TAR-TASSATI A TRADIMENTO - MENTRE TUTTA ITALIA GUARDAVA LA PARTITA DELLA NAZIONALE, SU-DARIO FRANCESCHINI HA AUMENTATO LE TARIFFE DELL’EQUO COMPENSO SU TABLET E SMARTPHONE: SARÀ UNA MAZZATA, CON AUMENTI FINO AL 500%

Clarissa Gigante per “il Giornale”

enrico franceschinienrico franceschini


Venerdì sera di una fine giu­gno. Ore 18. Sedici milioni di italiani sono piazzati davanti al televisore a tifare - e soffrire ­con Mario Balotelli & co. Intan­to al ministero dei Beni cultura­li Dario Franceschini approfit­ta della distrazione di cittadini e media per mettere la parola fi­ne a un decreto contrastato e contestato, che da mesi si por­ta dietro una scia di polemiche infuocate.
 

Mentre l’Italia è incollata al­la tv, il ministro firma il decreto che aggiorna le tariffe per l’equo compenso. Una sorta di battaglia personale che porta avanti dal primo giorno in cui ha messo piede a Palazzo Chi­gi. In parole povere: ogni volta che compriamo un dispositivo dotato di memoria digitale - e in cui in linea teorica possiamo salvare contenuti protetti da di­ritto d’autore- una piccola par­te dei nostri soldi vengono ver­sati alla Siae per la cosiddetta copia privata.


Una tassa introdotta nel 2003 dopo una direttiva euro­pea (è presente in tutti i Paesi dell’Ue e in alcuni casi con cifre ben più alte delle nostre) e che prevede che le tariffe siano ag­giornate ogni tre anni. Nel 2012, però, Monti aveva altro a cui pensare e i governi successi­vi hanno rimandato la questio­ne. Franceschini no.

DARIO FRANCESCHINI E MICHELA DI BIASE FOTO LAPRESSE DARIO FRANCESCHINI E MICHELA DI BIASE FOTO LAPRESSE

 

«Aggior­nerò l’equo compenso», aveva promesso ad aprile. E così per i prossimi tre anni quando com­preremo uno smartphone o un tablet pagheremo- senza nem­meno accorgercene - da 3 (di­spositivi fino a 8 Gb) a 4,80 euro (32 Gb) per il diritto d’autore contro gli appena 0,9 previsti fi­no a ieri per i telefonini. Un au­mento di circa il 500%. E non so­lo: cd e dvd «costeranno» ai pro­duttori tra i 10 e i 20 centesimi, mentre memory card e chiavet­te usb da almeno 4 Gb ( ormai il minimo sindacale) circa 40 centesimi. E non si salvano nemmeno pc, smart tv e deco­der con possibilità di registrare filmati.

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L’ennesima tassa occulta, l’ennesima stangata decisa dal governo Renzi. Tasi, passapor­ti, rendite finanziarie, accise su benzina e tabacchi... Altro che far crescere l’Italia. E se questo non bastasse ci si mette pure il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan a prenderci in giro. «In un momento in cui molti italiani affrontano una fa­se di difficoltà è urgente inter­venire per contenere l’elevata pressione fiscale e l’onere del prelievo deve inoltre essere di­stribuito in modo più equo», ha detto ieri il numero uno di via XX settembre quasi fregan­dosene dell’evidenza dei fatti.


«Non chiamatela tassa sugli smartphone», prova a smarcar­si Franceschini, sostenendo che l’aumento delle tariffe non graverà sui consumatori, visto che telefoni e tablet vengono venduti a prezzo fisso e «il de­creto non prevede alcun incre­mento automatico dei prezzi di vendita».

SIAESIAE


A Siae, musicisti e registi che esultano però, si contrappon­gono i produttori, che difficil­mente decideranno di rivaler­si sui consumatori ma sborse­ranno il balzello di tasca pro­pria. Per Confindustria digita­le si tratta di un «provvedimen­to ingiustificato, non in linea con lo sforzo che il Paese deve compiere per sostenere l’inno­vazione digitale». «D’altronde le multinazionali invece del 120% potrebbero crescere solo del 118%», scherza il presiden­te Siae Gino Paoli.


Tassa o non tassa? Chiamate­la come volete, resta il fatto che per far cassa il governo Renzi sembra disposto a tutto. Da una parte dà ad alcuni gli or­mai mitici 80 euro. Dall’altra ci mette le mani in tasca e se li ri­prende con gli interessi. 

 

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