1. GIUSEPPE VERDI RIPUDIATO NELLA “SUA” MILANO: UNA “STECCA” CHE IRRITA IL COLLE 2. TRA LA GAFFE CLAMOROSA (IL MANCATO SUONO DELL’INNO DI MAMELI PRIMA DELL’APERTURA DEL SIPARIO) E RUMORI FUORI SCENA (SBADIGLI E PORTE SBATTUTE DAI RITARDATARI), ALLA “SCALA” IRROMPE IL CAVALIER POMPETTA NEI PANNI DEL “FANTASMA DELL’OPERA” 3. GUAI FAR NOTARE AL SOVRINTENDENTE STÉPHANE LISSNER, PROPRIO LUI CHE PARLA DI RISPARMI, CHE PER IL RUOLO DI ELSA PAGATI CACHET PROFUMATI A BEN TRE SOPRANO! 4. C’E’ CHI LUSTRA GLI SPARTITI E CHI NEL SOTTO-SCALA, COME IL MAESTRO DANIEL BARENBOIM, SBAVA COME UN LUMACONE CON RIGOR MONTIS PER UNA RICONFERMA FINO AL 2015 5. INCONTRI RAVVICINATI DEL TERZO TIPO A CASA PASSERA-SALZA E AL RISTORANTE “BOECC”

A cura di Gluck per Dagospia

1. POVERO GIUSEPPE VERDI RIPUDIATO NELLA "SUA" MILANO
Venerdì 7 dicembre un fantasma si aggirava alla "Scala" in occasione della prima del "Lohengrin".
No, non era l'ombra del grande Giuseppe Verdi ignorato dai soloni indebitati del teatro Piermarini nel bicentenario della sua nascita. La scelta di aprire la stagione con il coetaneo del maestro di Busseto, Richard Wagner, è stata stigmatizzata dai pochi ancora capaci di resistere al fascino dell'istituzione "Scala", che naviga beatamente tra i debiti e lascia all'opera di Roma, diretta da Riccardo Muti, l'onore di ricordare al meglio il Verdi tradito dalla "sua" Milano. E, assente il capo dello Stato, i padroni di casa si dimenticano pure di far suonare l'Inno di Mameli prima dell'apertura del sipario. Se ne ricorderanno alla fine, a gaffe consumata e registrata in mondovisione. E dopo telefonata stizzita di Giorgio Napolitano.

2. UNA "STECCA" ISTITUZIONALE CHE IRRITA IL COLLE
Insomma, una partenza con tanto di stecca (istituzionale) che viene (sot)taciuta per carità di patria (scaligera).
Soltanto la Regina incontrastata delle cronache culturali, Natalia Aspesi ("la Repubblica"), e il musicologo, Pallino Isotta ("Corriere della Sera), appunto due lodevoli eccezioni, non spargono incenso sulla "Scala" trasfornata in sotto-Scala, "a prescindere", come diceva Totò.

Non è stato uno spettacolo "trionfale" il "Lohengrin" cantato in tedesco (quattro ore e passa) e diretto con modesta onestà professionale da Daniel Barenboim.
Guai, però, a rilevarlo nei titoli!
Guai far notare al sovrintendente Stéphane Lissner proprio lui che parla di risparmi, che per il ruolo di Elsa sono stati pagati cachet profumati a ben tre soprano!

3. TRE SOPRANO E TRE CACHET PER IL RUOLO DI ELSA
Un record sì, questo del teatro scaligero.
E soltanto grazie ai re Magi, Abramo Bazoli, Paolo Scaroni e Francesco Micheli (avvistato sulle nevi di St.Moritz) , il teatro è potuto tornare in possesso di alcuni preziosi cimeli verdiani messi all'incanto alla Sotheby's di Londra. Asta di cui il capataz francese neppure sapeva l'esistenza così impegnato a contare i soldi del tesoretto accumulato (7 milioni di euro) durante la sua lunga permanenza alla guida della "Scala".

Ma l'ombra oscura che aleggiava sopra il palco reale occupato dal premier dimissionario, Mario Monti, non era nemmeno quella del presidente Giorgio Napolitano che, avvisato anzitempo da Gianni Letta sulle mosse (funeste) del redivivo Cavalier Pompetta, era rimasto prudentemente chiuso al caldo del Quirinale.

Lo spettro che svolazzava sotto le volte restaurate del Piermarini era quello impalpabile e beffardo di Berlusconi. Tanto da far sussurrare a qualcuno seduto in platea: "Oggi va in scena il Fantasma dell'opera con protagonista Silvio".

Molte delle sciure incipriate accompagnate di malavoglia dai consorti ingessati (nello smoking), che si sono sorbite la maratona musicale in tedesco - senza capire un'"acca" su quanto stava accadendo sulla scena -, sono le stesse che appena una settimana fa, in abiti casual chic, si sono messe in fila per votare Matteo Renzi alle primarie del Pd.

"Solo in odio compagno" Bersani, raccontano alle amiche fidate. E adesso, impazienti e frementi di raggiungere l'agognata cena del dopo Scala, non nascondono - svolazzando sollevate nel foyer - un pizzico di soddisfazione nel ritrovare sotto l'albero di Natale il cadeau inatteso della (ri)candidatura del loro Berlusca.

4. I "PORTOGHESI" DELLA PRIMA PUNTUALI SOLO A TAVOLA
Alla cena ufficiale al circolo de "La società del giardino" (catering di Carlo Cracco), in cinquecento hanno preso d'assalto il buffet in cui l'ospite d'onore era il mesto Rigor Mortis accompagnato dalla signora Elsa, seduta vicino al maestro Barenbolm poco amato dalla critica.

Il direttore, inebriato forse dalla sufficienza risicata guadagna dal suo "Lohengrin", striscia nei pressi del premier lanciandosi in una sorta di supplica patetica: "Io adoro tantissimo questo teatro, ma per avere risultati ci vogliono dieci anni". Dimentico di aggiungere, il maestro, che lui da 7 anni è alla guida dell'orchestra scaligera nonostante non appaia destinato a lasciare, nel 2015? un segno indelebile con la sua bacchetta (umida).

Puntuali con la forchetta in mano, molto meno erano stati alle 0re 17 alcuni dei "portoghesi" della Scala (biglietti pagati dagli sponsor) nel prendere posto in sala. Ovviamente tra i ritardatari è citata soltanto la coppia schizzata e più fotografata: Lapo Elkann e Lady Goga Ashkenazi. L'ereditiera kazaka che ha preso dimora in un palazzo del centro storico in cui per lunghissimi anni ha regnato la mitica Anna Bonomi Bolchini.
"Altri tempi, però. Quando i portieri dello stabile indossavano ancora la livrea", sospira nostalgica una signora snob che sembra uscita da uno sketch irresistibile della sublime Franca Valeri.

5. NELLA "SCALA" DEL CAFONAL VINCE IL "BARETTO" DI VIA SENATO
Mentre Bruno Ermolli, vice presidente della Fondazione "Scala", insieme al sindaco Giuliano Pisapia faceva gli onori di casa alla "Società del Giardino" senza nascondere la gioia per il rientro in campo del suo amico Berlusconi, i reduci storditi del "Lohengrin" wagneriano potevano finalmente cafonaleggiare spensierati ai tavoli del "Baretto" di via Senato.

Prima donna assoluta, ovviamente, la simpatica Gabriella Magnoni Dompè con il suo abito-scultura in neoprene disegnato da Bottega Veneta. Volando di tavolo in tavolo come una falena fastidiosa, Valeria Marini, s'intratteneva con lo stilista Lorenzo Riva, Lella Curiel, Adriana e Laura Teso, Marinella Di Capua, Daniela Javarone e compagnia bella.
Nell'esclusiva cucina da "Cracco", guidati da Marta Marzotto e Marta Brivio Sforza, s'attovagliavano il nipote picchiatello dell'Avvocato, Lapo Elkann, con "Goga" e i suoi cari (madre, sorelle e amiche).

Tutt'altra aria si respirava nella cena placée offerta nella sua casa milanese dal ministro Corrado Passera. Restano "segreti" i nomi dei suoi ospiti, accolti dall'esuberante moglie, Giovanna Salza. "Un dopo Scala al buio prevede almeno la presenza del direttore del Corriere, Ferruccio de Bortoli...", ironizza uno degli invitati all'intimità della maison Passera. Incontri ravvicinati del terzo tipo (pericolosi) anche al "Boecc" di piazza Belgiojoso. Manager privati e pubblici (una quindicina) si sono incrociati tra una portata e l'altra sotto gli occhi di un magistrato venuto dal Sud. E del solito editorialista che al taccuino preferisce il tacchino.

 

 

 

 

Mario Elsa Monti MARIO MONTI E IL CALICE DI VINO Passera Carole Bouquet Claudio Costamagna MARIO MONTI GIULIANO PISAPIA ROBERTO FORMIGONI GIORGIO NAPOLITANO ALLA SCALA PER LA PRIMA DEL DON GIOVANNI MONTIMario Monti giuseppe verdiNATALIA ASPESI BARENBOIM DIRIGE Giovanni Bazoli

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…