di maio grillo casalino toninelli crimi

IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO NON HA CAMBIATO UNA COSA: LE SPESE! - CONSULENTI E COLLABORATORI DELL'ESECUTIVO CONTE COSTANO CIRCA 7 MILIONI DI EURO, QUASI COME IL GOVERNO GENTILONI. SE NON FOSSE CHE MANCA ALL'APPELLO L'INTERO STAFF DI TONINELLI, CHE SEBBENE SIA UN GRANDE FAN DELLA TRASPARENTE, NON HA UN ELENCO CON GLI EMOLUMENTI. E POI C'È CHI NAVIGA IN ZONE GRIGIE…

Michele Sasso e Raphaël Zanotti per www.lastampa.it

 

Alla fine, il governo del cambiamento, non ha cambiato poi molto. Almeno dal punto di vista della spesa ministeriale. Consulenti e collaboratori dell’esecutivo Conte costano in totale qualcosa come 7 milioni di euro. Cifra non molto distante dagli 8 milioni del precedente governo Gentiloni. All’appello, però, manca l’intero staff del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli il quale, seppur esponente del M5S grande sostenitore della trasparenza, a nove mesi dall’insediamento è l’unico ministro a non avere un elenco facilmente accessibile di consulenti e collaboratori con relativi emolumenti.

 

toninelli renzi di maio air force renzi

Ci sono però anche ministeri con collaboratori che navigano in zone grigie più che trasparenti. Professionisti il cui compenso verrà individuato in un secondo tempo con apposito atto amministrativo (mai arrivato o mai pubblicato), consulenti per cui è indicato il trattamento fondamentale ma manca quello accessorio, compensi attribuiti genericamente ad altri settori della pubblica amministrazione senza che ne sia indicato l’ammontare. Insomma, a volte il palazzo di vetro appare piuttosto opaco.

 

Chi sono questi collaboratori dei ministri e come vengono scelti? Il loro curriculum è adatto al livello di competenza che viene loro richiesto per il ruolo che ricoprono? E come è possibile che ci siano ministeri che spendono più in comunicazione che in altri settori utili a far funzionare un ente complesso come un ministero? Abbiamo fatto un’analisi nel dettaglio. La prima puntata è dedicata ai due vicepremier vera anima dell’attuale governo: Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

 

Al Viminale grazie al Capitano

di maio e toninelli davanti all air force renzi

Con il loro leader Matteo Salvini al Viminale, Luca Morisi Andrea Paganellahanno dismesso i panni di imprenditori per indossare quelli di funzionari pubblici: il primo è consigliere strategico per la comunicazione mentre il secondo è capo della segreteria e della segreteria particolare del ministro. Salvini ha scoperto Morisi all’epoca della sua nomina a segretario della Lega, a dicembre 2013, e non avendo idea delle potenzialità del web si è affidato a lui che l’ha fatto diventare un fenomeno della comunicazione politica sui social con oltre 3 milioni di fan su Facebook.

 

Morisi e Paganella erano promesse della Lega. Negli Anni 90 furono eletti consiglieri provinciali a Mantova. Crescendo, il duo ha fatto della passione per il mondo di Internet e dei social network una professione ben retribuita: sono infatti titolari della piccola società, la Sistemaintranet, che lavora anche con la sanità lombarda. Nell’aprile del 2016 la nuova azienda sanitaria della Franciacorta le ha affidato la realizzazione del sito per 38.500 euro.

Alla guida dell’Asst (Azienda socio sanitaria territoriale) c’è Mauro Borelli, manager pubblico con tessera leghista in tasca che a dicembre 2011 avvertiva via mail gli altri direttori con lo stesso orientamento politico di effettuare un versamento di seimila euro al Carroccio. Non è però l’unica corsia preferenziale.

 

LUCA MORISI

Nel 2011 sempre Borelli viene nominato direttore generale dell’Asl di Mantova e per la società di Morisi e Paganella i contratti diventano sempre più sostanziosi. Sotto la voce «implementazione e canone manutenzione software» ecco che i canoni schizzano da 17 mila euro del 2009 a 136 mila euro del 2015, un’impennata che moltiplica per otto gli introiti. Solo a Mantova, Sistema Intranet.com ha incassato appalti per 536.387 euro in sei anni. L’asse con la Sistema Intranet è così forte che in ogni Asl di assegnazione per Borelli c’è un appalto: per 3 anni a Lecco e anche qui c’è un contratto: «Affidamento sito internet» nel 2009 e poi negli anni successivi un canone per l’assistenza per un totale di 46.030 euro.

 

Ma non è tutto. Nella Asl di Cremona grazie al contratto «implementazione e canone manutenzione software» vengono versati quasi 260 mila euro. Alla guida c’è un altro manager leghista: Gilberto Compagnoni. Dall’Asl della Val Camonica appalti per altri 41.500 euro, da Monza e Brianza 78 mila euro in 8 anni. Una pioggia di denaro pubblico per Morisi e Paganella: dal 2010 al 2016 la società in nome collettivo (che non ha obbligo di bilancio) ha incassato un assegno da oltre 1 milione di euro. Tutto senza alcun bando di gara: sono tutti in affidamento diretto perché sotto la soglia dei 40 mila euro.

 

SALVINI LUCA MORISI

Grazie a Sistema Intranet arriva al Viminale anche Leonardo Foa, il figlio 24enne del presidente della Rai Marcello Foa. E’ in questa società che muove i primi passi nel 2017 come social media strategist fino al grande balzo nei palazzi della politica di Roma. Il sistema di propaganda di Salvini è perfettamente oliato. E ben retribuito. Il ministero dell’Interno spende 256 mila euro per l’ufficio stampa, quasi il doppio di quanto spendeva quando al dicastero c’era Marco Minniti. Curiosità: due dei tre collaboratori dell’area comunicazione di Minniti sono oggi con Salvini, anche se nella sua segreteria. Si tratta di Cristina Pascale Giuseppe Benevento.

 

Ma è tutto il dicastero a costare di più: 677mila euro con Salvini, 402mila con Minniti. Il ministro leghista ha meno uomini, ma meglio retribuiti. Non sembrano avere incarichi particolari se non collaborazioni, mentre con Minniti troviamo consiglieri per le tematiche relative al terrorismo e alla criminalità organizzata o per la cyber security assenti nello staff di Salvini. Nella squadra di quest’ultimo, ma questa volta a Palazzo Chigi come vicepremier, si trova anche Claudio D’Amico, consigliere per le attività strategiche internazionali.

leonardo foa salvini

 

L’ex parlamentare leghista ora assessore a Sesto San Giovanni (Milano) è la mente dell’avvicinamento di Salvini al partito di Putin «Russia Unita» nel 2014. Con questo ruolo, insieme al presidente dell’associazione Lombardia Russia, Gianluca Savoini, ha fondato la Orion, una società di Mosca che si occupa di consulenza alle imprese, come raccontato dalla Stampa. Pagati dalla presidenza del Consiglio si trovano anche Alessandro AmarodiLorenzo BernasconiSusanna CeccardiIva Garibaldi Paolo Visca. Non è dato sapere, per ora, quale sia il loro compenso.

 

Un milione e trecentomila euro per lo staff Di Maio

Nell’elenco dei 12 collaboratori del ministro per lo sviluppo economico Luigi Di Maio compare anche il nome di Sergio Bramini diventato famoso per un servizio Tv che l’ha fatto conoscere come «l’imprenditore fallito nonostante 4 milioni di euro mai pagati dallo Stato e sgomberato da casa».

 

SUSANNA CECCARDI E SALVINI

Una vicenda nazionale che ha visto schierarsi a favore di Bramini anche Salvini e i parlamentari grillini e della Lega. Con il governo del cambiamento ecco che l’imprenditore brianzolo attivo nel settore dei rifiuti e nella costruzione di discariche è stato nominato «esperto per il supporto alla segreteria del ministro per questioni di deburocratizzazione della Pubblica amministrazione e supporto normativo con attenzione a piccole e medie imprese». Peccato che il fact-checking del mensile Altreconomia abbia raccontato una storia di imprenditore più complessa di quella della narrazione che ne hanno fatto i partiti al Governo. Bramini oggi percepisce 46.800 euro l’anno.

 

ENRICO ESPOSITO

A ricoprire un ruolo nel delicato ufficio legislativo Di Maio ha scelto l’amico e compagno di Università Enrico Esposito che però, come raccontato dall’Espresso si è distinto per i tweet omofobi e sessisti che compiano sul suo profilo:

 

«Vladimir Luxuria? Dovrebbe stare in galera». Micaela Biancofiore? «Una mignotta in quota rosa». E poi una lunga sequenza di affermazioni sull’omosessualità di Dolce e Gabbana, sulla moralità della showgirl Melissa Satta e alcune tecniche per distinguere i veri uomini dai « ricchioni». La bufera che si è abbattuta su Esposito non sembra aver spaventato i due ex compagni di università. Entrato come vicecapo dell’ufficio legislativo, Esposito guadagnava 65.000 euro l’anno. Da qualche giorno è stato promosso a capo dello stesso ufficio. Tweet compresi.

 

enrico esposito

Come vicecapo di gabinetto Di Maio ha scelto l’ex parlamentare Giorgio Girgil Sorial. Nato a Brescia, è figlio di genitori egiziani, tanto che è stato definito il deputato di seconda generazione. Nel 2014 ha accusato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di essere «un boia che ha messo una tagliola (voleva dire una taglia?) sulle opposizioni». A Montecitorio si è distinto per i suoi attacchi alle lobby e all’odiato Pd, tanto che sulla legge elettorale al grido di «Porcellini del porcellum che votate lo schifo della legge di stabilità: raccontate fregnacce». E’ in procinto di diventare l’uomo che curerà per il Mise tutte le crisi aziendali del Paese. Sul suo curriculum Sorial dichiara una laurea in ingegneria dell’informazione con un master in business administration al Trinity College di Dublino. Parla italiano e arabo. Compenso: 110.000 euro.

giorgio sorial

 

Il Mise di Di Maio costa qualcosa di più di quello di Calenda: 485.000 euro contro 445.000. Anche il Lavoro ha una spesa maggiore: 311.000 euro contro i 147.000 dell’ex ministro Poletti. Di Maio può inoltre contare su 510 mila euro per i cinque collaboratori che lo aiutano come vicepremier. In tutto gli staff del leader politico dei Cinque Stelle valgono 1,3 milioni di euro. (CONTINUA)

GIORGIO SORIAL

 

Ultimi Dagoreport

wanna marchi stefania nobile davide lacerenza

CRONACHE DI CASA MARCHI – QUANDO WANNA DICEVA AL “GENERO” LACERENZA: “PORCO, TI DOVRESTI VERGOGNARE, MERITI SOLO LA MORTE” – TRA LE INTERCETTAZIONI DELL’ORDINANZA DI ARRESTO DEL TITOLARE DELLA ''GINTONERIA'' E DI STEFANIA NOBILE, SONO CUSTODITE ALCUNE FRASI STRACULT DELL’EX TELE-IMBONITRICE – LA MITICA WANNA RACCONTA UNA SERATA IN CUI DAVIDONE “TIRA FUORI LA DROGA”: “L’HA FATTA DAVANTI A ME, IO HO AVUTO UNA CRISI E MI SONO MESSA A PIANGERE” – LA DIFESA DI FILIPPO CHAMPAGNE E LA “PREVISIONE”: “IO CREDO CHE ARRIVERÀ UNA NOTIZIA UNO DI ‘STI GIORNI. ARRIVERÀ LA POLIZIA, LI ARRESTERANNO TUTTI. PERCHÈ DAVIDE ADDIRITTURA SI PORTA SEMPRE DIETRO LO SPACCIATORE..."

volodymyr zelensky bin salman putin donald trump xi jinping

DAGOREPORT – COME SI E' ARRIVATI AL CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI TRA RUSSIA E UCRAINA? DECISIVI SONO STATI IL MASSICCIO LANCIO DI DRONI DI KIEV SU MOSCA, CHE HA COSTRETTO A CHIUDERE TRE AEROPORTI CAUSANDO TRE VITTIME CIVILI, E LA MEDIAZIONE DI BIN SALMAN CON TRUMP - E' BASTATO L’IMPEGNO MILITARE DI MACRON E STARMER PER DIMOSTRARE A PUTIN CHE KIEV PUÒ ANCORA FARE MOLTO MALE ALLE FRAGILI DIFESE RUSSE - NON SOLO: CON I CACCIA MIRAGE FRANCESI L'UCRAINA PUÒ ANDARE AVANTI ALTRI SEI-OTTO MESI: UN PERIODO INACCETTABILE PER TRUMP (ALL'INSEDIAMENTO AVEVA PROMESSO DI CHIUDERE LA GUERRA “IN 24 ORE”) – ORA CHE MOSCA SI MOSTRA “SCETTICA” DAVANTI ALLA TREGUA, IL TYCOON E IL SUO SICARIO, JD VANCE, UMILIERANNO PUBBLICAMENTE ANCHE PUTIN, O CONTINUERANNO A CORTEGGIARLO? - LA CINA ASPETTA AL VARCO E GODE PER IL TRACOLLO ECONOMICO AMERICANO: TRUMP MINIMIZZA IL TONFO DI WALL STREET (PERDITE PER 1000 MILIARDI) MA I GRANDI FONDI E I COLOSSI BANCARI LO HANNO GIÀ SCARICATO…

elly schlein nicola zingaretti donald trump giorgia meloni

CHE FIGURA DI MERDA PER IL PD MALGUIDATO DA ELLY SCHLEIN: A BRUXELLES HA TOCCATO IL FONDO, FACENDOSI "SCAVALLARE" ADDIRITTURA DAL PARTITO DI GIORGIA MELONI – SE FDI NON POTEVA NON VOTARE SÌ AL PROGETTO “REARM EUROPE” DELLA VON DER LEYEN, I DEM, CHE ADERISCONO AL PARTITO SOCIALISTA, SI SONO TRASFORMATI IN TAFAZZI: 10 HANNO VOTATO A FAVORE, 11 SI SONO ASTENUTI (SOLO GRAZIE ALLA MEDIAZIONE DEL CAPOGRUPPO ZINGARETTI I "PACIFINTI" TARQUINIO, STRADA ECCETERA NON HANNO VOTATO CONTRO) – I FRATELLINI D’ITALIA, PER NON FAR INCAZZARE DONALD TRUMP, SI SONO CHIAMATI FUORI DALLA RISOLUZIONE SULL’UCRAINA. LA SCUSA UFFICIALE? "NON TIENE CONTO" DELL’ACCORDO A RIAD TRA USA E UCRAINA: IL PARLAMENTO EUROPEO AVREBBE DOVUTO RINGRAZIARE IL TYCOON PER IL CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI TRA RUSSIA E UCRAINA. PECCATO CHE PUTIN NON L'ABBIA ANCORA ACCETTATO...

philippe donnet andrea orcel francesco gaetano caltagirone

DAGOREPORT: GENERALI IN VIETNAM - LA BATTAGLIA DEL LEONE NON È SOLO NELLE MANI DI ORCEL (UNCREDIT HA IL 10%), IRROMPE ANCHE ASSOGESTIONI (CHE GESTISCE IL VOTO DEI PICCOLI AZIONISTI) - AL CDA DEL PROSSIMO 24 APRILE, ORCEL POTREBBE SCEGLIERE LA LISTA DI MEDIOBANCA CHE RICANDIDA DONNET (E IN FUTURO AVER VIA LIBERA SU BANCA GENERALI) – ALTRA IPOTESI: ASTENERSI (IRREALE) OPPURE POTREBBE SOSTENERE ASSOGESTIONI CHE INTENDE PRESENTARE UNA LISTA PER TOGLIERE VOTI A MEDIOBANCA, AIUTANDO COSI’ CALTA (E MILLERI) A PROVARE A VINCERE L’ASSEMBLEA - COMUNQUE VADA, SI SPACCHEREBBE IN DUE IL CDA. A QUEL PUNTO, PER DONNET E NAGEL SARÀ UN VIETNAM QUOTIDIANO FINO A QUANDO CALTA & MILLERI PORTERANNO A TERMINE L’OPA DI MPS SU MEDIOBANCA CHE HA IN PANCIA IL 13% DI GENERALI…

ursula von der leyen giorgia meloni elon musk donald trump

DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI FUORI DAI CONFINI NAZIONALI - MELONI PRIMA SI VANTAVA DELL’AMICIZIA CON MUSK E STROPPA E DELLA “SPECIAL RELATIONSHIP” CON TRUMP, ORA È COSTRETTA A TACERE E A NASCONDERSI PER NON PASSARE COME "AMICA DEL GIAGUARO" AGLI OCCHI DELL'UE. E, OBTORTO COLLO, E' COSTRETTA A LASCIARE A STARMER E MACRON IL RUOLO DI PUNTO DI RIFERIMENTO DELL'EUROPA MENTRE SALVINI VESTE I PANNI DEL PRIMO TRUMPIANO D’ITALIA, L'EQUILIBRISMO ZIGZAGANTE DELLA GIORGIA DEI DUE MONDI VIENE DESTABILIZZATO ANCOR DI PIU' DAL POSIZIONAMENTO ANTI-TRUMP DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO MERZ CHE FA SCOPA COL POLACCO TUSK, E LEI RISCHIA DI RITROVARSI INTRUPPATA CON IL FILO-PUTINIANO ORBAN - IL COLPO AL CERCHIO E ALLA BOTTE DEL CASO STARLINK-EUTELSAT...

elly schlein luigi zanda romano prodi - stefano bonaccini goffredo bettini dario franceschini

DAGOREPORT – PD, UN PARTITO FINITO A GAMBE ALL'ARIA: LA LINEA ANTI-EUROPEISTA DI SCHLEIN SULL’UCRAINA (NO RIARMO) SPACCA LA DIREZIONE DEM ED ELETTORI - SOLO LA VECCHIA GUARDIA DI ZANDA E PRODI PROVANO A IMPEDIRE A ELLY DI DISTRUGGERE IL PARTITO – LA GIRAVOLTA DI BONACCINI, CHE SI È ALLINEATO ALLA SEGRETARIA MULTIGENDER, FA IMBUFALIRE I RIFORMISTI CHE VANNO A CACCIA DI ALTRI LEADER (GENTILONI? ALFIERI?) – FRANCESCHINI E BETTINI, DOPO LE CRITICHE A ELLY, LA SOSTENGONO IN CHIAVE ANTI-URSULA - RISULTATO? UN PARTITO ONDIVAGO, INDECISO E IMBELLE PORTATO A SPASSO DAL PACIFISTA CONTE E DAL TUMPUTINIANO SALVINI CHE COME ALTERNATIVA AL GOVERNO FA RIDERE I POLLI…