GANGS OF NEW YORK – RAPINE E SPARATORIE: SEI MORTI E 25 FERITI NELLA GRANDE MELA (BLOOMBERG SOTTO ACCUSA)

Francesco Semprini per "La Stampa"
I tempi dei «Guerrieri della notte» o del «Giustiziere» Charles Bronson sembravano essere stati definitivamente consegnati alla storia o alla fiction.

E invece la Grande Mela sembra essere tornata violenta, almeno questo fine settimana, a guardare i bollettini del New York Police Department.

In 48 ore sei morti, tre sabato e tre domenica, e almeno 25 feriti tra cui una bimba di undici anni che non tornerà più a camminare. Un weekend di fuoco e sangue, un susseguirsi di sparatorie, ovunque, Brooklyn, Bronx, Queens e Manhattan.

Le dinamiche sono tutte molto simili, come la scena davanti alla quale si sono trovati i poliziotti giunti sui luoghi dei delitti: pozze di sangue, bossoli e cadaveri di persone freddate dal piombo. I più fortunati si sono guadagnati un posto nelle corsie d'ospedale, portati via dalle ambulanze sotto gli occhi terrorizzati degli involontari testimoni.

Come quelli di Brooklyn dove è avvenuta la sparatoria più violenta: «Ho sentito esplodere almeno venti colpi - spiega al Daily News un testimone -. Sembrava di essere già al 4 di luglio».

Una pioggia di fuoco ma in questo caso dal bilancio meno drammatico del previsto, tre feriti, tutti colpiti da un unica mano quella di Kevon Brown, 30 anni, super ricercato che nella fuga ha premuto il grilletto anche contro due poliziotti.

In alcuni casi, invece, la striscia di sangue è stata alimentata da regolamenti di conti tra gang rivali, le cui scorribande stanno tornando a terrorizzare non solo i quartieri ghetto della City. Ad impressionare è la giovane età dei coinvolti, come la ragazzina di 15 anni che nel Bronx è stata raggiunta da un proiettile vagante nel tentativo di mettere al sicuro un bimbo in carrozzina finito in mezzo al fuoco incrociato. O Tayloni Mazyck, 11 anni, rimasta paralizzata da un colpo impazzito mentre giocava davanti al suo palazzo.

Il «bloody weekend» rappresenta da solo il 5% delle 440 sparatorie avvenute dall'inizio dell'anno, un segnale preoccupante che fa temere il ritorno di un far west d'altri tempi dovuto, dicono alcuni, anche dalla disperazione causata dalla crisi.

E pensare che New York era stata presa a modello per gli enormi passi in avanti (al netto di alcune annate in controtendenza) compiuti in termini di sicurezza, ed iniziati con la cura di Rudy Giuliani.

Tanto da segnare anche lo scorso anno un record positivo con il minimo storico di omicidi e sparatorie. Un'inversione di tendenza di cui alcuni accusano il sindaco Michael Bloomberg per i tagli alle forze dell'ordine per risanare il bilancio comunale, ma che rischiano di congedarlo dal suo terzo e ultimo mandato da sindaco col curriculum macchiato, di sangue.

 

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