scheda referendum renzi boschi

IL GOVERNO RENZI È UN GRANDE TELEVOTO - SALLUSTI: ''LA SCHEDA DEL REFERENDUM È UNA TRUFFA. CHIEDE 'VOLETE TAGLIARE I COSTI DELLA POLITICA E RIDURRE LE POLTRONE?', MA NASCONDE TUTTE LE MAGAGNE DELLA RIFORMA BOSCHI'' - ''MA LA LEGGE SI CHIAMA COSÌ!'', REPLICA QUELLA PARA-GURA DI MARIA ETRURIA...

1. REFERENDUM TRUFFA IL QUESITO SCRITTO DAI BANCA ETRURIA

Alessandro Sallusti per ''il Giornale''

 

Passino le bugie, le promesse non mantenute, le sceneggiate sui palcoscenici internazionali per mascherare i fallimenti. Ridicolo, ma ci può stare per disperazione, spacciare una crescita dello 0,7 per un successo (la Spagna, per esempio, cresce del 3). Gli italiani ci hanno fatto l' abitudine al Renzi venditore di fumo, semplicemente non fanno più caso a ciò che dice. Ma la truffa no, un presidente del Consiglio e il suo ministro per le Riforme non hanno il diritto di imbrogliare i cittadini in modo così smaccato.

scheda referendum costituzionalescheda referendum costituzionale

 

Mi riferisco al quesito che hanno deciso di stampare sulla scheda che troveremo nelle urne dell' imminente referendum sulla riforma del Senato. Che reciterà (faccio una sintesi): «Vuoi tu ridurre il numero dei parlamentari e diminuire i costi della politica?». Chiunque, a una simile domanda non può che rispondere: sì, certo. Ma non è così. Mi spiego. Sarebbe come se ci chiedessero: «Vuoi pagare meno tasse?», senza dirci che se diciamo «sì» ci tolgono la pensione e dimezzano lo stipendio. Oppure.

 

alessandro sallustialessandro sallusti

«Vuoi bene alla mamma?», evitando di avvisarci che parallelamente tolgono la mutua a tutta la famiglia.

Avremo modo di spiegare, in maniera documentata e dettagliata, nelle prossime settimane, perché votando «sì» non solo non cambierà un bel niente ma ci ritroveremo ancora più sudditi di uno Stato ingordo, padrone e invadente.

 

Per ora ci limitiamo a mettervi in guardia da un premier e da un governo di truffatori che usano, come hanno fatto i loro amici e parenti con le banche (il caso Etruria spiega molte cose) metodi spregiudicati con cittadini indifesi in quanto sprovveduti in materia e in buona fede.

 

Ad affidare il nostro destino al duo Renzi-Boschi rischiamo la stessa fine di chi ha affidato i suoi risparmi alla Etruria, banca di famiglia. Le riforme vanno fatte, eccome. Ma non questa, non così, non con trucchi e imbrogli, non prendendoci in giro. E non è neppure vero che «meglio poco di niente» se quel «poco» peserà come un macigno sulle libertà politiche e sulle regole della democrazia.

RENZI TOCCA LA SCHIENA DELLA BOSCHIRENZI TOCCA LA SCHIENA DELLA BOSCHI

 

Ma soprattutto mi rifiuto di farmi prendere per il naso da Maria Elena Boschi, che serafica ieri ha spiegato: «La domanda referendaria è esattamente il titolo della legge». Senta, bella signora, chi ha scritto quel titolo guarda caso proprio in quel modo truffaldino? Buon sangue non mente, ma mi creda: ai Boschi abbiamo già dato.

 

 

2. REFERENDUM, È BAGARRE SUL QUESITO SULLA SCHEDA "È COME UN TELEVOTO"

Stefano Zurlo per ''il Giornale''

 

Più che una scheda è uno spot. Ancora non è finita la telenovela sulla data del referendum costituzionale, che verrà comunicata lunedì, ma il dibattito s'infiamma per un'altra questione, più sottile ma indicativa dell'epoca che attraversiamo: la formulazione del quesito, confezionato come una bomboniera, che gli italiani incroceranno sulla loro strada fra la fine di novembre e l'inizio di dicembre.

 

boschi 1boschi 1

Una filastrocca che sembra costruita come una gigantesca domanda retorica che ammetta una sola risposta: «Sì». E ancora «Sì».

 

Non si può non rimanere sorpresi, come notava ieri il Giornale, nel leggere il testo che verrà consegnato ai cittadini. Il professor Mario Esposito, ordinario di Diritto costituzionale all'università del Salento, lo fa a pezzi senza se e senza ma: «È un'operazione di marketing, una specie di televoto acchiappa consensi».

 

In effetti con questo giro finisce di botto la lunga litania di lenzuolate noiose e incomprensibili sostituite in corsa da una cascata rapida e schiumosa di belle parole: «Approvate il testo della legge costituzionale concernente disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel, e la revisione del Titolo V della parte seconda della Costituzione»? È il «titolo» della riforma Boschi, che il governo avrebbe scelto perché sapeva che sarebbe finito dritto sulla scheda. Una furbata, insomma, secondo i critici.

 

Si è discusso a lungo, data la complessità e la vastità dei temi sul campo, se spacchettare la riforma Boschi, dividendola in più punti da sottoporre al vaglio degli italiani, oppure riunificare il tutto in un unico papiro. Miracolo, alla fine è stato partorito questo poemetto che in poche righe mette a posto tutto. Un piccolo capolavoro.

 

RIUNIONE CNEL RIUNIONE CNEL

«Peccato - aggiunge Esposito - che la legge del 1970, all'articolo 16, dica chiaro e tondo che il quesito, quando si tocca la costituzione, debba indicare gli articoli su cui va a incidere e debba mostrarne i contenuti. Qua, invece, mi sembra che il governo si faccia pubblicità, sotto l'ombrello suggestivo di titoletti simpatici e suggestivi, confondendo fra l'altro il contenuto con l'obiettivo del prodotto».

 

Un ragionamento che diventa evidente, per esempio, sul punto relativo al foraggiamento della Casta. «Quello - insiste Esposito - è un auspicio, una speranza, non la materia del contendere e la ragione di una battaglia aspra fra il partito del Sì e quello del No. Altrimenti sarebbero tutti d'accordo con la Boschi e Renzi e non ci sarebbe stato nemmeno bisogno del referendum». Invece, ora si litiga pure sulle parole, prima ancora che sul sì e sul no, con un duello furioso fra Renato Brunetta e Maria Elena Boschi.

 

Ovviamente, l'argomento, al confine fra politica e tecnica, si presta a mille interpretazioni e le polemiche andranno avanti fino al giorno della consultazione. Così si deve registrare che il quesito è stato approvato dall'Ufficio centrale per il referendum della Cassazione. Una scelta autorevole, ma discutibile, secondo l'esperto: «Mi pare - conclude Esposito - che il testo contraddica la legge del '70 e mi meraviglia che la Suprema corte abbia promosso quella composizione.

MARIA ELENA BOSCHI E IL REFERENDUMMARIA ELENA BOSCHI E IL REFERENDUM

 

Certo, da sempre si contestava la pesantezza delle paginate che gli elettori dovevano sorbirsi in cabina, facendo i salti mortali per decifrarle in qualche modo, fra trappole semantiche e trabocchetti concettuali. Ma qui vedo che siamo passati con una certa disinvoltura all'opposto». La querelle è solo all'inizio. Ed è probabile che anche gli accademici si accapiglieranno sulla scheda.

Ultimi Dagoreport

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO… 

picierno bonaccini nardella decaro gori zingaretti pina stefano dario antonio giorgio nicola elly schlein

DAGOREPORT - A CONVINCERE GLI EUROPARLAMENTARI PD A NON VOTARE IN MASSA A FAVORE DEL PIANO “REARM EUROPE”, METTENDO COSI' IN MINORANZA ELLY SCHLEIN (E COSTRINGERLA ALLE DIMISSIONI) È STATO UN CALCOLO POLITICO: IL 25 MAGGIO SI VOTA IN CINQUE REGIONI CHIAVE (CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA, TOSCANA E VENETO) E RIBALTARE IL PARTITO ORA SAREBBE STATO L'ENNESIMO SUICIDIO DEM – LA RESA DEI CONTI TRA “BELLICISTI” E “PACIFINTI”, TRA I SINISTR-ELLY E I RIFORMISTI, È SOLO RINVIATA (D'ALTRONDE CON QUESTA SEGRETERIA, IL PD E' IRRILEVANTE, DESTINATO A RESTARE ALL'OPPOSIZIONE PER MOLTI ANNI)