boschi padre

IL GIURAMENTO DI LADY ETRURIA - ALTRO CHE BOOMERANG! E’ GRAZIE SOLTANTO ALLA MOZIONE DI SFIDUCIA DEI GRILLINI CHE NELL’AULA DI MONTECITORIO MARIA ETRURIA BOSCHI E’ STATA COSTRETTA A PROMETTER CHE SI DIMETTERA’ DA MINISTRO SE “ANCHE INDIRETTAMENTE” SUO PADRE LUIGI RISULTASSE STATO FAVORITO DAL GOVERNO RENZI

Maria Elena Boschi in Aula Maria Elena Boschi in Aula

DAGOANALISI

A leggere i giornaloni dei poteri marciti l’autoassoluzione della ministra Maria Elena Boschi nell’aula di Montecitorio da parte della sua ampia maggioranza, segnala non tanto una vittoria (scontata) del governo Renzi e della sua Lady Etruria, ma alla fine quel voto si sarebbe trasformato in un boomerang per il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Il che, come vedremo, è tutto da dimostrare.

 

Maria Elena Boschi sui banchi del governo Maria Elena Boschi sui banchi del governo

Di certo la mozione di sfiducia nei confronti della figlia di governo dell’ex vicepresidente di Banca Etruria, Pier Luigi Boschi, ha prodotto l’ennesima spaccatura nel centro destra tra la Lega e Forza Italia. Ed è l’unico reale punto politico incassato dal premier cazzaro impegnato a Bruxelles a litigare pure con l’ostico cancelliere, Angela Merkel.

 

Maria Elena Boschi in Aula Maria Elena Boschi in Aula

Tanto per non farsi mancare nulla nella settimana di passione in cui il ducetto di Rignano sull’Arno stava provocando le dimissioni di Ignazio Visco da Bankitalia. Per adesso, il governatore è stato trattenuto in via Nazionale soltanto grazie alla moral suasion esercitata con discrezione dal Capo dello stato. Tant’è che il diretto interessato è stato costretto a rompere il tradizionale silenzio (intervista a la Repubblica e omelia da Fazio in tv) non soltanto per smentite le voci (vere!) sulla sua uscita anticipata da Bankitalia.

 

maria elena boschi mozione di sfiducia alla camera maria elena boschi mozione di sfiducia alla camera

Dopo il faccia a faccia con Mattarella con le sue rassicurazioni, Ignazio Visco si è sentito obbligato a difendere pubblicamente l’operato del suo istituto la cui autonomia è stata comunque violata con la scelta del governo di affidare al magistrato pigliatutto, Raffaele Cantone, anche la tutela del risparmio bancario. Una ferita che, comunque, resta aperta tra via Nazionale e palazzo Chigi.

 

Ma tornando al caso Boschi: siamo poi così sicuri che si sia trattato di un autogol degli sprovveduti deputati pentastellati? Una sconfitta, pensiamo messa nel conto dai presentatori della sfiducia alla Boschi, ben prima della chiamata al voto alla Camera. Si farebbe fatica a immaginare che i 5 Stelle puntassero a ribaltare l’esito di un match in cui i numeri erano ampiamente dalla parte dell’avversario, il centro sinistra. O no?

DISEGNI SU BOSCHI RENZIDISEGNI SU BOSCHI RENZI

 

Già. Si è mai vista una maggioranza che condanna alla forca un suo rappresentante di governo? Quando mai! E allora cosa dovevano inventarsi i grillini di fronte allo scandalo bancario dell’Etruria? Fare finta di niente davanti a una vergogna che ha messo sul lastrico i poveri risparmiatori?  

 

Uno scandalo su cui aleggia il sospetto (forte) che il governo Renzi&Boschi abbia agito – con un decreto d’urgenza e a quanto sembra in pieno conflitto d’interessi -, per togliere le castagne del fuoco agli ex amministratori-parenti dell’istituto aretino. Una vicenda che sta facendo traballare lo stesso potere di sorveglianza della Banca d’Italia e della Consob. 

 

PADOAN BOSCHIPADOAN BOSCHI

Forse i grillini, secondo i loro critici, dovevano aspettare quella commissione d’inchiesta (solo annunciata) sul marciume bancario emerso non soltanto nella terra dei Boschi? Aspettare che il governo dell’ignoto ministro del Tesoro (suo), Pier Carlo Padoan, coprisse lo scandalo con qualche mancia-rimborso ai truffati per zittirli? Oppure lasciare ai media e alla magistratura il compito di assolvere e condannare prima di un processo la cattiva politica? “Non è una buona ragione non cercare di vincere soltanto perché si è battuti in partenza”, affermava il protagonista di Harper Lee nel libro “Il buio oltre la siepe”.

IGNAZIO VISCOIGNAZIO VISCO

 

A differenza del bravo Antonio Padellaro del Fatto impegnato a fare chiarezza sullo scandalo Etruria, a noi non sembra sia stato un errore (autogol) quello di offrire un “piedistallo” (istituzionale) alla Boschi “per proclamare la propria onestà e trasparenza” così da riaffermare la sua “immagine esemplare di figlia devota…”.

 

E per alcune ragioni ragionevoli. Intanto, la ministra è stata costretta a una passerella istituzionale cui avrebbe fatto volentieri a meno. E non è stata una passeggiata di salute pur comprendendone la sua umana sofferenza nel difendere il genitore Luigi.

renzi cantonerenzi cantoneraffaele cantoneraffaele cantone

 

Nell’aula di Montecitorio, inoltre, la ministra Maria Elena Boschi ha dovuto solennemente affermare (giurare) che se - sia pure “indirettamente” -, ci fosse stato “favoritismo del governo nei confronti del padre” lei sarebbe “la prima a ritenere necessarie le dimissioni”. E si stratta di un’asserzione a futura memoria non da poco, considerando che siamo soltanto alle prime battute dell’inchiesta giudiziaria sulla Banca Etruria.

 

Parole impegnative che forse non avremmo mai ascoltato senza il passaggio alla Camera imposto dal gruppo pentastellato. E a volte, ammoniva Winston Churchill in un discorso alla Camera dei Comuni del 1942, “i problemi della vittoria sono più gradevoli di quelli della sconfitta, ma non meno difficili a risolversi”. Anche per la Boschi e il governo Renzi, che poco hanno a spartire con il grande statista del Regno Unito.

 

 

 

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