matteo renzi giuseppe conte nicola zingaretti

GUARDATE LA FINE DI QUEL NAZARENO – CHE FARÀ ZINGARETTI? UFFICIALMENTE IL PD NON CONTEMPLA SUBORDINATE A ‘GIUSEPPI’, MA IERI IL CAPOGRUPPO MARCUCCI, GRANDE AMICO DI RENZI, HA DETTO CHE “NON C’È CONTE A TUTTI I COSTI”. C’È UNA GRAN PARTE DEI DEM, CHE PENSA CHE SCHIACCIARSI SULL’AVVOCATO DEL POPOLO SAREBBE UN SUICIDIO - RENZI ASPETTA DI CAPIRE COME SI MUOVE IL COLLE, MA POTREBBE INCASTRARE IL VOLPINO DI PALAZZO CHIGI CHIEDENDO IL MES E UNA LINEA GARANTISTA…

matteo renzi con andrea marcucci 2

Francesco Verderami per il "Corriere della Sera"

 

Tutte le strade portano a Renzi. Per quanto il premier e i suoi alleati abbiano provato a neutralizzarlo, il leader di Iv appare decisivo per la nascita del Conte ter che è l' opzione alla quale la maggioranza lavora. Per ora.

 

LE DIMISSIONI DI GIUSEPPE CONTE - MEME

Nella liturgia di ogni crisi i tempi sono fondamentali. E i tempi della crisi scanditi dal Quirinale assecondano il tentativo di Conte di succedere a se stesso: visto che le consultazioni si protrarranno fino a venerdì, infatti, avrà ancora qualche giorno a disposizione per provare a costruire i gruppi dei «responsabili», fondamentali per la riuscita del suo disegno.

 

SERGIO MATTARELLA MEJO DI BERNIE SANDERS

Perciò ieri sera il premier dimissionario si è rivolto agli «europeisti» che siedono in Parlamento, e con un messaggio social di stampo presidenzialista li ha invitati a sostenere un «governo di salvezza nazionale». Il sostegno dei «costruttori» è condizione necessaria perché possa andare avanti, ma non è sufficiente.

 

ALFONSO BONAFEDE GIUSEPPE CONTE

Le tecnicalità nella gestione della crisi possono cambiare il gioco. Non è la stessa cosa, per esempio, se il capo dello Stato si limitasse a un solo giro di consultazioni o ne facesse due. Ed è in base alle scelte di Mattarella che i partiti decideranno come muoversi.

 

ANDREA ORLANDO NICOLA ZINGARETTI

Scontato l' approccio iniziale dei grillini, bisognerà vedere cosa farà il Pd: se Zingaretti formalmente non contempla subordinate a Conte, il capogruppo Marcucci sostiene che non si potrà restare inchiodati «a tutti i costi» su un unico nome. Per una parte dei dem, schiacciarsi sull'«avvocato del popolo» rischia di essere in prospettiva esiziale, ed è una concessione che in passato non è stata riservata nemmeno a Prodi e ai segretari del Pd.

 

ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO

È la linea di chi teme di venire elettoralmente risucchiato dalla lista Conte, a cui mira invece l' area dalemiana di Leu. «Ma quello è il partito cinese», commenta un esponente della segreteria dem: «Noi appoggeremo il premier uscente. Se poi si brucia...».

 

Così tutti attendono di ascoltare Zingaretti in direzione: se il segretario oggi dirà che il Paese non può permettersi le urne, data l' emergenza, sarà il segnale che l' opzione del Conte ter potrebbe essere all' occorrenza sacrificata.

MASSIMO DALEMA E MATTEO RENZI

 

Dipenderà (anche) dalle scelte di Renzi, che anzitutto vuole capire come si muoverà il Colle. Il leader di Iv non ha molti margini ma ha carte da giocare: non nutre «pregiudizi» sul premier uscente, però intende verificare se si ragiona «su un Conte 3 o su un bis del Conte 2».

crisi di governo i tweet sulla conferenza stampa di renzi 6

 

La differenza è enorme, lascia intuire che Iv potrebbe accettare il reincarico al premier uscente, ma poi lo incalzerebbe sui nodi programmatici e di conseguenza sui nomi del nuovo gabinetto.

 

Giuseppe Conte Lorenzo Guerini Dario Franceschini

Due su tutti: sulla giustizia si perpetuerebbe una linea giustizialista? E sui temi economici ci sarebbe una svolta rispetto all' impronta statalista?

 

Mirando al Guardasigilli Bonafede e al titolare di via XX Settembre Gualtieri, Renzi sa di incrociare le obiezioni di una parte del Pd. E per Conte sarebbe il cortocircuito.

Ecco il motivo per cui si inseguono le voci su altri possibili candidati, figli della stessa maggioranza. C' è Di Maio che, visto il clima, ha lanciato smentite preventive per sfuggire al tritacarne. C' è l' opzione Fico, avanzata già due anni fa da Zingaretti, che consegnerebbe la presidenza della Camera a Franceschini in vista della corsa al Colle.

 

matteo renzi andrea marcucci

E c' è lo stesso ministro della Cultura, che da tempo medita di lasciare il ruolo di capodelegazione del Pd al governo. È il solito meccanismo di nomination, dietro cui si celano regolamenti di conti. Al punto che tra le soluzioni viene indicato addirittura un cambio della guardia sulla via Roma-Bruxelles tra Conte e Gentiloni. In realtà sulla scacchiera della crisi ancora non è stata fatta neppure la mossa di apertura.

 

E proprio perché la mossa oggi spetta ai giallorossi, il centrodestra può salire compatto al Quirinale, nonostante le divergenze interne e certi sospetti che hanno spinto l' altro giorno Salvini a trattare ruvidamente Berlusconi: lanciandolo verso la presidenza della Repubblica, il leader della Lega sapeva di esporlo al tiro al bersaglio.

renzi mattarella

 

Per ora l' opposizione può attendere, sebbene metta in preventivo il fallimento di Conte. «Un conto era se il premier si fosse dimesso subito dopo aver preso la fiducia», spiega il centrista Lupi: «Un altro è aver provato a cercare voti in Parlamento.

 

Così si è indebolito. E di solito i governi deboli sono destinati a morire nella culla». In tal caso, anche per il centrodestra verrà l' ora delle decisioni.

GIUSEPPE CONTE L'EGO DI MATTEO RENZI

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…