gianfranco fini giorgia meloni donald trump

“ANCHE PER MELONI ARRIVERÀ IL TEMPO DELLA VERITÀ, È SICURA CHE TRUMP CI CONSIDERI SUOI ALLEATI?” – GIANFRANCO FINI METTE IN GUARDIA LA DUCETTA, CHE INSISTE IN UN EQUILIBRISMO IMPOSSIBILE TRA BRUXELLES E LA CASA BIANCA: “HA RAGIONE A DIRE DI NON VOLER DIVIDERE LE DUE SPONDE DELL'ATLANTICO, MA TANTI INDIZI, COME I DAZI COMMERCIALI, FANNO PENSARE CHE LA VOLONTÀ DI DIVIDERE LE DUE SPONDE CI SIA GIÀ, MA VIENE DA WASHINGTON” – “CI SIAMO DIMENTICATI DI QUANDO SALVINI ANDÒ A MOSCA INDOSSANDO UNA MAGLIETTA CON L’IMMAGINE DI PUTIN, CON IL DITONE ALZATO?”

Estratto dell’articolo di Giulio Ucciero per https://www.huffingtonpost.it

 

GIANFRANCO FINI GIORGIA MELONI

“Resistenza, resistenza, resistenza”. Gianfranco Fini, ex leader del Movimento sociale italiano e poi di Alleanza Nazionale, già ministro degli Esteri e presidente della Camera dei deputati, non ha dubbi sul ruolo che l’Europa deve giocare in Ucraina: “Dobbiamo stare al fianco di Kiev fino alla fine”.

 

[…]  Fini apprezza la prudenza di Giorgia Meloni, ma mette in guardia la premier sul rapporto con Stati Uniti: “Anche per lei arriverà il tempo della verità, è sicura che Trump ci consideri suoi alleati?”.

 

Presidente Fini, partiamo dalla stretta attualità internazionale. Ieri, il vertice di Parigi ha messo allo stesso tavolo un gruppo di leader europei sì volenterosi, ma di certo poco uniti. Come giudica l’esito dell’incontro?

“Penso sia positivo che siano state mantenute le sanzioni alla Russia, con buona pace di Putin. Una decisione unanime accompagnata da un altro consenso condiviso: non si può abbandonare l’Ucraina a se stessa, bisogna continuare a sostenerla con determinazione […].”

 

DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI A MAR-A-LAGO

Però Francia e Regno Unito avanzano per conto loro, proponendo una forza di rassicurazione con militari franco-britannici in Ucraina. È la soluzione giusta? L’Italia si è sfilata.

“Era scontato che ci fossero delle divisioni circa la possibilità o l’opportunità di una presenza di soldati delle forze armate dei Paesi dell'Ue sul territorio ucraino. Non si è meravigliato nessuno. E ricordo che non si è opposta solo l'Italia, ma anche la Spagna e la Polonia. Le perplessità sono più che legittime, sono fondate…”

 

[…] Cos’è una pace giusta?

“Questo è il punto dolente, perché se guardiamo alle dichiarazioni russe, a quelle americane e a quelle ucraine, tutti chiedono una pace giusta, ma la intendono in modo molto diverso. Tra Mosca e Kiev c'è un'interpretazione non solo non coincidente, ma opposta nel merito: per Kiev, la pace giusta non può avvenire con l'amputazione del 20% del territorio nazionale. Sarebbe una resa più che una pace. E gli ucraini hanno ragione a chiedere sicurezza, per difendersi qualora ci sia una nuova aggressione russa. Non va dimenticato che la Crimea fu conquistata dopo i cosiddetti protocolli di Minsk”.

 

E Mosca?

GIORGIA MELONI INTERVISTATA DAL FINANCIAL TIMES

“Il Cremlino non ci pensa nemmeno lontanamente ad accettare queste richieste e finge di non capire in cosa consiste la sicurezza dell’Ucraina. Mosca non accetterà mai non solo l'ingresso dell'Ucraina nella Nato, ma anche nell'Unione europea. […]”

 

Donald Trump non sembra volersi soffermare su tutti questi particolari. Il presidente Usa va dritto al sodo.

“Pur di presentarsi al mondo come colui che ha fatto la pace, Trump dice che la posizione russa è ragionevole. Se così sarà anche in futuro, questo porrà inequivocabilmente un problema a tutti. Avallando le richieste di Mosca, gli Stati Uniti genereranno conseguenze, di cui anche il governo italiano non potrà non prendere atto negativamente”.

 

Da mesi, Giorgia Meloni sta insistendo su un impegno militare, di pace, solo sotto l’egida dell’Onu.

“Credo che quella del governo sia l'unica posizione possibile. Altrimenti Mosca avrebbe ragione nel sostenere che la Nato è in guerra con la Russia. Detto ció, se qualcuno mi dice che la proposta di caschi blu in Ucraina può essere approvata al Palazzo di vetro, io gli chiedo se fa sul serio. Figuratevi se la Russia, che ha il diritto di veto (in Consiglio di Sicurezza, ndr), avallerebbe mai una proposta del genere. E la Cina non credo si comporterebbe diversamente.

 

ursula von der leyen giorgia meloni - foto lapresse

Presidente, quindi fino a che punto dobbiamo sostenere Kiev?

“Resistenza, resistenza, resistenza. Senza tentennamenti e finché necessario. Lì c’è un popolo europeo aggredito militarmente, non possiamo abbandonarlo. Gli ucraini sanno cosa vuol dire stare sotto il dominio di Mosca, non vogliono diventare un vassallo come la Bielorussia”.

 

Si aspettava un atteggiamento così decisionista degli Stati Uniti? Che giudizio dà dei primi mesi dell’amministrazione Trump?

“Già in campagna elettorale e per certi aspetti anche nel primo mandato, Trump aveva fatto capire molto. Il suo obiettivo è America First, qualcosa di simile alla dottrina Monroe: l'America agli americani. Una fortezza autosufficiente e invincibile, non a caso nel mirino di Trump c’è anche il nord degli Stati Uniti, cioè il Canada”.

 

giorgia meloni gianfranco fini 2007

In un’intervista al Financial Times, Giorgia Meloni si è definita più vicina a Trump che a certi leader europei. Che ne pensa?

“Credo di capirne la ragione. Non c'è ombra di dubbio che chi ha una cultura politica conservatrice, chiamiamola così per comodità di linguaggio, sia lieto del fatto che il presidente degli Stati Uniti condanni in modo nettissimo la subcultura woke, il politicamente corretto, la cosiddetta cancel culture”.

 

Ecco, la premier ha detto di apprezzare e condividere il durissimo discorso che il vicepresidente JD Vance ha tenuto alla conferenza di Monaco. Un attacco deciso all’Europa, non trova?

“Ho riascoltato quel discorso. Vance non ha modi raffinati, certo. Quando fa riferimento al Quinto emendamento, alla libertà di parola, dice che di quella vulgata woke non se ne poteva più e interpreta il sentimento di tanti cittadini statunitensi, non solo repubblicani.

 

D’altronde, è un delirio nato in una quella sinistra californiana che voleva buttare giù le statue di colombo perché, scoprendo l’America, aveva reso possibile secoli dopo la deportazione di schiavi neri. Un estremismo non solo lessicale, un insulto alla storia oltre che al buon senso.  Attenzione però al rischio insito al modo in cui Trump e Vance affrontano la questione”.

 

Quale?

GIORGIA MELONI - L AMICA IMMAGINARIA - PRIMA PAGINA DEL MANIFESTO

È giusto sostenere che in natura non c’è il genere X, ma c’è il maschile e il femminile ma sarebbe semplicemente disastroso se da ciò scaturisse una politica di discriminazione verso gli omosessuali o i transessuali”.

 

Ma Giorgia Meloni che c’entra con questo discorso?

“Intendo dire che le destre devono esser coscienti che, politically correct o meno, l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge è un diritto inattaccabile e inalienabile, un pilastro delle democrazie autentiche. Fidarsi eccessivamente di Trump e difenderlo aprioristicamente è eccessivo”.

 

Perché la premier sta mantenendo un equilibrismo tra Europa e Stati Uniti?

“Ha ragione a dire di non voler dividere le due sponde dell'Atlantico, ma tanti indizi, o qualcosa di più pensando ai dazi commerciali, fa pensare che forse la volontà di dividere le due sponde ci sia già, ma viene da Washington.

 

SALVINI CON LA MAGLIA DI PUTIN

Dalle chat rivelate dall’Atlantic, in cui compaiono J.D. Vance e altri membri dell’amministrazione, è chiaro il disprezzo dei nuovi potenti di Washington per noi europei. Tutto poi confermato pubblicamente da Donald Trump.

“Ci definiscono parassiti, scrocconi, free-rider. Ma anche qui va fatta chiarezza: è chiaro che i Paesi europei devono sostenere di più i costi complessivi della Nato. In questo senso, quello di cui ci accusa Trump è analogo a quel che dicevano nel passato presidenti americani del partito democratico.

 

Può piacere o meno. Se, al contrario, per parassiti intende che non ci si possa fidare dell’Unione europea, perché è nata per “fregare” gli Stati Uniti, è tutta un'altra storia…”

 

Ma non trova forzata la difesa di Meloni nei confronti dell’amministrazione Trump?

“Per ora la posizione di Meloni è obbligata, però arriverà l'ora della verità”.

 

Quando?

GIORGIA MELONI TRA DONALD TRUMP E URSULA VON DER LEYEN - VIGNETTA DI GIANNELLI

“Quando le carte saranno scoperte e si potrà giudicare con certezza se la pace raggiunta sarà giusta oppure no, se sarà stato sacrificato il popolo ucraino e consacrata la vittoria di Putin oppure no”.

 

Insomma, un problema che prima o poi non sarà più rimandabile per Meloni.

“Siccome è una donna intelligente, mi permetto di consigliarle di mettere in conto che è giusto voler essere ancora amici degli Stati Uniti, ma è sacrosanto chiedersi se il sentimento trovi riscontro nell’attuale  dell'inquilino della Casa Bianca. Va detto che cosa Trump intenda davvero per pace giusta farà comprendere se l’America è ancora convinta che non ci può essere né pace né giustizia se si nega con la violenza ai popoli di autodeterminarsi”.

 

Sempre nell’intervista di FT, Meloni definisce “infantile” chi le chiede di scegliere da che parte stare, se con l’Ue o con gli Usa.

“Quando la sinistra italiana glielo chiede, si comporta davvero in modo infantile. Nessuno chiede ai laburisti inglesi se stanno con Trump o con l'Ucraina”.

 

[…]

 

MATTEO SALVINI CON MAGLIETTA DI PUTIN AL PARLAMENTO EUROPEO

Da ex ministro degli Esteri non vede una certa confusione nel governo in merito alla linea internazionale? Esistono più voci dell’esecutivo. Converrà che l’irritazione del ministro Antonio Tajani di fronte a un Salvini che attua una politica estera parallela è comprensibile?

“Siamo un Paese unico. Mentre succede quel che succede in Russia, Ucraina ma anche a Gaza, noi ci chiediamo se Prodi ha tirato o meno i capelli a una giornalista o se quel che ha detto Salvini è tattico o strategico.

 

Chiacchiere inutili, le polemiche in maggioranza è chiaro che ci sono, ma derivano da ragioni di bottega, servono per avere un voto in più alle prossime regionali. Quel che conta è come la maggioranza voterà in Parlamento, su documenti che abbiano una autentica rilevanza. Comunque se Atene piange, Sparta non ride, perché a sinistra tra Pd e 5 Stelle sull’Ucraina c’è una divisione ancora più profonda.

 

DONALD TRUMP - MATTEO SALVINI - GIORGIA MELONI - MEME BY EDOARDO BARALDI

Diciamo che però la linea filo-trumpiana di Salvini si può leggere come una certa fascinazione anche per la Russia di Putin, o no?

“Salvini… ci siamo per caso dimenticati di quando andò a Mosca indossando una maglietta con l’immagine di Putin, con il ditone alzato? Le sue passate e attuali, seppur malcelate, simpatie per Mosca non autorizzano a pensare che, qualora il presidente del consiglio e il ministro degli esteri Tajani dovessero esprimere un giudizio sulla conclusione delle trattative non gradito a Putin, da ciò Salvini trarrebbe la conclusione di far cadere il governo” […]

GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN AL G7MATTEO SALVINI E PUTIN

 

Ultimi Dagoreport

ing banca popolare di sondrio carlo cimbri steven van rijswijk andrea orcel - carlo messina

DAGOREPORT: OPA SU OPA, ARRIVEREMO A ROMA! - AVVISO AI NAVIGATI! LE ACQUISIZIONI CHE STANNO INVESTENDO IL MERCATO FINANZIARIO HANNO UN NUOVO PLAYER IN CAMPO: IL COLOSSO OLANDESE ING GROUP È A CACCIA DI BANCHE PER CRESCERE IN GERMANIA, ITALIA E SPAGNA - ED ECCO CHE SULLE SCRIVANIE DEI GRANDI STUDI LEGALI COMINCIANO A FARSI LARGO I DOSSIER SULLE EVENTUALI ‘’PREDE’’. E NEL MIRINO OLANDESE SAREBBE FINITA LA POP DI SONDRIO. SÌ, LA BANCA CHE È OGGETTO DEL DESIDERIO DI BPER DI UNIPOL, CHE HA LANCIATO UN MESE FA UN’OPS DA 4 MILIARDI SULL’ISTITUTO VALTELLINESE - GLI OLANDESI, STORICAMENTE NOTI PER LA LORO AGGRESSIVITÀ COMMERCIALE, APPROFITTERANNO DEI POTERI ECONOMICI DE’ NOANTRI, L’UNO CONTRO L’ALTRO ARMATI? DIFATTI, IL 24 APRILE, CON IL RINNOVO DEI VERTICI DI GENERALI, LA BATTAGLIA SI TRASFORMERÀ IN GUERRA TOTALE CON L’OPA SU MEDIOBANCA DI MPS-MILLERI-CALTAGIRONE, COL SUPPORTO ATTIVO DEL GOVERNO - ALTRA INCOGNITA: COME REAGIRÀ, UNA VOLTA CONFERMATO CARLO MESSINA AL VERTICE DI BANCA INTESA, VEDENDO IL SUO ISTITUTO SORPASSATO NELLA CAPITALIZZAZIONE DAI PIANI DI CONQUISTA DI UNICREDIT GUIDATA DAL DIABOLICO ANDREA ORCEL? LA ‘’BANCA DI SISTEMA’’ IDEATA DA BAZOLI CORRERÀ IL RISCHIO DI METTERSI CONTRO I PIANI DI CALTA-MILLERI CHE STANNO TANTO A CUORE A PALAZZO CHIGI? AH, SAPERLO…

andrea orcel giuseppe castagna anima

DAGOREPORT LA CASTAGNA BOLLENTE! LA BOCCIATURA DELL’EBA E DI BCE DELLO “SCONTO DANESE” PER L’ACQUISIZIONE DI ANIMA NON HA SCALFITO LE INTENZIONI DEL NUMERO UNO DI BANCO BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, CHE HA DECISO DI "TIRARE DRITTO", MA COME? PAGANDO UN MILIARDO IN PIÙ PER L'OPERAZIONE E DANDO RAGIONE A ORCEL, CHE SI FREGA LE MANI. COSÌ UNICREDIT FA UN PASSO AVANTI CON LA SUA OPS SU BPM, CHE POTREBBE OTTENERE UN BELLO SCONTO – IL BOTTA E RISPOSTA TRA CASTAGNA E ORCEL: “ANIMA TASSELLO FONDAMENTALE DEL PIANO DEL GRUPPO, ANCHE SENZA SCONTO”; “LA BCE DICE CHE IL NOSTRO PREZZO È GIUSTO...”

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE GOLDEN POWER SULL’OPA SU BPM ARRIVERÀ IL 30 APRILE. COME DIRE: CARO ORCEL, VEDIAMO COME TI COMPORTERAI IL 24 APRILE ALL’ASSEMBLEA PER IL RINNOVO DI GENERALI - E DOPO IL NO DELLA BCE UN’ALTRA SBERLA È ARRIVATA AL DUO FILO-GOVERNATIVO CASTAGNA-CALTAGIRONE: ANCHE L’EBA HA RESPINTO LO “SCONTO DANESE” RICHIESTO DA BPM PER L’OPA SU ANIMA SGR, DESTINATO AD APPESANTIRE DI UN MILIARDO LA CASSA DI CASTAGNA CON LA CONSEGUENZA CHE L’OPA DI UNICREDIT SU BPM VERRÀ CESTINATA O RIBASSATA - ACQUE AGITATE, TANTO PER CAMBIARE, ANCHE TRA GLI 7 EREDI DEL COMPIANTO DEL VECCHIO…

gesmundo meloni lollobrigida prandini

DAGOREPORT - GIORGIA È ARRIVATA ALLA FRUTTA? È SCESO IL GELO TRA LA FIAMMA E COLDIRETTI (GRAN SOSTENITORE COL SUO BACINO DI VOTI DELLA PRESA DI PALAZZO CHIGI) - LA PIU' GRANDE ORGANIZZAZIONE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI (1,6 MILIONI DI ASSOCIATI), GUIDATA DAL TANDEM PRANDINI-GESMUNDO, SE È TERRORIZZATA PER GLI EFFETTI DEVASTANTI DEI DAZI USA SULLE AZIENDE TRICOLORI, E' PIU' CHE IRRITATA PER L'AMBIVALENZA DI MELONI PER LE MATTANE TRUMPIANE - PRANDINI SU "LA STAMPA" SPARA UN PIZZINO ALLA DUCETTA: “IPOTIZZARE TRATTATIVE BILATERALI È UN GRAVE ERRORE” - A SOSTENERLO, ARRIVA IL MINISTRO AGRICOLO FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, UN REIETTO DOPO LA FINE CON ARIANNA: “I DAZI METTONO A RISCHIO L'ALLEANZA CON GLI USA. PUÒ TRATTARE SOLO L'EUROPA” – A BASTONARE COLDIRETTI, PER UN “CONFLITTO D’INTERESSI”, CI HA PENSATO “IL FOGLIO”. UNA STILETTATA CHE ARRIVA ALL'INDOMANI DI RUMORS DI RISERVATI INCONTRI MILANESI DI COLDIRETTI CON RAPPRESENTANTI APICALI DI FORZA ITALIA... - VIDEO

autostrade matteo salvini giorgia meloni giancarlo giorgetti roberto tomasi antonino turicchi

TOMASI SÌ, TOMASI NO – L’AD DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA) ATTENDE COME UN’ANIMA IN PENA IL PROSSIMO 17 APRILE, QUANDO DECADRÀ TUTTO IL CDA. SE SALVINI LO VUOL FAR FUORI, PERCHÉ REO DI NON AVER PORTARE AVANTI NUOVE OPERE, I SOCI DI ASPI (BLACKSTONE, MACQUARIE E CDP) SONO DIVISI - DA PARTE SUA, GIORGIA MELONI, DAVANTI ALLA FAME DI POTERE DEL SUO VICE PREMIER, PUNTA I PIEDINI, DISPETTOSA: NON INTENDE ACCETTARE L’EVENTUALE NOME PROPOSTO DAL LEADER LEGHISTA. DAJE E RIDAJE, DAL CAPPELLO A CILINDRO DI GIORGETTI SAREBBE SPUNTATO FUORI UN NOME, A LUI CARO, QUELLO DI ANTONINO TURICCHI….

mario draghi ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI: IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI A HONG KONG ERA UNA TIRATA D’ORECCHIE A BRUXELLES E ALLA DUCETTA DELLE "DUE STAFFE" - PER "MARIOPIO", SE TRUMP COSTRUISCE UN MURO TARIFFARIO INVALICABILE, È PREFERIBILE PER L'EUROPA TROVARE ALTRI SBOCCHI COMMERCIALI (CINA E INDIA), ANZICHE' TIRAR SU UN ALTRO MURO – SUL RIARMO TEDESCO, ANCHE GLI ALTRI PAESI DELL'UNIONE FAREBBERE BENE A SEGUIRE LA POLITICA DI AUMENTO DELLE SPESE DELLA DIFESA - IL CONSIGLIO A MELONI: SERVE MENO IDEOLOGIA E PIÙ REAL POLITIK  (CON INVITO A FAR DI NUOVO PARTE DELL'ASSE FRANCO-TEDESCO), ALTRIMENTI L’ITALIA RISCHIA DI FINIRE ISOLATA E GABBATA DA TRUMP CHE SE NE FOTTE DEI "PARASSITI" DEL VECCHIO CONTINENTE...