“IL NO DI ELLY SCHLEIN ALLE LARGHE INTESE NASCONDE IL TIMORE DI MANOVRE SOTTERRANEE” - FOLLI: “NESSUNO SAREBBE SORPRESO SE LA SEGRETARIA DEL PD VEDESSE CON SOSPETTO IL DINAMISMO DI FORZA ITALIA E DI TAJANI. CHE NON È ANCORA UNA SVOLTA A SINISTRA MA È UN TENTATIVO DI GUADAGNARE SPAZI AL CENTRO. SIGNIFICA LASCIARE LA DESTRA A SALVINI E MELONI E RACCORDARSI CON ALTRI GRUPPI VOTATI AD ALLARGARE I MARGINI DI MANOVRA CENTRISTI. LE INIZIATIVE DI RENZI NON POSSONO CHE LASCIARE PERPLESSA SCHLEIN. UN CONTO È AGGIUNGERE UNA GAMBA CENTRISTA AL TRICICLO PD, INCLINATO A SINISTRA; TUTT’ALTRO È ASSISTERE A QUALCHE MANOVRA IL CUI SCOPO È CONDIZIONARE LA ROTTA IN VIA DEL NAZARENO…”
Estratto dell’articolo di Stefano Folli per “la Repubblica”
Elly Schlein è tornata su un tema che le è familiare: la contrarietà a qualsiasi tipo di “larghe intese” con la destra; e dunque la volontà di andare al governo senza compromessi, attraverso una vittoria elettorale. […] Ma come mai la segretaria del Pd ha sentito il bisogno, proprio adesso, di confermare la linea?
Ci sono varie ragioni. Una è che dire “no” alle larghe intese, ossia a un accordo di governo con la parte avversa (il centrodestra), significa in realtà dire un “no” implicito a un esecutivo “tecnico”. […] Schlein ci tiene a precisare che lei sarebbe contraria. E invece chi potrebbe essere favorevole? Tra le righe certe affermazioni nascondono il timore di manovre sotterranee. Ad esempio, nessuno sarebbe sorpreso se la segretaria del Pd vedesse con sospetto il dinamismo di Forza Italia e di Tajani. Che non è, o non è ancora, una svolta a sinistra, ma di sicuro è un tentativo di guadagnare spazi al centro.
Significa, almeno in teoria, lasciare la destra a Salvini e Meloni e raccordarsi con altri gruppi votati allo stesso obiettivo: allargare i margini di manovra centristi.
Ad esempio, le iniziative di Renzi che invita per discutere di politica vari personaggi di centrosinistra, interni o esterni al Pd, spesso emarginati dalla segretaria, non può che lasciare perplessa Schlein. Un conto è aggiungere una gamba centrista al triciclo del Pd, tutto inclinato a sinistra; tutt’altro conto è assistere a qualche manovra ambiziosa, il cui scopo è condizionare la rotta in via del Nazareno.
[…] E allora ecco i due mini-Aventini: nessuna partecipazione al voto sia per la Rai sia per la Consulta. Scelte discutibili ma in qualche misura razionali: volte non solo a rifiutare i compromessi, ma anche a impedire i compromessi altrui.
In due parole, ci si difende dalle astuzie di Conte. Ed è facile concludere che si tratta della stessa logica per cui si sventola il rifiuto delle “larghe intese”, estesa alla vaga ipotesi di un ritorno dei “tecnici”. Per certi aspetti il Pd e FdI seguono in modo parallelo la stessa traiettoria. Né Elly Schlein né Giorgia Meloni hanno interesse a convergere su qualche soluzione confusa per salvare la legislatura
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Entrambe sono portate a scelte radicali. La premier è convinta, non senza ragioni, che il 30 per cento o più sia alla sua portata. La leader del Pd pensa che le elezioni le offrirebbero l’occasione di entrare a Palazzo Chigi dal portone principale, che naturalmente non è quello delle intese di corridoio.
È chiaro che una delle due si illude. Ma è anche il segno di un certo logorìo del quadro generale […]. Divisi uno contro l’altro i “fratelli coltelli” del centrosinistra; frustrati e rancorosi i protagonisti del centrodestra, Salvini su tutti. Non è una prova di acume politico, mandare tutto all’aria. Ma la tentazione potrebbe nascere.