giorgia meloni europa ue

GIORGIA MELONI STA PROVANDO A CAMBIARE GLI EQUILIBRI EUROPEI CON UN NUOVO PATTO TRA POPOLARI E CONSERVATORI - CLAUDIO TITO: "A STRASBURGO IL GIUDIZIO NEI CONFRONTI DEI FRATELLI D'ITALIA È SEMPLICE. 'POSTFASCISTI'" - PER GOVERNARE ED ENTRARE NEL SALOTTO BUONO DELL'UE, LA PREMIER IN PECTORE DEVE PROVARE A SUPERARE QUELLA DEFINIZIONE CON UNA SORTA DI FIUGGI 2. FRATELLI D'ITALIA HA BISOGNO DI DARSI UNA NUOVA VESTE". IL PPE HA APERTO UN CANALE DI DIALOGO CON LA MELONI, LEADER DEI CONSERVATORI EUROPEI...

Claudio Tito per "la Repubblica"

GIORGIA MELONI

 

Un nuovo patto tra Popolari e Conservatori europei. Una chiave per farsi ammettere nei Palazzi dell'Ue dalla porta principale. Un percorso che possa portare fino alla condivisione, tra un anno e mezzo, di un candidato o una candidata alla presidenza della Commissione. E determinare un nuovo equilibrio politico nel Vecchio Continente.

Giorgia Meloni ci sta provando.

 

LA VIGNETTA DI LIBERATION SULLA VITTORIA DI GIORGIA MELONI ALLE ELEZIONI

Gli schemi che al momento gestiscono i rapporti di forza nel Parlamento e nella Commissione europea non agevolano la sua probabile presidenza del Consiglio. E spera possano cambiare. Anzi, ne ha bisogno. E il Ppe, per un interesse analogo, ha aperto definitivamente un canale di dialogo. Come ripete il presidente degli Europopolari, Manfred Weber, da quando sono stati resi noti i nostri risultati elettorali, «bisogna parlare con l'Italia e non dell'Italia».

 

 

BIGLIETTO DELLA FIGLIA GINEVRA A GIORGIA MELONI

Ma si tratta di un percorso che ha delle conseguenze. Anche dentro i confini nazionali. E non a caso, nello staff della leader di Fratelli d'Italia inizia a farsi sempre più spazio un'idea o forse una esigenza: organizzare una cosiddetta "Fiuggi 2". Una assemblea, una convenzione, uno spazio che porti il suo partito in un nuovo "luogo" politico. Come già fece Gianfranco Fini nel 1995 quando archiviò l'Msi. Le due operazioni, infatti, sono congiunte. Sono due facce della stessa medaglia. Due strumenti in grado di dissimulare il passato.

 

GIORGIA MELONI

Da gennaio scorso, allora, il dialogo tra i Conservatori e i Popolari si è via via intensificato. Tutto è nato con l'elezione di Roberta Metsola, popolare maltese, alla presidenza del Parlamento europeo. Il Ppe punta ad allargare le sue alleanze per mantenere la centralità conquistata nelle istituzioni europee ed ora traballante. Le "larghe intese" con i socialisti non bastano più. O meglio: non sono più convenienti. Più la politica dei "due forni": guardare a sinistra e a destra in base all'occorrenza. Tra i banchi di Strasburgo di recente si ricorre a questa battuta: «Il Ppe è il Ttf (la borsa del gas di Amsterdam, ndr ) della politica europea ». Ossia: il flusso del potere politico si quota solo nel loro mercato.

 

GIORGIA MELONI

Per questo nell'Unione si sta lentamente propagando questa intesa. Nella Repubblica Ceca c'è già una maggioranza di governo Ppe-Ecr. Ci sarà in Italia e in Svezia. È possibile che nella prossima primavera si realizzi anche in Spagna. L'idea promossa da Meloni e accolta dai vertici popolari è allora quella di trasferire questo schema a Bruxelles. Il Ppe consoliderebbe la sua primazia europea, l'Ecr, di cui Meloni è presidente, uscirebbe dal "cordone sanitario". E l'atto di nascita di questo Patto dovrebbe essere la prossima Commissione. Concordare uno "Spitzen-Kandidat".

 

Probabilmente un popolare. Ma non Ursula Von Der Leyen, espressione della vecchia maggioranza (senza contare che sarebbe l'ultimo regolamento di conti con il suo "nemico" interno Weber). E non un altro esponente proveniente dalla Germania: non si può eleggere un tedesco dopo una tedesca. E infatti le attenzioni si concentrano sulla stessa Metsola, nota ad esempio per le sue posizioni antiabortiste che la rendono particolarmente gradita a destra.

GIORGIA MELONI

 

In questo modo Fratelli d'Italia entrerebbe di fatto nel "risiko" delle poltrone europee e con una "wild card" che - nei progetti "meloniani" - dovrebbe rendere meno accidentato il suo percorso nell'Ue. Certo, i problemi non mancano. Ad esempio il ruolo dei polacchi dentro Ecr. Molto potenti e molto eurocritici. E il rapporto che Fdi ha sempre mantenuto con l'ungherese Orban e la francese Le Pen. Meloni ha bisogno di stringere l'intesa con il Ppe senza rinnegare i vecchi compagni di viaggio.

 

È un sentiero molto stretto e scivoloso che attraversa la realpolitik e la potenziale accusa di tradimento. Per lei, un'ambiguità indispensabile a non perdere voti a destra. Realpolitik, però, di cui hanno bisogno anche i popolari. Che hanno la possibilità di riconquistare posizioni nei governi nazionali (dopo averli persi quasi tutti) ed emarginare il Pse. Da questo punto di vista, considerano una vera cartina di tornasole il voto che il prossimo anno si terrà in Baviera. Dove puntano ad assestare un altro colpo alla Cancelleria del socialista Scholz.

 

SERGIO MATTARELLA GIORGIA MELONI MEME

Ma l'altra difficoltà ha radici in Italia. FdI ha bisogno di darsi una nuova veste. Un partito del 25% non può più rappresentare solo lo zoccolo duro degli estremisti. È portato ad allargare il suo spettro. Una "Fiuggi 2" è ormai considerata inevitabile. Per superare le perplessità di parte del Ppe. Altrettanto ineluttabilmente verrebbe messa in discussione la "Fiamma" nel simbolo, retaggio evidente della storia missina. A Strasburgo il giudizio nei confronti dei Fratelli d'Italia è semplice: "postfascisti". Per governare ed entrare nel salotto buono dell'Ue, la premier in pectore deve provare a superare quella definizione. O almeno dissimularla.

giorgia meloni vignetta artefattiGIORGIA MELONI GIORGIA MELONI GIORGIA MELONIGIORGIA MELONI AL SEGGIO ELETTORALE

Ultimi Dagoreport

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…