FINANZA E MAZZETTE - LA GRANDE TRUFFA DEI TRADER INFEDELI

Gianluca Paolucci per "La Stampa"

Compravendite di titoli a prezzi gonfiati, con l'interposizione di una società finanziaria che gira parte delle commissioni ai trader e funzionari infedeli che le hanno ordinate. Che a loro volta incassano in conti cifrati in paradisi fiscali o addirittura cash, ai tavolini di un bar sul lungolago di Lugano.

Moltiplicatelo per migliaia di operazioni e otterrete un quadro, ancora parziale, di una serie di vicende sulle quali stanno indagando la magistratura svizzera e le procure di mezza Italia. Anche in questo caso è indagato almeno un operatore di Mps. Ma tra le parti lese figurano anche istituti come Citigroup, Bnp Paribas, Deutsche Bank, Ubs, la National bank of Kazakhstan. E, tra le italiane, Banca Imi, Bnl e Veneto Banca, come «erede» della Popolare Intra.

Lo scenario è quello emerso con l'inchiesta della procura di Siena su Montepaschi e il caso della svizzera Lutifin, con le attività della "Banda del 5%". Ma l'attitudine alla cresta è stato - e forse è ancora - un malcostume diffuso nell'ambiente finanziario.

Dei frammenti di questa storia, relativi a singoli episodi, erano già noti. Il quadro d'insieme no. Sulla base di documenti ufficiali della giustizia elvetica, La Stampa ha ricostruito un sistema di creste attivo almeno dal 1995, che coinvolge come parti lese una lunga serie di istituti bancari italiani e internazionali e vede indagati trader, funzionari, intermediari e manager che negli anni hanno alimentato questo sistema.

A far esplodere il caso è, nel 2007, il fallimento di una finanziaria luganese, la Ab Fin, per un buco di 20 milioni di euro. L'inchiesta che segue e l'attività della Finma - l'autorità svizzera di controllo del settore finanziario - portano a collegare tra loro una serie di vicende all'apparenza scollegate, con conseguente apertura di nuovi fascicoli. Nel complesso, le società svizzere coinvolte sono almeno quattro: oltre ad Ab Fin, la Green Securities, la Aston Bank e Union Privee Financiere (Upf).

L'inchiesta svizzera, che porta ad arresti e sequestri fin dal 2008, ricostruisce una fitta trama di operazioni illecite poste in essere da un lungo elenco di indagati. Soprattutto però ricostruisce nel dettaglio il modus operandi. A legare le varie società sono le persone coinvolte, prevalentemente promotori, consulenti o operatori di sala. E in almeno due casi - Ab Fin e Upf - l'ammissione degli indagati che la ragione di esistere di entrambe è quella di montare operazioni e girare le stecche agli operatori infedeli.

Ai soci della Upf ad esempio il procurato pubblico del Canton Ticino Manuela Minotti Perucchi contesta «di aver messo in atto fin dal 2001 un sistema generalizzato mediante il quale, in virtù dell'accordo raggiunto con operatori delle sale mercati di controparti istituzionali estere, hanno negoziato operazioni a prezzi manipolati rispetto ai valori di mercato, finalizzate a generare artatamente presso Upf utili da negoziazione». Utili che poi venivano retrocessi agli operatori infedeli «nella misura del 70%-85%».

Con la complicità dei dipendenti di un istituto bancario (nel caso di Upf, la Banca Fortis di Lugano), era stato messo in piedi un sistema di contabilità parallela nella quale la provvista accumulata veniva «girata» sui conti degli interessati o consegnata a mano, in contanti, a Lugano oppure «spallonata» in Italia. Il pm calcola che il 90% delle operazioni realizzate aveva il solo scopo di fare utili fittizi e girare stecche. L'operatività della Ab Fin va avanti invece per 12 anni, dal 1995 fino al fallimento del 2007. Complessivamente, le due società avrebbero «girato» in commissioni negli anni almeno 100 milioni di euro.

La prematura scomparsa del procuratore Minotti Perucchi congela però le inchieste. Si arriva a oggi, quando il nuovo procuratore, dopo aver tirato le fila della vicenda, riparte con l'attività interrotta dalla collega. Viene così riattivata la collaborazione con le autorità italiane: parte delle carte finiscono anche a Milano e Roma, dove vengono aperti nuovi fascicoli o finiscono in procedimenti già avviati.

È il caso, ad esempio, di una compravendita di titoli effettuata per conto dell'Enpam, che sarebbe stata condotta in danno dell'Ente sulle cui attività sta indagando appunto piazzale Clodio. Viene avviata la collaborazione con i pm senesi Antonio Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso. I pm senesi saranno in Svizzera nei prossimi giorni, mentre il magistrato svizzero è atteso a Siena nei prossimi giorni.

Tra gli indagati in Svizzera, nel filone Upf, figura ad esempio l'ex responsabile del trading proprietario di Mps, Francesco Tam, che ha lasciato la banca nel 2011 proprio in seguito ad una indagine interna sull'attività dell'area finanza. Ma che in precedenza aveva lavorato nel trading di Abn-Antonveneta dal 2006 e prima ancora in Caboto.

 

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