GHE PENSI MI - RENZI METTE LA MANONA SULLA LEGGE ELETTORALE: “PRONTO A PARLARE ANCHE CON BERLUSCONI, VENDOLA E GRILLO” (CIAO ALFANO)

Francesco Bei per "la Repubblica"

Ridono e scherzano rilassati, Letta lo invita a viaggiare insieme a Johannesburg per la commemorazione di Mandela. E chiede ai suoi collaboratori di immortalare il fiorentino con una foto-beffa: «Mi raccomando, inquadratelo con dietro la Torre di Pisa che tengo sulla scrivania!». Ma tra i due toscani la tensione è palpabile, il destino inevitabile è il braccio di ferro. Lo si comprende quando si passa a parlare del vero tema sul tavolo, la legge elettorale. Sulla comune fede bipolarista nessun problema ma Renzi pone subito una condizione pesante: «Me ne voglio occupare io, il governo per ora è meglio
se ne resta fuori».

A Enrico Letta la prospettiva di impegnare Renzi sulla riforma del Porcellum -
vaste programme- mentre lui continua a guidare il governo, in fondo non risulta sgradita. Del resto, nell'incontro di ieri, il premier ha potuto ricordare al sindaco di Firenze di aver sempre predicato che quella elettorale fosse materia «anzitutto di competenza parlamentare».

Se non fosse che Renzi ha intenzione di inaugurare un metodo di lavoro totalmente nuovo, svalicando i confini della maggioranza di governo per parlare con tutti. Ma proprio tutti: «Voglio vedere se si riesce a fare un accordo con Forza Italia e Sel. Intendo trattare senza preclusioni». Tanto che il leader democratico non esclude di incontrare quanto prima sia Berlusconi (con il quale ha avuto una telefonata «simpatica» già domenica sera) che Grillo per parlare della nuova legge elettorale.

È chiaro che, se si arrivasse a un'intesa di questo tipo - al di fuori cioè del perimetro di maggioranza - il governo rischierebbe molto. Una prospettiva che preoccupa Letta, che vedrebbe saldarsi in un abbraccio i due principali oppositori del suo esecutivo. I primi a essere coscienti del pericolo sono gli alfaniani, che non a caso da ieri hanno iniziato a mandare segnali di apertura a Renzi sulla proposta del «sindaco d'Italia».

E tuttavia il nuovo segretario non accetta di farsi impastoiare in una trattativa parlamentare con il bilancino, preferisce giocare a modo suo. A tutto campo. Portando subito la discussione alla Camera, per aggredire il problema con la minaccia di una maggioranza Pd-Sel (i voti ci sono). Renzi ha già parlato sia con il presidente Grasso che con la presidente Boldrini, su questo punto non deflette. Certo, sarà comunque necessario
passare dalle forche caudine di palazzo Madama, ma l'obiettivo dei renziani è politico: «Dobbiamo sfondare un muro - spiega Dario Nardella - e per questo serve partire dalla Camera. Poi, una volta partito, il treno non lo ferma più nessuno».

Nel faccia a faccia nello studio del premier a palazzo Chigi, seduti uno di fronte all'altro per evitare la distanza della scrivania, i due leader democratici affrontano anche il problema della fiducia. Domani Letta svolgerà un intervento in linea con il nuovo corso di largo del Nazareno, oggi ci sarà con Renzi un'altra telefonata per concordare il passaggio su riforme e legge elettorale. Quella che il premier ha accettato, pur avendola finora negata a Mario Monti e Scelta Civica, è la scrittura di un vero e proprio patto di governo per il 2014.

Un'idea esposta da Renzi in una recente intervista a Repubblica e fatta propria anche da Angelino Alfano. «Dobbiamo fare come in Germania - insiste il segretario democratico con Letta - un patto di coalizione con impegni precisi e verificabili per il 2014». La discussione entrerà subito nel vivo, perché Renzi intende sottoscrivere questo «patto alla tedesca» già a gennaio, appena passata la legge di Stabilità.

Il primo incontro tra i due finisce così, con una stretta di mano. Ci sarà tempo per discutere del resto. Per esempio del rimpasto di governo, che ormai nei corridoi viene dato per inevitabile. Se ne riparlerà a gennaio, terminata la verifica programmatica per arrivare al patto di governo. A quel punto, giocoforza, Renzi pretenderà di mettere mano anche alla squadra, figlia ormai di un'altra era politica.

Circolano i nomi dei ministri più a rischio, in cima alla lista Anna Maria Cancellieri, ma anche il bersaniano Flavio Zanonato e lo stesso Alfano, che il leader democratico vorrebbe restasse soltanto vicepremier. Forse già oggi Renzi salirà al Quirinale (al Colle l'udienza non è stata ancora fissata) per l'altro incontro significativo di questa settimana, quella con il guardiano delle larghe intese. Il segretario democratico ci arriva forte di un'investitura popolare enorme e senza timori reverenziali.

 

alfano berlusconi adn x SILVIO BERLUSCONI E ANGELINO ALFANO BEPPE GRILLO DAL TRENO MAURO FORTINI DIETRO NICHI VENDOLA monti casini MATTEO RENZI NELL UFFICIO DI LETTA A PALAZZO CHIGI MATTEO RENZI NELL UFFICIO DI ENRICO LETTA A PALAZZO CHIGI

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