I QUATTRO DELL’AVE MARIA AL TAVOLO DEL CONCLAVE

Francesca Giansoldati per Il Messaggero

Il cardinale di Santo Domingo Lopez Rodriguez scuotendo la testa, scruta da lontano il Cupolone, e a un sacerdote amico incontrato per strada affida la seguente considerazione: «Secondo me non ci siamo ancora sul nome, penso che vi siano ancora tante cose in sospeso».

Già, le cose in sospeso, come il fatto di avere un collegio elettorale frazionato in tanti piccoli gruppetti in movimento da dove filtrano visioni polarizzanti. Da una parte coloro che intravedono all'orizzonte i tratti di una Nuova Chiesa, decisamente meno istituzionalizzata di quanto non sia ora, e coloro che, invece, si spendono per lo status quo, la Vecchia Chiesa, coincidente con il centralismo romano.

I giorni dei dibattiti nell'Aula del Sinodo, in tutto dieci congregazioni generali per un totale di 160 interventi, sono serviti a mettere a fuoco le visioni di due vaste aree diversamente articolate dalle quali uscirà (prima di domenica) una sintesi elettorale, ovvero un Papa capace di rappresentare l'unità, infondere linfa nuova e nello stesso tempo garantire il cammino fatto finora. «Un po' come costruire una casa nuova su delle fondamenta pre-esistenti» sintetizza il sudafricano Fox Napier, facendo capire che il cambio va intrapreso sulla scia di Wojtyla e di Ratzinger. E' vero che la Chiesa è semper reformanda, ma c'è modo e modo di fare riforme.

GIOCHI APERTI
Le difficoltà non mancano. Intanto perché scarseggiano delle figure eminenti capaci di coagulare subito 77 voti (che non sono pochi). Di sicuro stasera, ha assicurato padre Lombardi, il comignolo sulla Sistina non sbufferà nuvole bianche. Si attende una scia di fumo nero come il carbone. Gli elettori tuttavia rassicurano (forse scaramanticamente) che entro giovedì verrà eletto il successore di Ratzinger.

Entrano favoriti in quattro, Angelo Scola in pole position seguito da Odilo Scherer, Marc Ouellet e Sean Patrick O'Malley. Ognuno di loro ha dalla sua un curriculum di tutto rispetto ma al tempo stesso un fardello di riserve di vario genere. Scola, tra tutti, è l'italiano più conosciuto e ammirato. E' un teologo di rango, un filosofo, è stato rettore di una università e in questi anni ha realizzato un interessante percorso di dialogo con le altre religioni. Il mondo islamico (sciita e sunnita) così come le realtà ortodosse e protestanti lo considerano un interlocutore prezioso e affidabile.

Ha fatto del dialogo un tratto distintivo del suo governo prima nella diocesi di Venezia e poi a Milano. Ha 72 anni, gode di buona salute, conosce le lingue e ha una visione davvero globale della Chiesa dove ormai più di due terzi dei cattolici vivono in America Latina, Africa e Asia. Lo sosterrebbero molti italiani, diversi africani ma anche tanti europei e sudamericani, circa una quarantina di voti.

A suo sfavore però potrebbero giocare negativamente i legami con Cl e un carattere un po' duro. Scherer, un brasiliano che ragiona come un tedesco, ha lavorato in curia per anni come collaboratore del cardinale Re. Ora a San Paolo governa una diocesi di 10 milioni di persone.

E' rigoroso in dottrina ma aperturista sul fronte sociale. Si è scontrato diverse volte col governo per chiedere maggiori tutele per i poveri. C'è chi dice che in caso di stallo i suoi voti potrebbero confluire su Scola, ma questo è tutto da vedere. Ouellet, un ratzingeriano di ferro, è un amico personale di Benedetto XVI, uno dei pochi con il quale si confidava. Franco canadese, con pessime doti comunicative, ha mantenuto in questi anni un profilo un po' basso. Nonostante abbia un fratello condannato per pedofilia, i cardinali non ritengono che possa costituire un elemento deterrente per non votarlo.

GLI USA
Infine ci son gli americani che per la prima volta sono seriamente in corsa per il papato con O'Malley e Dolan, entrambi figure capaci sia di gestione che di cuore allo stesso tempo. O'Malley, rispetto a Dolan, forse ha una percezione della globalità della Chiesa più marcata, avendo viaggiato il mondo a visitare le missioni dei cappuccini. A loro sfavore giocano gli effetti collaterali di un Papa americano sulle comunità cattoliche nei Paesi arabi. Domenica O'Malley ha pranzato con i carmelitani della chiesa in cui ha celebrato la messa, folgorandoli con il suo ottimismo e la semplicità. Ha fatto onore a un bel piatto di rigatoni col sugo e al coniglio con le olive. «Una persona umile e colta».

OUTSIDER
L'impressione generale, davanti a questo strano conclave, è che le sorprese non siano da escludere, specie se nei primi tre giorni non ci sarà la sospirata fumata bianca. In caso di stallo si fanno nomi di outsider come il messicano Robles Ortega (viene dato in ticket con Bertello segretario di Stato), l'austriaco Schoenborn e il filippino Tagle (ma ha solo 56 anni).

Il 21 marzo sarà però tutto finito dato che il cardinale Re (decano nella Sistina) ha confermato all'abate di Montecassino che sarà nell'abbazia per San Benedetto, una celebrazione importante alla quale prendono parte ambasciatori e personalità varie. Ormai è un mese che Ratzinger ha comunicato l'intenzione di rinunciare al governo della Chiesa. L'identikit che ha tracciato prima di ritirarsi a Castel Gandolfo è di un uomo santo, in forze e capace di governo. Ora la scelta passa ai 115 elettori e allo Spirito Santo.

 

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