SALMAN RESPONSORIALE - GLI STATI UNITI HANNO LEGITTIMATO, IN CHIAVE ANTI IRAN, IL GIOVANE BIN SALMAN CHE, MENTRE INTORTAVA L’OCCIDENTE CON LE PROMESSE DI MODERNIZZAZIONE, FINANZIAVA IL CLERO WAHABITA PIU’ ESTREMISTA - A RIAD NON SONO MAI FINITE LE TORTURE, LE DECAPITAZIONI, LE EPURAZIONI DEGLI AVVERSARI - GLI 007 ISRAELIANI ARRIVANO IN SOCCORSO DEI SAUDITI: “LA MORTE DI KHASHOGGI FORSE E’ UNA CONGIURA PER INDEBOLIRE IL PRINCIPE EREDITARIO”
1 – IL SOSTEGNO USA ALL’ASPIRANTE TIRANNO
Gian Micalessin per “il Giornale”
mohammed bin salman mohammed bin zayed
Più che un interrogatorio finito male l' affare Khashoggi è la fotografia di un regno sull' orlo dell' abisso. Un regno che Mbs, il 33enne principe ereditario Mohammed Bin Salman, sognava di plasmare a sua immagine e somiglianza. Tutto inizia tra anni fa quando l'ottuagenario e malconcio papà Salman, da poco nominato sovrano regala il ministero della Difesa a quel figlio borioso e ombroso.
mohammed bin salman foto luca locatelli per il time
Grazie all' irruenza di Mbs e all'appoggio dell' America di Obama l' Arabia Saudita si ritrova alla testa della coalizione impegnata a contrastare i ribelli Houti filo iraniani nello Yemen. In pochi mesi Mbs trasforma un sonnacchioso conflitto in una guerra spietata combattuta a colpi d' indiscriminati quanto inutili raid aerei costati le vite di migliaia di civili. Ma per Obama, come per Trump, Mbs è l'indispensabile perno su cui far girare le alleanze anti-iraniane in Yemen, Siria, Irak e nel resto del Medio Oriente. E questo significa chiudere gli occhi sulle sue malefatte.
Così quando, nell'estate 2017, Mbs mette da parte lo zio Mohammed Bin Nayef, vero erede al trono e prezioso alleato nella lotta ad Al Qaida, Washington sceglie di tacere ignorando non solo il sopruso, ma anche il sostegno offerto al principe dai settori del clero wahabita assai vicini al terrorismo.
mohammed bin salman trump visit da cbc
Con la stessa logica vengono perdonati sia il sequestro del premier libanese Saad Hariri, bloccato a Riad nel novembre 2017 per punirne l' eccessiva disponibilità verso Hezbollah, sia la minacciata invasione del Qatar, l'emirato, sede delle basi Usa, colpevole d' illecita concorrenza nella lotta alla supremazia regionale. A far da contraltare ai peccatucci dell' esuberante principino arrivano, però, i contratti per l'acquisto di 110 miliardi di armi concordati con Donald Trump durante la trasferta saudita del maggio 2017.
Al di là dei dollari, vi è poi la politica. Da buon amico del genero Jared Kushner, l'erede saudita diventa il punto di riferimento per un nuovo piano di pace della Casa Bianca capace, nelle intenzioni, di mettere d' accordo israeliani e palestinesi. E a far da schermo alle mascalzonate inanellate da Mbs già prima dell'affare Khashoggi contribuisce «Vision 2030», il piano di rilancio dell'economia saudita incentrato sulla trasformazione dell'Aramco, la compagnia petrolifera da oltre un trilione di dollari, in una società per azioni.
Un progetto visionario rivolto a ridurre la dipendenza dal greggio, reinvestire in progetti di differenziazione economica e avviare il rinnovamento socio politico del più oscurantista regno mediorientale. Un piano che i lobbisti della casa reale rivendono come prova della presunta indole riformista di un Mbs pronto a concedere alle donne il permesso di guidare da sole. In cambio incassano l'oblio sulla condanna alla decapitazione di Isra al-Ghomgham, colpevole di aver difeso i diritti femminili, le torture al blogger Raif Badawi accusato di ateismo, le condanne di centinaia di oppositori e la feroce repressione delle dimostrazioni sciite nelle regioni orientali del Paese.
i principi carlo e william con il principe della corona saudita mohammed bin salman
Un crescendo culminato nel novembre 2017 con la detenzione di decine di esponenti della casa reale accusati di corruzione e costretti a devolvere a Mbs ampie fette del proprio patrimonio per tornare in libertà. Bazzecole su cui chiudono gli occhi non solo Trump e famiglia, ma anche i più bei nomi del presunto mondo liberal americano.
E così lo scorso aprile durante il tour americano del principino non c' è uno - da Oprah Winfrey a Elon Musk, dal capo di Apple Tim Cook al suo antagonista di Microsoft Bill Gates fino a Michael Bloomberg e Thomas Friedman che rinunci a baciare la pantofola di Mbs. Un ossequio che oggi tutti vorrebbero dimenticare. A cominciare dai vertici di un' America drammaticamente consapevole di aver consegnato le chiavi della sua politica mediorientale a un ormai impresentabile aspirante tiranno.
2 – GLI 007 ISRAELIANI: FORSE UNA CONGIURA PER INDEBOLIRE IL PRINCIPE EREDITARIO
Sara Menafra per “il Messaggero”
Il sito israeliano di intelligence Debka file è arrivato ad ipotizzare che l'omicidio del giornalista Jamal Khashoggi sia il risultato di una cospirazione dei rivali del principe saudita Mohammed bin Salman, intenzionati a mettere in discussione il potere crescente del giovane erede al trono.
Che sia così o che sia invece, come lasciano intendere le ricostruzioni turche, proprio il giovane Mbs ad aver ordinato di ammazzare Khashoggi è vero che questa è la prima volta, da quando il re Salaman è salito al potere, che il ruolo del principe finisce al centro della discussione e delle polemiche.
Del resto, è nei rapporti con il regno saudita che va cercata la chiave della fama, e del ruolo, del giornalista che solo recentemente era diventato un analista fortemente critico con il regime. Fino al 2015, Khashoggi è stato a lunga una sorta di «portavoce ombra» della casa regnante, dopo aver lavorato nelle ambasciate di Washington e Londra e, pare, anche per gli 007 sauditi.
Islamico osservante - ora si dice che avesse tenuto per se le critiche su cui rifletteva da anni - inviato in Afghanistan per seguire i talebani negli anni 80, noto per aver conosciuto personalmente Osama bin Laden, Khashoggi era molto vicino al re Abdullah, il predecessore di Salman. Con l' arrivo al trono di quest' ultimo e gli ampi poteri affidati al giovane figlio, Khashoggi viene prima attaccato e poi bandito dal regno almeno come giornalista.
Tra gli articoli non graditi al trono proprio quelli critici con lo stesso presidente Trump che ora dice di voler sapere tutta la verità sulla sua morte (ma senza mettere in discussione la fornitura di armi con cui l' Arabia saudita sta martoriando lo Yemen).
IL RE SALMAN
Da esule, Khashoggi avrebbe stretto rapporti anche personali con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e oggi proprio i servizi turchi accreditano con forza l' ipotesi che dietro la sua morte ci sia la volontà di Mohammed bin Salman. Ma anche in questa versione dei fatti, dopo l' accaduto il principe sarebbe stato messo in discussione in questo caso dal padre, re Salman, che ha preso e redini delle decisioni degli ultimi giorni (delegittimandolo) scegliendo di confermare che Khashoggi sarebbe morto «nel corso di un interrogatorio». Il New York Times scrive che Mbs, come lo chiamano i media americani, avrebbe «approvato» l' interrogatorio e che l' ufficiale che lo ha condotto era un suo amico.
LA DAVOS DEL DESERTO
Di certo bin Salman in questo momento è in difficoltà. Tanto più perché rischia il fallimento la «Davos del deserto» che ha lanciato per attrarre nuovi investimenti. La conferenza, che inizierà tra una settimana, continua a registrare pesanti defezioni. Ultime, quelle di JpMorgan, Blackstone, BlackRock, Hsbc e Credit Suisse. A non essere in crisi è invece il rapporto con il governo americano. Alla fine della breve visita a Riad, il segretario di stato Mike Pompeo - che ha incontrato insieme il re Salman e l' erede al trono - ha dichiarato di essere stato rassicurato sull'«impegno a sostenere un' inchiesta completa, trasparente e tempestiva»: «Siamo forti e antichi alleati. Affrontiamo le nostre sfide insieme, in passato, oggi e domani».