giuseppe conte enrico letta

IL GIOCO DELL’OCA DEL PD: BASTA CON L’AGENDA DRAGHI, SI TORNA DA CONTE - DELUSO DA DRAGHI (CHE STA LAVORANDO PER NON LASCIARE NEI GUAI LA MELONI), ENRICHETTO TORNA A IMMAGINARE UN CAMPO LARGO CON CONTE IN PARLAMENTO (MA LUI SARA’ ANCORA SEGRETARIO PD?) - QUESTO NON CAMBIA LE PROSPETTIVE DEI DEM CHE ALLA FINE DEI GIOCHI PREFERISCONO LA COMPAGNIA DEI CINQUE STELLE A RENZI E CALENDA. NON C’È RUSSIA O POPULISMO CHE POSSA DIVIDERLI…

Vittorio Macioce per “il Giornale”

 

CONTE LETTA

Le elezioni, a sinistra, serviranno a definire quanto pesa la succursale del Pd. Il trucco per ora è nel marchio. Giuseppe Conte ha preso in prestito quello dei Cinque stelle per zavorrare la sua carriera politica. Quando si è smarcato dal governo non aveva calcolato tutte le conseguenze di quella mossa, ma è un uomo che scommette sulla sua fortuna e ora su quello strappo sta costruendo la propria identità. «Metodo Draghi? Il metodo di un uomo solo al comando è sbagliato e insidioso come regola».

 

I grillini ormai sono «l'agenda Conte», da contrapporre a quella di Draghi un tempo cara a Enrico Letta, ma con il passare dei giorni sempre più sfumata. Il paradigma del «contismo» è una pratica vecchia. Si chiama assistenzialismo e recupera le abitudini di una certa Dc clientelare, la stessa che ha finito per addormentare il Sud. «I percettori del reddito di cittadinanza chiedono dignità. Napoli insorga come capitale del Mediterraneo». La sola differenza è che le promesse di Conte si basano su un potere molto più instabile. Non c'è nulla di questo che possa in realtà spaventare il Pd, che quando rivendica la vocazione governativa non fa altro che rassicurare i suoi clientes.

GIUSEPPE CONTE ENRICO LETTA

 

L'anomalia del Partito democratico è semmai il dover fare i conti con la democrazia. Non ha mai avuto i voti per governare in santa pace, legittimando il potere con il consenso. Si è dovuto arrabattare con esecutivi tecnici o con maggioranze più o meno improbabili. L'obiettivo è riuscirci anche questa volta, pur sapendo che non sarà facile, ma scommettendo sul fallimento dell'Italia.

 

La destra, sostengono, non potrà governare, perché spaventa i mercati e l'Europa ed è indigesta alle casematte dell'accademia e dello spettacolo. Quando Letta, come fa ogni giorno, evoca come una sventura nazionale la vittoria della Meloni si affida a questa strategia. Non ci crede neppure lui, ma è l'unica arma elettorale che ormai sa utilizzare.

 

giuseppe conte enrico letta 2

Su questo fronte si aspettava qualcosa di più da Draghi, che invece sta lavorando per non lasciare nei guai i prossimi vincitori, chiunque essi siano. Letta insomma desiderava che anche l'attuale capo del governo seguisse la sceneggiatura del fascismo alle porte. Draghi non lo sta facendo e questo corrode i piani del Pd. L'agenda Draghi non è quindi più una bandiera.

 

Non resta che sperare in un pareggio agguantato all'ultimo minuto, pregando che il non voto pesi più a destra che a sinistra. È qui che Conte può tornare utile. L'alleanza elettorale era impraticabile perché troppo sfacciata, ma nel palazzo le cose cambiano. «Non ho ancora capito - si chiede Letta - perché Conte abbia fatto cadere draghi».

 

letta conte calenda

Il Pd non si vergogna a immaginare un «campo largo parlamentare», dove Conte può spogliarsi dei panni da avvocato populista e ritrovare il senso della sua avventura politica, che in fondo è quella del notabile buono per ogni evenienza. Il problema è capire che fine farà Letta, che appare come un segretario con un futuro piuttosto corto.

 

GIUSEPPE CONTE SANNA MARIN ENRICO LETTA

Questo comunque non cambia le prospettive del suo partito che alla fine dei giochi preferisce la compagnia dei Cinque stelle al centrosinistra di Renzi e Calenda. Il fattore umano pesa di più. Non importa che Conte si sia mostrato inaffidabile, per qualche strana alchimia i vertici del Pd continuano a considerarlo uno di loro.

Non c'è Russia o populismo che possa dividerli. Il Conte bis resta una nostalgia della sinistra.

letta conte di maioconte letta

 

Ultimi Dagoreport

nicola gratteri giorgia meloni magistrati magistratura toghe

DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E ORA CHE IL CENTROSINISTRA È FRAMMENTATO, INCONCLUDENTE E LITIGIOSO, CHI SI PRENDE LA BRIGA DI FARE OPPOSIZIONE AL GOVERNO NEO-TRUMPIANO DI MELONI? MA È OVVIO: LA MAGISTRATURA! - LA CLAMOROSA PROTESTA DELLE TOGHE CONTRO NORDIO ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO, LE INDAGINI SU SANTANCHE' E LA RUSSA, I DOCUMENTI DEI SERVIZI SEGRETI SU GAETANO CAPUTI, PASSATI “ACCIDENTALMENTE” DALLA PROCURA DI ROMA AL “DOMANI”: TUTTI “INDIZI” CHE LA GUERRA È COMINCIATA – VIDEO: GRATTERI CONTRO NORDIO A “OTTO E MEZZO”

giorgia meloni ignazio la russa daniela santanche

QUESTA VOLTA LA “PITONESSA” L’HA FATTA FUORI DAL VASO: IL “CHISSENEFREGA” LANCIATO A GIORNALI UNIFICATI POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO DELLE SUE DIMISSIONI - LA MINISTRA DEL TURISMO, CON ARROGANZA MAI VISTA, DICHIARA URBI ET ORBI CHE SE NE FOTTE DEL PARTITO E DELLA MELONI (“L’IMPATTO SUL MIO LAVORO LO VALUTO IO”). INFINE LANCIA UN AVVERTIMENTO ALL’AMICO-GARANTE LA RUSSA (“NON MI ABBANDONERÀ MAI”) – ALT! LA "SANTADECHÈ" SMENTISCE TUTTO: "SE GIORGIA MELONI MI CHIEDESSE DI DIMETTERMI NON AVREI DUBBI. NON HO MAI DETTO 'CHISSENEFREGA". QUINDI NON UNO, MA QUATTRO GIORNALISTI HANNO CAPITO MALE E HANNO FATTO "RICOSTRUZIONI FANTASIOSE"?

giorgia meloni gioventu meloniana

DAGOREPORT -  NEL GIORNO DELLA MEMORIA LA MELONI HA SORPRESO FACENDO UNA BELLA ACROBAZIA SUL FAMIGERATO VENTENNIO: “SHOAH, UNA TRAGEDIA OPERA DI NAZISTI CON COMPLICITÀ FASCISTA” - LA DUCETTA CERCA DI EVOLVERSI IN SENSO LIBERALE? PROSEGUIRÀ TOGLIENDO LA “FIAMMA TRICOLORE” POST-FASCISTA DAL SIMBOLO DI FDI? - INTANTO, UNA DICHIARAZIONE CHE DIMOSTRA COME L’UNDERDOG ABBIA GRAN FIUTO POLITICO E  CAPACITÀ DI MANOVRA PER NEUTRALIZZARE LO ZOCCOLO NOSTALGICO DI FRATELLI D’ITALIA - SECONDO: DI FRONTE ALLA IMPETUOSA AVANZATA DELLA TECNODESTRA DI MUSK E TRUMP, LA CAMALEONTE GIORGIA HA CAPITO CHE NON HA ALCUN BISOGNO DI METTERSI IL FEZ IN TESTA. QUINDI VIA DI DOSSO NON SOLO LE SCORIE DEL FASCISMO, A CUI LA SINISTRA SI ATTACCA PER SPUTTANARLA, MA ANCHE MANDANDO IN SOFFITTA POPULISMO E SOVRANISMO E CAVALCARE L’ONDA DELLA TECNODESTRA - L’ABILITÀ DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA È DI SAPER GIRARE LA FRITTATA SEMPRE A SUO FAVORE, AVVANTAGGIATA DA UN’OPPOSIZIONE EVANESCENTE, ANNICHILITA DALLA SCONFITTA

gaetano caputi giorgia meloni giuseppe del deo

DAGOREPORT - 'STO DOCUMENTO, LO VOI O NON LO VOI? GROSSA INCAZZATURA A PALAZZO CHIGI VERSO IL PROCURATORE CAPO DI ROMA, FRANCESCO LO VOI: IL DOCUMENTO-BOMBA PUBBLICATO DA "DOMANI", CHE RIVELA LO SPIONAGGIO A DANNO DI GAETANO CAPUTI, CAPO DI GABINETTO DELLA MELONI, NON SAREBBE MAI DOVUTO FINIRE NEL FASCICOLO D'INDAGINE (NATO PROPRIO DA UNA DENUNCIA DI CAPUTI) - LA DUCETTA, DAL BAHREIN, HA URLATO CONTRO I SUOI E CONTRO L'AISI - E IL QUOTIDIANO DI FITTIPALDI CI METTE IL CARICO SCODELLANDO IL TESTO INTEGRALE DEL DOCUMENTO, DOVE SI AMMETTE CHE PALAZZO CHIGI SPIAVA… PALAZZO CHIGI! – L’AISI RISPONDE CHE AD ATTIVARE L'INDAGINE È STATO GIUSEPPE DEL DEO, ALLORA VICE DELL’AISI (ORA NUMERO DUE DEL DIS), SU DISPOSIZIONE DELL'EX DIRETTORE DELL'AGENZIA INTERNA, MARIO PARENTE. DOMANDA: PARENTE DA CHI HA RICEVUTO TALE RICHIESTA? 

francesco saverio marini sabino cassese giorgia meloni premierato

DAGOREPORT – IL PREMIERATO? ANNACQUATO! DOMANI GIORGIA MELONI RIUNIRÀ I SUOI COSTITUZIONALISTI PREFERITI (MARINI E CASSESE) PER METTERE NERO SU BIANCO L’IPOTESI DI UN PREMIERATO “DI FATTO”. UNA RIUNIONE PRELIMINARE A CUI SEGUIRÀ UN INCONTRO CON I VERTICI DEL PARTITO PER TIRARE LE SOMME E VARARE LA NUOVA STRATEGIA: LA COSTITUZIONE NON SI TOCCA, PER FARE LA “MADRE DI TUTTE LE RIFORME” BASTA CAMBIARE LA LEGGE ELETTORALE – TROVATA LA QUADRA PER LA CONSULTA: MARINI IN QUOTA FDI, LUCIANI PER IL PD E…

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…