L’UOMO DI COLOMBO (GHERARDO): “LE INTERCETTAZIONI VANNO USATE CON PARSIMONIA: E’ UNO STRUMENTO EQUIVOCABILE, POSSONO AVERE UN SIGNIFICATO AMBIGUO E HANNO UN LIVELLO DI PERICOLOSITÀ. APPREZZO IL LAVORO DI ANDREA ORLANDO E LO STIMO. VOTO PER LUI ALLE PRIMARIE? QUESTO E’ UN ALTRO DISCORSO…”
GHERARDO COLOMBO BENEDETTA TOBAGI
Liana Milella per “la Repubblica”
Le intercettazioni? «Mezzo difficile da usare con parsimonia ». La delega del governo? «Va nella direzione giusta». Orlando? «Un ministro della Giustizia attento e competente». Vota alle primarie del Pd? «Sono fatti miei». Dice così l' ex pm di Mani pulite Gherardo Colombo.
Il procuratore di Roma Pignatone riapre la querelle sugli ascolti. Lei è pro o contro?
«Si tratta di uno strumento molto delicato, da usare con parsimonia per una serie di ragioni. Sia sotto il profilo della tutela della riservatezza delle persone, tutte le volte in cui una registrazione telefonica o ambientale non serve assolutamente a fini penali e investigativi, per cui è del tutto gratuito esporre le persone pubblicando notizie che riguardano la vita privata. Sia per gli aspetti probatori, perché si tratta di uno strumento equivocabile».
Ma come? Una registrazione è quello che è.
«Normalmente le intercettazioni si leggono e non si sentono. Quindi sfuggono il tono della voce, le intonazioni ironiche o sarcastiche, magari una risata non viene percepita. Quindi possono avere un significato ambiguo. Inoltre il ricorso eccessivo alle intercettazioni non contribuisce allo sviluppo delle capacità investigative scientifiche attraverso le quali si ricerca la prova.
Ilda Boccassini e Gherardo Colombo
Mi ricordo che Falcone riusciva a stabilire i collegamenti tra i mafiosi anche attraverso le bollette della luce... La delega del governo tiene conto di aspetti rilevanti, ma sarebbe molto importante la formazione del personale, magistrati, polizia giudiziaria, avvocati. Perché non è minacciando una pena che cambiano i comportamenti, ma attraverso la condivisione dei precetti».
Lei non pare entusiasta dell'uso sistematico, a volte esclusivo, delle intercettazioni...
«Glielo ripeto, le intercettazioni servono, ma devono essere "uno" degli strumenti delle indagini, tenendo conto della loro invasività e pericolosità che deriva dall' equivocità della trascrizione che traduce il parlato».
Le circolari dei procuratori e la delega del governo però stringono la cinghia.
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«Bisogna trovare un punto di equilibrio, e la delega si prende carico seriamente del problema con l'obiettivo di evitare che i contenuti irrilevanti possano essere diffusi. È una fatica improba, che in mancanza di una cultura adeguata, difficilmente può raggiungere gli effetti che si sperano. Sarebbe molto importante regolamentare le intercettazioni tenendo conto di due esigenze contrapposte, quella di mantenerle come strumento per acquisire la prova e quella di evitare che diventino un' occasione per mettere le persone alla berlina».
Quindi lei è favorevole a una stretta?
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«Sono per una regolamentazione. Nella delega del governo ci sono una serie di disposizioni che si occupano positivamente della questione. Come la procedura con cui si cerca di evitare per quanto possibile che vengano apprese notizie che non devono essere diffuse pubblicamente. È importante però che la legge delega, citando le decisioni della Corte di Strasburgo, richiami anche la necessità di tutelare la libertà di stampa e il diritto dei cittadini all' informazione».
L'Anm critica il ddl Orlando che spazia dagli ascolti al carcere. Lei come lo giudica?
«Ci sono aspetti che mi convincono particolarmente, per esempio la previsione dell'estinzione del reato per condotte riparatorie. Comunque io posso esprimere la mia opinione con particolare cognizione di causa sulla riforma dell'ordinamento penitenziario, perché ho coordinato uno dei tavoli degli Stati generali dell' esecuzione penale, quello che si è occupato delle sanzioni alternative al carcere».
Su questo tema le piace la politica di Orlando?
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«La parte del ddl che riguarda l'ordinamento penitenziario consentirà al governo di indirizzare il sistema dell' esecuzione penale verso l'applicazione, nei confronti di chi tenga comportamenti che non mettono in pericolo la collettività, di misure davvero efficaci per il reinserimento dei trasgressori nella società civile. Il sistema penitenziario costa agli italiani quasi tre miliardi di euro all'anno e, se si riuscisse a orientare la spesa in un modo diverso dall' attuale, la sicurezza delle persone sarebbe più garantita perché si applicherebbero quegli strumenti che consentono di limitare veramente la recidiva».
Lei parla bene di Orlando?
«Le sembra strano? Per l'esperienza che ho avuto, non soltanto nell' ambito rigoroso degli Stati generali, ma anche constatando la sua grande attenzione verso i percorsi di giustizia riparativa - che si tenta di inserire faticosamente nel nostro sistema e di cui la legge delega prevede l' introduzione - posso dire che il ministro svolge la sua attività con attenzione e competenza».
Voterà alle primarie del Pd scegliendo Orlando?
«Questo è un altro discorso. Io non sono iscritto al Pd, come non sono iscritto a nessun partito politico. Quindi lasciamo perdere. Se vuol sapere se stimo Andrea Orlando le rispondo di sì».
Perché questa riservatezza, lei non è più pm da 10 anni...
«Guardi, a me sembra proprio di aver votato soltanto alle primarie per l'elezione del sindaco di Milano».
Pur senza toga vuole essere autonomo dalla politica?
«Non tanto rispetto alla politica, quanto piuttosto agli schieramenti, ai partiti, ai movimenti, questo senz' altro. Io mi sono dimesso dalla magistratura perché credo che sia fondamentale impegnarsi moltissimo nell' educazione per ottenere una drastica, anche se ovviamente non immediata, diminuzione della trasgressività. Credo che l' impegno prioritario stia nel campo educativo, il quale deve avere necessariamente come riferimento forte il riconoscimento della dignità dell' essere umano che sta alla base della nostra Costituzione».