IL “BUDINO” PER SALVARE LA BARACK - HOLLANDE È IL CAVALLO SU CUI INTENDE PUNTARE WASHINGTON PER CONTENERE IL RIGORISMO SENZA LIMITISMO DELLA MERKEL - SE L’EURO-CRAC SI REALIZZA OBAMA PUÒ DIRE ADDIO ALLA RIELEZIONE: ECCO PERCHÉ SERVE IL FRANCESE COME TESTA D’ARIETE E MONTI COME MEDIATORE CON BERLINO PER ALLARGARE LA BORSA - MA IL PRESIDENTE USA CHIEDE AGLI ALTRI CIÒ CHE NON PUÒ FARE IN PATRIA: I REPUBBLICANI NON GLI PERMETTERANNO DI SFORARE IL TETTO DEL DEBITO…
Maurizio Molinari per "La Stampa"
Hillary Clinton tende la mano a Francois Hollande, identificandolo come un alleato privilegiato nel summit del G8 che si apre domani a Camp David. «Il nuovo presidente francese ha un diverso approccio politico alla crisi economica» afferma il Segretario di Stato in un'intervista a UsaToday nella quale dà «il benvenuto» alla svolta avvenuta a Parigi perché «alcune posizioni a favore della crescita potranno essere più forti rispetto a quanto avvenuto in passato».
Sono parole che aprono la strada a Hollande, atteso domani mattina alla Casa Bianca da Barack Obama, identificando una convergenza di intenti fra Washington e Parigi che Hillary riassume così: «Da tempo riteniamo che l'austerity debba andare incontro a un aggiustamento affinché possa esserci anche della crescita, per ragioni economiche così come per motivi politici». La mano tesa di Hillary verso Hollande segue di poche ore la telefonata di Obama al premier italiano Mario Monti nella quale è stato concordato un impegno comune al G8 per «promuovere la crescita e la creazione di posti di lavoro».
Washington guarda ai due leader europei nell'ambito di un approccio teso a convincere la Germania ad accettare di investire nella crescita le risorse frutto del rigore finanziario: se Hollande è il contraltare di Angela Merkel, Monti può vestire i panni del mediatore in ragione della credibilità finanziaria di cui gode in entrambi i Paesi. Sulla direzione di marcia che il G8 deve intraprendere Hillary ha pochi dubbi: «Il presidente Obama e il nostro team economico da tempo stanno affermando che la crescita è un fattore nella ripresa dell'Europa, così come l'austerity è servita a modificare un tipo di gestione dei bilanci durata troppo a lungo. Adesso è arrivato il momento di rimettere la gente a lavorare, a cominciare dai giovani».
Il Segretario di Stato assicura che l'amministrazione Obama «ha trasmesso tale messaggio, in pubblico e in privato, in numerose occasioni» in ragione dei timori che la recessione in Europa possa avere ripercussioni negative sulla debole ripresa Usa. «La crisi dell'Eurozona spiega Jay Carney, portavoce di Barack Obama - è uno dei venti contrari che ci troviamo ad affrontare e che monitoriamo con grande attenzione, e questo è un altro motivo del nostro impegno per continuare a favorire la ripresa in Europa».
In concreto ciò significa che sebbene la capacità di pressione di Obama sulla Merkel sia «limitata», come osserva Matthew Goodman ex consigliere della Casa Bianca per il G8, «il presidente non avrà esitazioni nel far conoscere la propria posizione sull'Eurozona» perché consapevole che dei rischi che la crisi del debito pone alla sua rielezione alla Casa Bianca.
Ma Obama deve guardarsi le spalle dai leader repubblicani, che scelgono proprio la vigilia del G8 per aprire un insidioso fronte di scontro sull'economia. A farlo è John Boehner, il presidente della Camera dei Rappresentanti, ammonendo la Casa Bianca ad evitare un nuovo aumento del tetto dell'indebitamento pubblico alla fine dell'anno. E' sulla base degli accordi raggiunti la scorsa estate fra Casa Bianca e Congresso che il tetto del debito verrà innalzato in dicembre di 1,2 trilioni di dollari ma Boehner ora sembra voler ridiscutere il compromesso per riproporre la pressione su Obama affinché tagli la spesa durante la fase finale della campagna elettorale.
L'inatteso affondo dei repubblicani, di cui ieri i leader del Congresso hanno lungamente discusso alla Casa Bianca, punta anche ad ammonire il presidente a non concordare al summit del G8 pacchetti di stimoli a sostegno della crescita che comporterebbero un ulteriore aumento della spesa. Da qui la forbice in cui si trova stretto in questo momento il presidente americano: si trova tutto proteso a spingere la Germania a varare misure pro-crescita mentre a Washington i repubblicani vogliono impedirgli di fare lo stesso in patria.
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