GRILLO CERCA LA PIAZZA MA NON LA TROVA - ERA TUTTO PRONTO PER LO SHOW DOPO IL RINVIO DEL TAGLIO DI STIPENDIO DEI DEPUTATI, MA I GRILLINI DAVANTI A MONTECITORIO SONO POCHI E BEPPE RINUNCIA AL COMIZIO - IL PD: DISPOSTI A RIDURRE LE NOSTRE INDENNITÀ MA NIENTE SPOT
Carmelo Lopapa per la Repubblica
Beppe Grillo lascia la tribuna scuotendo la testa: «Sono senza vergogna». Rocco Casalino, capo della comunicazione, al suo fianco, decine di altri militanti nella tribuna accanto. Per lui, e per tutto il Movimento, l’aula che rimanda in commissione (con 109 voti di scarto) la proposta di legge presentata da Roberta Lombardi sul taglio delle indennità non è certo una sorpresa. Copione già scritto. Ora lo show può cominciare: in piazza.
Dovrebbe. Perché proprio davanti Montecitorio si materializza il colpo di scena. La chiamata in massa del “popolo dei 5stelle”, alimentata da giorni dallo stesso leader sul suo blog, si risolve in un flop. Arrivano sì e no in 150. Alla spicciolata, oltre la transenna. Grillo li guarda dalla finestra dei gruppi parlamentari del M5S, dove si ritira subito dopo la seduta.
L’idea iniziale di indossare i panni del tribuno e scendere giù, megafono in mano, tramonta subito. Non ci sono i numeri. In aula, giacca carta da zuccero, camicia, il fondatore saluta i deputati dall’alto, sorride, incoraggia. «Guarda che bravo Di Maio», commenta sottovoce guardando lo scranno della presidenza al quale siede il suo uomo, è la prima volta che l’osserva all’opera dal vivo.
Segue i lavori seduto nella seconda fila della tribuna, sempre in silenzio, finché il capogruppo pd Ettore Rosato non lo chiama in causa nel suo intervento. «Abbiamo un ospite importante, abbiamo adattato la nostra agenda a quella di Beppe Grillo. Ma non basta fare l’opposizione, bisogna saper governare: a loro non interessa venire in aula per una legge che tagli i costi, a loro interessa venire in aula per dire che un parlamentare deve prendere di indennità la metà della consulenza della Muraro».
È solo dopo questa provocazione che il comico sbotta e urla: «Bravo, bravo». Marco Ferretti, capo dei commessi, come di consueto distaccato al fianco del leader politico presente, interviene assieme ai colleghi: «La prego, Grillo». Ma è un attimo. Tutto si ricompone, in poche battute la proposta del deputato di maggioranza Lorenzo Dellai di rinviare il testo in commissione viene messa ai voti e approvata.
Coi grillini votano contro Lega, Fi, Fdi. Grillo si chiude al gruppo e scrive un post: «Hanno inglobato le cose, come cibo per la loro trasformazione come i ruminanti. Come vacche autonominatesi sacre». Fuori, la piazza è gremita più da cronisti e telecamere che da militanti. Ma qualcuno dovrà pur andare. Tocca ai dirigenti più in vista. Lombardi, Fico, Taverna, tra gli altri, ma la “star” più acclamata come sempre è Alessandro Di Battista. Che non li delude, va giù di pancia, col suo slang: « Renzi mi sta sui c.... Sta sui c... a tutti, anche a se stesso. Diranno che l’ho detto. Ebbene sì, mi sta sui c...».
L’invito da barricadero rivolto ai colleghi di gruppo mentre Di Maio è dentro a presiedere la seduta - è a disertare ormai i lavori, a cominciare dalla manovra: «Che ci stiamo a fare alla Camera? Usciamo, andiamo nelle piazze - urla al megafono, polo sotto la giacca e due vistose fasce a bendargli entrambe le mani - basta con gli emendamenti. Non abbiamo niente a che spartire con questa gentaglia». I toni sono questi, assai accesi, prima del rompete le righe.
A farne le spese è la deputata pd Alessia Morani. «Avevo appena rilasciato un’intervista a Sky fuori dalla Camera e si avvicina un tizio che mi riprende con un ipad e mi incalza: “Ti sei dimezzata lo stipendio? Eh, str..., dillo, sei sul web”». Finché un carabiniere non lo porta via.