giancarlo giorgetti giorgia meloni

IL GOVERNO HA SBAGLIATO MANOVRA – LA LEGGE FINANZIARIA È DA RISCRIVERE: GIORGETTI HA INTENZIONE DI ABBASSARE IL TETTO DEGLI STIPENDI DEI MANAGER DI SOCIETÀ PUBBLICHE E PRIVATE CHE RICEVONO SOLDI DALLO STATO: NON PIÙ DI CIRCA 160 MILA EURO LORDI, MOLTO DI MENO RISPETTO AI 240 MILA ATTUALI - SFORBICIATA ANCHE SULLE DETRAZIONI: LA PERCENTUALE MASSIMA DI SPESE DETRAIBILI NON SARA’ PIÙ CALCOLATA RISPETTO AL REDDITO, MA IN BASE AL NUMERO DI FIGLI - IL DAGOREPORT

Articoli correlati

LA FINANZIARIA E UN INCUBO PER IL GOVERNO CAMALEONTE DI GIORGIA MELONI: GRAVATA DAGLI OBBLIGHI ...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Estratto dell'articolo di Giuseppe Colombo per "La Repubblica"

https://www.repubblica.it/economia/2024/10/20/news/manovra_finanziaria_2025_governo_meloni-423566265/?ref=RHLF-BG-P9-S1-T1

 

 

La frenata, dopo l’accelerazione. I dubbi, dopo le certezze sbandierate in conferenza stampa. E ora la manovra da scrivere. E da riscrivere per rendere i "sacrifici” più sostenibili. Pensieri e tormenti di Giancarlo Giorgetti.

 

LA SALA DEGLI SPECCHI DI PALAZZO CHIGI - VIGNETTA BY GIANNELLI

Nelle ultime ore, il ministro dell’Economia va ripetendo che bisogna accelerare. A tutti. Ai tecnici del Dipartimento delle Finanze, chiamati a ricomporre lo schema delle detrazioni fiscali. A quelli del Tesoro, a cui tocca definire il perimetro del tetto agli stipendi dei manager delle società che ricevono contributi pubblici. Questioni tecniche.

 

E politiche, perché l’equilibrio va trovato anche con le indicazioni che nel frattempo arrivano da Palazzo Chigi. Un effetto domino frenetico, al punto che la neo Ragioniera Daria Perrotta sarà chiamata agli straordinari per bollinare la legge di bilancio in tempi record.

 

Un’alternativa alla frenesia non c’è. Perché mercoledì, all’indomani del Consiglio dei ministri che ha approvato la manovra, Giorgetti ci ha messo la faccia. E la data, promettendo che il testo sarebbe stato trasmesso al Parlamento entro il lunedì seguente. Adesso che la scadenza si avvicina, nei corridoi di via XX settembre rimbomba il malumore di chi pensa che l’accelerazione in Cdm sia stato un azzardo.

 

giorgia meloni e giancarlo giorgetti 9

Ma così ha prescritto la premier: fare il prima possibile per arrivare all’appuntamento del giudizio delle agenzie di rating con il titolo della manovra prudente. Così è stato. Solo che adesso gli annunci vanno tradotti in norme. Con la consapevolezza che la maggioranza non sta a guardare: la battaglia della Lega contro l’aumento della tassazione dei bitcoin è lì a dire che il lucchetto della manovra è fragile.

 

La rincorsa, dunque. La revisione delle agevolazioni fiscali ha già assunto un’altra forma. Il nuovo sistema poggerà sulle tre fasce di reddito annunciate dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo: tra 0 e 50 mila euro, tra 50 e 100 mila e sopra questo importo. Ma non saranno più le percentuali rispetto al reddito complessivo, pari rispettivamente all’8%, 6% e 4%, a rappresentare il tetto per le spese detraibili.

 

Al loro posto arriva un tetto base che aumenterà progressivamente in base al numero dei figli. A parità di figli, chi guadagna di meno avrà più detrazioni rispetto a una famiglia più abbiente: un parametro allineato alla regola generale del nuovo sistema per cui chi guadagna di più potrà portare meno spese in detrazione. Single, coppie con figli grandi e nonni avranno, invece, un tetto più basso. […]

GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI - DEF - VIGNETTA DI ELLEKAPPA

 

L’altra norma da mettere a punto è il tetto agli stipendi dei manager delle società, pubbliche e private, che ricevono contributi dallo Stato. Il ragionamento iniziale aveva preso come riferimento il perimetro Istat delle pubbliche amministrazioni, escludendo solo le Casse di previdenza. Ma il numero dei soggetti coinvolti, oltre 500, ha imposto la retromarcia. Soprattutto perché dentro la lista ci sono soggetti sensibili, dalle Agenzie fiscali agli enti di ricerca, dai consorzi ai parchi.

 

La norma dovrebbe prendere come riferimento il trattamento economico del primo presidente della Corte di Cassazione: a questo compenso sarà applicata una percentuale di riduzione in modo da determinare il nuovo importo massimo per i manager, pari a circa 160 mila euro lordi (80 mila euro netti), il valore dell’indennità del presidente del Consiglio e dei ministri.

GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI

 

Il principio non è in discussione. Al punto che nel governo è stato individuato anche “un modello”: l’Aci. Sotto osservazione è finita la vicenda giudiziaria che ha coinvolto il presidente Angelo Sticchi Damiani. Secondo l’accusa nel 2017 avrebbe percepito circa 100 mila euro in più rispetto a quanto dichiarato. In ogni caso il tetto attuale di 240 mila euro è ritenuto eccessivo.

GIANCARLO GIORGETTI GIORGIA MELONI - QUESTION TIME SENATO

Ultimi Dagoreport

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER

ursula von der leyen giorgia meloni macron starmer armi difesa unione europea

DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’ PIÙ COMPLICATA: PER RECUPERARE IL RITARDO CON USA E RUSSIA SUGLI ARMAMENTI, CI VORRANNO DECENNI. E POI CHI SI INTESTA LA RIMESSA IN MOTO DELLA MACCHINA BELLICA EUROPEA? – IL TEMA È SOPRATTUTTO POLITICO E RIGUARDA LA CENTRALITÀ DI REGNO UNITO E FRANCIA: LONDRA NON È NEMMENO NELL’UE E L’ATTIVISMO DI MACRON FA INCAZZARE LA MELONI. A PROPOSITO: LA DUCETTA È ORMAI L’UNICA RIMASTA A GUARDIA DEL BIDONE SOVRANISTA TRUMPIANO IN EUROPA (SI È SMARCATA PERFINO MARINE LE PEN). IL GOVERNO ITALIANO, CON UN PUTINIANO COME VICEPREMIER, È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE…

trump zelensky vance lucio caracciolo john elkann

DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI LUCIO CARACCIOLO - A “OTTO E MEZZO” HA ADDIRITTURA SOSTENUTO CHE I PAESI BALTICI “VORREBBERO INVADERE LA RUSSIA”- LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È STATA L’INTERVISTA RILASCIATA A “LIBERO” DAL DIRETTORE DI “LIMES” (RIVISTA MANTENUTA IN VITA DAL GRUPPO GEDI) - L'IGNOBILE TRAPPOLONE A ZELENSKY? PER CARACCIOLO, IL LEADER UCRAINO "SI E' SUICIDATO: NON HA RICONOSCIUTO IL RUOLO DI TRUMP" - E' ARRIVATO AL PUNTO DI DEFINIRLO UN OPPORTUNISTA INCHIAVARDATO ALLA POLTRONA CHE "FORSE SPERAVA DOPO IL LITIGIO DI AUMENTARE IL CONSENSO INTERNO..." - VIDEO

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO SEMPRE STATI CRUCIALI PER IL DESTINO DELL’ITALIA - ANCOR DI PIU' NELL’ERA DEL CAOS TRUMPIANO, LE QUESTIONI INTERNAZIONALI SONO DIVENTATE LA DISCRIMINANTE NON SOLO DEL GOVERNO MA DI OGNI PARTITO - NONOSTANTE I MEDIA DEL NOSTRO PAESE (SCHIERATI IN GRAN MAGGIORANZA CON LA DUCETTA) CERCHINO DI CREARE UNA CORTINA FUMOGENA CON LE SUPERCAZZOLE DI POLITICA DOMESTICA, IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI SI DECIDE TRA WASHINGTON, LONDRA, BRUXELLES, PARIGI – DOPO IL SUMMIT DI STARMER, GIORGIA DEI DUE MONDI NON PUÒ PIÙ TRACCHEGGIARE A COLPI DI CAMALEONTISMO: STA CON L’UE O CON TRUMP E PUTIN?

friedrich merz

DAGOREPORT – IL “MAKE GERMANY GREAT AGAIN” DI FRIEDRICH MERZ: IMBRACCIARE IL BAZOOKA CON UN FONDO DA 500 MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE E UN PUNTO DI PIL PER LA DIFESA. MA PER FARLO, SERVE UN “BLITZKRIEG” SULLA COSTITUZIONE: UNA RIFORMA VOTATA DAI 2/3 DEL PARLAMENTO. CON IL NUOVO BUNDESTAG, È IMPOSSIBILE (SERVIREBBERO I VOTI DI AFD O DELLA SINISTRA DELLA LINKE). LA SOLUZIONE? FAR VOTARE LA RIFORMA DAL “VECCHIO” PARLAMENTO, DOVE LA MAGGIORANZA QUALIFICATA È FACILMENTE RAGGIUNGIBILE…

fulvio martusciello marina berlusconi antonio damato d'amato antonio tajani

DAGOREPORT – CE LA FARANNO TAJANI E I SUOI PEONES A SGANCIARE FORZA ITALIA DALLA FAMIGLIA BERLUSCONI? TUTTO PASSA DALLA FIDEIUSSIONI DA 99 MILIONI DI EURO, FIRMATE DA SILVIO, CHE TENGONO A GALLA IL PARTITO – IL RAS FORZISTA IN CAMPANIA, FULVIO MARTUSCIELLO, È AL LAVORO CON L’EX PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, ANTONIO D’AMATO: STANNO CERCANDO DEI “CAPITANI CORAGGIOSI” PER CREARE UNA CORDATA DI IMPRENDITORI CHE “RILEVI” FORZA ITALIA - LA QUESTIONE DEL SIMBOLO E IL NOME BERLUSCONI…