nicola zingaretti paolo guzzanti concita de gregorio

“ZINGARETTI È UN PLEBEO IN UN CLUB, QUELLO DELLA SINISTRA POST-COMUNISTA, CON LA PUZZA SOTTO IL NASO” - PAOLO GUZZANTI IN DIFESA DI “ZINGA” ACCERCHIATO DAI RADICAL-TILT: “PENSAVA DI POTER STARE FRA I VELLUTI E I DRAPPEGGI DI UN PRETESO SALOTTO BUONO, CON UN DIPLOMA DA ODONTOTECNICO. MA ANDIAMO. LO AVEVANO ANCHE PREGATO, PER CORTESIA, FALLO PER IL PARTITO ANCHE SE DOVRESTI CAPIRLO DA SOLO, DI ANDARE ALLA FACOLTÀ DI LETTERE, DOVE FRA L'ALTRO SONO TUTTI COMPAGNI…”

Paolo Guzzanti per “il Giornale”

 

paolo guzzanti foto di bacco (2)

Ha tirato avanti finché ha potuto, ha cambiato politica, ha rigirato le alleanze come un calzino, e alla fine i nervi sono saltati. Ma chi me lo fa fare, io mi dimetto. Motivo superficiale? La questione non secondaria delle poltrone, strapuntini, ressa da apericena

senza maschera pur di arraffare qualcosa.

 

E fin qui siamo in politica politicante, di bassissimo livello ma quella è. Poi c' è la ragione vera, genetica. Nicola Zingaretti è un plebeo in un club, quello della sinistra post-comunista, con la puzza sotto il naso. Groucho Marx, che era un comico raffinato, diceva che non avrebbe mai voluto far parte di un club che accettasse gente come lui. Lui invece pensava di poter stare fra i velluti e i drappeggi di un preteso salotto buono, con un diploma da odontotecnico. Ma andiamo.

 

Lo avevano anche pregato, per cortesia, fallo per il partito anche se dovresti capirlo da solo, di andare alla Facoltà di Lettere, dove fra l' altro sono tutti compagni, e prenderti un accidente di laurea magari in storia del teatro azteco. Lui andò, fece di malavoglia tre esami diradati e mollò.

 

NICOLA ZINGARETTI

Pensate che quando fu la volta di Massimo D'Alema che risultava non laureato, si fece però un bel po' campagna sul fatto che almeno il giovane resistente era andato alla scuola Normale di Pisa per fare qualche esame e lasciare un buon ricordo. Ma odontotecnico! E poi: con quel fratello. Il fratello di Nicola Zingaretti è Luca, il notissimo attore che incarna il commissario Montalbano. E Luca è più popolare di Nicola. Succede. Effetto tv, ma è anche bravo. Luca. Nicola, invece.

 

Insomma. Ieri ha gettato la spugna quando ha visto che non aveva più scampo, non ce la faceva più. E non solo per l' avidità umana dei politici del Pd che sono ormai dei veri piranha quando si tratta di arraffare un posto. Ma per il doppio salto della quaglia, guidato dall' anima nera, o rosso-giallo. Dell' operazione, ovvero Goffredo Bettini, l' uomo sopraffino che la sa lunga ma che ha mandato il camion a sbattere.

 

LE DIMISSIONI DI NICOLA ZINGARETTI BY OSHO

Ricordiamo che il povero Zingaretti Nicola si era spinto a fare quella dichiarazione urlata che potete rintracciare su Internet, in cui scandiva in modo ossessivo che lui mai e poi mai e poi ancora mai, avrebbe fatto in vita sua un governo con i Cinque stelle. La fine è nota. Quando l' alleanza con la Lega cadde e Conte cambiò cappello presentandosi alle Camere come un primo ministro di estrema sinistra dopo essere stato quello di destra, il furbo Zinga aveva sostituito Salvini con sé stesso, ovvero il Pd. Il pubblico, cioè l'elettorato letto nei sondaggi, era rimasto pietrificato.

NICOLA ZINGARETTI

 

Ma non avevi detto? Sì, l' ho detto e lo ripeto, anzi lo nego, la vita è bella perché è varia. Buuu... Fischi dalle prime file fino alle ultime. L' elettorato non ha gradito, ma la dirigenza sì perché era arrivata finalmente l' ora della torta, anche senza candeline purché ne tocchi una fetta a testa. Poi, ecco che Matteo Renzi pianta una grana che anzi era una bomba ad orologeria ben confezionata: fa marameo a Conte, ritira le ministre, ripiega il sottosegretario e fa prima traballare e poi cadere il governo, sicché Conte viene pregato, fra squilli di trombe e trombette di tornare da dov' era venuto.

 

zingaretti salvini

A quel punto il povero Zinga, vero pesce di terraferma si è trovato in braghe di tela con questo freddo e con questo virus. Aveva puntato come un matto sul Conte tre e si ritrova invece col castigamatti Draghi che chiama gli alpini e fa comandante supremo senza esporsi troppo alle telecamere. Il povero Zingaretti a questo punto non ha più un mazzo di carte per distribuire premi e prebende e neanche per promettere qualcosa.

 

CECILIA D'ELIA NICOLA ZINGARETTI ANDREA ORLANDO

Il Pd sembrava l' ambasciata americana a Saigon quando tutti stavano sul terrazzo cercando di saltare sull' elicottero della salvezza. Ma l' elicottero era pieno e l' odontotecnico vedeva che la prospettiva della salvezza si allontanava come il velivolo della sconfitta. Era assediato. Il partito non lo rispettava, lo trattava come un fattorino: due poltrone da ministro al tavolo sette e un sottosegretariato al signore là in fondo.

 

Urlava, cercava di farli ragionare, i tempi sono cambiati, è arrivata l' ora degli alpini dopo quella degli avvocati del popolo, che volete da me? Il suo atteggiamento e persino la sua forma umana così romana, rotonda, i suoi ragionamenti e dichiarazioni così banali, prevedibili, innocui, i suoi termini elastici, tutto diventava giorno dopo giorno materiale d' accusa, o almeno di pretesa. Era un po' che lo diceva, da due settimane, scocciatissimo: non c' è neanche un briciolo di rispetto per il segretario del partito, mi hanno preso per un' agenzia di collocamento.

 

alessio damato nicola zingaretti

Le voci, i famosi boatos di cui il Pd vive da anni, dicevano che non poteva fare il segretario per tutte le stagioni, che non ne aveva azzeccata una e che adesso aveva il dovere quanto meno di mettere al sicuro i compagni più deboli, chi se ne frega delle donne e delle quote rosa, i posti li deve trovare perché questo è un governo di logoramento che se arriverà al 2023 ci lascerà senza una goccia di sangue nelle vene.

 

È cominciata a circolare la lista delle colpe per la messa al rogo: troppe capriole nelle alleanze senza un corrispettivo vantaggio per i singoli capibastone. Troppa genericità nel dare una linea al partito e mancanza strutturale di cultura ideologica - di nuovo l' accusa di essere «soltanto» un odontotecnico - fino a polverizzare l' identità del partito clonato in fretta e furia sul modello Cinque stelle.

BARBARA DURSO E NICOLA ZINGARETTI

 

È stato così che il fratello grigio del fratello smagliante ha capito che per lui non c' era più scampo: autorevolezza, zero. Autorità, sottozero. Capacità contrattuale annichilita dall' arrivo di berlusconiani e leghisti. Un labirinto di cui qualcuno ha murato la porta d' uscita.

Quando l' ultimo dei suoi peones è venuto a dirgli che lui come compagno che si era tanto sacrificato si aspettava una ricompensa all' altezza del sacrificio, ha avuto come uno scatto isterico, ha sbattuto il pungo sul tavolo, ha urlato basta e ha giocato l' ultima carta che aveva in mano prima che anche quella si trasformasse in fango: mi dimetto e ve la sbrigate da soli, partito antropofago addio, non avrai le mie ossa.

ZINGARETTI

Ultimi Dagoreport

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…