giuseppe conte

“HO DETTO ALLA COMMISSIONE EUROPEA, AIUTATECI. MA LA STABILITÀ SOCIALE CONTA PIÙ DI QUELLA FINANZIARIA” – GIUSEPPE CONTE SI FA CONCAVO E CONVESSO PER LA TRATTATIVA CON BRUXELLES: “LE RIFORME LE FACCIAMO: IL PROBLEMA È FARLE BENE. E SE SARÀ POSSIBILE RECUPERARE DEI SOLDI, LO FAREMO, POSSIBILMENTE DESTINANDOLI AGLI INVESTIMENTI. IO NON CERCO ALIBI, MA NON NE DARÒ”

Massimo Franco per “il Corriere della Sera”

 

«La partita con l' Europa non sarà facile, lo so bene. Ho detto alla Commissione: "Aiutateci". Ma le riforme le facciamo, non torniamo indietro. Il problema è farle bene. E se sarà possibile recuperare dei soldi, lo faremo, possibilmente destinandoli agli investimenti. Io non cerco alibi, ma non ne darò».

giuseppe conte 3

 

Giuseppe Conte si prepara a una lunga trattativa con le istituzioni di Bruxelles. E probabilmente, ma questo non lo dice, con i proprietari del «contratto di governo»: i suoi due vice Luigi Di Maio, leader del Movimento Cinque Stelle, e Matteo Salvini, capo della Lega. E in questa conversazione informale col Corriere racconta di avere avvertito il commissario Pierre Moscovici che «la stabilità sociale conta più di quella finanziaria: basta vedere le proteste dei gilet gialli in Francia». Sostiene di essere consapevole «di essere salito, non sceso in politica». E ostenta una sicurezza che qualche mese fa non aveva, o forse teneva solo accuratamente nascosta. Eppure, è parte della spiegazione del «mistero Conte».

 

giuseppe conte a casa casamonica

Il mistero di un presidente del Consiglio «invisibile», che in cinque mesi è andato a una sola trasmissione televisiva; che viene dileggiato dalle opposizioni per l' apparente irrilevanza. E tuttavia risulta, a sorpresa, in cima ai sondaggi di popolarità con oltre il 60 per cento del gradimento.

 

L'immagine del «premier senza qualità» è difficile da scalfire. Eppure, viene il sospetto che alla propria debolezza, Conte non creda affatto. A Palazzo Chigi sopravvive bene. E sembra essersi costruito un piedistallo sotterraneo, attraverso il quale custodisce e costruisce un' immagine di non leaderismo, che a un'opinione pubblica piace. In una fase nella quale la politica muscolare seduce e insieme irrita e divide, il premier è acquattato in una dimensione «operativa» e lontana dalle risse.

luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria

 

Così, dello scontro un po' vero, un po' d' ufficio, tra Di Maio e Salvini, finisce per essere un beneficiario: un abile equilibrista che gode della fiducia di entrambi. Evita di farsi infilare nelle polemiche nelle quali le opposizioni cercano di calamitarlo con giudizi sprezzanti su di lui. E non si vergogna di definirsi, ormai, un politico.

 

«Io non sono sceso in politica, come ultimamente disse qualcuno di sé. Io in politica sono salito, e ne sono consapevole. Perché ritengo la politica un'arte nobile, se messa al servizio del Paese», rivendica con parole non si sa bene se molto candide o solo molto furbe. Privatamente, tende a parlare di Unione Europea e Nato come punti di riferimento. Ma sa bene che dirlo in pubblico sarebbe una mezza bestemmia, stretto com' è tra le inclinazioni putiniane e euroscettiche di Matteo Salvini, e l' europeismo a intermittenza di Di Maio.

giuseppe conte dmitri medvedev

 

Eppure, a Bruxelles hanno finito per considerarlo l'unico interlocutore possibile di questa Italia populista e in deficit. Di lui, Di Maio dice che ha una capacità di resistenza tale da sfiancare gli interlocutori, più tenacia e pazienza. E la descrizione porta a nutrire qualche dubbio sull' immagine discreta, umile che tende a trasmettere. In cinque mesi è riuscito a navigare tra i due «contraenti» senza bruciarsi.

 

In passato era il primo a sorprendersi. Ora ha preso un po' le misure a se stesso e al ruolo inopinato che ricopre. E si mostra orgoglioso degli attestati che riceve. Così ha preso coraggio, lasciando emergere doti da navigatore insospettate: quelle che inducono a ritenerlo difficilmente sostituibile, se regge l' intesa Di Maio-Salvini.

 

Qualche mese fa non l'avrebbe detto nessuno. Ma oggi viene da pensare che non sarebbe così facile silurarlo senza disdire l' intero «contratto di governo». All' ultima cena avuta con i vertici della Commissione, il presidente Jean-Claude Juncker, il suo vice Valdis Dombrovskis e il commissario agli affari economici, Pierre Moscovici, Conte è riuscito a dire loro di sentirsi più europeista di tanti capi di altri governi. E a tenere una lezione su un' Europa che si è messa su un piano inclinato, e deve cambiare passo altrimenti si frantuma.

 

giuseppe conte a 'italia a 5 stelle' 7

Si può immaginare con quanta gioia quei professionisti consumati abbiano ascoltato il giurista venuto politicamente dal nulla. A Moscovici che insiste sui pericoli di una manovra economica italiana destinata a far lievitare il debito pubblico, Conte ha avuto l' ardire di ricordare le magagne francesi.

 

«Pierre», ha detto al commissario europeo, «guarda che in società complesse come le nostre la stabilità sociale è più importante di quella finanziaria. Pensa alla tua Francia: prima avete avuto la rivolta delle "banlieues", delle periferie. Ora avete la protesta dei "gilet gialli". Sono segnali da non trascurare». Non è chiaro quanto le sue spiegazioni siano state apprezzate. Ma è un fatto che il premier sia tornato a Roma preceduto da istantanee cordiali con i detrattori dell' Italia giallo-verde.

GIUSEPPE CONTE PAOLO SAVONA

 

Il canale della trattativa che si era ostruito a forza di insulti reciproci, si è in qualche misura riaperto. Quanto e per quanto non si può ancora dire. La riapertura in sé, però, è una novità positiva: anche perché potrebbe allontanare le tentazioni elettorali di Salvini. Forse, tra le tante incognite la principale è il ritorno del grillino Alessandro Di Battista dal lungo pellegrinaggio sudamericano con compagna e figlio.

 

Sarà una stampella elettorale importante in vista delle Europee, per un Di Maio in ambasce per i sondaggi dispettosi. Ma potrebbe incrinare l'equilibrio con Salvini, di cui Conte è esecutore e, ormai, anche un po' garante. Sempre che torni, per poi magari ripartire per un altro anno sabbatico. Nel M5S qualcuno ne parla. E qualcuno, segretamente, lo spera.

Ultimi Dagoreport

volodymyr zelensky bin salman putin donald trump xi jinping

DAGOREPORT – COME SI E' ARRIVATI AL CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI TRA RUSSIA E UCRAINA? DECISIVI SONO STATI IL MASSICCIO LANCIO DI DRONI DI KIEV SU MOSCA, CHE HA COSTRETTO A CHIUDERE TRE AEROPORTI CAUSANDO TRE VITTIME CIVILI, E LA MEDIAZIONE DI BIN SALMAN CON TRUMP - E' BASTATO L’IMPEGNO MILITARE DI MACRON E STARMER PER DIMOSTRARE A PUTIN CHE KIEV PUÒ ANCORA FARE MOLTO MALE ALLE FRAGILI DIFESE RUSSE - NON SOLO: CON I CACCIA MIRAGE FRANCESI L'UCRAINA PUÒ ANDARE AVANTI ALTRI SEI-OTTO MESI: UN PERIODO INACCETTABILE PER TRUMP (ALL'INSEDIAMENTO AVEVA PROMESSO DI CHIUDERE LA GUERRA “IN 24 ORE”) – ORA CHE MOSCA SI MOSTRA “SCETTICA” DAVANTI ALLA TREGUA, IL TYCOON E IL SUO SICARIO, JD VANCE, UMILIERANNO PUBBLICAMENTE ANCHE PUTIN, O CONTINUERANNO A CORTEGGIARLO? - LA CINA ASPETTA AL VARCO E GODE PER IL TRACOLLO ECONOMICO AMERICANO: TRUMP MINIMIZZA IL TONFO DI WALL STREET (PERDITE PER 1000 MILIARDI) MA I GRANDI FONDI E I COLOSSI BANCARI LO HANNO GIÀ SCARICATO…

ursula von der leyen giorgia meloni elon musk donald trump

DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI FUORI DAI CONFINI NAZIONALI - MELONI PRIMA SI VANTAVA DELL’AMICIZIA CON MUSK E STROPPA E DELLA “SPECIAL RELATIONSHIP” CON TRUMP, ORA È COSTRETTA A TACERE E A NASCONDERSI PER NON PASSARE COME "AMICA DEL GIAGUARO" AGLI OCCHI DELL'UE. E, OBTORTO COLLO, E' COSTRETTA A LASCIARE A STARMER E MACRON IL RUOLO DI PUNTO DI RIFERIMENTO DELL'EUROPA MENTRE SALVINI VESTE I PANNI DEL PRIMO TRUMPIANO D’ITALIA, L'EQUILIBRISMO ZIGZAGANTE DELLA GIORGIA DEI DUE MONDI VIENE DESTABILIZZATO ANCOR DI PIU' DAL POSIZIONAMENTO ANTI-TRUMP DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO MERZ CHE FA SCOPA COL POLACCO TUSK, E LEI RISCHIA DI RITROVARSI INTRUPPATA CON IL FILO-PUTINIANO ORBAN - IL COLPO AL CERCHIO E ALLA BOTTE DEL CASO STARLINK-EUTELSAT...

elly schlein luigi zanda romano prodi - stefano bonaccini goffredo bettini dario franceschini

DAGOREPORT – PD, UN PARTITO FINITO A GAMBE ALL'ARIA: LA LINEA ANTI-EUROPEISTA DI SCHLEIN SULL’UCRAINA (NO RIARMO) SPACCA LA DIREZIONE DEM ED ELETTORI - SOLO LA VECCHIA GUARDIA DI ZANDA E PRODI PROVANO A IMPEDIRE A ELLY DI DISTRUGGERE IL PARTITO – LA GIRAVOLTA DI BONACCINI, CHE SI È ALLINEATO ALLA SEGRETARIA MULTIGENDER, FA IMBUFALIRE I RIFORMISTI CHE VANNO A CACCIA DI ALTRI LEADER (GENTILONI? ALFIERI?) – FRANCESCHINI E BETTINI, DOPO LE CRITICHE A ELLY, LA SOSTENGONO IN CHIAVE ANTI-URSULA - RISULTATO? UN PARTITO ONDIVAGO, INDECISO E IMBELLE PORTATO A SPASSO DAL PACIFISTA CONTE E DAL TUMPUTINIANO SALVINI CHE COME ALTERNATIVA AL GOVERNO FA RIDERE I POLLI…

ursula von der leyen elisabetta belloni

FLASH – URSULA VON DER LEYEN HA STRETTO UN RAPPORTO DI FERRO CON LA SUA CONSIGLIERA DIPLOMATICA, ELISABETTA BELLONI – SILURATA DA PALAZZO CHIGI, “NOSTRA SIGNORA ITALIA” (GRILLO DIXIT) HA ACCOMPAGNATO LA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NEL SUO VIAGGIO IN INDIA, SI È CIRCONDATA DI UN PICCOLO STAFF CHE INCLUDE GLI AMBASCIATORI MICHELE BAIANO E ANDREA BIAGINI – URSULA, PER FRONTEGGIARE L’URAGANO TRUMP, HA APPIANATO LE TENSIONI CON IL NEO-CANCELLIERE TEDESCO, FRIEDRICH MERZ (LEI ERA LA COCCA DELLA MERKEL, LUI IL SUO PIÙ ACERRIMO RIVALE). PACE FATTA ANCHE CON LA NEMESI, MANFRED WEBER…

emmanuel macron donald trump keir starmer xi jinping elon musk

DAGOREPORT – COME MAI LA GRAN BRETAGNA, PAESE STORICAMENTE GEMELLATO CON GLI STATI UNITI, SI E' RIAVVICINATA DI COLPO ALL'EUROPA, DIMENTICANDO LA BREXIT? DIETRO LA SORPRENDENTE SVOLTA DI KEIR STARMER CI SONO STATI VARI INCONTRI TRA I GRANDI BANCHIERI ANGLO-AMERICANI SPAVENTATI DAL CAOS ECONOMICO CREATO DAI DAZI DI TRUMP E DALLE CRIPTOVALUTE DI MUSK - DI QUI, SONO PARTITE LE PRESSIONI DEL CAPITALISMO FINANZIARIO SU KEIR STARMER PER UNA SVOLTA EUROPEISTA SULL'ASSE PARIGI-LONDRA CHE OPPONGA STABILITÀ E RAGIONEVOLEZZA ALLE MATTANE DELLA CASA BIANCA – ANCHE LA CINA, CHE HA RIPESCATO I VECCHI CAPITALISTI COME IL FONDATORE DI ALIBABA JACK MA, SI STA PREPARANDO A RISPONDERE ALLA DESTABILIZZAZIONE TRUMPIANA (XI JINPING HA NELLA FONDINA UN'ARMA MICIDIALE: 759 MILIARDI DI TITOLI DEL DEBITO USA. UNA VOLTA BUTTATI SUL MERCATO, SALTEREBBE IN ARIA TUTTO...)

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - ZELENSKY? VATTELA PIJA ‘NDER KURSK! LA CONTROFFENSIVA RUSSA NELLA REGIONE OCCUPATA DAGLI UCRAINI È IL FRUTTO DELLO STOP AMERICANO ALLA CONDIVISIONE DELL’INTELLIGENCE CON KIEV: SENZA L’OCCHIO DELLO ZIO SAM, LE TRUPPE DI ZELENSKY NON RESISTONO – IL TYCOON GODE: I SUCCESSI SUL CAMPO DI PUTIN SONO UN’ARMA DI PRESSIONE FORMIDABILE SU ZELENSKY. MESSO SPALLE AL MURO, L’EX COMICO SARÀ COSTRETTO A INGOIARE LE CONDIZIONI CHE SARANNO IMPOSTE DA USA E RUSSIA A RIAD…