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GIORGIA MELONI SENTE TRUMP (E IGNORA ZELENSKY) PRIMA DEL SUMMIT DI LONDRA SULL'UCRAINA PER INFORMARE IL TYCOON SULLA SUA POSIZIONE: RIBADIRA’ AGLI ALLEATI EUROPEI CHE L’EUROPA SENZA GLI USA E’ DEBOLE E SERVE L’OMBRELLO NATO – MA LA SORA GIORGIA, PUR DI NON IRRITARE TRUMP, FINGE DI NON VEDERE CHE E’ STATO IL TYCOON A SFANCULARE L’EUROPA, A UMILIARE ZELENSKY E A MORTIFICARE LA NATO – SENZA CONTARE CHE MOBILITARE L’ALLEANZA ATLANTICA E’ L’ULTIMA COSA CHE PUTIN ACCETTEREBBE – “REPUBBLICA”: “L’ITALIA È L’UNICA A NON AVER DIFESO ZELENSKY. ADESSO TRAPELA ADDIRITTURA UN FASTIDIO PER LA GESTIONE DELL’INCIDENTE DA PARTE SUA. COME SE SPETTASSE A LUI SOTTRARSI. È UN VENTICELLO CHE SPIRA DA SETTIMANE A PALAZZO CHIGI, DOVE IL CERCHIO MAGICO È FREDDO, PER NON DIRE OSTILE, VERSO IL PRESIDENTE UCRAINO, ACCUSATO DIETRO LE QUINTE DI ESSERE TROPPO INSISTENTE NELLA SUA RICHIESTA DI AIUTI PER L’UCRAINA. MELONI SI NUTRE DEL FASTIDIO PER LE MOSSE DI MACRON"
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
A tarda sera, arriva il sigillo sulla strategia decisa nelle ultime ore. Giorgia Meloni sente Donald Trump. Una telefonata cercata. Utile a mandare un segnale ai partner europei. Necessaria per calibrare la linea che terrà oggi, a Londra, con i big dell’Unione e della Nato. E con Volodymyr Zelensky. Al presidente Usa anticipa la linea che porterà a quel tavolo. Una posizione che guarda a Washington più di quanto fanno, e faranno, gli altri alleati.
Di fronte a un’Europa sconvolta dall’agguato politico a Volodymyr Zelensky, Giorgia Meloni dirà: «Senza Stati Uniti è difficile per noi europei sostenere l’Ucraina, bisogna dirselo con onestà». Poi aggiungerà: senza Washington, l’Europa è più debole. E dunque, «dobbiamo incontrarci».
volodymyr zelensky giorgia meloni foto lapresse 10
Parlerà oggi pomeriggio, prendendo la parola al vertice convocato a Londra dal premier britannico Keir Starmer. Proporrà un tempo, un luogo, un formato per non rompere con Washington. Il tempo: «Vediamoci il prima possibile», magari subito dopo il Consiglio europeo straordinario del 6 marzo (quello ordinario del 20-21 sembra davvero troppo lontano).
Quanto alla location, ripeterà quanto sostenuto per criticare il vertice convocato da Emmanuel Macron a Parigi: «La sede naturale è Bruxelles». Infine, il format: il preferito resta la Nato. Perché è in quel contesto, dirà Meloni, che possono ritrovarsi il tycoon e gli alleati europei, ma anche il turco Erdogan (con il quale oggi la premier spera di ritagliare un colloquio a tu per tu) e frammenti di occidente lontani come il Canada.
giorgia meloni emmanuele macron - eliseo - foto lapresse
C’è un’opportunità […]: nei prossimi giorni è prevista una riunione riservata e delicatissima tra i capi militari dei Paesi Nato. Servirà a discutere di Ucraina, ma soprattutto a testare le reali intenzioni degli Usa su ogni capitolo strategico: sorveglianza, difesa aerea e marittima, disposizione delle truppe, controllo delle reti tecnologiche. Ciò che più conta, sarà utile a capire se lascerà intatta la presenza dei militari americani in Europa. Ecco il passaggio a cui potrebbe agganciarsi, subito dopo, il vertice politico che intende proporre Meloni.
Certo, nominare l’alleanza significa irritare il Cremlino. E però, la premier non vede altra strada. Solo in quel contesto ritiene di poter riportare le capitali europee a sedere al tavolo con Putin, garantendo però al presidente americano il timone dell’occidente […] Roma ritiene davvero che non si possa prescindere dalle garanzie di sicurezza assicurate dagli americani.
La preoccupazione è tutta per preservare le numerose basi sulla penisola con presenza statunitense che permettono il livello massimo di deterrenza da eventuali attacchi.
Fin qui, la proposta italiana. […] Lo sfregio subito da Zelensky in mondovisione ha sconcertato Meloni. Si è sentita con Antonio Tajani, ha costruito una linea comunque più che prudente: l’Italia è l’unica grande capitale a non aver difeso il leader ucraino.
volodymyr zelensky giorgia meloni foto lapresse 3
Nelle ore successive, però, l’istinto e il cinismo politico hanno condotto la premier a riscrivere anche questo passaggio traumatico. Adesso trapela addirittura un accenno di fastidio per la gestione dell’incidente da parte di Zelensky. Come se spettasse a lui sottrarsi.
È un venticello che spira da settimane a Palazzo Chigi, dove il cerchio magico è sempre più freddo – per non dire ostile - verso il presidente ucraino, accusato dietro le quinte di essere troppo insistente nella sua richiesta di aiuti per l’Ucraina. Restare ancorati al tycoon senza strappare con l’Europa, allora: questa resta la linea, confermata con molta probabilità nel colloquio telefonico di ieri sera. Oggi, intanto, la premier vedrà Starmer a Londra, per un bilaterale a Downing street.
volodymyr zelensky giorgia meloni foto lapresse 7
Gli inglesi sono i meno europei tra gli europei, fuori dall’Unione, dunque a loro dovrebbe guardare Meloni per tenere un filo con Trump. Dovrebbe, perché neanche il feeling con il britannico sembra decollare. Sono sprazzi di strategia, conditi da una posizione difensiva che continua a nutrirsi del fastidio per le mosse dell’Eliseo.
VERTICE A PARIGI - GIORGIA MELONI EMMANUEL MACRON
giorgia meloni emmanuel macron. vertice europeo sull ucraina foto lapresse
DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI A MAR-A-LAGO