trump putin

L'AMERICA È SEMPRE L'AMERICA - I DUE MASTINI DI TRUMP PLACANO I REPUBBLICANI: LA RUSSIA RESTA UN PAESE OSTILE, MICA UN ALLEATO. PER IL GENERALE MATTIS, SEGRETARIO ALLA DIFESA, ''PUTIN VUOLE SPEZZARE LA NATO'' - POMPEO, FUTURO CAPO CIA: ''AZIONI AGGRESSIVE'' DELLA RUSSIA NEL CORSO DELLA CAMPAGNA ELETTORALE

Federico Rampini per la Repubblica

 

trump e james mattis trump e james mattis

Sulla Russia o sulla Cia, gli uomini di Donald Trump prendono le distanze da lui. In buona fede, o per ragioni tattiche: i futuri ministri e altri superdirigenti stanno affrontando le audizioni al Senato, passaggio obbligatorio per la conferma delle nomine negli incarichi di governo. Al terzo giorno di audizioni, al Senato i più osservati erano il generale James Mattis, candidato alla Difesa, che ha voluto prendere le distanze da Vladimir Putin; e il deputato Mike Pompeo, candidato a dirigere la Cia, che ha avuto parole di sostegno verso quell’intelligence contro cui Trump polemizza duramente.

james mattis james mattis

 

Intanto la stagione dei veleni elettorali continua a regalare strascichi: in uno degli ultimissimi atti dell’Amministrazione uscente (a sette giorni dall’-I-nauguration day), il Dipartimento di Giustizia ha aperto un’indagine sul discusso comportamento dell’Fbi che 11 giorni prima dell’8 novembre diffuse in modo controverso la notizia — poi ridimensionata — di un’indagine su Hillary Clinton.

 

james mattis  james mattis

Il generale Mattis, detto “cane rabbioso”, al Senato ha preso le distanze più volte dalla Russia, differenziandosi da Trump. Secondo Mattis, «Putin sta cercando di spezzare la Nato»; ed è interesse degli Stati Uniti difendere il Patto atlantico: «Le nazioni che hanno alleati prosperano, le altre no». Trump invece aveva preso più volte le distanze dalla Nato, mettendo in dubbio la disponbilità dell’America a intervenire in difesa di un alleato in caso di aggressione russa. Il segretario (designato) alla Difesa ha anche espresso scetticismo sul ruolo della Russia in Siria, più volte elogiato da Trump: «Ne ho discusso con lui — ha detto Mattis — e sa quel che penso».

 

Su un altro dossier invece ha mostrato convergenza di vedute col suo capo, quando ha definito l’Iran «la più grande forza destabilizzante in Medio Oriente». Trump da parte sua ha più volte attaccato l’accordo sul nucleare iraniano siglato da Obama. Il generale Mattis, oltre all’esame nel merito delle sue posizioni, dovrà ottenere dal Senato una dispensa speciale: lui è andato in pensione solo nel 2013, mentre la legge prevede che un ex-militare non possa assumere incarichi di governo prima di sette anni dal pensionamento. Ce la farà (ci sono precedenti).

MIKE POMPEOMIKE POMPEO

 

Il deputato repubblicano Mike Pompeo, l’italo-americano che Trump vuole alla testa della Cia, si è adoperato per ricucire i numerosi strappi violenti fra Trump e le varie agenzie di intelligence. Da ultimo, nella conferenza stampa di mercoledì, il presidente-eletto aveva rinfacciato alla Cia «metodi da Germania nazista » per aver consentito la diffusione di un dossier a luci rosse (di dubbia credibilità) su di lui. Pompeo ha sì stigmatizzato le «gravi fughe di notizie», però ha garantito che lui darà il massimo sostegno al lavoro della Cia.

 

Pompeo ha detto di accettare le conclusioni dell’intelligence sull’ingerenza russa nella campagna elettorale americana e ha accusato Putin di «azioni aggressive » nel corso di quella campagna. Anche sull’Ucraina, ha parlato di «aggressività» russa, mentre Trump è sempre stato evasivo o comprensivo.

TRUMP PUTINTRUMP PUTIN

 

Rincarando la dose rispetto a Mattis, il futuro capo della Cia ha detto che la Russia «non sta facendo quasi niente per distruggere lo Stato Islamico» in Siria. Ha garantito che se confermato alla guida della Cia darà mandato ai suoi uomini perché «dicano sempre la verità a chi sta al potere». E questo non si sa bene come interpretarlo, visto che Trump in passato ha ricordato le menzogne dell’intelligence sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein.

 

 

Ultimi Dagoreport

donald trump xi jinping coronavirus mondo globalizzazione

DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI DELL'ORDINE GEOPOLITICO MONDIALE. UNO TSUNAMI MAI VISTO. DA ORIENTE A OCCIDENTE, SI STANNO CAGANDO SOTTO. TUTTI, ECCETTO UNO: LA CINA - AL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO, L'UNICO ANTIDOTO È L’IMPERO DEL DRAGONE, LA SOLA POTENZA CHE OGGI PUO' RIBATTERE AD ARMI PARI AL BORDELLO NEO-IMPERIALISTA DELLA TECNODESTRA USA - DAVANTI AL BULLISMO DI TRUMP, XI JINPING È RIMASTO TRANQUILLO COME UN PISELLO NEL SUO BACCELLO. ALL’ANNUNCIO DEI DAZI USA AI PRODOTTI CINESI, LA RITORSIONE DI PECHINO È STATA IMMEDIATA - POCHI MEDIA HANNO SOTTOLINEATO QUAL È STATA LA DURA RISPOSTA DI XI JINPING SUL NAZI-PROGETTO TRUMPIANO DI DEPORTARE DUE MILIONI DI PALESTINESI: “GAZA È DEI PALESTINESI, NON UNA MERCE DI SCAMBIO POLITICA, NÉ TANTO MENO OGGETTO DI QUALCOSA CHE SI PUÒ DECIDERE IN BASE ALLA LEGGE DELLA GIUNGLA" - RISULTATO: LE SPARATE DEL TRUMPONE STANNO RENDENDO INAFFIDABILE WASHINGTON AGLI OCCHI DEL MONDO, COL RISULTATO DI FAR SEMBRARE IL REGIME COMUNISTA DI XI JINPING, UN INTERLOCUTORE SERIO, PACIFICO E AFFIDABILE PER FARE AFFARI, A PARTIRE DALL'EUROPA. LA SVOLTA PRO-CINA DI URSULA CON SBERLA AL PRIMO BULLO AMERICANO...

meloni salvini chat fratelli d'italia

CACCIA ALLA TALPA! - DIVERSI ESPONENTI DI FRATELLI D'ITALIA AVREBBERO INTENZIONE DI RIVOLGERSI AL GARANTE DELLA PRIVACY DOPO LA PUBBLICAZIONE DEL LIBRO "FRATELLI DI CHAT. STORIA SEGRETA DEL PARTITO DI GIORGIA MELONI” – MA VE LI IMMAGINATE MELONI, LA RUSSA, CROSETTO, URSO CONSEGNARE VOLONTARIAMENTE IL LORO CELLULARE ALLE "TOGHE ROSSE" PER SCOVARE "L’INFAME"? - LA TALPA, INVECE, PASSANDO PER VITTIMA E DENUNCIANTE, ALLONTANA DA SE’ LA POSSIBILITÀ DI VERIFICA, COSTRINGENDO LA MAGISTRATURA A GUARDARE AL DI FUORI DEI PARLAMENTARI: QUINDI GLI STAFF, LE SEGRETERIE, I PORTAVOCE, GLI ANELLI PIÙ DEBOLI…

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?