANIA E PUGLIA E VENETO. UNA VOLTA UNITE LE FORZE, LE PRIME TRE, ACCORDO IN FIERI COL REGNO DI NAPOLI DI DE LUCA, IL SUCCESSO PER L’OPPOSIZIONE È SICURO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027 VINCERÀ L’IDEA DI UN ‘’PARTITO-PLURALE’’ CON ELLY CHE SI ACCORDERÀ CON IL PADRE NOBILE E SAGGIO DELL’ULIVO, ROMANO PRODI, SULLE PRIORITÀ DEL PROGRAMMA (NON SOLO DIRITTI CIVILI E BANDIERE ARCOBALENO), E FARÀ SPAZIO ALL'ANIMA CATTO-DEM DI BONACCINI, GENTILONI, GUERINI, RUFFINI...

fedez chiara ferragni game over matrimonio x

“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL RAPPER, FABRIZIO CORONA, BUTTA BENZINA SUL FUOCO: “RACCONTERÒ LA MOGLIETTINA PERFETTA CHE SEI, QUANTE STRONZATE RACCONTI DA 15 ANNI, I TUOI AFFARI SPORCHI E L'AMORE CHE PERÒ HAI VISSUTO TRADENDOLO COSTANTEMENTE" - L’IRRESISTIBILE SCENEGGIATA, RICCA DI MIRATISSIMI COLPI ALL'INGUINE MESSA IN SCENA DALL’EX DUO FERRAGNEZ, CONFERMA LA PIÙ CLASSICA CONVINZIONE FILOSOFICA-EUCLIDEA: L'IDIOZIA È LA PIÙ GRAZIOSA DISTANZA FRA DUE PERSONE (SALVO POI SCOPRIRE CHE, AL LORO CONFRONTO, I COSIDDETTI MEDIA TRASH SCANDALISTICI SONO INNOCENTI COME TUBI) - AMORALE DELLA FAVA: IL LORO MATRIMONIO CELEBRATO NEL 2018 IN UNA LOCATION DI LUSSO DI NOTO, TRASFORMATO IN LUNA PARK VERSIONE FLOWER POWER, CON RUOTE PANORAMICHE E CONSOLLE DI DEEJAY, ERA UNA PROMESSA DI FUTURO: PAGLIACCIATA ERA, PAGLIACCIATA È STATA - VIDEO

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps

DAGOREPORT - NEL GRAN RISIKO BANCARIO, L’UNICA COSA CERTA È CHE MONTE DEI PASCHI DI SIENA È ORA NELLE MANI DI DUE IMPRENDITORI PRIVATI: MILLERI E CALTAGIRONE. ALTRO CHE BANCA LEGHISTA COME CIANCIA SALVINI - ALTRA CERTEZZA: L’OPS SU MEDIOBANCA SARÀ COMPLETATA DOPO L’ASSALTO A GENERALI - SE L’IMMOBILIARISTA CALTARICCONE SOGNA LA CONQUISTA DELLA SECONDA COMPAGNIA EUROPEA CHE GESTISCE 32 MILIARDI DI EURO DI BENI IMMOBILI, ALCUNI EREDI DEL VECCHIO ACCUSANO MILLERI DI ESSERE SUBALTERNO AL DECISIONISMO DI CALTA - SULLA PIAZZA DI MILANO SI VOCIFERA ANCHE DI UNA POSSIBILE DISCESA IN CAMPO DI UN CAVALIERE BIANCO CHE LANCI UN’OPA SU MEDIOBANCA PIÙ RICCA DELL’OPS DI CALTA-MILLERI-LOVAGLIO...

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL TORTURATOR ALMASRI È LA PROVA CHE LA LIBIA USA I MIGRANTI A MO' DI PISTOLA PUNTATA SULL'ITALIA - CHE POI PALAZZO CHIGI NON SAPPIA GESTIRE LE SITUAZIONI DI CRISI E' LAMPANTE: SAREBBE BASTATO METTERE IL SEGRETO DI STATO, INVECE CHE MANDARE PIANTEDOSI A CIANCIARE DI " ALMASRI, PERICOLO PER LA SICUREZZA", E NESSUNO SI SAREBBE FATTO MALE - L'ATTO GIUDIZIARIO DELLA PROCURA DI ROMA NON C'ENTRA NIENTE CON IL CASO SANTANCHÈ - LO STRETTO RAPPORTO DI LI GOTTI CON I MAGISTRATI - LE VOCI DI VOTO ANTICIPATO PER CAPITALIZZARE ''GIORGIA MARTIRE DELLA MAGISTRATURA''. CHE NON È SUL TAVOLO: SOLO MATTARELLA DECIDE QUANDO SCIOGLIERE LE CAMERE (E SERVIREBBE CHE O LEGA O FORZA ITALIA STACCASSERO LA SPINA AL GOVERNO...)

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

DAGOREPORT - AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO SARANNO DOLORI PER LA MELONI INEBRIATA DAL TRUMPISMO - IL PRIMO NODO DA SCIOGLIERE SARÀ LA RATIFICA, UNICA MANCANTE DEI 27 PAESI, ALLA RIFORMA DEL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ (MES), A GARANZIA DI UNA CRISI BANCARIA SISTEMICA. LA DUCETTA AVEVA GIA' PROMESSO DI RATIFICARLO DOPO LA FIRMA DEL PATTO DI STABILITÀ. MA ORA NON POTRÀ INVENTARSI SUPERCAZZOLE DAVANTI A MACRON, SCHOLZ, TUSK, SANCHEZ, LEADER CHE NON NASCONDONO DIFFIDENZA E OSTILITÀ NEI CONFRONTI DELL'UNDERDOG CHE SI È MESSA IN TESTA DI ESSERE IL CAVALLO DI TROIA DELLA TECNODESTRA AMERICANA IN EUROPA - MA IL ROSPO PIÙ GROSSO DA INGOIARE ARRIVERÀ DALL’ESTABLISHMENT DI BRUXELLES CHE LE FARÀ PRESENTE: CARA GIORGIA, QUANDO VAI A BACIARE LA PANTOFOLA DI TRUMP NON RAPPRESENTI LE ISTANZE EUROPEE. ANZI, PER DIRLA TUTTA, NON RAPPRESENTI NEMMENO L’ITALIA, MEMBRO DELLA UE QUINDI SOGGETTA ALLE REGOLE COMUNITARIE (CHE HANNO TENUTO A GALLA IL PIL ITALIANO CON I 209 MILIARDI DI PNRR), MA RAPPRESENTI UNICAMENTE TE STESSA…