GRANDE CANNA NELLA GRANDE MELA - LO SPINELLO DIVENTA LIBERO A NEW YORK: ANCHE CUOMO SI È DECISO, OK ALLA VENDITA PER USO RICREATIVO SOPRA I 21 ANNI, CON UN GIRO D'AFFARI PREVISTO DI 4,6 MILIARDI DI DOLLARI ALL'ANNO - LA MOSSA DOVREBBE METTERE FINE ALLA "GUERRA CONTRO LA DROGA", CHE MANDAVA IN GALERA SOPRATTUTTO I NERI - LA SCRITTRICE ERICA JONG: "LA MARIJUANA SARÀ SEMPRE MENO SEXY, E SENZA TRASGRESSIONE LA GENTE PERDERÀ INTERESSE..."
1 - MARIJUANA LIBERA, RIVOLUZIONE A NEW YORK
Paolo Mastrolilli per “La Stampa”
La Nuova Amsterdam copia quella vecchia, da cui in origine aveva preso il nome, o quasi. Lo spinello diventa libero a New York, per almeno tre ragioni: è una scelta politica popolare; genera tasse e posti di lavoro; mette fine alla «guerra contro la droga», che mandava in galera soprattutto i neri rovinando le loro esistenze.
Poi magari toglierà un po' di potere ai narcotrafficanti, o comunque consentirà di riorientare le risorse verso emergenze più gravi, tipo la lotta all'epidemia di oppiacei, anche attraverso i programmi di istruzione.
L'accordo è stato raggiunto sabato sera dai legislatori di Albany, che presto approveranno la legge e la manderanno a Cuomo per la firma. In origine il governatore era contrario, perché considerava la marijuana come una «porta» verso droghe più pesanti. Ora però ha cambiato idea, anche perché 14 Stati l'hanno già legalizzata negli Usa, compresi i vicini New Jersey e Massachusetts.
cuomo legalizza la marijuana nello stato di new york
In più i suoi guai politici legati alle molestie sessuali hanno accelerato la pratica, perché il 60% degli elettori vuole decriminalizzare lo spinello, la percentuale sale oltre il 70% tra i suoi sostenitori neri, e il provvedimento distrae l'attenzione dai suoi problemi.
La legge consente coltivazione, vendita e uso della marijuana a scopo ricreativo, e allarga quello medico già lecito, da 30 a 60 giorni di forniture. Andrà in vigore appena sarà approvata, ma il mercato della cannabis non potrà cominciare prima di un anno e mezzo, perché nel frattempo bisognerà creare le strutture necessarie.
marijuana legalizzata a new york
Ogni individuo avrà il diritto di crescere sei piante, ma sarà consentita la coltivazione industriale. Per comprare l'erba bisognerà avere almeno 21 anni d'età, e sarà possibile farlo in locali aperti apposta, che però non potranno vendere anche alcolici.
Tutti i reati per il possesso sotto le 3 once saranno cancellati, e la disposizione è retroattiva, garantendo quindi l'amnistia e la pulizia della fedina penale a chiunque fosse stato condannato in passato.
Le autorità stimano che il mercato della cannabis valga 4,6 miliardi di dollari all'anno nello Stato di New York, che saliranno a 5,8 nel 2027. Sulle vendite verranno imposte tasse statali del 9% e locali del 4%.
Cuomo prevede che lo Stato guadagnerà 350 milioni all'anno, e verranno creati fra 30.000 e 60.000 posti di lavoro. Un 40% dei ricavi fiscali verrà investito nelle comunità più colpite dalla «guerra alle droghe», cioè nere e ispaniche; un altro 40% andrà alle scuole pubbliche; e il restante 20% ai programmi per trattare e prevenire la tossicodipendenza.
La Medical Society of the State of New York, la State Parent Teacher Association, e la Sheriff's Association si sono opposte, perché «nel mezzo della pandemia, con la crisi del vaping tra i giovani e l'epidemia di oppiacei, questa legge va contro la logica».
La decisione però è presa. New York è convinta di poter gestire in sicurezza la marijuana legale, evitare il boom della dipendenza, e incassare i vantaggi economici e politici dello spinello libero.
2 - JONG: "SCELTA GIUSTA, SENZA LA TRASGRESSIONE DIVENTERÀ MENO SEXY"
Paolo Mastrolilli per “La Stampa”
«Bene, ottimo. Così la marijuana diventerà sempre meno sexy, e la gente perderà interesse. Quando eravamo adolescenti a New York, fumavamo tutti per lo stesso motivo: la trasgressione. Ma se una cosa diventa legale non c'è più trasgressione, e la gente si stanca».
Parola di Erica Jong, che qualcosa deve saperne. Perché lei si era laureata negli anni Sessanta al Barnard College, quando la Columbia University, già frequentata da Allen Ginsberg e Jack Kerouac, era il cuore della contestazione americana.
«Paura di Volare» poi lo aveva pubblicato nel 1973, anno degli Accordi di Parigi per mettere fine alla guerra in Vietnam, favoriti anche dalle proteste associate alla «liberalizzazione dei costumi».
Come giudica la decisione dei legislatori del suo Stato di legalizzare la marijuana?
«Va decriminalizzata, prima di tutto perché oggi è principalmente una scusa per arrestare i neri, più dei narcos. Poi come droga non fa gravi danni, se fumata in maniera moderata».
Non è preoccupata per gli effetti sulla salute, e il rischio che crei dipendenze più pericolose?
«Premetto che io non fumo marijuana regolarmente, perché è illegale, e soprattutto perché il fumo provoca il cancro. Quindi non è mai una buona idea praticarlo, per la tua salute. Detto questo, ci sono persone capaci di diventare dipendenti da qualsiasi cosa, incluso lo zucchero. Ma se viene usata in maniera moderata, e la gente è ben informata dei pericoli, può anche essere una buona droga. Penso agli usi terapeutici in crescita, ad esempio per trattare il dolore. Tutto ciò contribuisce alla normalizzazione, anche se bisogna sempre tenere presente che il fumo fa male e andrebbe evitato».
Sua figlia Molly ha descritto in un libro la propria discesa verso la dipendenza, e ha raccontato che proprio lei l'aveva accompagnata al centro per disintossicarsi. Come madre che ha vissuto questo dramma, ha qualche riflessione personale da aggiungere?
«Quando i ragazzi sono teenager vogliono sempre provare le cose illegali. Non puoi fermare questo istinto, anche se devi cercare di farlo in tutti i modi. Mia figlia ora è cresciuta, e per fortuna è completamente libera dalla droga. Non ha alcun interesse a fumare marijuana ed è in ottima salute. Spero con tutto il cuore che ogni genitore possa dire lo stesso dei suoi figli».
New York è sempre stata una città degli eccessi. Come ricorda la scena degli anni Sessanta e Settanta?
«Era tutto nuovo, e la gente voleva provare qualunque cosa. La trasgressione però era il movente principale, più dello stesso effetto delle droghe».
Le cose sono cambiate?
«La droga si usa ancora, ma adesso non è più così eccitante. Siamo passati attraverso varie fasi. Quando io ero giovane, negli anni Sessanta e Settanta, le droghe erano cool. Ora non più. Sono ancora usate per gli effetti che provocano, ma non attirano così tanto come fenomeno culturale e sociale. Se poi consenti che qualcosa diventi legale, dopo un po' la gente si stanca di farla».
Quindi la legalizzazione frena l'uso?
«Esatto. La gente smette di usare la droga perché non è più sexy. Ovviamente gli adolescenti restano ribelli e devi proteggerli, ma non sono sicura che la legge sia la maniera migliore per farlo».
Cosa suggerisce invece, come madre?
«Servono genitori intelligenti e coinvolti. Devi convincere i figli a fidarti di te. È molto difficile, ma essere genitori è difficile. Se però sei davvero coinvolto e vuoi proteggere i figli, loro lo capiscono. Devi costruire il dialogo, così quando dici qualcosa non ti vedono come il solito genitore che rompe le scatole perché è il suo ruolo».