porto di trieste xi jinping cina

CINESATE DA CUI DIPENDE IL NOSTRO FUTURO GEOPOLITICO - GERACI: ''ANCHE PORTOGALLO, UNGHERIA, POLONIA E GRECIA HANNO FIRMATO PER LA NUOVA VIA DELLA SETA. DOVREBBE TRATTARE L'UNIONE EUROPEA? MA NON FA L'INTERESSE DEI SINGOLI PAESI. LA GERMANIA ESPORTA VERSO LA CINA CINQUE VOLTE L'ITALIA. E PENSA CHE L'EUROPA POSSA AVERE UNA LINEA COMUNE SUI PORTI, CON ROTTERDAM DI MEZZO?'' - GLI USA ''CHIEDONO'' DI FERMARE L'INGRESSO CINESE NEL PORTO DI TRIESTE, PER EVITARE LA FINE DEL PIREO

1. USA E UE CONTRO L' ITALIA «SBAGLIATO NEGOZIARE ACCORDI CON PECHINO»

Flavio Pompetti per ''Il Messaggero''

 

michele geraci matteo salvini

«Non prendete la Via della Seta». Gli Usa hanno pronunciato un monito contro l' Italia, e contro la tentazione del governo gialloverde di rompere con il blocco storico della Comunità europea, e firmare un memorandum d' intesa con la Cina per lo sviluppo del progetto. In un' intervista al Financial Times, il portavoce del National Security Council della Casa Bianca Garret Marquis ha detto che il nostro paese con una simile decisione rischia nel lungo periodo di danneggiare la sua reputazione internazionale.

 

Questo giudizio è assurdo ha replicato il suo omologo degli Esteri cinese Lu Kang Come grande paese e grande economia l' Italia sa qual è il suo interessee può fare politiche indipendenti.Il governo di Pechino da anni sta corteggiando a suon di valuta e di investimenti i paesi europei disposti ad assecondarlo nella realizzazione del sogno lanciato da Xi Jimping cinque anni fa: la costruzione di moderne vie di comunicazione tra l' Asia, l' Africa e l' Europa sulle quali sviluppare una ricca rete commerciale.

 

michele geraci giuseppe conte giorgetti aquilanti

Il progetto prevede una linea di terra che collegherebbe Pechino a Londra passando per i paesi baltici, e una di mare, che congiungerebbe i tanti porti mediterranei che i cinesi hanno proceduto ad acquistare negli ultimi anni. Quest' ultimo obiettivo in particolare è in rotta di collisione con gli interessi degli Usa, che hanno fatto del dominio dei mari, la rete di controllo sulla quale poggia il loro dominio mondiale.

 

Gli Usa hanno denunciato la Via della Seta, e la sua più recente versione BRI (Belt and Road Initiative), come una manovra cinese di accerchiamento sulla strada della conquista della supremazia globale.Il Memorandum of understanding sul BRi ha ottenuto finora la firma di quasi 70 paesi, tra i quali molti membri dell' ex Est Europeo e il Portogallo, che ha firmato lo scorso dicembre durante la visita di Xi Jimping a Lisbona.

 

michele geraci giorgio napolitano mario monti

L' Italia sarebbe il primo dei paesi fondatori della Ue ad aderire, anche se il sottosegretario allo Sviluppo economico Michele Geraci ieri ha ricordato che la trattativa non è ancora conclusa. Il nostro vice premier Di Maio a ottobre a Pechino aveva proposto di chiudere l' accordo in Sicilia, e una tappa siciliana è stata aggiunta nel viaggio che Xi compirà dal 21 al 24 di marzo in Italia, prima di trasferirsi a Parigi e poi andare a Washington per l' incontro che dovrebbe segnare la fine della guerra commerciale con gli Usa di Donald Trump. Bruxelles guarda con preoccupazione ad un possibile defilamento italiano, come ha fatto notare ieri un portavoce della Commissione.

 

La strategia comunitaria finora è stata quella di mostrare apertura nei confronti dell' iniziativa cinese, ma cercare anche di legarla a standard di legalità commerciale e a strumenti di controllo, per uno scambio sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale, fiscale ed economico, in un contesto di parità tra imprese.

 

L' esperienza dell' espansione cinese in Africa e nell' Europa orientale mostra invece la tendenza a far leva sui prestiti per forzare partiche unilaterali a favore di Pechino. L' ex presidente della Commissione Romano Prodi ha riassunto il concetto: Se non siamo uniti di fronte ad Usa e alla Cina, siamo finiti.

 

 

2. MICHELE GERACI: "L' ACCORDO CON PECHINO È GIÀ STATO FIRMATO DA ALTRI QUATTO PAESI UE"

michele geraci sottosegretario allo sviluppo economico

Alessandro Barbera per “la Stampa

 

Il sottosegretario allo Sviluppo economico Michele Geraci risponde al cellulare cinese con l' aria sorpresa. Il Financial Times ha appena battuto con enfasi la notizia - annunciata da lui stesso - della possibile firma dell' accordo con Pechino sulla «Nuova via della seta» in occasione del viaggio a Roma del presidente Xi Jinping. Un' iniziativa che gli Stati Uniti guardano a dir poco con sospetto.

 

Classe 1966, palermitano, già investment banker a Merrill Lynch, Geraci ha vissuto in Cina dieci anni e per questo è stato incaricato da Luigi Di Maio di seguire il dossier. «Ci sono quattro Paesi europei che hanno già firmato: Portogallo, Ungheria, Polonia e Grecia. Qual è la notizia?».

 

Siamo il primo fra i sette grandi a farlo. E il piano sembra fatto apposta per disarticolare il vecchio blocco occidentale. Non è così?

«E allora cosa dovremmo dire della banca di investimenti asiatica promossa da Pechino? Ci hanno messo soldi tutti i grandi Paesi del mondo, comprese Germania, Francia, Regno Unito, con la sola eccezione di Stati Uniti e Giappone. Siamo seri: in questo protocollo non c' è nessun intento geopolitico. Non ci trovo nulla di controverso, stiamo facendo l' interesse delle nostre aziende che hanno sempre avuto difficoltà a vincere contratti all' estero. Ora gli stiamo dando una mano».

 

XI JINPING

Perché questo protocollo non viene discusso dalla Cina direttamente con l' Unione europea?

«L' Unione non sempre fa l' interesse dei singoli Paesi, i quali competono per attirare quei capitali. La Germania esporta verso la Cina cinque volte l' Italia. Lei pensa che l' Europa possa avere una linea comune sulla portualità? Rotterdam sarà sempre un concorrente per i porti italiani».

 

È pur vero che è la Cina a chiedere accordi bilaterali. E che investire su Rotterdam o su un porto italiano fa una certa differenza in termini di efficienza. O no?

«Durante la visita in Italia il presidente Xi verrà a Palermo. Mi piacerebbe convincerlo che val la pena investire sulla Sicilia».

 

Che vantaggi avrà l' Italia da questo accordo?

«L' Italia potrà esportare i suoi prodotti, fare contratti e commesse con maggiore libertà.

Una cooperazione più stretta con la Cina è un vantaggio per chi deve investire. L' Italia ha da recuperare posizioni rispetto ai concorrenti. Forse non è noto, ma l' Irlanda esporta in quel Paese più generi alimentari dell' Italia. La Francia vende sette volte il vino italiano. Potrei andare avanti».

 

vladimir putin offre caviale a xi jinping

L' altro ieri insieme alla Gran Bretagna ha votato contro la normativa europea che prevede un controllo severo a protezione dei settori strategici dagli investimenti esteri. Perché?

«Noi vogliamo proteggerci da investimenti predatori, cinesi e non. Semplicemente il meccanismo proposto dalla Commissione non funziona. E' fuffa. Va avanti per accordi, trattati delibere, dove il numero degli accordi è più importante dei contenuti. E' un meccanismo che loro chiamano di screening, che non serve né a controllare né a proteggere.

E' un invito a condividere informazioni qualora i partner ricevessero offerte da parte di un' azienda straniera. Ma non è un meccanismo di blocco.

Abbiamo già strumenti nazionali molto più forti come la golden power».

 

C' è chi maligna sulla sua buona fede per via della lunga permanenza in Cina. Cosa risponde?

«La invito a guardare su internet i miei interventi in cui scrivo, sin da quando lavoravo laggiù ed ero pagato dai cinesi, come si fa a limitare le acquisizioni cinesi in Italia. Da anni dico che occorre bloccare atteggiamenti predatori».

 

 

3 - IL MESSAGGIO USA: NON LASCIATE ENTRARE PECHINO NEL PORTO DI TRIESTE

Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera

 

porto di trieste

Il messaggio di Washington è stato chiaro, «non firmate quel memorandum», e se proprio dovete farlo non fate assolutamente entrare i cinesi nel porto di Trieste (che potrebbe andare a una società ungherese) e soprattutto non siglate nulla che rafforzi l' ipotesi di un rete 5G costruita dai cinesi senza la collaborazione di un partner europeo.

 

Le preoccupazioni degli americani, condivise pienamente dalla Ue, sono che l' Italia si trasformi in un nuovo caso Grecia, che ha consegnato il Pireo e tante altre infrastrutture del Paese al governo di Pechino e ora - circostanza non occasionale - mette anche il veto contro le risoluzioni europee che stigmatizzano le pratiche cinesi sui diritti umani.

Ma a quelli che suonano come dei propri veti americani (sulle infrastrutture e sulle telecomunicazioni), che sia alla Farnesina che al Quirinale stanno prendendo in seria considerazione, si associano le divisioni dentro il governo.

 

PORTO LIDO TRIESTE

È vero che l' Italia ha iniziato un dialogo con Pechino già con il governo di Gentiloni (unico premier europeo presente in Cina nel giorno del lancio della Via della Seta), è vero che Di Maio nei suoi viaggi in Cina ha dato quasi la sua parola, ma è anche vero che ora ai piani alti della nostra diplomazia si scommette che quando il presidente cinese arriverà in Italia, fra venti giorni, il Memorandum of understanding (Mou) che è allo studio potrebbe essere fortemente ridimensionato.

 

Non è certo se e dove verrà firmato, se a villa Madama, a Roma, o se a Palermo, dove il presidente Xi Jinping dovrebbe trascorrere almeno una giornata. E di certo ieri le bordate che sono arrivate prime da Washington, poi da Bruxelles, contro l' adesione dell' Italia alla Via della Seta, progetto su cui Pechino ha già investito 200 miliardi di dollari, non aiutano il percorso.

 

porto di trieste

Un percorso che per alcuni aspetti potrebbe ricalcare quello di altri dossier, dalla Tap alla Tav: la Lega infatti la pensa diversamente dai 5Stelle anche su questo dossier. Giorgetti è pronto a usare la golden share contro la presenza di Huawei nel 5G italiano, altri membri del governo leghisti già ironizzano su come finirà: «Se dovrà esserci un' adesione sarà per un mini Mou, come nel caso della mini Tav, Salvini non la pensa come Di Maio e la Farnesina non condivide il percorso che il Mit sta facendo».

 

samaras e li keqiang al porto del pireo di atene comprato dai cinesi

Insomma il presidente del Consiglio Giuseppe Conte potrebbe essere chiamato ad una nuova, ennesima, mediazione, mentre il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi potrebbe avere con Luigi Di Maio un incontro di chiarimento. Del resto non sono pochi i Paesi che prima hanno dato un' adesione entusiastica al progetto e ora stanno ripensando la loro partecipazione, riducendola o cancellandola, e fra questi la Malesia, il Pakistan, Myanmar, Bangladesh e Sierra Leone.

 

la cina si compra il porto del pireo

In ogni caso il Mou che potrebbe essere siglato sarebbe solo l' inizio di un' adesione, un accordo quadro cui dovrebbero o potrebbero seguire intese specifiche di dettaglio nei vari settori che sono allo studio fra Mit e autorità cinesi: trasporti, grandi opere, energia, telecomunicazioni.

 

conte tria moavero 1

Mancano tre settimane alla prima visita di Stato di Xi Jinping in Italia, da qui ad allora bisognerà vedere se prevarranno i «suggerimenti» molto dettagliati dell' alleato americano, l' indisposizione manifesta da parte della Ue nei confronti del nostro Paese, o la voglia di Roma di essere in qualche modo apripista, visto che l' Italia sarebbe il primo Paese del G7 ad aderire all' iniziativa, oltre al primo grande Paese europeo. È stato anche l' unico ad opporsi, a Bruxelles, al regolamento europeo sul controllo degli investimenti stranieri. Il Pd parla di «preoccupante subordinazione al gigante asiatico».

il porto del pireo ad atene

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