renzi bersani

I DOLORI DI PITTIBIMBO – SULLA RIFORMA DI PALAZZO MADAMA 25 SENATORI PD PRESENTANO UN ROBUSTO PACCHETTO DI MODIFICHE – RENZI RISCHIA DI NON AVERE I NUMERI NEANCHE IMBARCANDO I VERDINIANI

Elisa Calessi per “Libero Quotidiano

 

Miguel Gotor Miguel Gotor

«Hanno subito messo le carte in tavola», si dice tra i fedelissimi del premier, a proposito della mossa fatta ieri dalla minoranza Pd al Senato. Alle quattro del pomeriggio, nella sala Nassyria, Miguel Gotor, Vannino Chiti e Mara Grazia Gatti presentano un documento, firmato da 25 senatori dem (ma dovrebbero diventare almeno trenta), in cui si chiedono «modifiche qualificanti» della riforma costituzionale. Quella che dal 7 luglio ricomincerà l’iter in commissione. Sarà questo il fronte più caldo per Matteo Renzi.

 

Nel testo illustrato si definiscono «indispensabili alcune correzioni». Perché dopo l’approvazione dell’Italicum, è la tesi, bisogna rivedere il sistema dei «pesi» e «contrappesi». Le correzioni non sono da poco.

 

Si chiede innanzitutto di rivedere la «modalità di elezione del Senato», ripristinando l'elezione diretta, di rafforzare le «funzioni di garanzia» e di «controllo» sul governo, di aumentare «le prerogative del Senato su materie fondamentali», di estendere le materie su cui legiferare: «legge elettorali nazionali, temi di natura etica, amnistia, indulto, diritti delle minoranze, dichiarazioni di guerra e libertà religiosa». Infine, si vuole aumentare la platea dell’elezione del presidente della Repubblica e consentire al nuovo Senato di eleggere i giudici della Corte costituzionale.

 

Vannino Chiti Vannino Chiti

Tutte modifiche che, spiega il bersaniano Miguel Gotor, ispiratore del documento dei 25, «verranno tradotte in emendamenti». Per ora si parte dal Pd. Ma, se l’intesa non ci fosse, è possibile si crei un consenso trasversale anti-governo, magari con l’aiuto di Fi o del M5S. Intanto la guerra si aprirà in prima commissione, dove il Pd, saltato il patto del Nazareno, non ha già più la maggioranza.

 

E poi ci sarà l'Aula, dove bastano pochi voti per far andare sotto il governo. «Se il Senato deve essere ridotto a un dopo-lavoro», sintetizza Gotor, «allora è più serio abolirlo». Ma se così non è, bisogna dargli più funzioni ed eleggerlo direttamente. È vero che Matteo Renzi ha aperto alla possibilità di rendere di nuovo elettivo il Senato, facendo marcia indietro su un punto decisivo.

 

 Ma l’idea è di farlo attraverso una legge ordinaria, prevedendo un listino a parte quando si vota per i consigli regionali. Senza, però, toccare l’articolo 2 del ddl Boschi, circostanza che, secondo i consiglieri del premier, comporterebbe l’azzeramento delle letture finora fatte. E addio al referendum confermativo per il giugno 2016. Ma Gotor e gli altri non ci stanno. «Ma scherziamo?», reagisce Vannino Chiti. «Il principio che i senatori sono eletti dal popolo va scritto in Costituzione, non in una legge ordinaria e tantomeno in una norma transitoria». Ma non occorre ricominciare da capo.

 maria elena boschi 55fa164.0 maria elena boschi 55fa164.0

 

 La tesi dei 25, sostenuta dal costituzionalista Enzo Cheli, è che, per via di una preposizione cambiata tra Camera e Senato, si può intervenire sull’articolo 2 senza annullare tutto. A Palazzo Chigi, però, non ne sono convinti. La linea del premier, comunque, è «piena disponibilità a discutere di tutto». Ma «senza diktat, senza imposizioni». Prima, si spiega, bisogna risolvere il punto interpretativo sull’articolo 2.

 

Quanto all’eleggibilità, se ne parli pure. Ma tenendo fermi i tempi che il premier ha ribadito: a giugno vuole fare il referendum confermativo. La verità è che, rispetto a un anno fa, quando c’era il patto del Nazareno, oggi 25 senatori del Pd sono decisivi. Quindi è ovvio che il governo dovrà concedere qualcosa. «A meno che non ci sostituiscano con i verdiniani...», chiosa Gotor con Libero.

 

RENZI E BOSCHI NEL PRESEPERENZI E BOSCHI NEL PRESEPE

 Ma numericamente non basterebbero. E politicamente sarebbe un azzardo. Bisogna capire fin dove, gli uni e gli altri, si spingeranno. «Sono finiti i tempi dei gufi e dei frenatori, come si è visto anche nei ballottaggi», punzecchia Gotor. La fase è cambiata. E sulla riforma della Costituzione il premier non può usare la fiducia. Ma concedere troppo, significa consegnarsi alla minoranza. E chissà poi dove si finisce. Come dice il fedelissimo di Bersani, «la partita è appena iniziata».

 

voto riforma della scuola in senato  2voto riforma della scuola in senato 2

Per fortuna dalla Campania arriva una buona notizia. «Una sospensione vitale», si definisce, dalle parti del premier, la decisione del Tribunale di Napoli di congelare, sia pure provvisoriamente, il decreto nei confronti di Vincenzo De Luca. Il quale, ora, potrà costituire la giunta, così da garantire che la regione sia governata.

 

Ultimi Dagoreport

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…