claudio durigon giancarlo giorgetti

“QUANDO SI HANNO RESPONSABILITÀ DI GOVERNO BISOGNA STARE MOLTO ATTENTI A QUEL CHE SI FA” - GIORGETTI DAL MEETING DI RIMINI GELA CON UNA FRASE IL SOTTOSEGRETARIO LEGHISTA CLAUDIO DURIGON, CHE GIUSTO IERI DICEVA CHE NON SI DIMETTERÀ “MAI E POI MAI” – MA ORMAI IL SUO DESTINO È SEGNATO - IL DAGO-RETROSCENA SULL’INCONTRO SALVINI-DRAGHI: IL PREMIER HA FATTO CAPIRE AL “CAPITONE” CHE O CONVINCE DURIGON A FARE UN PASSO INDIETRO, OPPURE CI PENSA LUI – LE FRECCIATINE DEL MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO A ORLANDO E TODDE SUL DECRETO ANTI-DELOCALIZZAZIONI… - VIDEO

LUIGI GUBITOSI GIANCARLO GIORGETTI MEETING RIMINI

1 - DAGO-RETROSCENA - L’INCONTRO DI DRAGHI CON SALVINI HA AVUTO LA SEGUENTE PREMESSA: CI SONO SERISSIMI PROBLEMI INTERNAZIONALI, LA MAGGIORANZA DEVE ESSERE PIÙ COMPATTA CHE MAI, PERÒ NON POSSO TOLLERARE L’USCITA DI DURIGON CHE METTE ALLA PARI IL FRATELLO DI MUSSOLINI CON FALCONE E BORSELLINO. QUINDI: ALL’APERTURA DEL PARLAMENTO RITIRERÒ LE DELEGHE DI SOTTOSEGRETARIO AL TUO LEGHISTA OBESO; ALTRIMENTI, CARO SALVINI, SE VUOI DIMOSTRARE CHE SEI UNA PERSONA DI STATO, LO DEVI COSTRINGERE A FARE UN PASSO INDIETRO - DOPO IL BASTONE, LA CAROTINA SU LAMORGESE…

 

https://m.dagospia.com/draghi-a-salvini-su-durigon-fasllo-dimettere-altrimenti-ritirero-le-deleghe-di-sottosegretario-280753

 

claudio durigon giancarlo giorgetti

2 - DURIGON: "NON MI DIMETTO"

Estratto dell’articolo di Carmelo Caruso e Salvatore Merlo per “il Foglio”

 

Matteo Salvini sembra pronto a scaricarlo, ma Claudio Durigon a dimettersi non ci pensa nemmeno. “Mai e poi mai”, dice al Foglio il sottosegretario all'Economia leghista di cui M5s e Pd chiedono le dimissioni in seguito alla sua proposta di rititolare il parco comunale di Latina “falcone e Borsellino” al fratello del duce Arnaldo Mussolini. (…)

 

claudio durigon giancarlo giorgetti

3 - GIORGETTI GELA DURIGON VIA ALLA MEDIAZIONE SULLE IMPRESE IN FUGA

Alberto Mattioli per “La Stampa”

 

Ministro, lei la famigerata bozza del decreto antidelocalizzazioni scritta dal suo collega Orlando e dalla sua sottosegretaria Todde l'aveva letta o no? Todde dice di sì... «Dipende da quale bozza. Probabilmente nessuno di voi (intendendo i giornalisti, ndr) ha esperienza di governo, ma vi assicuro che prima di arrivare in Consiglio di versioni di un provvedimento ne circolano tantissime. E spesso le ricevete prima voi che noi».

ALESSANDRA TODDE

 

Giancarlo Giorgetti, ministro leghista dello Sviluppo economico, arriva al Meeting di Rimini per un dibattito su «Capitale umano e sviluppo sostenibile» con Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Tim, Stefano Lucchini di Intesa San Paolo, Luca Ruini presidente Conai e il padrone di casa, Giorgio Vittadini. Poi fa un'eccezione alla sua consolidata regola di stare zitto e concede un quarto d'ora ai non ministri dei media.

 

andrea orlando e giancarlo giorgetti

Il caso del giorno è il provvedimento contro le multinazionali che prendono i soldi e scappano e delle ire di Confindustria che lo giudica punitivo. Dal Mise avevano fatto sapere che anche il ministro era rimasto spiazzato dai contenuti e che non era stato coinvolto sul dossier. Ieri sulla Stampa la sottosegretaria grillina Alessandra Todde aveva detto che invece Giorgetti sapeva tutto.

 

Lui, come si è visto, svicola.

 

CLAUDIO DURIGON E MATTEO SALVINI FANNO SELFIE IN SPIAGGIA

Ma seminando nel suo modo felpato un po' di indizi. Per esempio, a chi gli ricorda l'accusa del piddino Provenzano, secondo il quale il ministro «non mette la faccia» sulle numerose crisi industriali aperte, Giorgetti ribatte che «il sottoscritto la faccia ce la mette sempre, anche su decisioni impopolari. Però rispetto le deleghe che ho affidato ai miei sottosegretari». Come dire: Todde, che ha appunto quella alle crisi aziendali, ha fatto di testa sua.

 

MATTEO SALVINI E GIANCARLO GIORGETTI ALL HOTEL MIAMI DI MILANO MARITTIMA

 

Quindi il provvedimento arriverà in Cdm per l'approvazione, ma non così com' è: «Io non commento le bozze. Il ministro non può intervenire a intermittenza e scavalcare i suoi collaboratori. Dopodiché c'è una politica generale del governo che il ministro condivide, soprattutto con il presidente del Consiglio».

 

Il decreto insomma ci sarà perché serve, ma la versione definitiva sarà quella di Draghi e Giorgetti: «Il problema delle delocalizzazione esiste ma le forme di intervento devono essere compatibili con i principi fondamentali a livello comunitario e con l'esigenza del Paese di creare un ambiente favorevole agli investimenti esteri. Ci sarà una sintesi di tante sensibilità che troverà una risposta unitaria da parte del Governo».

 

GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI

E in ogni caso Giorgetti si è fatto precedere a Rimini da un atto di indirizzo già definito dal Mise, e stavolta non in bozza: le aziende che beneficeranno di incentivi, agevolazioni, sostegni e simili, in caso di assunzioni dovranno dare la priorità ai lavoratori che vivono nel territorio, che siano rimasti senza lavoro e ai lavoratori di aziende in crisi. Ma Giorgetti parla (poco) anche d'altro.

 

Sul debutto di Ita, spiega che si cercherà di limitare i danni sull'occupazione, ma che la fine di Alitalia era inevitabile. Su Ilva, che la situazione non è in stallo ma «stiamo lavorando a un piano e siamo prudentemente ottimisti». Sulla transizione ecologica, che «va benissimo ma solo se la sostenibilità ambientale diventa anche economica e sociale.

 

CLAUDIO DURIGON

Perché se l'acciaio verde costa 100 ma altri competitors usano ancora il carbone e lo vendono a 30, chi fabbrica quello verde chiude. Con tutti i problemi sociali che non possono essere risolti dalla cassa integrazione a vita». E la politica? Giorgetti conferma di essere l'anima moderata, dialogante e soprattutto superdraghiana della Lega. Servono meno polemiche, intanto: «Questo governo particolare ha necessità di toni bassi.

CLAUDIO DURIGON

 

La politica, specie quando ci sono campagne elettorali, di toni alti. Spero che prevalgano gli interessi del Paese, quindi i toni bassi. Draghi è una persona quasi indispensabile nella crisi storica che stiamo vivendo». E del caso Durigon che dice? «Un membro del governo si dimette o perché glielo chiede il premier o perché glielo chiede il segretario del suo partito o per una decisione di coscienza. Io però non sono Durigon».

 

LUIGI GUBITOSI GIANCARLO GIORGETTI MEETING RIMINI

Sì, ma la sua apologia di fascismo come le giudica? «Quando si hanno responsabilità di governo bisogna stare molto attenti a quel che si fa», frase che non suona di buon augurio per il sottosegretario. Salvini intanto chiede la testa di Lamorgese. «Vale per lei quello che ho detto per Durigon». E poi Giorgetti spiazza tutti rivelando che anche lui medita spesso se dimettersi, «ci ho pensato tante volte guardandomi allo specchio mentre faccio l'esame di coscienza. Ma né Draghi né Salvini me l'hanno mai chiesto».

claudio durigon foto di bacco (2)CLAUDIO DURIGON

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