nelson mandela cyril ramaphosa

TOLTO IL POTERE AI BIANCHI, I NERI SI SONO AUTODISTRUTTI - GLI EREDI DI MANDELA SONO STATI PUNITI DAGLI ELETTORI PERCHÉ HANNO DIMOSTRATO DI NON SAPER GOVERNARE - ALLE ELEZIONI SUDAFRICANE, L'AFRICAN NATIONAL CONGRESS È CROLLATO AL 40%: PER LA PRIMA VOLTA DALLA FINE DELL'APARTHEID, NON POTRÀ GOVERNARE DA SOLO – IL PRESIDENTE USCENTE, RAMAPHOSA, PAGA LA CORRUZIONE, LA VIOLENZA CHE INSANGUINA LE STRADE, LA POVERTÀ E LA DISOCCUPAZIONE SALITA AL 44% TRA I GIOVANI – IL RUOLO DECISIVO DELL'EX PRESIDENTE JACOB ZUMA…

Estratto dell’articolo di Paolo Brera per “la Repubblica”

 

nelson mandela cyril ramaphosa

C'è la fine di un mondo e di un'epoca, nello spoglio delle elezioni sudafricane: si volta pagina, il potere dell'African National Congress si è sgretolato. Per la prima volta nell'era democratica il partito con cui Nelson Mandela sconfisse il regime dell'apartheid non potrà governare da solo: non ha più la fiducia del popolo, ha perso la maggioranza assoluta ed è crollato al 40 per cento.

 

[…]

 

Dal 1994, da quel 10 maggio in cui "Madiba" entrò negli Union Buildings di Pretoria prendendo in mano il destino del suo popolo, l'Anc era tutto il Sudafrica. Custodiva un sogno costato 21 mila morti, secondo la Commissione per la riconciliazione e la verità. Un sogno di democrazia e di eguaglianza divenuto il cemento del nuovo Sudafrica. L'orrore della segregazione razziale era finito al macero senza cedere all'odio e alla vendetta.

 

nelson mandela cyril ramaphosa

Fu un miracolo, ma il verdetto che le urne consegnano oggi è che i sogni non bastano più. Irradia un'energia nuova: l'incubo di distruggere l'equilibrio sempre più precario che tiene insieme il Sudafrica ha fatto i conti con l'ira e la frustrazione, con la voglia di mandare in soffitta il malgoverno e la corruzione, la violenza che insanguina le strade, la povertà e la disoccupazione che l'Anc non ha neppure scalfito.

 

Il Sudafrica dei Brics che fronteggiano l'Occidente in declino è anche il Sudafrica impantanato da oltre un decennio, con il Pil sceso dai 458 miliardi di dollari del 2011 ai 405 del 2022. L'Anc perde consensi da anni, eroso dal suo stesso successo senza contendenti e quindi senza controllo. Il 70% del 2004 è un ricordo lontano, ma lo è anche il 57,5% delle ultime elezioni del 2019.

 

jacob zuma 1

Non ci vuole molto a capirne le ragioni. Il 42,5% dei 28 milioni di iscritti al voto ha meno di 40 anni, e vive in un Paese in cui quasi un terzo degli abitanti è disoccupato e il 44% di chi ha tra 15 e 34 anni — i born free nati dopo il crollo del regime dell'apartheid — non lavora, non studia e non frequenta neppure corsi di formazione.

 

La favola della riconciliazione tra bianchi e neri non basta a tenere unito il Paese dei miliardari e dei poveri; dei turisti che fotografano i leoni al Kruger e i pinguini a Port Elizabeth mentre le gang fanno un morto ogni 18 minuti e uno stupro ogni 11. [...]

 

nelson mandela cyril ramaphosa

Decine di comuni non riescono più a distribuire acqua potabile né a custodire la rete fognaria. L'anno scorso un'epidemia di colera vicino alla capitale Pretoria ha ucciso decine di persone.

 

I femminicidi sono fuori controllo. Tra rapimenti e assalti ai portavalori, droga e traffico di esseri umani, secondo la Global Initiative il Sudafrica è uno dei Paesi più pericolosi al mondo, soffocato dal crimine organizzato. E intanto manca la luce: ogni giorno fino a 11 ore di blackout, la produzione è insufficiente perché i miliardi di dollari investiti nelle centrali a carbone sono serviti a sostenere la corruzione, non il fabbisogno energetico.

 

jacob zuma 6

I 400 deputati eletti avranno due settimane per nominare il prossimo presidente. Quello uscente, il 71enne Cyril Ramaphosa, ex sindacalista senza carisma e leader dell'Anc, dovrà trovare un accordo per governare. Al secondo posto, al 21,8%, c'è l'Alleanza Democratica di John Steenhuisen, un 48enne a capo di una coalizione con un'immagine pubblica troppo bianca per non rievocare nei neri sudafricani gli incubi del passato. Quanto all'ex presidente 82enne Jacob Zuma, che fu costretto a dimettersi per corruzione, ha già detto di no.

 

cyril ramaphosa 2

Con il suo partito, uMkhonto we Sizwe, ha ottenuto il terzo posto col 14,6%, sottraendo una valanga di voti all'Anc che aveva già iniziato a demolire guidandolo fino al 2017. Bisogna guardare alle sue spalle, probabilmente. Al 9,5% degli Economic Freedom Fighters della sinistra radicale di Julius Malema, il "difensore dei poveri": ha già detto di essere pronto a dialogare con chiunque, sarà probabilmente lui a fornire il sostegno che serve a Ramaphosa.

jacob zuma 4cyril ramaphosa vladimir putin

Ultimi Dagoreport

gaetano caputi giorgia meloni giuseppe del deo

DAGOREPORT - 'STO DOCUMENTO, LO VOI O NON LO VOI? GROSSA INCAZZATURA A PALAZZO CHIGI VERSO IL PROCURATORE CAPO DI ROMA, FRANCESCO LO VOI: IL DOCUMENTO-BOMBA PUBBLICATO DA "DOMANI", CHE RIVELA LO SPIONAGGIO A DANNO DI GAETANO CAPUTI, CAPO DI GABINETTO DELLA MELONI, NON SAREBBE MAI DOVUTO FINIRE NEL FASCICOLO D'INDAGINE (NATO PROPRIO DA UNA DENUNCIA DI CAPUTI) - LA DUCETTA, DAL BAHREIN, HA URLATO CONTRO I SUOI E CONTRO L'AISI - E IL QUOTIDIANO DI FITTIPALDI CI METTE IL CARICO SCODELLANDO IL TESTO INTEGRALE DEL DOCUMENTO, DOVE SI AMMETTE CHE PALAZZO CHIGI SPIAVA…PALAZZO CHIGI! – L’AISI RISPONDE CHE, AD ATTIVARE L'INDAGINE, È STATO GIUSEPPE DEL DEO, ALLORA VICE DELL’AISI (ORA NUMERO DUE DEL DIS), SU DISPOSIZIONE DELL'EX DIRETTORE DELL'AGENZIA INTERNA, MARIO PARENTE. DOMANDA: PARENTE DA CHI HA RICEVUTO TALE RICHIESTA? 

francesco saverio marini sabino cassese giorgia meloni premierato

DAGOREPORT – IL PREMIERATO? ANNACQUATO! DOMANI GIORGIA MELONI RIUNIRÀ I SUOI COSTITUZIONALISTI PREFERITI (MARINI E CASSESE) PER METTERE NERO SU BIANCO L’IPOTESI DI UN PREMIERATO “DI FATTO”. UNA RIUNIONE PRELIMINARE A CUI SEGUIRÀ UN INCONTRO CON I VERTICI DEL PARTITO PER TIRARE LE SOMME E VARARE LA NUOVA STRATEGIA: LA COSTITUZIONE NON SI TOCCA, PER FARE LA “MADRE DI TUTTE LE RIFORME” BASTA CAMBIARE LA LEGGE ELETTORALE – TROVATA LA QUADRA PER LA CONSULTA: MARINI IN QUOTA FDI, LUCIANI PER IL PD E…

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein gattopardo

DAGOREPORT - FRANCESCHINI, IL SOLITO “GIUDA” TRADITORE! SENTENDOSI MESSO DA PARTE DALLA SUA “CREATURA” ELLY SCHLEIN, ECCO CHE REAGISCE E LE DÀ LA ZAMPATA CON L’INTERVISTA A “REPUBBLICA”: “ALLE ELEZIONI SI VA DIVISI, E CI SI ACCORDA SOLO SUL TERZO DEI SEGGI CHE SI ASSEGNA CON I COLLEGI UNINOMINALI”. PAROLE CHE HANNO FATTO SALTARE DALLA POLTRONA ARCOBALENO LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA, CHE VEDE SFUMARE IL SUO SOGNO DI ESSERE LA CANDIDATA PREMIER. COME INSEGNA L’ACCORDO DI MAIO-SALVINI, NON SEMPRE IL LEADER DEL PARTITO PIÙ VOTATO DIVENTA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO – LA “GABBIA” IN CUI LA SCHLEIN SI È RINCHIUSA CON I SUOI FEDELISSIMI È INSOPPORTABILE PER I VECCHI VOLPONI CATTO-DEM. IL MESSAGGIO DAI CONVEGNI DI ORVIETO E MILANO: ELLY PENSA SOLO AI DIRITTI LGBT, NON PUÒ FARE DA SINTESI ALLE VARIE ANIME DEL CENTROSINISTRA (DA RENZI E CALENDA A BONELLI E FRATOIANNI, PASSANDO PER CONTE). E LA MELONI GODE...

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…