GUERRA CIVILE TRA LE PIRAMIDI - OGGI NUOVE MANIFESTAZIONI PRO-MORSI - LA POLIZIA AUTORIZZATA A SPARARE - AL SISI: LA CONDANNA FATTA DA OBAMA INCORAGGIA I VIOLENTI

La Stampa.it

Si contano le vittime in Egitto, ma le violenze non si fermano. Oggi sono previste nuove manifestazioni. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu chiede a tutte le parti la fine delle violenze in Egitto e esorta alla massima moderazione. Lo afferma l'ambasciatore argentino Maria Cristina Perceval. «I membri del Consiglio di sicurezza ritengono sia importante mettere fine alla violenza in Egitto e che tutte le parti esercitino la massima moderazione», afferma l'ambasciatore argentino all'Onu. Il Consiglio si è riunito d'urgenza in seguito all'escalation delle tensioni in Egitto e su richiesta di Francia e Gran Bretagna.

Due sedi del governo di Giza, città vicino alla capitale e nota per le piramidi, sono state date alle fiamme e proseguono gli attacchi a chiese e monasteri. Il ministero dell'Interno ha autorizzato la polizia a sparare d'ora in poi per proteggere agenti e istituzioni chiave dagli attacchi. Fonti discordanti sul bilancio delle vittime di ieri: ci sarebbero 578 morti e 4.200 i feriti secondo il ministero della Salute, mentre i Fratelli musulmani parlano di 4.500 morti.

Decine di corpi senza vita sono stati trovati ammassati dentro la moschea di el-Iman, vicino al campo pro Morsi di Nasr City, e oggi sono cominciati i primi funerali. Intanto da Martha's Vineyard, dove si trova in vacanza, Barack Obama è intervenuto sull'Egitto e ha annunciato la cancellazione delle esercitazioni militari congiunte Bright Star di metà settembre. 'Confermiamo il nostro impegno per l'Egitto e il suo popolo, ma non può continuare l'uccisione di civili per strada', ha detto Obama condannando le violenze. Reazione dura anche da parte del ministro Emma Bonino, che ha convocato alla Farnesina l'ambasciatore egiziano e ha definito la repressione di ieri 'brutale e inaccettabile'.

Secondo la presidenza dell'Egitto, le osservazioni di condanna del presidente americano Barack Obama contro la repressione delle proteste islamiche non sono basate su «fatti» e rafforzeranno ed incoraggeranno i gruppi violenti. Lo si legge in un comunicato diffuso oggi. «La presidenza - si legge nella nota ufficiale - è preoccupata dal fatto che dichiarazioni non basate su fatti possano incoraggiare i gruppi armati violenti».

«La presidenza apprezza la preoccupazione degli Stati Uniti per quello che accade in Egitto, ma crede che la questione sia da chiarire: l'Egitto - sottolinea il comunicato - si sta confrontando con atti terroristici contro le istituzioni del governo ed istituzioni vitali».

IL BILANCIO DELLE VITTIME
Stando all'ultimo bilancio ufficiale, diffuso dal ministero della Sanità, i morti di ieri sarebbero 578 e i feriti 4.200. Inoltre 202 dei 525 sarebbero rimasti uccisi nello sgombero del più grande degli accampamenti pro Morsi, quello vicino alla moschea di Rabaah al-Adawiya, nel distretto orientale di Nasr City al Cairo. Diverse le cifre fornite dai Fratelli musulmani: il portavoce della Fratellanza, Gehad El-Haddad, sul suo profilo Twitter parla di 4.500 morti, mentre altri funzionari del gruppo islamista riferiscono di 2.600 morti e circa 10mila feriti.

CORPI AMMASSATI IN UNA MOSCHEA
In una moschea del Cairo sono stati ritrovati ammassati decine di corpi. Si tratta della moschea di el-Iman, vicino al campo pro Morsi di Nasr City. Qui un giornalista di Associated Press ha visto decine di cadaveri, alcuni dei quali bruciati, avvolti in lenzuola mentre i familiari provavano a identificarli. I primi funerali dovrebbero tenersi già oggi, ma molti dei presenti si lamentano che le autorità stanno ostacolando il rilascio dei permessi per seppellire i loro cari.

Sul pavimento, sparpagliati, numerosi poster di Morsi. 'Ci accusano di esserci dati fuoco da soli, poi ci accusano di torturare le persone e gettare i corpi, ora ci uccidono e danno a noi la responsabilità', gridava una donna avvolta dal capo ai piedi nel suo niqab nero. Una lista appesa alla parete elenca al momento 265 nomi di persone che si ritiene siano stati uccisi nello sgombero del sit-in di Rabaah al-Adawiya.

ASSALTO A GOVERNATORATO GIZA
Non cessano intanto le violenze. Centinaia di sostenitori dei Fratelli musulmani hanno assaltato e dato fuoco a due sedi del governo a Giza, la città vicino al Cairo nota per le sue piramidi. Si tratta di una villa in stile coloniale di due piani e un palazzo amministrativo di quattro piani, che si trovano lungo la strada delle Piramidi lungo la sponda occidentale del fiume Nilo. Il gruppo giovanile Tamarod, che organizzò le proteste di massa per chiedere le dimissioni di Morsi giunte il 3 luglio scorso, ha invitato i cittadini a istituire gruppi di sorveglianza per proteggere proprietà private e del governo.

POLIZIA AUTORIZZATA A SPARARE
A seguito di questo episodio il ministero dell'Interno egiziano ha autorizzato la polizia all'uso letale della forza, quindi anche a sparare, per proteggere agenti e istituzioni chiave dagli attacchi. Il governo egiziano ha anche promesso di reagire ad 'azioni terroristiche e sabotaggi' presumibilmente portati a termine dai Fratelli musulmani.

 

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