GENTILONI VA ALLA GUERRA - IL GOVERNO VOTERA’ DOMANI L’INVIO DI 470 SOLDATI IN NIGER E I ‘SINISTRATI’ DI GRASSO S’INCAZZANO – L’OBIETTIVO È LA LOTTA AGLI SCHIAVISTI E AI FONDAMENTALISTI DELL'ISIS – E’ UN IMPEGNO CONCORDATO CON IL PRESIDENTE FRANCESE MACRON CHE SI INSERISCE IN UNA NUOVA TATTICA EUROPEA: CONCENTRARSI IN QUELLE AREE RITENUTE DI "PRIORITARIO INTERESSE STRATEGICO"
1 - IL GOVERNO INVIA I SOLDATI IN NIGER È L' ULTIMO LITIGIO CON LA SINISTRA
Claudia Voltattorni per il “Corriere della Sera”
Quello di domani sarà il Consiglio dei ministri numero 65 della XVII Legislatura.
L' ultimo del governo Gentiloni. Servirà per decidere l' invio di 470 soldati italiani in Niger.
Una missione, ha detto il premier Paolo Gentiloni, «per sconfiggere il traffico di esseri umani e il terrorismo», perché «l' Italia ha l' obiettivo di costruire dialogo, amicizia e pace nel Mediterraneo e nel mondo».
Sarà l' ultimo atto del governo, ma rischia di trasformarsi anche nell' ennesimo scontro all'interno della sinistra, con Liberi e uguali che parla di «brutto regalo sotto l' albero» e accusa il ministro dell' Interno Marco Minniti di «non aver brillato per trasparenza».
Domani Gentiloni terrà anche la tradizionale conferenza stampa di fine anno e concluderà così il suo esecutivo. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si avvia a sciogliere le Camere già domani pomeriggio, il che prelude alla fine della legislatura e allindizione di nuove elezioni. Il 4 marzo è la data più probabile visto che, per la Costituzione, «le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti».
Fino ad allora però, il governo Gentiloni dovrebbe restare in carica per gli affari correnti, tra cui anche il voto del Parlamento sulle truppe italiane in Niger. Una scelta dell' ultimo minuto che però non piace a molti. «Non serve» per il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli (Lega) che invita il governo a «usare quei soldi per pattugliare i nostri territori e mari».
Mentre Pippo Civati e Andrea Maestri di Liberi e uguali parlano di «brutto regalo sotto l'albero di Natale», senza «una discussione seria e approfondita su una questione così importante di politica estera». I 5 Stelle definiscono «priorità la lotta ai trafficanti» ma «senza sviluppo sarebbe azione sterile» e perciò «aspettiamo di conoscere le regole di ingaggio dei nostri militari».
In tutto ciò si inserisce la questione sullo Ius soli, il cui esame al Senato è saltato il 23 dicembre per mancanza del numero legale. Il presidente Grasso lo ha calendarizzato il 9 gennaio, ma di fatto ne è stata decretata la morte, visto che le Camere si scioglieranno prima. E se Lega e Forza Italia esultano, Mdp accusa il Pd di «scelta politica: ha tenuto ferma la legge sulla cittadinanza per paura di perdere consensi». E Avvenire , quotidiano dei vescovi, sentenzia: «Scelta da ignavi».
2 - ENTRO MARZO I PRIMI 120
Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
L'obiettivo è indicato nel decreto che sarà approvato dal Consiglio dei ministri: «Rafforzare le capacità di controllo del territorio delle autorità nigerine e dei Paesi del G5 Sahel (Niger, Mali, Mauritania, Ciad e Burkina Faso) e lo sviluppo delle Forze di sicurezza nigerine per l'incremento di capacità volte al contrasto del fenomeno dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza».
ROBERTO SPERANZA - PIERO GRASSO - PIPPO CIVATI - NICOLA FRATOIANNI
È dunque la lotta agli schiavisti e ai fondamentalisti dell'Isis lo scopo primario della missione militare annunciata alla vigilia di Natale dal premier Paolo Gentiloni e dalla ministra della Difesa Roberta Pinotti per l'invio di soldati in Niger. Un impegno concordato oltre un mese fa con il presidente francese Emmanuel Macron che si inserisce in una nuova tattica politica sul piano internazionale: concentrarsi in quelle aree ritenute di «prioritario interesse strategico» e dunque il cosiddetto Mediterraneo allargato, dunque Africa del Nord, Sahel, Medio Oriente, Corno d' Africa e Paesi del Golfo. E dunque rimanere in coalizione con Parigi e Berlino proprio per avere un ruolo attivo in Africa e dunque essere interlocutore privilegiato in sede europea.
Dopo il via libera del governo il decreto dovrà essere ratificato dal Parlamento. Negli anni scorsi è capitato che il voto sulle missioni slittasse tra febbraio e marzo, ma poiché la legislatura è ormai al termine in questo caso bisognerà procedere in fretta e dunque è possibile che venga calendarizzato già a metà gennaio. Si procederà in base all' articolo 61 della Costituzione sugli «atti urgenti e indifferibili».
Saranno prorogate le missioni già in corso e si aggiungerà quella per l' invio del contingente in Niger. I primi a partire saranno i militari del Genio che si occuperanno del quartier generale e delle altre necessità primarie. Sono 120 i soldati inseriti nel primo contingente che dovrebbe stabilirsi nel Sahel entro i primi di marzo, mentre per la fine dell'anno si arriverà «fino ad un massimo di 470 unità, per una media di impiego di circa 250 unità.
L'Esercito schiererà «addestratori, sanitari, genio militare, unità di supporto, unità di protezione». I mezzi terrestri a disposizione saranno 120 oltre a due aerei da ricognizione. Lo Stato maggiore sta analizzando ogni necessità in accordo con gli altri Stati che già si trovano nell'area, vale a dire Stati Uniti, Francia, Germania e i Paesi africani.
Le resistenze dei comandi militari hanno finora impedito che si decretasse il ritiro del contingente dall'Iraq, ma la questione rimane aperta. E infatti all' invio dei soldati in Niger si affiancherà il progressivo rientro di quelli che sono tuttora impegnati in Afghanistan e gli altri che si occupano della sorveglianza della diga di Mosul.
Anche tenendo conto che quella zona può diventare rischiosa per lo scontro tra forze governative e peshmerga. Nei colloqui avuti con Francia e Germania è stato ribadito come la scelta di andare in Sahel entrando a far parte di quella coalizione si trasforma «nel primo sviluppo di una concreta strategia di difesa europea».