CRUCCHI A 5 STELLE - ‘EUROCRITICI MA NON POPULISTI’ E, SOPRATTUTTO, OSTILI A FARAGE: ORA GRILLO CORTEGGIA IL PARTITO DEI PROFESSORI TEDESCO ANCHE SE LA STRADA PER L’ALLEANZA SEMBRA TUTTA IN SALITA
Tonia Mastrobuoni per ‘La Stampa’
Se Beppe Grillo riuscirà a coalizzarsi con la Alternative for Deutschland, gli eurocritici che alle europee sono riusciti ad incassare un considerevole 7%, dipende anche da cosa riuscirà ad ottenere Bernd Lucke nel suo Paese e, soprattutto, nel Regno Unito. E per ora la strada sembra in salita.
bernd lucke fondatore alternative fuer deutschlland
Il capo del «partito dei professori» tedesco sta tentando di accreditarsi come partito borghese, cercando sponde nei grandi partiti tradizionali e snobbando quelli euroscettici come l’Ukip di Nigel Farage: proprio la formazione con cui il leader del M5S vuole stringere patti a Bruxelles. Uno dei leader dell’Afd, Hans-Olaf Henkel, dopo le elezioni ha espressamente escluso alleanze con il populista britannico e ha dichiarato che preferirebbe una coalizione con il partito di David Cameron.
Anche per sottolineare che si tratta di un partito anti-euro ma non antieuropeo, i capi dell’Afd hanno criticato a più riprese il referendum britannico per uscire dalla Ue. Tuttavia già l’anno scorso il Daily Telegraph aveva riportato contatti tra il gruppo parlamentare dei conservatori europei dell’Ecr, cui fanno capo anche i Tories, e gli Afd, «dietro le spalle della Merkel». Per la cancelliera un’alleanza del genere sarebbe ovviamente un dito nell’occhio.
Ma è evidente che dopo la batosta delle urne e la scelta di condurre a spada tratta la sua crociata contro Jean-Claude Juncker, a Cameron non conviene andare allo scontro con Merkel, che finora si è palesemente nascosta dietro il «no» britannico – legittimandolo - per congelare il candidato principale alla presidenza della Commissione europea. Tra l’altro, anche l’Afd ha affossato ieri il lussemburghese, esprimendo la preferenza per un politico dell’Est Europa per la poltrona più alta dell’esecutivo Ue.
JEAN CLAUDE JUNCKER CON ANGELA MERKEL
Sul partito anti-euro sono partite in particolare in Germania un’accesa discussione tra i conservatori e speculazioni per capire quanto sia solido quel 7%. Chi è convinto che il timore del vecchio capo dei cristianosociali bavaresi, Franz-Josef Strauss, di un partito a destra dei conservatori si sia materializzata, spinge per un dialogo con il partito di Lucke. Chi invece pensa che il suo ottimo risultato elettorale potrà essere ridimensionato, gli sbarra ogni strada. E ieri il segretario generale del partito, Tauber, ha espresso a chiare lettere la linea ufficiale: non è un partito borghese, chi lo vota «prende a calci» l’eredità di Adenauer e Helmut Kohl. Fine dei giochi.
Almeno, per ora. Ma se agli Afd riuscisse davvero l’improbabile colpo di un’alleanza con i Tories britannici, sarebbe difficile rifiutare ogni dialogo. Nel tentativo non convincente di allontanare una fetta della base elettorale che viene dalla destra, Lucke insiste che non c’è alcuna parentela con formazioni anti-islamiche. L’Afd è a caccia di conservatori in fuga dalla Merkel e cerca di conquistarli con l’opposizione ai matrimoni gay e all’«immigrazione sociale». Ma si tratta ancora di temi gestiti in modo maldestro – e con qualche scivolone verbale – perché cresciuti man mano che il tema dominante, quello del no all’euro, è diventato sempre meno convincente con l’affievolirsi della crisi.