SINDACO MARINATO - 20 ANNI PER AVERLA E 20 MINUTI PER IL PRIMO GUASTO: LA LINEA C SI BLOCCA SUBITO E QUANDO MARINO DEVE SCENDERE DAL CONVOGLIO LE PORTE NON SI APRONO - L’ASSESSORE PANCALLI: DIFFICOLTÀ DI ACCESSO PER I DISABILI

Alessandro Capponi per il "Corriere della Sera"

 

MARINO METRO CMARINO METRO C

Vent’anni per averla e venti minuti per il primo guasto. Qua e là tornelli difettosi, annunci fantasiosi dell’altoparlante, difficoltà di accesso per i disabili. Senza contare quei passeggeri del viaggio inaugurale rimasti nei convogli (a porte chiuse) senza poter scendere: nonostante l’altoparlante avesse cambiato, per la terza volta in meno d’un quarto d’ora, la destinazione d’arrivo.

 

E così la linea C della metropolitana si ferma per undici minuti durante la prima corsa: s’era pure allagata in un paio di stazioni col maltempo di qualche giorno fa, e comunque, di certo, fa discutere da qualche lustro. Inchieste, polemiche, il faro della Corte dei Conti sullo spreco di denaro pubblico. Per essere chiari: i neanche due miliardi di spesa sono diventati, anno dopo anno, quasi quattro.

 

E forse per sintetizzare la partenza flop della linea romana — i progetti iniziali risalgono ai primi anni Novanta, doveva essere pronta per il Giubileo del 2000 — basta l’ironia di Spinoza.it: «Il metrò si guasta al viaggio inaugurale. Vedi a fare le cose di fretta?».

luca pancalli foto mezzelani gmt061luca pancalli foto mezzelani gmt061

 

Lo stop arriva dieci minuti prima delle sei del mattino, quando l’altoparlante del convoglio partito alle cinque e trenta annuncia, nell’ordine: che la fermata successiva, quattro prima del capolinea previsto, sarà l’ultima della corsa, poi (per due volte) che si torna alla stazione di partenza, e infine che il treno proseguirà verso la destinazione iniziale.

 

Il risultato è che in molti, sulla banchina, ridono: «Quelli che volevano andare al capolinea di partenza, Centocelle — racconta Alessandro Bordonaro, 18 anni — sono stati portati nella direzione opposta, e noi che eravamo scesi seguendo le indicazioni dell’altoparlante siamo rimasti fuori, con le porte chiuse nonostante il treno fosse fermo».

 

La stazione del pasticcio si chiama «Fontana Candida» e a qualcuno, sulla banchina, viene in mente l’omonimo vino: «L’altoparlante è ubriaco». Del resto, anche sul treno che parte dieci minuti dopo il primo accade più o meno la stessa cosa: si annunciano fantasiosi cambi di rotta.

Guido ImprotaGuido Improta

 

Certo, una linea della metropolitana che — senza guidatori — colleghi la periferia Est e l’hinterland è per Roma, stritolata dal traffico, puro ossigeno. Così il sindaco Ignazio Marino — mentre le opposizioni ironizzano per i guasti — sorride: «Il nuovo metrò rappresenta un cambio di passo, dopo un quarto di secolo, molto importante. Il progetto è stato bloccato per anni. C’è voluta determinazione per superare tutti quelli che volevano fermarci». Alle dieci c’è tutta la giunta, il clima diventa di festa, i cittadini ringraziano felici.

luigi nieriluigi nieri

 

Però c’è un altro piccolo imprevisto: le porte del treno che porta il sindaco si aprono, si chiudono, rimangono chiuse per un minuto e poi finalmente Marino può scendere. Ma è il contrattempo del mattino che fa discutere: «C’è stato un disguido, bisognava consentire di risalire su quel treno che tranquillamente è arrivato al capolinea — spiega l’assessore ai Trasporti, Guido Improta — perché il sistema driveless non comanda solo i treni ma anche i binari e stamattina un circuito ha segnalato un’occupazione».

 

Tra i critici, però, c’è anche l’ex commissario straordinario della Federcalcio, Luca Pancalli, oggi assessore allo Sport di Roma. Sulla sua sedia a rotelle ha avuto non poche difficoltà: «Quando si aprono le porte c’è un dislivello tra la banchina e il treno». Per eliminare quel gradino, quella barriera architettonica, bisogna aspettare il pienone: «Perché quando c’è tanta gente il dislivello non c’è».

 

Ultimi Dagoreport

donald trump gaza land gazaland striscia di gaza

DAGOREPORT – LA GAZALAND TRUMPIANA NON SI FARÀ: I PAESI ARABI NON ACCETTERANNO MAI LA DEPORTAZIONE DI 2 MILIONI DI “FRATELLI” PALESTINESI (NON PER SOLIDARIETÀ, MA PERCHÉ NON LI VOGLIONO FRA LE PALLE) – ALLORA A CHE È SERVITA LA SPARATA DI DONALD, OLTRE A SCATENARE L’INDIGNAZIONE DI MEZZO MONDO, COMPRESI IRAN E CINA? È LA SOLITA STRATEGIA: VENDERE AL MONDO LA “VISIONE” DI UN PRESIDENTE CON LE PALLE, CHE MINACCIA, STREPITA E MOSTRA I MUSCOLI. CHE POI ALLE PAROLE NON SEGUANO I FATTI, POCO IMPORTA: LA PRIMA NOTIZIA CHE ESCE È QUELLA CHE CONTA…

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO