GOVERNO INTERROTTO - LE AMMINISTRATIVE HANNO RAFFORZATO IL DESIDERIO DI URNE ANTICIPATE. IL PD PER INCASSARE PRIMA CHE GRILLO DILAGHI, IL PDL PER FERMARE ULTERIORI EMORRAGIE, I CENTRISTI CHE HANNO SBAGLIATO A PUNTARE TUTTO SU MONTI - COME SI FA AD ARGINARE L’ARRETRAMENTO DEI PARTITI? CON LA “CONFEDERAZIONE” DEL PDL, IL “PARTITO DELLA NAZIONE” DELL’UDC, O “ITALIA PULITA” DEL PD? LA RISPOSTA È DEL BANANA: “PER ARRESTARE IL FENOMENO GRILLO, BISOGNA TROVARE QUALCUNO CHE DICE PIÙ CAZZATE DI LUI”…
Francesco Verderami per il "Corriere della Sera"
Il voto ha aperto un vuoto, ha destabilizzato un quadro politico che era già precario e che ora rischia di paralizzare l'azione del governo Monti, non certo di decretarne la fine anticipata. à questo il paradosso che le elezioni consegnano: l'uomo che la Cnn definisce «il più importante d'Europa», è vissuto in Italia come una figura a sé stante e per molti aspetti ingombrante.
D'altronde non è un mistero che nel Pd cresca la voglia delle urne per capitalizzare il vantaggio sul centrodestra, e che nel Pdl - per motivi contrapposti - ci sia la stessa tentazione, dettata dal desiderio di evitare una ulteriore emorragia di consensi. Persino i centristi guardano ormai all'esperienza dei tecnici con il disincanto di chi aveva puntato sul Professore per realizzare l'Opa sull'area moderata.
Nessuno oggi ha la forza di intestarsi la crisi, ma sono evidenti le spinte centrifughe nella «strana maggioranza». E già stamane verrà al pettine il primo nodo del dopo voto, perché ieri sera sul ddl anticorruzione si è consumata la rottura sul testo messo a punto dal Guardasigilli Severino, e non sarà semplice arrivare a un nuovo compromesso tra Pdl, Pd e Udc.
Ecco un esempio di come il Palazzo viva in modo schizofrenico quella che appare già come una lunga volata elettorale: da una parte il governo, impegnato a fronteggiare l'emergenza economica (e non solo), dall'altra le forze politiche che si posizionano in vista della campagna del 2013. à vero che tutti erano preparati al risultato delle Amministrative, «per noi sarà una batosta», diceva Berlusconi quando le urne non erano ancora aperte, mentre Bersani era certo che «il centrosinistra» avrebbe fatto «il pieno» ai ballottaggi. Ma il dato elettorale ha messo i partiti dinnanzi alla realtà dei numeri, inducendoli a discutere di strategie, con un occhio al campo avverso.
E se l'Udc teme una deriva «giustizialista» del Pd, teme cioè che i Democratici possano accettare nel loro schieramento la nascita di una lista «Italia pulita», il Pd - a sua volta - è preoccupato per il tonfo del centrodestra e per il fallimento del progetto di Casini: teme che - di qui alla prossima primavera - l'area moderata possa riaggregarsi in forme nuove e ribaltare un pronostico che oggi appare scontato. Sull'altro versante però il Pdl vive una drammatica crisi di identità , e nemmeno il Cavaliere ha idea di come ribaltare la situazione, se è vero che la lista personale a cui lavorava, e che ha testato, nei sondaggi non arriverebbe nemmeno al 10%: «Servirebbe un Berlusconi del '94», ha sospirato sconsolato Berlusconi.
In questo quadro è difficile immaginare a breve un'intesa sulla riforma del sistema elettorale. Bersani sta sfruttando quello che Alfano definisce «un vantaggio di posizione»: pur di «tenersi il Porcellum», il capo dei Democratici propone il doppio turno al Pdl; il Pdl - che potrebbe accettare il doppio turno solo in una logica presidenzialista - rilancia sul metodo spagnolo per solleticare il Pd; l'Udc - contraria al sistema spagnolo - avanza l'idea di ritoccare l'attuale modello, cambiando il premio di maggioranza e inserendo le preferenze...
Non è un confronto, è un dialogo tra sordi. E così sarà finché non saranno stati ridisegnati i confini della geografia politica, rivoluzionati dall'avvento del Movimento 5 stelle e dall'astensionismo. Il primo problema non sembra di facile soluzione. Ecco perché (quasi) tutti oggi lisciano il pelo ai grillini. Nessuno sa come riassorbire quel voto di protesta, lo s'intuisce da una battuta tra il serio e il faceto di Berlusconi: «Per arrestare il fenomeno Grillo, bisognerebbe trovare qualcuno che dice più cazzate di lui». O forse bisognerebbe riportare alle urne la massa di elettori che non è andata a votare. Perché non c'è dubbio che ci sia un problema di offerta: l'area moderata non si è sfaldata, semplicemente non si sente rappresentata.
Ed è su quell'area che lavorano tanto il Pdl con il progetto della «Confederazione», quanto l'Udc con l'idea del «partito della nazione». Si vedrà se i due disegni saranno convergenti o confliggenti, se Maroni - che attende «alla finestra» la rivoluzione preannunciata da Alfano - ne farà parte, se Montezemolo si aggregherà o vorrà restar distinto, se Casini continuerà a dire al Pdl che «Berlusconi non si deve nemmeno candidare», se il Cavaliere continuerà a dare la sensazione di avere la vecchia tentazione, se poi tutto questo basterà per vincere...
Una cosa comunque è certa: nei partiti si parla così tanto del governo del futuro, che nessuno sembra più interessarsi al governo del presente.
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