I FIGLI DI AMINTORE FANFANI, CECILIA E GIORGIO, INDAGATI PER IL CASO SCAJOLA - L’ACCUSA È QUELLA DI AVER AIUTATO MATACENA A SOTTRARSI ALLA CATTURA: RISCHIANO DA TRE MESI A CINQUE ANNI

Carlo Macrì per il "Corriere della Sera"

Si allunga la lista degli indagati nell'inchiesta della Procura di Reggio Calabria che ha portato in carcere l'ex ministro Claudio Scajola, accusato di «essersi adoperato per favorire la latitanza» dell'ex deputato di Forza Italia, l'armatore Amedeo Matacena.

I magistrati della Dda hanno iscritto nel registro degli indagati i fratelli Cecilia e Giorgio Fanfani (figli di Amintore), Maria Teresa Scajola (sorella di Claudio), Emo Danesi, Daniele Santucci (presidente dell'Agenzia italiana per pubbliche amministrazioni e socio di Pier Carlo Scajola, figlio dell'ex ministro), Giovanni Morzenti, ex presidente della Federazione italiana sport invernali, Pierluigi Bartoloni e Giuseppe Speziali, il padre di Vincenzo, la persona cui si sarebbe rivolto Scajola per tentare di far arrivare in Libano il latitante Matacena.

Tutti sarebbero legati da vincoli d'amicizia e soprattutto d'affari sia con l'ex ministro che con Matacena. L'accusa per loro è quella di aver aiutato l'armatore reggino a sottrarsi alla cattura e rischiano una condanna da tre mesi a cinque anni.

Ma c'è un nuovo personaggio apparso sulla scena di questa inchiesta con un ruolo che la Dia di Reggio Calabria, guidata dal colonnello Ardizzone, sta cercando di definire. È l'avvocato reggino Paolo Romeo, ex parlamentare del Psdi, ex presidente della commissione di Vigilanza Rai, condannato in passato a sei anni per associazione mafiosa.

Il suo nome viene associato a quello dell'ex deputato forzista Matacena anche in un'inchiesta della Procura di Catanzaro che si occupò di presunti legami tra ‘ndrangheta e istituzioni e che coinvolse politici europei, nazionali e regionali. Un cartello di «invisibili» che aveva come scopo quello di delegittimare alcuni magistrati antimafia.

All'epoca Matacena e Romeo finirono in carcere, insieme al direttore del periodico Il dibattito Francesco Gangemi, mentre il sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Valentino fu iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di associazione a delinquere di tipo mafioso.

Ieri intanto si è svolto l'interrogatorio di garanzia per Raffaella De Carolis, madre di Matacena, finita anche lei sotto inchiesta per avere tentato di «schermare» i beni del figlio. La donna, 74 anni, agli arresti domiciliari, ha risposto alle domande del gip Olga Tarzia negando ogni suo coinvolgimento: «Non ne sapevo nulla delle società intestate ai Matacena».

È slittato invece a venerdì prossimo l'interrogatorio di Scajola davanti ai pubblici ministeri di Reggio Calabria. Ieri il Viminale, dopo un'inchiesta interna, ha accertato che l'ex ministro ha utilizzato il telefonino del ministero sino a maggio del 2012 (due anni prima si era dimesso dal dicastero dello Sviluppo economico).

Dopo quella data Scajola usufruì di una scheda propria. Rispondendo a chi gli domandava se fosse a conoscenza della vicenda, il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha risposto: «Non ho l'elenco di tutti i telefonini intestati al Viminale».

 

 

Riceviamo e pubblichiamo da Giovanni Doria, avvocato di Giuseppe Valentino

 

Spettabile redazione,
lo scrivente prof. avv. Giovanni Doria, in nome e per conto dal sen. avv. Giuseppe Valentino dal quale ha ricevuto specifico mandato professionale, in relazione all'articolo dal titolo "I figli di Amintore Fanfani, Cecilia e Giorgio, indagati per il caso Scajola - L'accusa è quella di aver aiutato Matacena a sottrarsi alla cattura: rischiano da tre mesi a cinque anni", il cui contenuto è quello dell'articolo odierno del Corriere della Sera, e comparso, in data odierna, alle ore 12.24, sul Vostro sito www.dagospia.com (alla pagina http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/i-figli-di-amintore-fanfani-cecilia-e-giorgio-indagati-per-il-caso-scajola-laccusa-77137.htm), Vi invita, anche ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 8 l. n. 47/1948, a voler rappresentare, in testa di pagina e collocate nella stessa pagina del giornale che ha riportato la notizia, quanto segue.

Il Presidente della sezione GIP-GUP del Tribunale di Catanzaro, su corrispondente istanza della Procura della Repubblica, con provvedimento del 19 settembre 2006, ha disposto l'archiviazione del procedimento nei riguardi del sen. avv. Giuseppe Valentino, richiamato nel predetto articolo, alla stregua della seguente, specifica motivazione: <<l'accusa di concorso del Parlamentare in associazione di tipo mafioso (...) risulta destituita di fondamento e oggettivamente inattendibile, alla stregua degli accertamenti eseguiti, con esito affatto negativo, come, peraltro, esposto dallo stesso Pubblico Ministero a pag. 6-7 della richiesta>>.

Con successivo provvedimento del GIP presso il Tribunale di Catanzaro del 19 gennaio 2010, inerente ad un procedimento stralcio, la motivazione di cui sopra è stata litteris confermata, ai fini dell'ulteriore provvedimento di archiviazione.

A cagione della evidente rilevanza di quanto sopra ai fini di una retta e completa informazione, ed allo scopo di mitigare la potenziale lesività dell'informazione (perché) solo parzialmente riportata nell'anzidetto articolo, si invita, per l'effetto, a voler rappresentare quanto sopra secondo le modalità prescritte al cit. art. 8 l. n. 47/1948.

Distinti saluti

prof. avv. Giovanni Doria

 

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