A FORZA ITALIA I MILIONI DI SILVIO: IL PD SI ARRENDE, SALE IL TETTO SULLE DONAZIONI

Francesca Schianchi per "La Stampa"


«Continueremo a chiamarvi ladri», scandisce ben chiaro il deputato del M5S Riccardo Fraccaro, rivolto ai colleghi degli altri partiti. «Fuori, fuori!», si alzano sempre più forti le urla dai banchi del Pd. Il deputato «francescano» di Scelta civica Mario Sberna, che trattiene la sola diaria e il resto dello stipendio lo devolve in beneficenza, si toglie un sandalo e lo brandisce come una spada, «a chi mi ha dato del ladro gliel'avrei fatto mangiare», si sfoga all'uscita.

«Questo non è un ring, non è uno stadio!», prova a ristabilire l'ordine la presidente di turno, Marina Sereni, mentre le grida proseguono, con i deputati pentastellati che diranno di aver ricevuto minacce dai colleghi imbufaliti: «La seduta è sospesa», si arrende la presidenza. Una pausa per placare gli animi: di abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, tema della incandescente discussione di ieri nell'aula di Montecitorio, si continuerà a discutere nel pomeriggio.

Ma se la bagarre in aula è quella che invade siti Internet e tg, sul tema del delicato disegno di legge è dietro le quinte che si consuma lo scontro che, per qualche ora, sembra mettere di nuovo a repentaglio il lavoro già fatto. Dopo che l'accordo tra forze della maggioranza sui punti più controversi era stato trovato nei giorni scorsi, soprattutto sulla questione di quale tetto massimo introdurre alle donazioni dei privati, ieri mattina nel corso di una riunione del Comitato dei nove, preposto a esaminare per primo gli emendamenti, la relatrice del Pdl Mariastella Gelmini avanza dei dubbi.

«Non è possibile, c'era un accordo e a quello bisogna attenersi», sbottano dal Pd, dato che loro avrebbero voluto fissare a massimo 100 mila euro la quota che ognuno può donare ogni anno, ma per riuscire nella mediazione si sono acconciati a un accordo che prevede un tetto a scalare: massimo il 15% del bilancio del partito nel 2014, il 10% nel 2015, il 5% nel 2016 e poi 300 mila euro dal 2017, comprendendo anche le fideiussioni (200 mila per le società).


Ed è questa, alla fine, la soluzione che si porta in Aula, pur senza l'entusiasmo del Pdl («il Pd disconosce il testo del governo in cui il tetto non c'era», sottolinea il presidente della Commissione affari costituzionali Sisto): nel pomeriggio una nuova, tesa riunione sancisce l'accordo, e viene presentato un emendamento con questo décalage.

Altro emendamento riformulato è quello che era stato battezzato «salva Forza Italia»: nella versione iniziale si diceva che potesse accedere ai finanziamenti anche il partito che non si era presentato alle elezioni ma a cui dichiarasse di fare riferimento il 50% più uno dei deputati o dei senatori eletti sotto il medesimo simbolo; ora si cambia il criterio sostituendo a quello del 50% più uno quello di un gruppo parlamentare (cioè 20 deputati o 10 senatori, salvo deroghe).

Su questi aspetti del provvedimento si voterà la settimana prossima, dopo il decreto sull'Imu. Ieri, comunque, i deputati sono andati avanti con altri articoli del testo. E soprattutto hanno proseguito a scambiarsi critiche incrociate, in particolare tra Pd e M5S. «Non siete gli sceriffi del Parlamento: al massimo, visto le recenti performance, siete chiacchiere e distintivo», provoca tra gli applausi del suo gruppo il democratico Gianclaudio Bressa.

«Mi viene da ricordare il film "Il giorno della civetta", dove alcuni venivano definiti quaquaraquà perché dicono le cose e poi se ne vanno e non hanno neanche il coraggio di ascoltare le risposte», risponde tra i battimani dei suoi colleghi l'ex capogruppo pentastellato Riccardo Nuti. Dal M5S arriva la richiesta di una seduta fiume, anche nel weekend, per portare a termine l'esame di questo ddl. Rifiutata. Di soldi ai partiti si torna a parlarne presumibilmente giovedì.

 

SOLDI AI PARTITIFINANZIAMENTO PUBBLICO images GRILLO RITWITTA GLI APPELLI A BERSANI SUL FINANZIAMENTO PUBBLICO Silvio berlu BerlusconiGRILLO A ROMA

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