LO SCAZZO POLITICO SUL TENTATO ASSALTO DELLA SEDE DI "PRO VITA E FAMIGLIA" SI CHIUDE CON...UN'INTERROGAZIONE PARLAMENTARE A PIANTEDOSI PRESENTATA DA FRATELLI D'ITALIA - SABATO, DURANTE LA MANIFESTAZIONE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE A ROMA, 200 PERSONE HANNO PROVATO A VANDALIZZARE GLI UFFICI DEL GRUPPO ANTI-ABORTISTA E LA POLIZIA È INTERVENUTA - GLI ALLEATI METTONO SULLA GRATICOLA L'EX CAPO DI GABINETTO DI SALVINI CHE DOVRA' ELENCARE QUALI MISURE SONO STATE MESSE IN CAMPO PER PROTEGGERE LA SEDE - CHI SONO I FONDATORI DI "PRO VITA E FAMIGLIA"
1 - BLITZ CONTRO I PRO VITA, MELONI ATTACCA «LA SINISTRA CONDANNI LE VIOLENZE»
Estratto dell'articolo di Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera”
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In un primo momento le ha risposto solo il leader del M5S Giuseppe Conte, ma la premier Giorgia Meloni attende una presa di posizione ufficiale dal Pd e dai partiti di sinistra dopo l’assalto di sabato alla sede del movimento Pro Vita durante il corteo contro la violenza sulle donne.
«La violenza va condannata sempre o solamente quando si rivolge a qualcuno di cui condividiamo le idee?», si è chiesta Meloni sui social, per poi aggiungere: «È questa la domanda sulla quale, da parte di certa sinistra, non abbiamo mai avuto una risposta chiara. Spero stavolta arrivi, da Elly Schlein, Giuseppe Conte, Maurizio Landini e dalla Cgil ai quali tutti manifestammo la nostra solidarietà in occasione del vergognoso assalto alla sede del sindacato».
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Proprio Conte ha sottolineato che «tutti gli atti di violenza ci troveranno sempre contro. Però non vorrei che questo fosse un modo per sminuire una grande mobilitazione per il riscatto delle donne, della libertà contro ogni sopraffazione, arbitrio, sopruso». Poco dopo la segretaria nazionale della Cgil Lara Ghiglione ha sottolineato che il sindacato «come sempre ha fatto e sempre farà, condanna ogni forma di violenza, e troviamo sorprendente che la presidente del Consiglio possa metterlo in discussione». [...]
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Intanto nel giorno in cui il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per sapere «quali iniziative saranno assunte a tutela di Pro Vita e quali indagini siano state avviate per scongiurare in futuro il ripetersi di atti di violenza messi in atto da parte di alcuni contestatori nel corso della manifestazione volta proprio a stigmatizzare la violenza», proseguono gli accertamenti per identificare i responsabili dei tafferugli.
La Digos sta analizzando decine di filmati per identificare chi, fra i circa 200 manifestanti accalcati davanti a Pro Vita, ha lanciato bottiglie e altri oggetti contro carabinieri e poliziotti. Faro in particolare su chi c’era nella coda del corteo che si è staccata dalla manifestazione. Si attendono anche risposte dall’esame dell’ordigno, potente e inesploso, ritrovato nella sede devastata. […]
2 - UNO HA 7 FIGLI, L’ALTRO VIVE A PRAGA LA ONLUS FONDATA DA DUE UOMINI ANTI ABORTO E «TEORIA GENDER»
Estratto dell'articolo di Alessandra Arachi per il “Corriere della Sera”
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Jacopo Coghe ha trentanove anni e sette figli, il quarto è rimasto su questa terra pochi minuti appena, perché non avrebbe potuto di più, non aveva i reni. «Lo avevamo saputo già dal quinto mese di gravidanza, ma mia moglie non voleva che il suo ventre diventasse la tomba di nostro figlio». Coghe parla e non è sfiorato da dubbi, difende fino in fondo le sue scelte che sono estreme e controverse.
È il portavoce di Pro Vita e Famiglia, un’associazione di orientamento cattolico, tradizionalista, le cui campagne a effetto hanno sollevato diverse polemiche: contro l’aborto al congresso delle Famiglie a Verona nel 2019 i manifestanti di Pro Vita e Famiglia distribuirono tra il pubblico gadget di un feto chiuso in una bustina di plastica.
È al congresso di Verona che formalmente Pro Vita e Famiglia viene fondata. Spiega Coghe: «È una onlus e nasce dall’unione di due realtà: “Generazione famiglia” e, appunto, “Pro Vita”. La prima era guidata da Toni Brandi ed era stata fondata nel 2012. La seconda era la nostra, nata nel 2013. Anche se noi nasciamo prima come la derivazione italiana di un’associazione francese, Manif pour tous». […]
Brandi ha fondato la sua associazione in difesa della famiglia tradizionale. È convinto che ci sia una «rivoluzione antropologica-culturale che vuole cancellare l’uomo». È un imprenditore del turismo che a diciannove anni ha lasciato l’Italia e ancora oggi vive all’estero. Ha settantuno anni e si dice che abbia fondato la sua associazione cattolica sull’onda emotiva di un’esperienza privata, la morte di Chiara Corbella Petrillo, oggi coinvolta nella causa di beatificazione. La giovane Chiara durante la gravidanza scopre di avere un tumore, ma rifiuta la cura della chemioterapia per non danneggiare il feto. Morirà dando alla luce una bimba. […]
Per l’aborto non usano mezzi termini: «Vogliamo ribadirlo forte e chiaro: la 194 non è una legge né giusta né buona, visto che dalla sua approvazione a oggi ha permesso l’eliminazione di 6 milioni di bambini». Contro i diritti dei gay: secondo loro, non possono parlare nelle scuole (e negli istituti si oppongono alle «carriere alias»). Sono contro la gravidanza per altri, l’eutanasia, il suicidio assistito.
E in generale si oppongono a quella «rivoluzione antropologico-culturale» teorizzata da Brandi in un comunicato di un convegno dal titolo: «Umano, trans-umano o disumano? Ideologie, tecnologie e libertà».
Brandi e Coghe, insieme a Massimo Gandolfini, hanno organizzato anche i Family day del 2012 e del 2013 a Roma in piazza San Giovanni e al Circo Massimo. «Il mio impegno è ogni giorno sempre più deciso», è la visione di Coghe, «c’è una frase del Signore degli anelli che mi guida, quella in cui Frodo e Sam si parlano e dicono, in sostanza: “Non sta a noi dominare tutte le maree di questo mondo, ma il nostro compito è lasciare a quelli dopo di noi una società migliore».
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