FUFFA CAPITALE – FERRARA VS PRISTIPINO CHE HA PARLATO DI ROMA “COME PALERMO ANNI ‘80”: “CI VOGLIONO RIFILARE UN BIDONE DI GIUSTIZIA POLITICA E SPETTACOLARE” – “ROMA È PIENA DI BUCHE, CHE SONO DIVERSE DALLE TOMBE DI CUI ERA PIENA PALERMO”

Giuliano Ferrara per “il Foglio

 

giuliano ferraragiuliano ferrara

Il procuratore è ascito pazz’: dovrei cominciare così il mio commento a un’incredibile intervista al Fatto quotidiano del dottor Michele Prestipino, procuratore aggiunto di Roma. Infatti il titolo corrisponde al contenuto, e questo è il titolo che mette il pensiero del procuratore tra opportune virgolette: “ROMA COME PALERMO ANNI 80 - NESSUNO VUOL VEDERE LA MAFIA”.

 

Le due affermazioni infatti, e sia detto con il massimo rispetto per l’autorità inquirente intervistata, braccio destro del dottor Giuseppe Pignatone, e sia detto con il giusto timore di nuove moleste querele intese a mettermi il bavaglio, sono con ogni evidenza demenziali. Metto anch’io tra virgolette “demenziali”.

 

Chiunque osservi lo svolgersi, dall’inizio fino alle ultime curve, dell’inchiesta denominata “mafia capitale” di due cose è certo: 1) Roma è piena di buche, ma la Palermo degli anni 80 era piena di tombe, e tra i due tipi di fossa nel terreno c’è una sicura differenza di qualità (inoltre a Palermo si sentivano crepitare i mitra, qui chiacchiere telefoniche registrate ai sensi del 416 bis);

PM MICHELE PRESTIPINOPM MICHELE PRESTIPINO

 

2) qui tutti, dico tutti tutti tutti, con rarissime e minoritarie eccezioni, vogliono vedere la mafia, si eccitano nel vedere la mafia per ogni dove, e telegiornali, opinionisti, giudici-scrittori, scrittori-giudici, esperti, resocontisti, cronisti, amministratori, politici e altri moralizzatori in attesa di moralizzazione, senza distinzione tra destra e sinistra, tra politica e antipolitica, sono uniti e compatti, nella capitale della mafia e sul piano nazionale, nell’offrire al pubblico la versione mafiosa della corruzione municipale e della degenerazione corrotta di una parte del sistema cooperativo assistenzialista messo in piedi con prosopopea dai soliti circoli che puntano sempre e da sempre sull’economia controllata, burocratizzata e fondata su un uso spericolato della spesa pubblica.

 

giuseppe pignatonegiuseppe pignatone

A parte una dozzina di invettive firmate da chi scrive, e irridenti e critiche verso l’impostazione dell’indagine, si sono poi registrate tra coloro che hanno dissentito, più o meno blandamente, uno scrittore loquace in un paio di interviste, l’onorevole Emanuele Fiano del Pd ad “Agorà” (“non capisco perché Pignatone abbia voluto mettere il bollino della mafia all’inchiesta sulla corruzione”), e un magistrato della Corte dei Conti al quale pare che la mafia con quanto è successo tra una mazzetta e l’altra non c’entri una mazza.

 

Stop. Accreditare, come fa il dottor Prestipino, l’isolamento in un mondo di incomprensione e di omertà del manipolo di coraggiosi che ha elevato l’accusa di mafia contro Carminati, Buzzi e soci, e suggerire espressamente che le obiezioni sono fatte per convenienza politica o altro, magari peggio, vuol dire avere smarrito completamente un uso appena decente della ragione democratica e dell’arte liberale di confrontare le proprie idee e le proprie pratiche di diritto con il diritto alla critica delle idee e delle pratiche del diritto o giurisdizionali.

 

E questo – oltre al grottesco di paragonarsi a Falcone e Borsellino nella battaglia di ridotte dimensioni contro cravattari e malavitosi in combutta con funzionari municipali e pubblici ufficiali corrotti – è un fenomeno pericoloso.

MASSIMO CARMINATI MASSIMO CARMINATI

 

Lo ricorda nel suo splendido e coraggioso pamphlet il dottor Piero Tony, un magistrato di sinistra uscito in anticipo dalla corporazione per gridare la sua verità contro l’omertà (quella vera), dopo essere stato insignito da Indro Montanelli della palma di miglior oratore forense d’Italia: Tony, che non è uno dei Sopranos, parla di inchieste reportage, di vanità e protagonismo di molti colleghi e di tendenza sistematica a calpestare le norme e la cultura del diritto da parte di avanguardie fanatizzate della giustizia spettacolo alleata del sistema dei media, e scusate se è poco.

 

MASSIMO CARMINATI NEGLI ANNI OTTANTAMASSIMO CARMINATI NEGLI ANNI OTTANTA

L’intervista del dottor Prestipino dovrebbe ristabilire la verità dei fatti, e i fatti consisterebbero nell’aver egli scoperto, insieme con i suoi colleghi e il suo capo, che annunciò la buona nuova in anticipo a un convegno del Partito democratico di Roma, una sorta di originalissima mafia alla romanesca, diversa dalla mafia palermitana o corleonese (bontà sua) ma analoga ad essa dallo stesso metodo violento e ricattatorio nella collazione dei benefici corruttivi.

 

A sostegno di quanto detto si portano sentenze e verdetti della Cassazione, e altri spunti investigativi su fenomeni di criminalità minore e media che sono da sempre lo sfondo della criminalità comune e della sua pretesa di mettere in soggezione o di intortare chi può consentire l’appalto lucroso o determinare il prevalere di un gruppo sull’altro.

 

salvatore buzzi con il quarto stato alle spallesalvatore buzzi con il quarto stato alle spalle

Mancano le famiglie, il controllo del territorio, le armi, i morti a catena, le guerre urbane, il linguaggio, le tradizioni criminali di Cosa nostra nella Sicilia anni 80; mancano i grandi malloppi, il sacco dell’Urbe come il sacco di Palermo, mancano i requisiti minimi per l’accusa di associazione mafiosa ex 416 bis, manca tutto, mancano per l’appunto i fatti, ma non la buona volontà di inquirenti e giornali da sbarco inquirente nel fare di Roma una Capitale della mafia, nel tappare la bocca a chi dissenta anche con mezzi ricattatori come le querele e l’accusa di complicità o connivenza o collusione, nella pretesa di vedersi convalidare uno statuto speciale e carriere speciali.

 

matteo calvio lo spezzapollici di massimo carminati  8matteo calvio lo spezzapollici di massimo carminati 8

Lo dico da romano di tre generazioni, da virgulto invecchiato di una famiglia di specchiata onestà (chissà perché si dice “specchiata”) e di matrice liberale e comunista, lo dico da persona libera che usa il cervello, quando gli funzioni, per cercare di capire la realtà con la chiave di volta del senso comune o del buon senso comune se preferite: questa inchiesta sa di politica, il che è già una critica radicale, ma sa anche di eccesso mediatico, di complicità con le procedure di formazione e deformazione dell’opinione pubblica, di protagonismo impazzito della vanità personale e di gruppo.

 

Non posso escludere che ci sia perfino un elemento di buona fede, cioè di ignorante presunzione di aver saputo vedere la mafia dove non c’è, con autentica vocazione a scambiare i dati della realtà e a prendere fischi per fiaschi, ma questa è solo un’aggravante.

 

matteo calvio lo spezzapollici di massimo carminati  7matteo calvio lo spezzapollici di massimo carminati 7

Quando insultano i due o tre che non vogliono vedere la mafia, e lo fanno per convenienza o per calcolo, mentre pratiche mafiose dilagano nella città di Roma, si tenta un’operazione farraginosa ma non meno pericolosa di mascariamento e di riduzione all’infamità collusa di gente perbene che ha il diritto di ripetere: quelli che avete preso sono dei corrotti, sono anche dei malavitosi e dei personaggi borderline, sono anche clan o famigliole di criminali con un insediamento territoriale, come è tipico delle forme criminali in tutte le città del mondo, e a faticare (mi voglio rovinare) troverete anche qualche parente siciliano o calabrese tra gli inquisiti, ma non sono espressione di una rete mafiosa minimamente comparabile alla Palermo degli anni 80.

 

Se volete di forza affermare questa visione delle cose, o lo fate perché siete asciti pazz’ o perché vi considerate troppo furbi, e potete farlo solo perché la consegna della ragione è rimasta a piccole minoranze intransigenti, come la nostra, nel proposito di non farsi rifilare un bidone di giustizia politica e spettacolare mascherata da crociata antimafiosa.

Ultimi Dagoreport

francesco lollobrigida

DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL GIORNO: “QUANTE GUERRE NON CI SAREBBERO STATE DI FRONTE A CENE BEN ORGANIZZATE?”. E TRA UNA CAZZATA E UNA GAFFE, FERMAVA PURE I TRENI - DOPO DUE ANNI DI LOLLISMO SENZA LIMITISMO, QUESTA ESTATE, UNA VOLTA SEGATO DALLA MOGLIE, LA SORELLA D’ITALIA ARIANNA MELONI, È SCOMPARSA LA NOSTRA RUBRICA PREFERITA: “LA SAI L'ULTIMA DI LOLLOBRIGIDA?”. ZAC!, IL SILENZIO È SCESO COME GHIGLIOTTINA SUL MINISTRO DELL’AGRICOLTURA (PER MANCANZA DI PROVE). DALLA “BANDA DEI QUATTRO” DI PALAZZO CHIGI (LE DUE MELONI, FAZZOLARI E SCURTI), ERA PARTITO L’ORDINE DI CUCIRGLI L’EFFERVESCENTE BOCCUCCIA (STESSO TRATTAMENTO ALL’ALTRA “PECORA NERA”, ANDREA GIAMBRUNO). A QUESTO PUNTO, NON ESSENDO ANCORA NATO UN MOVIMENTO DI LIBERAZIONE DEL REIETTO, L’EX STALLONE DI SUBIACO SI E’ MESSO IN TESTA DI FORMARE UN… - VIDEO, TUTTE LE GAFFES!

giorgia meloni marina berlusconi paolo barelli sigfrido ranucci antonio tajani

DAGOREPORT - DOPO LE VIOLENTE POLEMICHE PER LA PUNTATA SU BERLUSCONI-DELL’UTRI-MAFIA, DOMENICA PROSSIMA LA CAVALIERA MARINA POTREBBE PERSINO INVIARE UNA LETTERA DI RINGRAZIAMENTO A RANUCCI - '’REPORT’’ SCODELLERÀ UN SERVIZIO AL VETRIOLO SU PAOLO BARELLI, FEDELISSIMO SCUDIERO DI ANTONIO TAJANI, DEL QUALE DIVENTERÀ PRESTO CONSUOCERO - CON TAJANI RIDOTTO A CAVALIER SERVENTE DELLA DUCETTA, L'IMPERO BERLUSCONIANO HA BISOGNO DI UN PARTITO CON UNA NUOVA E CARISMATICA LEADERSHIP. MA MARINA E PIER SILVIO HANNO TEMPI LENTISSIMI PRIMA DI TRASFORMARE LE PAROLE IN FATTI. NON SONO RIUSCITI NEMMENO A OTTENERE DA TAJANI LA MESSA IN FUORIGIOCO DI BARELLI E GASPARRI - ORA VEDIAMO SE “REPORT” RIUSCIRÀ A DARE UNA SPINTARELLA AL CAMBIO DI GUARDIA DENTRO FORZA ITALIA…

matteo salvini roberto vannacci luca zaia lorenzo fontana calderoli massimiliano fedriga romeo lega

DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA MELONI (SUL RITORNO AL VIMINALE, AUTONOMIA E TERZO MANDATO), ''TRADITO'' PURE DA VANNACCI, PER IL “CAPITONE” STA ARRIVERANDO IL MOMENTO IN CUI DOVRA' DECIDERE: RESTARE LEADER DELLA LEGA O RESTARE AL GOVERNO COME SACCO DA PUGNI DELLA DUCETTA? - LA CRISI POTREBBE ESPLODERE ALLE PROSSIME REGIONALI IN VENETO: SE ZAIA PRESENTASSE UN SUO CANDIDATO NELLA LIGA VENETA, SALVINI SCHIEREREBBE LA LEGA A SUPPORTO DEI “DOGE-BOYS” CONTRO IL CANDIDATO FDI DELLA DUCETTA, SFANCULANDO COSI' L'ALLEANZA DI GOVERNO, O RESTEREBBE A CUCCIA A PALAZZO CHIGI, ROMPENDO IL CARROCCIO? AH, SAPERLO...

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO