isis libia

FUKUYAMA : NIENTE TRUPPE CONTRO ISIS, E’ QUELLO CHE VUOLE - LO STORICO: ''LO STATO ISLAMICO MORIRA’ PRIMA O POI. IL VERO PROBLEMA E’ LA MANCANZA DI LEADERSHIP EUROPEA'' - SI TURA IL NASO E VOTA LA CLINTON: ''TRUMP TROPPO PERICOLOSO'' - BREXIT E’ STATO UN VOTO CONTRO LA GLOBALIZZAZIONE

Antonello Guerrera per “La Repubblica

 

FRANCIS FUKUYAMAFRANCIS FUKUYAMA

«Se commettiamo l’errore di mandare truppe contro lo Stato islamico, siamo finiti. Non dobbiamo cedere allo scontro che agognano». Tra i massimi storici e politologi viventi, l’americano Francis Fukuyama è il padre della “fine della Storia” accennata da Hegel e Marx, ossia la celebre “profezia” degli anni Novanta per cui la democrazia liberale sarebbe presto stata il rassicurante capolinea del futuro politico dell’umanità.

 

Del resto, era appena caduto il muro di Berlino. Poi però è caduto anche il mito della democrazia esportabile. E oggi nuovi totalitarismi come l’Is o governi illiberali proliferano. Ma l’allievo di Huntington detestato da Dahrendorf («la fine della storia sono i suoi 15 minuti di celebrità») preserva il suo ottimismo: «Lo Stato islamico non ha futuro, così come le democrature di Putin ed Erdogan». E da seguace pentito di George W. Bush dice: «Non facciamo la guerra al Califfato».

ISISISIS

 

Perché, professor Fukuyama? Non è una soluzione plausibile, visti gli attacchi sempre più frequenti?

«No. La vera minaccia sarebbe una nostra reazione eccessiva. È ciò che vuole il terrorismo, specialmente quello dell’Is. Non ripetiamo il clamoroso errore della guerra in Iraq nel 2003. I cittadini giustamente chiedono una rapida soluzione a questo problema. Ma la soluzione non c’è, bisogna essere onesti. Piccoli e feroci attentati di individui instabili, come gli ultimi che abbiamo visto e come accadono da sempre negli Usa, sono imprevedibili. Proteggere tutti è impossibile. Ma allo stesso tempo non possiamo limitare i diritti e le libertà di una parte della nostra società, come vogliono i movimenti xenofobi e razzisti. Così mineremmo i pilastri della nostra democrazia».

ERDOGANERDOGAN

 

E allora cosa possiamo fare per difenderci dallo Stato islamico?

«Continuare con i bombardamenti mirati in aggiunta alle azioni su terreno di truppe e milizie locali. L’Is di recente ha perso molto territorio e città cruciali come Falluja. Lo Stato Islamico morirà, prima o poi. Mandare i nostri soldati in Medio Oriente peggiorerebbe la situazione».

 

Secondo alcuni commentatori il problema è nell’Islam stesso, che non si è mai riformato e che sarebbe un pericolo per la nostra democrazia, vista la natura anche politica del suo credo. Lei è d’accordo?

«No. L’Islam moderato sa convivere con le istituzioni moderne, vedi in Malesia e Indonesia. La Turchia è un caso a parte, Erdogan per me è più autoritario che islamista. E l’ideologia jihadista ha pochi adepti. Certo, è una minaccia seria. Ma il pericolo maggiore per la sopravvivenza della democrazia è un altro. È dentro di noi».

 

Cioè?

MERKELMERKEL

«La perdita di fiducia dei cittadini, travolti dalla paura, nelle proprie istituzioni. Così crescono i populismi che promettono misure potenzialmente letali. Oggi, purtroppo, c’è un’inquietante mancanza di leadership in Europa ».

 

Per esempio?

«Prenda la Germania. Dovrebbe essere il faro dell’Europa verso pace e prosperità. Invece, la cancelliera Merkel non guarda oltre il consenso che ha in patria. Il suo comportamento durante la crisi dell’euro nei confronti della Grecia è stato emblematico. Ora fa lo stesso con le banche italiane. Il guaio è che questa mancanza di leadership non può essere colmata dagli altri governanti europei, da Hollande al disastroso Cameron, ora andato. Sono tutti politici di basso livello, che hanno fatto davvero poco per l’Europa ».

HOLLANDEHOLLANDE

 

E intanto resta l’emergenza migranti, nonostante l’accordo con la Turchia. Secondo lei come ha affrontato la questione l’Europa?

«La politica dell’accoglienza è ammirevole. Ma è anche molto pericolosa. Può creare subbugli devastanti nelle comunità europee. Ci sono limiti di assorbimento di questi nuovi arrivi. E Schengen ha falle ovunque ai confini esterni, come tutta l’istituzione Europa del resto».

 

Il Regno Unito è uscito dall’Ue anche per questo.

«Già. Ma più in generale la Brexit è stata un voto contro la globalizzazione. La classe operaia non aveva più una voce. L’ha trovata in quel referendum ».

 

Globalizzazione che incontra un’opposizione sempre più ampia. Come giudica questa rabbia contro il libero mercato?

BREXITBREXIT

«Il problema principale è l’attuale insostenibilità del progresso tecnologico, che ha facilitato il lavoro ma non i lavoratori, mentre si tagliava lo stato sociale. Abbracciare il libero mercato senza limiti e mozzare il welfare come fece Reagan e come poi è stato perpetuato, lasciando i lavoratori senza protezioni, è stato un errore di cui sentiamo le conseguenze ancora oggi. Anche per questo Trump può davvero vincere le elezioni».

 

Cosa pensa di lui?

TRUMP 1TRUMP 1

«È una minaccia alla democrazia americana, con i suoi anatemi contro le minoranze. Credo che voterò Hillary Clinton, senza entusiasmo come molti, per fermarlo e anche perché avrà una politica estera più attiva di Obama. Ma Trump è riuscito a dare un nuovo ordine alla politica degli Stati Uniti. E, come la Brexit, ha conquistato la classe operaia e i lavoratori più umili. In politica estera il suo isolazionismo va a pennello per Putin. Ma è il suo protezionismo a preoccuparmi maggiormente. Dovesse vincere, potrebbe provocare una depressione economica mondiale. E chissà cosa succederà poi».

papa francesco e il matepapa francesco e il mate

 

La “terza guerra mondiale”, che già intravede Papa Francesco?

«Non esageriamo. Dopo il 1945, abbiamo conosciuto periodi più caotici, come le guerre in Medio Oriente o la crisi del petrolio».

 

Il mondo però sembra sempre più una polveriera: terrorismo, guerre, populismi, conflitti settari. Per alcuni sono “scontri di civiltà”, come prefigurava il suo maestro Huntington. Mentre la sua “fine della storia” tarda ad arrivare, non trova?

hillary clinton      hillary clinton

«Non credo allo scontro di civiltà. La stragrande maggioranza dell’Islam è pacifico e persino la faida sciiti- sunniti ha radici più ideologiche e strategiche che culturali. Non sono un veggente, ma il futuro dell’umanità non sono né uno “Stato islamico” né apparati antiliberali stile Russia o Cina. La democrazia, quella vera, alla lunga la spunterà. Ne sono, ancora una volta, sicuro».

 

 

 

Ultimi Dagoreport

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?