I MICROCHIP FACCIAMOCELI DA SOLI - L'UE PUNTA AL RADDOPPIO DEI SEMICONDUTTORI, DOPO LA CARENZA POST PANDEMIA GENERATA DALL'IMPENNATA DELLA DOMANDA DI PC, TABLET E SMARTPHONE, PER SFIDARE CINA E STATI UNITI SULLA SOVRANITÀ DIGITALE: L'OBIETTIVO ENTRO IL 2030 È AUMENTARE DAL 10 AL 20% LA QUOTA EUROPEA DI PRODUZIONE MONDIALE (DOMINATA DA TAIWAN) - IL COMMISSARIO BRETON INCONTRA DRAGHI E GIORGETTI, PRONTO UN PIANO STRAORDINARIO DI INVESTIMENTI...
Paolo Baroni per "La Stampa"
La sfida è quella della «sovranità digitale». L'orizzonte è il 2030. Di qui ad allora l'Europa punta a raddoppiare dal 10 al 20% la sua quota di produzione mondiale di microchip di ultima generazione.
La crisi innescata dalla pandemia, che ha gelato per mesi gli scambi mondiali, e la carenza di semiconduttori generata da una impennata della domanda di pc, tablet e smartphone, ha infatti aggravato la guerra commerciale e tecnologica Usa e Cina in corso da tempo e prodotto danni a tutti, ma in particolare all'Europa.
Il prezzo più alto
A pagare il prezzo più alto sono stati innanzitutto i grandi produttori di auto, a partire da francesi, tedeschi e italiani, che al culmine dell'«emergenza microchip» nei mesi scorsi hanno dovuto fermare le fabbriche.
Ma poi tutti i produttori di apparecchi elettronici ed elettrodomestici hanno sofferto la fame di chip. Purtroppo anche in questo settore oggi strategico l'Europa non è autosufficiente e per questo Bruxelles ha deciso di correre ai ripari.
giancarlo giorgetti thierry breton
Anche in questo campo la regia è in mano al commissario europeo al Mercato interno Thierry Breton, che ieri a Roma ha incontrato il premier Mario Draghi, il sottosegretario alla presidenza Bruno Tabacci ed il ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti, ottenendo di fatto semaforo verde.
«L'Europa ha tutte le carte in regola per essere una potenza industriale, competitiva e innovativa - ha twittato il commissario europeo al termine della visita -. Col primo ministro Mario Draghi condividiamo questa visione dell'Unione europea, che si tratti di tecnologie, semiconduttori, spazio o addirittura vaccini».
Il piano illustrato da Breton sui microprocessori «è un obiettivo condiviso dell'Italia» ha confermato Giorgetti, sottolineando però la necessità «di lanciare un piano straordinario di sostegno agli investimenti, in cui le imprese italiane possano svolgere un ruolo di prima fila grazie alle loro capacità e competenze».
Grandi investimenti
Sul tavolo, oltre ai fondi messi a disposizione dal Recovery plan, ci sono i 140 miliardi euro stanziati dal «Digital Compass». L'Italia di suo ha invece appena varato un fondo da 1,7 miliardi destinato alle imprese che investono in ricerca, sviluppo e innovazione nell'ambito di «Importanti progetti di comune interesse europeo» (Ipcei).
Breton negli ultimi tempi ha incontrato tutti i principali produttori europei e americani, a partire dai tedeschi di Infineon, gli italo-francesi di Stm e le olandesi Nxp e Asml. Ma fino ad ora le risposte più interessanti le ha ricevute dagli americani di Intel intenzionati ad investire in Europa ben 20 miliardi, con la Ue che potrebbe garantirne ben 8. Il tutto per creare 8 diversi poli produttive tra cui uno collocato in Italia. Draghi ne ha parlato di recente col ceo di Intel Pat Gelsinger nel corso di una visita in Francia e l'idea sarebbe quella di impiantare nel nostro Paese un centri dedicato a ricerca e sviluppo. «Inevitabile l'alleanza con Intel» sostengono gli esperti, se si vuole anche solo immaginare di scalfire il monopolio della taiwanese Tsmc, che da sola produce il 92% dei chip più sofisticati.
Taiwan, assieme a Cina, Corea del Sud e Usa domina infatti il mercato dei chip. L'Europa, che nella graduatoria dei principali gruppi mondiali è assente, è invece importatrice netta di alta tecnologia. Con tutto quello che ne consegue.
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