I BANANA BOYS CAMBIANO METODO SULLA GIUSTIZIA: DALLE SCENEGGIATE DAVANTI AL TRIBUNALE AGLI EMENDAMENTI “SILENZIOSI”

1 - GIUSTIZIA, BLITZ PDL SULLA RIFORMA IL PD: È PIRATERIA
Francesco Grignetti per "la Stampa"

Riformare anche la giustizia o no, con la grande riscrittura della Costituzione? L'accordo di maggioranza lasciava espressamente fuori il terreno minato della giustizia. Ma poi, ieri, un emendamento Pdl, firmato da Donato Bruno e altri, riapre la questione. Il senatore Bruno, infatti, di cui incidentalmente va detto che è considerato un «falco» all'interno del partito, propone di non lasciare fuori proprio niente. Se riforma costituzionale ha da essere, che lo sia fino in fondo.

Di questo emendamento, che sembra uno strappo degli accordi, si accorgono i colleghi Pd nella commissione Affari costituzionali del Senato. E gridano al «blitz». Il Pd rilascia addirittura una nota contro la «pirateria del Pdl sulla giustizia». Sembra un avvio di incendio. E accorre il ministro Gaetano Quagliariello in veste di pompiere: «Vi è l'esigenza condivisa - dice, soppesando le parole - che eventuali correlazioni derivanti dalle riforme istituzionali che dovessero cadere al di fuori delle materie indicate nel disegno di legge attualmente in esame possano essere affrontate dal Parlamento.

Ad esempio, nel caso del voto degli italiani all'estero le implicazioni sconfinerebbero addirittura nella prima parte della Costituzione. La formulazione più adeguata verrà individuata nei prossimi giorni di comune accordo in sede di Commissione». È la certificazione che il Pdl, a questo punto, non andrà avanti a spallate.

«A me pare un grande equivoco - spiega il senatore Donato Bruno - più mediatico che politico. Avevo già spiegato in commissione, l'altro giorno, che mi sembra sbagliato e ipocrita sostenere che non si interviene sul Titolo 4 della parte seconda della Costituzione, cioè sull'organizzazione della giustizia, quando ci apprestiamo a toccare tutto il resto. Alcune modifiche sono obbligate.

Prendiamo il Consiglio superiore della magistratura: se si arrivasse al semipresidenzialismo, lasciamo che il Presidente della Repubblica sia ancora a capo del Csm? Oppure la Corte costituzionale: se si arrivasse al Senato federale, distinto dalla Camera, chi nomina i giudici costituzionali? Resta l'attuale criterio? Impossibile procedere, secondo me, lasciando fuori le ricadute possibili. Comunque, a scanso di equivoci, sono pronto a riscrivere l'emendamento, precisando che si ritoccherebbero della giustizia solo gli aspetti strettamente connessi alle riforme generali».

Probabilmente il caso rientrerà. Tanto più che questa esigenza di coordinamento tra i diversi capitoli della Costituzione è sentita anche nel Pd. La senatrice Doris Lo Moro ha presentato anch'essa un emendamento che rinvia al Titolo 4, ma precisando di intervenire solo in merito agli «articoli strettamente connessi». Una formulazione che forse troverà la quadra dentro la maggioranza e che farà tirare un sospiro di sollievo alla presidente della commissione, Anna Finocchiaro, Pd, pare aver trovato «ambigua e pericolosa» la formulazione dell'emendamento Bruno.

Nel frattempo, per qualche ora, è tempesta. Gianni Cuperlo, Pd, definisce «irricevibile» la proposta. Gli risponde Stefania Prestigiacomo, Pdl: «Piaccia o no, questa è la stagione riformatrice. E se si devono fare le riforme, non si possono affrontare solo alcuni capitoli, ma deve essere rivisto tutto il sistema».

«Attenzione a non minare il percorso delle riforme - avverte però il presidente del Gruppo Misto, e Vicepresidente di Centro Democratico, Pino Pisicchio - con una overdose di dichiarazioni. Tutti i partiti hanno il dovere di riflettere e di ricordare che questa legislatura è chiamata a prove decisive». Conclusioni del ministro Quagliariello, a sera: «È tutto risolto, si è trattato di una tempesta in un bicchier d'acqua, magari fossero questi i problemi...».

2 - DONATO BRUNO: «LA MIA PROPOSTA NON È UN BLITZ: SE SI INTERVIENE SUI POTERI DEL COLLE POI TOCCA ANCHE A CONSULTA E CSM»
Dino Martirano per il "Corriere della Sera"

Il senatore Donato Bruno (Pdl) è in missione alla Camera e presidia il Transatlantico deserto dove confabula su un divanetto insieme al «tecnico» delle Riforme Peppino Calderisi e a un funzionario che lavora con il ministro Gaetano Quagliariello. C'è da concordare un comunicato firmato dal ministro delle Riforme, appunto, che getti acqua sul fuoco perché l'incendio, a metà pomeriggio, sta divampando.

«Ma quale blitz sulla giustizia...», sbotta Bruno con la sua voce baritonale: «Qui c'è qualcuno in malafede che gioca al massacro e che non vuole rendersi conto del problema. Se tocchiamo il tassello presidenza della Repubblica dobbiamo toccare anche quelli riguardanti il Consiglio superiore della magistratura e la Corte costituzionale. Questo è un disegno di legge costituzionale, non si può mica andare avanti per analogie. Per questo dobbiamo chiarire bene qual è il perimetro delle riforme».

Iniziamo dalla questione più spinosa. Avevate concordato di lasciare fuori la giustizia dalle riforme costituzionali e ora che il Pdl cambia rotta il Pd vi accusa di «pirateria».
«Ripeto, non c'è stato un blitz sulla giustizia e alla fine ci metteremo d'accordo su come scrivere l'emendamento. La questione è ineludibile».

Se si apre questa porta, resisterete alla tentazione? Toccherete anche gli articoli che riguardano l'assetto della magistratura?
«C'è un patto politico per non toccare la magistratura, su questo siamo d'accordo».

Alla fine convergerete sull'emendamento di Doris Lo Moro del Pd che socchiude la porta, eventualmente, a piccole modifiche anche del titolo IV e VI?
«Ecco, chiamiamola correzione tecnica del testo del governo. È un passo necessario se vogliamo fare la riforma costituzionale e io voglio farla. Resta solo di trovare il modo di scrivere quell'emendamento».

Il problema riguarda, eventualmente, le interconnessioni tra un presidente della Repubblica eletto direttamente, il Csm e la Consulta?
«Ecco, come facciamo a lasciare la presidenza del Csm a un capo dello Stato eletto direttamente? E poi, noi, nella riforma del 2005, quella bocciata dal referendum, avevamo immaginato 3 giudici costituzionali nominati dal Senato, 3 dalla Camera, 5 dalle magistrature e 5 dal presidente».

Quindi i colleghi del Pd erano al corrente del problema, anche se ora qualcuno di loro ora si scandalizza?
«Io, di questa faccenda, ne ho parlato alcuni giorni fa in commissione Affari costituzionali e non mi sembra di aver ascoltato interventi indignati dei colleghi. È tutto verbalizzato. E questo è successo ben prima della sentenza di Milano, i processi di Silvio Berlusconi non c'entrano niente con questa vicenda».

Eppure i sospetti sono duri a morire.
«Io non ne posso più di questi ragionamenti strampalati. Adesso mi devono spiegare perché veniamo messi sulla croce quando, poi, c'è un emendamento del Pd che su per giù disegna lo stesso scenario. Il Pdl dice che non basta modificare i titoli I, II, III e V della seconda parte della Costituzione ma che bisogna toccare tutti i titoli. Il Pd parla di modifica di altri articoli strettamente connessi a quelli modificati. Siamo vicini. Vedrete, ci metteremo d'accordo».

Martedì si vota, la maggioranza terrà?
«Martedì si inizia a votare in commissione sull'articolo 1, che è innocuo. Poi si passa al 2 che è quello in questione. Vedremo cosa succede».

 

 

 

DONATO BRUNO Donato Bruno Berlusconi in tribunale Berlusconi all'uscita del tribunaleGaetano Quagliariello Anna Finocchiaro Giuliano Da Empoli, Calearo, Rutelli, Giorgio La Malfa, Bruno Tabacci, Pino Pisicchio

Ultimi Dagoreport

donald trump giorgia meloni keir starmer emmanuel macron

SI ANNUNCIANO TEMPI SEMPRE PIU' DURI PER LA GIORGIA DEI DUE MONDI - AL SUMMIT DI LONDRA, STARMER E MACRON HANNO ANNUNCIATO UN PIANO DI PACE ASSIEME AD ALTRI PAESI (GERMANIA, POLONIA, SPAGNA, ETC) - PREMESSO CHE PUTIN È L'AGGRESSORE E IL SUPPORTO ALL'UCRAINA SARA' FINO ALLA FINE, IL LORO PIANO DI PACE HA BISOGNO DELLA NUOVA AMERICA DI TRUMP, MA NON È INDISPENSABILE LA SUA MEDIAZIONE - LA POSIZIONE ESPRESSA DA GIORGIA MELONI È STATA IL CONTRARIO AL PENSIERO DI FRANCIA E GRAN BRETAGNA: IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA È INDISPENSABILE PER IL CESSATE IL FUOCO - AMORALE DELLA FAVA: LA DUCETTA A STELLE E STRISCE CI STA SOLO SE LA TRATTATIVA SI FA INSIEME CON IL PAZZO DI WASHINGTON (AUGURI!)

los angelucci del rione sanita - vignetta by macondo antonio giampaolo silvio berlusconi alessandro sallusti

IL CONVENTO DEGLI ANGELUCCI E’ RICCO MA PER I GIORNALISTI DEL “GIORNALE’’, "LIBERO” E “TEMPO” TIRA UNA BRUTTA ARIA - NIENTE PIU’ INVIATI SE NON ‘INVITATI’, NIENTE PIU’ AUTO CON NOLEGGIO A LUNGO TERMINE, OBBLIGO DI STRISCIARE IL BADGE IN ENTRATA, TOLTE PURE LE CIALDE DEL CAFFE’ - DIECIMILA EURO IN MENO PER VITTORIO FELTRI, NIENTE MANLEVA PER LE QUERELE (FILIPPO FACCI HA PAGATO 30MILA EURO PER UNA CAUSA) - SALLUSTI NON C’E’ E QUANDO C’E’ NON PARLA. E IN BARBA AL MELONISMO SENZA LIMITISMO (‘’VELINE’’ DI PALAZZO CHIGI A STRAFOTTERE), LE COPIE CALANO - NERVOSISMO PER L’INSERTO ECONOMICO DI OSVALDO DE PAOLINI - L’ASSEMBLEA E LA PAROLA INNOMINABILE: “SCIOPERO”…

donald trump volodymyr zelensky giorgia meloni keir starmer emmanuel macron ursula von der leyen

DAGOREPORT – IL "DIVIDE ET IMPERA" DEL TRUMPONE: TENTA DI SPACCARE IL RIAVVICINAMENTO TRA GRAN BRETAGNA E UNIONE EUROPEA EVITANDO DI PORRE DAZI SUI PRODOTTI "MADE IN ENGLAND" – STARMER SE NE FOTTE, ABBRACCIA ZELENSKY E SI ERGE A NUOVO LEADER DELL’EUROPA (PARADOSSALE, DOPO LA BREXIT) – OGGI, PRIMA DELLA RIUNIONE DEI LEADER EUROPEI A LONDRA, BILATERALE TRA IL PREMIER BRITANNICO E GIORGIA MELONI, PER CAPIRE CHE ARIA TIRA NELL’“ANELLO TRUMPIANO DELL’EUROPA” - SPACCATURA NELLA LEGA PER IL TRUMPIAN-PUTINISMO DI SALVINI - SCETTICISMO CRESCENTE IN FRATELLI D’ITALIA (FAZZOLARI, URSO E LOLLOBRIGIDA SI SMARCANO DALLA LINEA PRO- KING DONALD) – SCHLEIN E CONTE IN BANCAROTTA - LA PARALISI DEI DEMOCRATICI AMERICANI: AVETE SENTITO LA VOCE DI OBAMA, CLINTON E BIDEN?

volodymyr zelensky donald trump jd j.d. vance

DAGOREPORT - ZELENSKY È CADUTO IN UN TRANELLO, STUDIATO A TAVOLINO: TRUMP E JD VANCE VOLEVANO MORTIFICARLO E RIDURLO ALL’IMPOTENZA CON LA SCENEGGIATA NELLO STUDIO OVALE, DAVANTI AI GIORNALISTI E ALLE TELECAMERE - D’ALTRO CANTO LA VERA DIPLOMAZIA NON SI FA CERTO “ON AIR”, DAVANTI ALLE TELECAMERE E A MICROFONI APERTI - TRUMP E JD VANCE HANNO CONSEGNATO UN ‘PIZZINO’ IN STILE CAPOCLAN: TACI, PERCHÉ SENZA DI NOI SEI FINITO. DUNQUE, OBBEDISCI. E DIRE CHE GLI SHERPA UCRAINI E STATUNITENSI AVEVANO TROVATO PERSINO UN ACCORDO DI MASSIMA SULLE VARIE QUESTIONI APERTE, COME L’ACCORDO-CAPESTRO PER KIEV SULL’ESTRAZIONE DELLE TERRE RARE (UN TRATTATO CHE DI FATTO AVREBBE PERMESSO AGLI USA DI SPOLPARE IL SOTTOSUOLO UCRAINO PER GLI ANNI A VENIRE)… - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagirone philippe donnet andrea orcel unicredit generali

DAGOREPORT – GENERALI DELLE MIE BRAME: L’AGO DELLA CONTESA POTREBBE ESSERE ANDREA ORCEL, BANCHIERE IRRAGGIUNGIBILE NEL CAMPO DELLE ACQUISIZIONI E FUSIONI. L’AD DI UNICREDIT, CHE HA IN TASCA IL 5,2% DEL LEONE DI TRIESTE (UN ALTRO 5 SAREBBE NEL CASSETTO) ASPETTERÀ L’ULTIMO MINUTO PER DECIDERE CON CHI STARE, IN BASE A QUALI VANTAGGI OTTERREBBE UNICREDIT (BANCA GENERALI? BPM? MEDIOBANCA?) – ALTRO NODO: IL 4,82% DI BENETTON - IN CASO DI SCONFITTA DEL DUO FILOGOVERNATIVO CALTA-MILLERI SUL LEONE DI TRIESTE, DIPENDERÀ IL FUTURO DI MEDIOBANCA, SOTTO OPA DI MPS. POTREBBE ANCHE SUCCEDERE L’ARRIVO DI UN CAVALIERE BIANCO (BANCA INTESA? UNICREDIT?) CON UNA CONTRO OPA…

antonella antonia rosa costanzo - ex moglie di paolo berlusconi vittorio feltri

DAGOREPORT - ALLA VENERANDA ETÀ DI 81 ANNI, VITTORIO FELTRI ANCORA IGNORA CHE IL GALANTUOMO GODE E TACE. COME QUANDO HA SPIFFERATO IL MOTIVO DELLE SUE DIMISSIONI DALLA DIREZIONE DE “IL GIORNALE”: “ME LA FACEVO CON LA MOGLIE DELL’EDITORE”, ALIAS PAOLO BERLUSCONI - OVVIAMENTE LA REAZIONE DI ANTONELLA COSTANZO NON SI È FATTA ATTENDERE. E VITTORIONE HA PENOSAMENTE RINCULATO: “IL NOSTRO RAPPORTO ERA DI SIMPATIA E AMICIZIA” - DA PARTE SUA ANTONELLA COSTANZO CI TIENE A FAR SAPERE A DAGOSPIA LA SUA VERSIONE DEI FATTI… – VIDEO