grillo di maio di battista casaleggio

“SE CASALEGGIO NON FARÀ UN PASSO INDIETRO, SARÀ IL CAOS” - I GRILLINI AFFILANO LE LAME CONTRO IL FIGLIO DEL FONDATORE - NEL MIRINO CI SONO IL SUO RUOLO, LA PIATTAFORMA ROUSSEAU E I SOLDI DA VERSARE OGNI MESE - I SUSSURRI TRA I CINQUESTELLE: “CASALEGGIO DEVE CEDERE CON UNA DONAZIONE AL MOVIMENTO IL SIMBOLO, LA PIATTAFORMA E LA LISTA DEGLI ISCRITTI” - MA SUL SIMBOLO CI SONO MOLTI PROBLEMI…

Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”

 

DAVIDE CASALEGGIO

Grande è la confusione sotto il cielo del Movimento, con il firmamento delle cinque stelle offuscate dai nuvoloni di una tempesta incombente. Come spiega un parlamentare: «Se Davide non fa un passo indietro, sarà il caos». Davide, naturalmente, è Casaleggio, il figlio del fondatore che nel tempo è subentrato in un ruolo non troppo definito ( Di Maio lo definì un semplice «tecnico informatico») e che attualmente è il presidente dell'associazione Rousseau (quella che gestisce la piattaforma dei voti online), nonché fondatore dell'associazione Movimento 5 Stelle, nata nel 2017, insieme a Luigi Di Maio (Grillo ne è il garante assoluto).

DAVIDE CASALEGGIO LUIGI DI MAIO VITO CRIMI

 

Le voci che chiedono una ridefinizione dei poteri di Casaleggio sono sempre più forti. Se Vito Crimi lo difende, definendolo un pilastro e dunque inamovibile, Di Maio spiega al Fatto che «Rousseau deve cambiare in base alle esigenze del Movimento». Giuseppe Brescia, in un'intervista al Corriere , si è espresso con nettezza: «Casaleggio deve cedere con una donazione al Movimento il simbolo, la piattaforma e la lista degli iscritti».

 

beppe grillo davide casaleggio giuseppe conte 2

Molti altri sono sulla sua linea. Dalila Nesci, che guida l'area «Parole Guerriere», concorda e chiede la fine del vecchio movimento insieme liquido e verticistico. La novità è che quelle che sembravano voci isolate,di minoranze auto referenziali, ora sembrano aver fatto breccia anche ai piani alti. Sulla linea di una ridefinizione dei poteri c'è Di Maio, ma ci sono anche esponenti come Stefano Patuanelli, Roberto Fico e Paola Taverna e molti altri. Il problema è che la questione si mischia con l'identità del Movimento, che molti vogliono trasformato in partito.

 

paola taverna 1

I ruoli di Casaleggio e di Grillo sono intrecciati in un sistema che ricorda quello delle scatole cinesi, un viluppo di lacci e lacciuoli complicati da identificare e da sciogliere. Il simbolo, per esempio. Si fa presto a dire «Casaleggio restituisca il simbolo». Si fa presto, ma si dice anche male, a sentire il legale storico del Movimento, Andrea Ciannavei. Il quale spiega al Corriere che il simbolo originario appartiene a Beppe Grillo, il quale l'aveva donato a un'altra piccola associazione di Genova di cui fa parte lui stesso.

 

Ma aggiunge che il simbolo attualmente usato appartiene all'associazione fondata nel 2017 da Casaleggio e Di Maio. Dunque è nella loro disponibilità? No, sostiene l'avvocato, perché i due sono solo soggetti costituenti e hanno gli stessi diritti degli altri 170 mila soci. Vero, però - come si evince dalla nota integrativa al rendiconto 2017 della vecchia Associazione M5S - che il simbolo è stato dato in uso gratuito all'associazione Rousseau.

 

STEFANO PATUANELLI

E chi è presidente della Rousseau? Casaleggio. Salvo che il Movimento, all'epoca, spiegò che Rousseau ha in uso un simbolo diverso, che serve solo per «vendere gadget». Non proprio un esempio di chiarezza cristallina. Anzi, un pasticcio difficilmente risolvibile senza un atto di generosità da parte del figlio del fondatore. E senza un accordo con Grillo e Di Maio, che rappresentano i veri king maker. Lo stesso dicasi per la piattaforma, che appartiene a Rousseau, quindi a Casaleggio. Se decidesse di non donarla, la controproposta è quella di mettere in piedi una nuova piattaforma, con tutte le difficoltà immaginabili.

 

ALESSANDRO DI BATTISTA FESTEGGIA LA NASCITA DEL SECONDO FIGLIO

Quanto alle liste degli iscritti, come spiega il legale, sono iscritti al Movimento ma anche a Rousseau, quindi è normale che le conosca anche Casaleggio. Fatto sta la tensione è al massimo. Si teme che Casaleggio voglia fare un blitz il 4 ottobre, nel giorno delle Olimpiadi delle Idee, per lanciare un voto per la leadership. Crimi in assemblea ha rassicurato, ma ci credono in pochi. E intanto si attendono a brevissimo i 4-5 componenti del gruppo che aiuterà il capo politico nello sciogliere il nodo degli Stati Generali. Con Beppe Grillo e Alessandro Di Battista che, per ora, stanno a guardare.

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli arianna meloni fabia bettini federico mollicone fazzolari giovanbattista giovan battista

DAGOREPORT - E’ SCOPPIATO UN NUOVO “CASO GIULI”, ACCUSATO DA “LA VERITÀ” DI ESSERE “STATO DAVVERO GENEROSO CON LE INIZIATIVE CINEMATOGRAFICHE DELLA SINISTRA ITALIANA”. A PARTIRE DA FABIA BETTINI, ATTIVA DA OLTRE 15 ANNI NEL CINEMA, REA DI ESSERE LA SORELLA DI GOFFREDO (CI SONO SORELLE E SORELLE), PER FINIRE AI FONDI PER “VIDEOCITTÀ” DI FRANCESCO RUTELLI - GIULI QUERELA “LA VERITÀ” MA IL GIORNO DOPO RINCULA, ‘’COMMISSARIATO’’ DA PALAZZO CHIGI - UNO SCAZZO CHE FA VENIRE A GALLA UNA LOTTA INTERNA AI ‘’CAMERATI D’ITALIA’’ CHE HANNO SEMPRE BOLLATO GIULI COME CORPO ESTRANEO ALLA FIAMMA, CACCIATO A SUO TEMPO DAI “GABBIANI” DI COLLE OPPIO (GODE MOLLICONE CHE SOGNAVA IL MINISTERO DELLA CULTURA) - LA “MERITOCRAZIA”, DI CUI SI RIEMPIVA LA BOCCUCCIA LA DUCETTA, È STATA SEMPLICEMENTE SPAZZATA VIA DALL’APPARTENENZA POLITICA: SEI CON NOI, OK; SE SEI CONTRO, NIENTE FONDI - MENTRE SI SCRIVONO MINCHIATE SUI “COMUNISTI DEL CIAK”, IL MINISTERO DELLA SANTANCHÉ È FINITO AL CENTRO DELLE INDAGINI DELL’ANAC, L’AUTORITÀ NAZIONALE ANTICORRUZIONE, PER FONDI DESTINATI A FESTIVAL DI CINEMA ORGANIZZATI DA TIZIANA ROCCA E GABRIELLA CARLUCCI…

donald trump giorgia meloni keir starmer emmanuel macron

SI ANNUNCIANO TEMPI SEMPRE PIU' DURI PER LA GIORGIA DEI DUE MONDI - AL SUMMIT DI LONDRA, STARMER E MACRON HANNO ANNUNCIATO UN PIANO DI PACE ASSIEME AD ALTRI PAESI (GERMANIA, POLONIA, SPAGNA, ETC) - PREMESSO CHE PUTIN È L'AGGRESSORE E IL SUPPORTO ALL'UCRAINA SARA' FINO ALLA FINE, IL LORO PIANO DI PACE HA BISOGNO DELLA NUOVA AMERICA DI TRUMP, MA NON È INDISPENSABILE LA SUA MEDIAZIONE - LA POSIZIONE ESPRESSA DA GIORGIA MELONI È STATA IL CONTRARIO AL PENSIERO DI FRANCIA E GRAN BRETAGNA: IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA È INDISPENSABILE PER IL CESSATE IL FUOCO - AMORALE DELLA FAVA: LA DUCETTA A STELLE E STRISCE CI STA SOLO SE LA TRATTATIVA SI FA INSIEME CON IL PAZZO DI WASHINGTON (AUGURI!)

los angelucci del rione sanita - vignetta by macondo antonio giampaolo silvio berlusconi alessandro sallusti

IL CONVENTO DEGLI ANGELUCCI E’ RICCO MA PER I GIORNALISTI DEL “GIORNALE’’, "LIBERO” E “TEMPO” TIRA UNA BRUTTA ARIA - NIENTE PIU’ INVIATI SE NON ‘INVITATI’, NIENTE PIU’ AUTO CON NOLEGGIO A LUNGO TERMINE, OBBLIGO DI STRISCIARE IL BADGE IN ENTRATA, TOLTE PURE LE CIALDE DEL CAFFE’ - DIECIMILA EURO IN MENO PER VITTORIO FELTRI, NIENTE MANLEVA PER LE QUERELE (FILIPPO FACCI HA PAGATO 30MILA EURO PER UNA CAUSA) - SALLUSTI NON C’E’ E QUANDO C’E’ NON PARLA. E IN BARBA AL MELONISMO SENZA LIMITISMO (‘’VELINE’’ DI PALAZZO CHIGI A STRAFOTTERE), LE COPIE CALANO - NERVOSISMO PER L’INSERTO ECONOMICO DI OSVALDO DE PAOLINI - L’ASSEMBLEA E LA PAROLA INNOMINABILE: “SCIOPERO”…

donald trump volodymyr zelensky giorgia meloni keir starmer emmanuel macron ursula von der leyen

DAGOREPORT – IL "DIVIDE ET IMPERA" DEL TRUMPONE: TENTA DI SPACCARE IL RIAVVICINAMENTO TRA GRAN BRETAGNA E UNIONE EUROPEA EVITANDO DI PORRE DAZI SUI PRODOTTI "MADE IN ENGLAND" – STARMER SE NE FOTTE, ABBRACCIA ZELENSKY E SI ERGE A NUOVO LEADER DELL’EUROPA (PARADOSSALE, DOPO LA BREXIT) – OGGI, PRIMA DELLA RIUNIONE DEI LEADER EUROPEI A LONDRA, BILATERALE TRA IL PREMIER BRITANNICO E GIORGIA MELONI, PER CAPIRE CHE ARIA TIRA NELL’“ANELLO TRUMPIANO DELL’EUROPA” - SPACCATURA NELLA LEGA PER IL TRUMPIAN-PUTINISMO DI SALVINI - SCETTICISMO CRESCENTE IN FRATELLI D’ITALIA (FAZZOLARI, URSO E LOLLOBRIGIDA SI SMARCANO DALLA LINEA PRO- KING DONALD) – SCHLEIN E CONTE IN BANCAROTTA - LA PARALISI DEI DEMOCRATICI AMERICANI: AVETE SENTITO LA VOCE DI OBAMA, CLINTON E BIDEN?

volodymyr zelensky donald trump jd j.d. vance

DAGOREPORT - ZELENSKY È CADUTO IN UN TRANELLO, STUDIATO A TAVOLINO: TRUMP E JD VANCE VOLEVANO MORTIFICARLO E RIDURLO ALL’IMPOTENZA CON LA SCENEGGIATA NELLO STUDIO OVALE, DAVANTI AI GIORNALISTI E ALLE TELECAMERE - D’ALTRO CANTO LA VERA DIPLOMAZIA NON SI FA CERTO “ON AIR”, DAVANTI ALLE TELECAMERE E A MICROFONI APERTI - TRUMP E JD VANCE HANNO CONSEGNATO UN ‘PIZZINO’ IN STILE CAPOCLAN: TACI, PERCHÉ SENZA DI NOI SEI FINITO. DUNQUE, OBBEDISCI. E DIRE CHE GLI SHERPA UCRAINI E STATUNITENSI AVEVANO TROVATO PERSINO UN ACCORDO DI MASSIMA SULLE VARIE QUESTIONI APERTE, COME L’ACCORDO-CAPESTRO PER KIEV SULL’ESTRAZIONE DELLE TERRE RARE (UN TRATTATO CHE DI FATTO AVREBBE PERMESSO AGLI USA DI SPOLPARE IL SOTTOSUOLO UCRAINO PER GLI ANNI A VENIRE)… - VIDEO