silvio berlusconi giorgia meloni gianni letta

“NON BISOGNA RIPETERE GLI ERRORI REALIZZATI CON IL GOVERNO DRAGHI” – GIANNI LETTA È TORNATO A SUSSURRARE ALLE ORECCHIE DI BERLUSCONI: L’EMINENZA AZZURRINA ERA PRESENTE AL PRANZO DI DOMENICA SCORSA AD ARCORE, E HA LANCIATO UNA STILETTATA A TAJANI, GIUDICATO TROPPO SCHIACCIATO DA GIORGIA MELONI – L’EX SOTTOSEGRETARIO BOCCIA L’IDEA DI UN NUOVO PDL: “SAREBBE MELONI A COMANDARE”. LA SENSAZIONE, TRA GLI INVITATI, È CHE LETTA ABBIA PERSO IL COLLEGAMENTO DIRETTO CON IL GOVERNO, CHE AVEVA CON CARFAGNA-GELMINI-BRUNETTA AI TEMPI DI DRAGHI. E SOPRATTUTTO, DI NON TOCCARE PIÙ PALLA SULLE NOMINE DELLE GRANDI AZIENDE DI STATO CHE DOVRANNO ESSERE FATTE DA QUI ALLA PRIMAVERA…

Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

GIANNI LETTA

Lo fa a modo suo, al modo di Gianni Letta. Come dice uno dei presenti al tavolo del pranzo pre-natalizio in casa Berlusconi, lo fa indossando i guanti di seta. Felpatissimo, nei toni e nelle parole scelte, sostiene che «non bisogna ripetere gli errori realizzati con il governo Draghi», quando i ministri di Forza Italia non rispondevano più a nessuno che non fosse il premier banchiere.

 

Domenica pomeriggio, Gianni Letta è seduto attorno al tavolo del salone di Arcore tra ministri, sottosegretari e capigruppo. Rispetto agli altri ha più fretta, però.

Alle cinque lo attende l'aereo che lo deve riportare a Roma. E chiede la parola per dire quello che tutti gli invitati interpretano come una stilettata rivolta ad Antonio Tajani: «Dobbiamo garantire il funzionamento della linea di collegamento tra i ministri, il partito e il presidente Berlusconi».

 

GIANNI LETTA BERLUSCONI

L'uomo che è stato la sua ombra e il suo principe consigliere, gioca di sponda con il Cavaliere, non spegne, come altre volte, le sue frustrazioni, ma le alimenta. Tajani è nel mirino. Berlusconi, come è stato già ricostruito, gli chiede di sentirsi di più al telefono, prima e dopo i vertici, prima e dopo i Consigli dei ministri, per un maggiore coinvolgimento, e perché il leader non vuole farsi trattare da Giorgia Meloni come un nonnetto in pensione.

 

Il sempre governista Letta, colui che provò a garantire Draghi fino alla fine e che tentò inutilmente di convincere Berlusconi a sostenerlo, ora difende la linea più critica, quella che potrebbe rivelarsi destabilizzante per l'esecutivo Meloni, se la guerriglia azzurra dovesse continuare nei prossimi mesi. L'intervento di Letta è studiato nei particolari per dare forza alla strategia del padrone di casa. Anche sui destini del partito.

 

GIANNI LETTA GIORGIA MELONI

Berlusconi prova a sondare cosa pensino i suoi ospiti dell'idea di un grande partito Repubblicano, con tutti dentro: Forza Italia, Lega ma anche Fratelli d'Italia. Una sorta di Popolo della Libertà ribrandizzato. Lo fa per farsi bocciare l'idea: in testa in realtà ha un format a due, solo Lega e FI, un'ala forte al Nord - ora che le antiche pulsioni nordiste stanno riemergendo - e un'altra più decisiva al Sud. Letta, anche in questo caso, gli tiene il gioco. E puntuale esprime i suoi dubbi sul partito Repubblicano: «Un conto era il Pdl, quando eri tu, Silvio, a guidare. Oggi sarebbe Meloni a comandare». La premier si prenderebbe tutto ciò che resta del centrodestra, senza più avversari attorno a sé. Meglio invece ricostruire un'alternativa più moderata e liberale, e farsi trovare pronti quando le contraddizioni della maggioranza emergeranno.

 

ANTONIO TAJANI LICIA RONZULLI ALESSANDRO CATTANEO SILVIO BERLUSCONI AL QUIRINALE PER LE CONSULTAZIONI

Berlusconi è soddisfatto, ma Letta va sempre decriptato. Ed è quello che fanno gli altri invitati alla villa brianzola del fondatore, masticando sospetti. L'uomo delle mille relazioni, erede dell'eterno doroteismo italiano, mai un passo troppo lontano dal potere, non fa nulla a caso. La verità, dicono i forzisti, è che potrebbe aver perso lui un collegamento diretto con il governo, occhi e orecchie dentro i Cdm, come quelli che gli fornivano i ministri Mara Carfagna, Mariastella Gelmini e Renato Brunetta, tutti finiti fuori dal partito. E accusati ora, in un astuto disconoscimento, di aver tagliato fuori Berlusconi e i parlamentari da ogni decisione.

 

antonio tajani silvio berlusconi convention di forza italia

I soliti veleni, si dirà. Ma in questo bagno rituale del berlusconismo, che lava i conti in sospeso con il sospetto del tradimento sempre dietro l'angolo, Letta viene accusato di non riuscire a governare parte delle nomine che ci saranno da qui alla primavera. E che cambieranno la geografia del potere delle grandi aziende di Stato. In crisi, dicono insomma i più maliziosi di FI, potrebbe essere finito il "lettismo", come frequentazione perenne delle liturgie del comando, nelle infinite, e a volte insondabili, dimensioni di Roma. Ancora ieri, l'attivissimo Letta era presente a una cerimonia in Vaticano e riceveva la guida di una commissione. L'ennesima, di una lunga collezione di cariche e di onorificenze .

licia ronzulli silvio berlusconi

GIORGIA MELONI E GIANNI LETTA NEL 2009GIANNI LETTA GIORGIA MELONIgianni letta guido crosetto foto di bacco (2)gianni letta e berlusconisilvio berlusconi gianni letta fedele confalonieri vittorio sgarbi GIANNI LETTA SILVIO BERLUSCONImaddalena e gianni letta foto di bacco

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni romano prodi elon musk donald trump ursula von der leyen giovanbattista fazzolari

COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA PIAGA: “L’ESTABLISHMENT AMERICANO ADORA LA MELONI PERCHÉ OBBEDISCE” - OBBEDIENTE A CHI? AI VERI ‘’POTERI FORTI’’, QUEI FONDI INTERNAZIONALI, DA BLACKSTONE A KKR, CHE FINO A IERI LO STATALISMO DI MELONI-FAZZOLARI VEDEVA COME IL FUMO AGLI OCCHI, ED OGGI HANNO IN MANO RETE UNICA, AUTOSTRADE, BANCHE E GRAN PARTE DEL SISTEMA ITALIA - E QUANDO SI RITROVA L’INATTESO RITORNO AL POTERE DI TRUMP, ECCOLA SCODINZOLARE TRA LE BRACCIA DI ELON MUSK, PRONTA A SROTOLARE LA GUIDA ROSSA AI SATELLITI DI STARLINK - LA FORZA MEDIATICA DI “IO SO’ GIORGIA” VA OLTRE QUELLA DI BERLUSCONI. MA QUANDO I NODI ARRIVERANNO AL PETTINE, CHE FARÀ? DA CAMALEONTICA VOLTAGABBANA TRATTERÀ I DAZI CON TRUMP O RESTERÀ IN EUROPA? - MA C’È ANCHE UN ALTRO MOTIVO DI RODIMENTO VERSO PRODI…

giorgia arianna meloni massimiliano romeo matteo salvini

RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA FACCIA HA RITIRATO DALLA CORSA PER LA SEGRETERIA DELLA LEGA IN LOMBARDIA IL SUO CANDIDATO LUCA TOCCALINI. E ORA IN LIZZA C’È SOLO MASSIMILIANO ROMEO, UNA VOLTA SUO FEDELISSIMO - UNA MOSSA SOSPINTA SOPRATTUTTO DALL’ASSOLUTO BISOGNO DI SALVINI DI AVERE PIÙ UNITI CHE MAI I CAPOCCIONI DELLA LEGA: PER IL 20 DICEMBRE È ATTESA LA SENTENZA PER IL PROCESSO OPEN ARMS - IL CAPITONE SPERA IN UNA SENTENZA DI CONDANNA: DIVENTARE "MARTIRE DELLA GIUSTIZIA" SUL TEMA DELLA MIGRAZIONE POTREBBE TRASFORMARSI IN UNA MEDAGLIA SUL PETTO PER RISALIRE NEL CUORE DEI LEGHISTI SEMPRE PIÙ DELUSI - DOPO LE SCONFITTE ALLE POLITICHE E ALLE REGIONALI, CON LA LEGGE SULL’AUTONOMIA FATTA A PEZZI, ORA LE SORELLE MELONI VOGLIONO SALIRE ANCHE SUI TRENI, DOVE SALVINI, COME MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, VUOL FARLA DA PADRONE. IL BORDELLO CONTINUA: FINO A QUANDO?

tony effe

DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA ANDATE A FANCULO! MENTRE PAPA BERGOGLIO ACCOGLIE SANTI E PUTTANE, TRANS E GAY, LA SINISTRA ITALIANA PROVA A IMPORRE QUESTA OSSESSIONE AMERICANA PER IL POLITICAMENTE CORRETTO CHE SI ILLUDE DI RIDURRE IL TASSO DI INTOLLERANZA UTILIZZANDO UN LINGUAGGIO APPROPRIATO. TUTTO INUTILE. PERCHÉ IL RIDICOLO È PIÙ FORTE DEL PERICOLO. DIRE OMOSESSUALE ANZICHÉ GAY NON PROTEGGE GLI OMOSESSUALI DALLA VIOLENZA DI STRADA. COSÌ COME CACCIARE DAL PALCO DEL CONCERTONE DELL’ULTIMO ANNO IL RAPPER TONY EFFE PER AVER SCRITTO BRANI CHE "VEICOLANO MESSAGGI OFFENSIVI VERSO LE DONNE E NORMALIZZANO ATTEGGIAMENTI VIOLENTI" NON CAMBIA LA VITA SOCIALE E I RAPPORTI INTERPERSONALI. MASSÌ, IN PRINCIPIO ERA IL VERBO. MA ALLA FINE C'È LA BUGIA, IL TERRORE DI ESPRIMERE LIBERAMENTE QUELLO CHE SI PENSA, DETTO ALTRIMENTI FASCISMO”

mario calabresi - elly schlein - matteo renzi - carlo calenda - ernesto maria ruffini

DAGOREPORT – CERCASI DISPERATAMENTE UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE, DI ISPIRAZIONE CATTOLICA E MODERATA, CHE INSIEME AL PD POSSA CONTRAPPORSI ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL 2027 ALLA DESTRA AUTORITARIA DEL GOVERNO DI MELONI (SALVINI E TAJANI NON CONTANO PIU' UN CAZZO) - MENTRE PROCEDE L'EUTANASIA DEL TERZO POLO, OSTAGGIO DI RENZI E CALENDA, SI E' AUTOCANDIDATO IL CATTOLICO ERNESTO MARIA RUFFINI, MA NON LO VUOLE NESSUNO (ANCHE PRODI DUBITA DEL SUO APPEL MEDIATICO) - RISULTATO? SI È DIMESSO NON SOLO DAL FISCO MA ANCHE DA CANDIDATO - RUFFINI O NO, UNA “COSA" DI CENTRO DOVRÀ NASCERE A FIANCO DEL PD. L'EVANESCENZA DEI CATTO-RIFORMISTI DEM E' TOTALE. IL VATICANO E L'AZIONISMO CATTOLICO NON SI RICONOSCONO NEI VALORI ARCOBALENO DELLA MULTIGENDER ELLY SCHLEIN – RUMORS DALLA MILANO CIVICA: CIRCOLA IL NOME DI MARIO CALABRESI COME CANDIDATO SINDACO PER IL DOPO SALA…