1. I DUBBI DEL SIGNORINO MATTEO E LETTAGONIA TRATTATO COME UNA COLF DA LICENZIARE 2. MA QUANTO SI STARÀ DIVERTENDO IL CAVALIERE CONDANNATO NEL VEDERE L’ODIATO GOVERNINO DI MEZZE INTESE RANTOLARE COSÌ? DIREZIONI DEL PD CIRCONDATE DA UN PATHOS DA TRAGEDIA GRECA, CON I COLTELLI CHE SPUNTANO DALLA CINTURA, MA NELLE QUALI GLI ATTORI FINISCONO PER RECITARE ATTINGENDO AL PEGGIOR REPERTORIO DEMOCRISTIANO DI “RINVII”, “GALLEGGIAMENTI” E “APPELLI ALL’UNITÀ DEL PARTITO” 3. LETTAGONIA TRATTATO DA RENZIE COME UN ADDETTO AI LAVORI PIÙ UMILI – MENTRE LUI FA LE GRANDI RIFORME CON PADRON SILVIO – AL QUALE SI DANNO LETTERALMENTE I QUINDICI GIORNI AL TERMINE DEI QUALI PUÒ SCATTARE UN DEMOCRATICISSIMO CALCIO NEL SEDERE

a cura di colinward@autistici.org (Special Guest: Pippo il Patriota)

1 - I DUBBI DEL SIGNORINO MATTEO E LETTANIPOTE TRATTATO COME UNA COLF
Ma quanto si starà divertendo il Banana nel vedere l'odiato governino di Mezze Intese rantolare così? Per il padrone del centrodestra lo spettacolo è il massimo. Direzioni del pd circondate da un pathos da tragedia greca, con i coltelli che spuntano dalla cintura, ma nelle quali gli attori finiscono per recitare attingendo al peggior repertorio democristiano di "rinvii", "galleggiamenti" e "appelli all'unità del partito".

Lettagonia trattato da Renzie come un addetto ai lavori più umili - mentre Lui fa le Grandi Riforme con Padron Silvio - al quale si danno letteralmente i quindici giorni al termine dei quali può scattare un democraticissimo calcio nel sedere. Ma anche, e questa è davvero la novità di giornata, un Signorino Matteo che nel rinviare una decisione padronale sul governo della nazione macchia per la prima volta la propria immagina di leader risoluto e compatto, che sa sempre che cosa fare e quando farla.

2 - TE NE VAI O NO?
Certo, in queste due settimane molto dipenderà dalla tenuta nervosa di Lettanipote, sottoposto a un logoramento incessante dal leader del suo stesso partito. Repubblica riassume in prima pagina il risultato pratico della riunione di ieri al Nazareno: "Renzi apre al dopo-Letta. ‘Decidiamo il 20 se cambiare schema'. Il premier: io non galleggio". E dentro racconta "La corsa di Matteo a Palazzo Chigi. ‘A questo punto non posso escluderlo'.

I timori per il ‘precedente' D'Alema. La subordinata delle elezioni" (p. 3). Aspenio Letta invece scende in trincea: "Rimpasto e nuovo programma, voglio vedere chi mi sfiducia'. Letta pronto al tutto per tutto. L'asse con il Quirinale: "Se il segretario vuole il mio posto dovrà convincere Napolitano che lui offre più stabilità" (p. 4).

Non a caso, sul Corazziere della Sera don Flebuccio de Bortoli affida ad Antonio Polito il compito di convincere i lettori - ma anche Confindustria, per esempio - che si dovrebbe rilanciare il governino di Lettanipote "con un nuovo accordo firmato dal Pd e dai partiti di maggioranza", accordo che lo stesso Renzi aveva promesso entro la fine di gennaio ("Una staffetta verso il nulla", p. 1).

Del resto, un governo Renzie "per le riforme" faticherebbe a tener fuori dalla porta l'altro campione delle suddette riforme, ovvero il Banana decaduto. Anche perché secondo la Stampa, "Tra i berlusconiani si allarga il fronte di chi appoggerebbe un governo Renzi" e "al Cavaliere piace sempre di più lo stile del sindaco-segretario" (p. 5). Sul Giornale di Hardcore si gode con questo titolo a tutta prima. "Renzi licenzia Letta. Preavviso di sfratto al governo: 15 giorni per cambiare o si vota". Ma soprattutto, ecco che scrive Adalberto Signore nel retroscena da Palazzo Grazioli: "Berlusconi sorprende i suoi: nessun veto a Matteo premier. Cena ristretta con i big di Fi, il leader avverte: non credo che il sindaco si farà coinvolgere, ma da noi nessuna preclusione" (p. 4).

Ma Lettanipote non ha solo il problema del Trattamento Renzie. Il Foglio scrive oggi che è stato "mollato da industria, finanza e banche" e che alla fine i suoi più fedeli sostenitori, dopo che i successoni di Saccodanni gli ha fatto perdere anche la sponda di Bankitalia, sono rimasti Raffaele Bonanni della Cisl e una parte della Cgil. "A ben vedere è il vecchio blocco, e neppure tutto, che tifava per Pier Luigi Bersani. Auguri" (p. 3).

3 - A SOCHI A DISPETTO DEI FROCI
"L'Italia è così forte della propria identità che non deve avere paura di inquinarla perché il suo presidente del Consiglio siede su una tribuna autorità. L'Italia è così determinata a investire su se stessa che è pronta, attraverso questo nuovo sogno olimpico, a restituire al mondo, dopo tanta fatica, l'immagine di un Paese più europeo, più moderno, più giusto. Un Paese che conserva in sé tutti i talenti, e vuole spenderli, per tornare finalmente a vincere". Finisce così la letteronza scritta da Lettanipote al Corriere (p.1) per giustificare la propria presenza all'inaugurazione dei Giochi invernali di Sochi, al fianco di "Amico Putin". Si sarà anche adombrato per il Renzusconi, ma tocca ammettere che parole simili avrebbe potuto scriverle Berlusconi stesso.

4 - NON SONO STATO, IO
Intervista imperdibile a pagina 4 del Corriere: "Lupi: noi non sfiduciamo l'esecutivo, ma il segretario deve metterci i suoi". Era da tempo immemorabile che non si vedeva un ministro della Repubblica confermare la fiducia a se stesso. E presentarlo come un gesto politico. Dalla Casa delle Libertà alle Parole in libertà.

5 - NON AVRAI ALTRA LEGGE CHE IL CODICE IBAN
"Banche nel mirino di Eurotower. Roma paga i crac aziendali. Parigi le acquisizioni estere. Ecco i perché di tassi alti e crollo dei prestiti". Un taglio basso della Repubblica del Sor-genio (p. 14) ripaga di tante amarezze e solitudine chi sostiene da tempo che abbiamo a che fare con una gigantesca crisi del debito privato, spacciata per crisi del debito pubblico. Con tutta le politiche di austerità suicide che sono scaturite da questa giga-balla.

Intanto le altre padrone dell'Italietta, le assicurazioni, partono al contrattacco, come racconta il Cetriolo Quotidiano: "La lobby della Rc auto cerca subito la rivincita. Dopo la sconfitta su ‘Destinazione Italia', arriva una legge ad hoc. Le compagnie si affidano a Renato Schifani e soci" (p. 8). Scelta di altissimo profilo, non c'è che dire.

6 - MA FACCE RIDE!
Il direttore generale dell'Inps Mauro Nori si guadagna un titolo da urlo sulla Repubblica: "Né sprechi né inefficienze, l'Inps è un esempio in Europa" (p. 29). Fa già ridere così, ma Nori si supera alla domanda sulle dimissioni di Tonino Mastrapasqua: "E' stato un terremoto, certo. Si è conclusa una storia di straordinaria concentrazione di potere in un solo uomo. Che però non ha avuto effetti devastanti sull'Inps, grazie all'apporto di una dirigenza forte e responsabile". Guidata da lui, naturalmente.

7 - AGENZIA MASTIKAZZI
"Camusso a Letta: ‘Gli ammortizzatori non vanno cambiati" (Stampa, p. 7). Uscita apparentemente giurassica, ma il segretario della Cgil potrebbe in realtà riferirsi agli ammortizzatori della nuova Maserati.

8 - LINGOTTI IN FUGA
E a proposito di auto, il Giornale rifila un calcetto a Marpionne: "Il Cavallino si tinge d'arancio. In Olanda un pezzo di Ferrari. La casa automobilistica scorpora il marchio in una nuova società. E potrebbe trasferirlo nel Paese che ha la tassazione più vantaggiosa" (p. 9). Curioso che in tutto il lungo pezzo non sia mai citato neppure per sbaglio il presidente Luca di Monteprezzemolo.

9 - LA TURBOFINANZA E QUEL CHE RESTA DI SEAT PAGINE GIALLE
Potrebbe riaprirsi nelle prossime settimane una delle pagine più imbarazzanti della spoliazione di "valore", per usare il loro linguaggio, dell'alta finanza italiota: "Seat fa i conti con ex manager e fondi. ‘Danni al gruppo per 2,4 miliardi'. Un fascicolo in Procura a Torino. Nominato il consulente tecnico. Nel report sull'azione di responsabilità individuate operazioni illecite. Al vaglio contratti per centinaia di milioni" (Corriere, p. 37). Mario Gerevini spiega che nel mirino della nuova gestione, ammessa al concordato preventivo, ci sarebbero innanzitutto l'ex presidente Enrico Giliberti, in carica dal 2003 al 2012, e l'ex ad Luca Majocchi, che ha lasciato l'azienda nel 2009 "con un premio di 10 milioni".

 

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