(S)PORCA FALCOGNANA! - DIETRO LE SCHERMATURE SOCIETARIE, ECCO I NOMI (E I GUAI GIUDIZIARI) DEI NUOVI UOMINI D’ORO DELLA MUNNEZZA ROMANA

Giovanni Tizian e Nello Trocchia per espresso.repubblica.it

Di monopolio in monopolio. Da Malagrotta a Falcognana. Da un municipio a un altro. Dopo 40 anni di dominio assoluto dell'avvocato Manlio Cerroni (che continuerà a lavorare con i suoi impianti), al centro di un'inchiesta della procura di Roma, il business dei rifiuti capitolino finisce ad altre famiglie egemoni nel settore tra Puglia e Abruzzo.

Sabato 21 settembre una nuova manifestazione dei comitati cittadini contro la decisione del governo, Regione e Comune. Secondo i piani del Commissario Goffredo Sottile la discarica di Falcognana potrebbe ricevere le prime tonnellate di rifiuti già dai primi di ottobre. Intanto la tensione sale. L'Espresso può rivelare i nomi e la rete di alleanze dei futuri gestori del business d'oro.

Senza gara
Partiamo dalla scelta non trascurabile del commissario Goffredo Sottile di procedere all'affidamento diretto della gestione del sito alla Ecofer srl, proprietaria della discarica. L'avvocatura di stato in un parere, richiesto dall'allora commissario Giuseppe Pecoraro, per un altro sito aveva chiarito la necessità "dell'esproprio e della successiva gara ad evidenza pubblica" per la gestione.

Il Ministro Andrea Orlando, in un recente intervento nell'aula della Camera dei deputati, ha spiegato la ragione di questa opzione: "Non ci sono - io credo - anche realisticamente le risorse e ritengo che anche dal punto di vista della tempistica la strada dell'esproprio porterebbe inevitabilmente a dei tempi molto più lunghi". Così alla Ecofer arriveranno 300 tonnellate al giorno ad un prezzo da concordare, con un minimo fissato sugli 80 euro che fanno 24 mila euro al giorno. Una torta che si aggira intorno ai 10 milioni di euro ogni anno. Le volumetrie della discarica consentono un utilizzo per un massimo di due anni. Ma a chi andranno questi soldi?

I Maio tra inchieste e affari
Partiamo dal gruppo che detiene il 60% della Ecofer, attraverso una società controllata al 95 per cento da una fiduciaria. Si tratta del gruppo Maio, egemone proprio in Abruzzo, che gestisce anche, attraverso la Bleu srl, la discarica di Canosa di Puglia. Il titolare Franco Maio, patron del Lanciano calcio, ha qualche problema con la giustizia. E' sotto processo per reati fiscali, rinviato a giudizio lo scorso dicembre. Altro processo a suo carico quello per una presunta truffa a una Asl.

«Abbiamo agito sempre correttamente», è stata la replica. Nel 2003 finì coinvolto in un'inchiesta per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati ambientali. Maio fu arrestato, ma assolto nel processo di primo grado. Il caso veniva così descritto nel rapporto Ecomafie di Legambiente 2006: «Ha lasciato qualche perplessità la decisione del Tribunale di Trani con cui il giudice dell'udienza preliminare Teresa Giancaspro ha assolto gli imputati nell'inchiesta concernente la discarica Bleu di Canosa con la motivazione che "il fatto non sussiste".

L'impianto, definito come la pattumiera d'Italia, era stato posto sotto sequestro nel 2003 dopo che le indagini condotte dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico avevano portato a scoprire che nella discarica finivano illegalmente rifiuti speciali pericolosi come nichel, alluminio, magnesio e materiali ferrosi, provenienti da varie regioni d'Italia. Il tutto senza le prescritte autorizzazioni.

Secondo gli inquirenti, le sostanze altamente tossiche sarebbero penetrate nel sottosuolo, inquinando le falde acquifere del torrente Locone. Il giudice dell'udienza preliminare ha invece ritenuto le accuse non sussistenti, disponendo il dissequestro dell'impianto».

Franco Maio, dalla vicenda, ne è uscito pulito, assolto. Dopo la bufera giudiziaria, la Bleu è tornata in attività. Affari anche con i rifiuti napoletani. Lo scorso anno ha vinto un appalto indetto dalla Sapna, la società provinciale partenopea, per il trasporto e smaltimento di rifiuti trattati. Un appalto vinto insieme alla Cosmer spa, sede legale a Napoli. La Cosmer è stata oggetto di interdittiva antimafia nel 2009 poi annullata dal Tar che ha definito, tra gli altri, infondato l'elemento parentale per supportare uno stop prefettizio. La proprietà è della famiglia Di Francia.

Tra i titolari c'è Luigi Di Francia. Il fratello Giorgio, che non è presente in Cosmer, è stato tra i gestori, negli anni novanta, della discarica di Pianura, attraverso società colpite da interdittiva per sospetti condizionamenti malavitosi. Un invaso, quello di Pianura, in quegli anni, destinatario dello smaltimento di veleni e rifiuti tossici provenienti dalle aziende del nord.

I soci di Puglia
Una holding, insomma, in rapporti con l'imprenditoria che da anni è attiva nel settore. E anche in Puglia non mancano le alleanze tra i ras del sacchetto. Il gruppo Maio è socio della Tradeco in una Spa. La Tradeco è della famiglia Columella, tra le più potenti nel settore in terra di Puglia, ribattezzati i 're della Murgia'. Michele Columella, figlio del patron Carlo Dante, ha qualche problema con la giustizia. E' imputato per truffa ai danni del servizio sanitario nel processo che vede tra gli inquisiti anche l'ex senatore Pd Alberto Tedesco.

Ma è il prefetto di Bari Carlo Schilardi a descrivere la Tradeco nell'ultima relazione sulla Puglia della commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti. «Il capostipite della famiglia è Carlo Dante Columella. Lo hanno incriminato per smaltimento illecito e altri piccoli reati ma se l'è sempre cavata. C'è poi Columella Michele, che è il presidente del consiglio di amministrazione della Viri, altra azienda collegata alla Tradeco, nel settore dei rifiuti, che è stato arrestato e posto ai domiciliari, insieme a due funzionari dell'Asl di Bari per lo smaltimento di rifiuti(...)».

E ancora: « Il nome dei Columella è venuto fuori con una certa forza qualche mese fa quando in sede di audizione alla Commissione parlamentare antimafia, presieduta dal senatore Pisanu, furono disvelati presunti rapporti tra i Columella che sono considerati - entriamo nel settore della criminalità economica organizzata - i padroni del territorio per le loro grandi disponibilità economiche e finanziarie e quindi anche i soggetti capaci di influire sulla vita politica del territorio e di condizionare anche, con mezzi finanziari non attraverso minacce estorsioni, in un certo senso, le campagne elettorali».

Columella si è sempre difeso: «Sono 28 anni che andiamo avanti così, da un'inchiesta a un'altra senza che mai, e dico mai, si sia concluso qualcosa di concreto nei nostri confronti. E questo perché noi non c'entriamo nulla con questioni di malaffare. Siamo persone perbene».

Fiori su Falcognana
Il 39 per cento della Ecofer è invece detenuto dalla Cordusio fiduciaria. Ancora una schermatura. Ma i detective hanno rintracciato subito la reale proprietà: Valerio Fiori, lo stesso che detiene l'1 per cento di Ecofer. Il suo nome ha scaldato parecchio gli uomini del Pdl, che in un'interrogazione parlamentare hanno perso per una volta il loro solito spirito garantista per lanciarsi in un' offensiva, ricordando le condanne dell'imprenditore e socio di Maio: «Valerio Fiori è stato condannato con sentenza del Tribunale in composizione monocratica di Bologna, irrevocabile, per violazione delle disposizioni in materia di tutela delle acque dall'inquinamento», hanno scritto in una interpellanza.

C'è poi un documento che al momento ha escluso collegamenti con le cosche. Il prefetto di Roma ha incaricato il comando provinciale della guardia di Finanza di stilare un rapporto sulla reale proprietà. Secondo la relazione dietro la Ecofer c'è il gruppo Maio e Valerio Fiori. Fine del mistero. Ma perché allora trincerarsi dietro uno schermo? Quali sono i motivi che portano gli imprenditori a stipulare un mandato fiduciario con società specializzate in questo?

Il mistero delle fiduciarie
«Chi sceglie di affidarsi alle fiduciarie lo fa per mantenere la riservatezza», spiega a "l'Espresso" Francesco Pighi, avvocato, docente di diritto internazionale dell'Università di Modena, tra i massimi esperti della normativa sui trust internazionali e socio della Ghirlandina Holding, che partecipa la Class Fiduciaria, la quale a sua volta detiene un'intestazione fiduciaria in Sofir, quella di Ecofer per intenderci.

«Scelgono di non comparire imprenditori che hanno subito minacce, o quelli che per non favorire la concorrenza non vogliono mostrare le partecipazioni, e poi c'è chi non vuole mostrare la propria ricchezza. Oggi essere ricchi sembra un peccato mortale». L'avvocato, nipote del sindaco Pd di Modena Giorgio Pighi, conosce bene la materia. Attraverso Class Fiduciaria hanno assunto una serie di mandati da parte di imprenditori che vogliono rimanere anonimi.

«Dalla Class fiduciaria in poi esiste una normativa che ci impone il silenzio. Solo davanti a una richiesta della magistratura siamo obbligati a fornire i nomi dei titolari dei mandati e quando è stato richiesto abbiamo collaborato con la massima disponibilità». Il nome della Class fiduciaria è comparsa sui giornali all' indomani della polemica sulla discarica di Falcognana. Motivo? Perché ha un'intestazione fiduciaria nella Sofir- a sua volta una fiduciaria- collegata alla holding che detiene il 60 per cento delle quote di Ecofer. Un castello societario intricato.

«Guardi, quanto ho letto sui giornali, è una triste storia di supposizioni, mi hanno fatto cadere gli ultimi capelli che avevo, ma so che molti dei personaggi citati hanno intenzione di denunciare». La Sofir è finita al centro di interrogazioni parlamentari per avere avuto tra i suoi clienti una delle imprese delle video slot di Nicola Femia, un boss della 'ndrangheta.

«Può capitare. Oltretutto non mi pare che il soggetto sia stato condannato in via definitiva. Sono notizie che ho appreso dai giornali, non ho nulla a che fare con Sofir. Class ha solo acquisito una partecipazione fiduciaria per conto di terzi ma non abbiamo potere di gestione sulla Sofir. Per quello che so, le fiduciarie hanno l'obbligo di chiedere i casellari giudiziari, a quel punto se non ci sono problemi si procede».

 

CERRONI MANLIODiscarica di Malagrotta malagrotta rifiuti discaricaGOFFREDO SOTTILEIGNAZIO MARINO AD ATREJU discarica falcognana ardeatina divino amore discarica falcognana ardeatina divino amore La discarica di Malagrottamalagrotta complesso discaricaManlio CerroniCERRONI MANLIO

Ultimi Dagoreport

donald trump paolo zampolli

DAGOREPORT - LA DUCETTA SUI TRUMP-OLI! OGGI ARRIVA IN ITALIA IL MITICO PAOLO ZAMPOLLI, L’INVIATO SPECIALE USA PER IL NOSTRO PAESE, NONCHÉ L’UOMO CHE HA FATTO CONOSCERE MELANIA A DONALD. QUAL È IL SUO MANDATO? UFFICIALMENTE, “OBBEDIRE AGLI ORDINI DEL PRESIDENTE E ESSERE IL PORTATORE DEI SUOI DESIDERI”. MA A PALAZZO CHIGI SI SONO FATTI UN'ALTRA IDEA E TEMONO CHE IL SUO RUOLO SIA "CONTROLLARE" E CAPIRE LE INTENZIONI DELLA DUCETTA: L’EQUILIBRISMO TRA CHEERLEADER “MAGA” E PROTETTRICE DEGLI INTERESSI ITALIANI IN EUROPA È SEMPRE PIÙ DIFFICILE – I SONDAGGI DI STROPPA SU PIANTEDOSI, L’ATTIVISMO DI SALVINI E LA STORIA DA FILM DI ZAMPOLLI: FIGLIO DEL CREATORE DELLA HARBERT (''DOLCE FORNO''), ANDÒ NEGLI STATES NEGLI ANNI '80, DOVE FONDÒ UN'AGENZIA DI MODELLE. ''TRA LORO HEIDI KLUM, CLAUDIA SCHIFFER E MELANIA KNAUSS. PROPRIO LEI…”

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI, FORSE PER LA PRIMA VOLTA DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI, È FINITA IN UN LABIRINTO. E NON SA DAVVERO COME USCIRNE. STAI CON NOI TRUMPIANI O CONTRO DI NOI? CI METTI LA FACCIA O NO? IL BRITANNICO NEO-MAGA NIGEL FARAGE HA DICHIARATO CHE AVREBBE PREFERITO CHE MELONI PRENDESSE POSIZIONI PIÙ DURE CONTRO L’UNIONE EUROPEA, ALTRO SEGNALE: COME MAI ANDREA STROPPA, TOYBOY DELL'ADORATO MUSK, SPINGE SU X PER IL RITORNO DI SALVINI AL VIMINALE? VUOLE PER CASO COSTRINGERMI A USCIRE ALLO SCOPERTO? OGGI È ARRIVATA UN'ALTRA BOTTA AL SISTEMA NERVOSO DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA LEGGENDO LE DICHIARAZIONI DI JORDAN BARDELLA, IL PRESIDENTE DEL PARTITO DI MARINE LE PEN, CHE HA TROVATO L’OCCASIONE DI DARSI UNA RIPULITA PRENDENDO AL VOLO IL "GESTO NAZISTA" DI BANNON PER ANNULLARE IL SUO DISCORSO ALLA CONVENTION DEI TRUMPIANI A WASHINGTON - E ADESSO CHE FA L’EX COCCA DI BIDEN, DOMANI POMERIGGIO INTERVERRÀ LO STESSO IN VIDEO-CONFERENZA?

marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT - L’INTERVISTA RILASCIATA DA MARINA BERLUSCONI AL “FOGLIO” HA MANDATO IN TILT FORZA ITALIA E SOPRATTUTTO TAJANI - IL VICEPREMIER HA REAGITO IN MODO SCOMPOSTO: “NON ABBIAMO BISOGNO DI NESSUNA SVEGLIA. MARINA FA BENE A DIRE CIÒ CHE PENSA MA NON CI HA MAI CHIESTO NÉ IMPOSTO NULLA. QUANTO DETTO DA LEI NON ERA RIVOLTO A FORZA ITALIA” - NEL PARTITO MONTA LA FRONDA VERSO LA FAMIGLIA BERLUSCONI E C’E’ CHI PENSA DI POTERSI EMANCIPARE UNA VOLTA PER TUTTE (MAGARI TROVANDO UN FINANZIATORE DISPOSTO AD ACCOLLARSI I 99 MILIONI DI FIDEJUSSONI GARANTITE DALLA DINASTY DI ARCORE) - AVVISO ALLA "SINISTRA" MARINA: NEL WEEKEND VERRA’ CONDOTTO UN SONDAGGIO RISERVATO PER TESTARE L’APPREZZAMENTO DEL SIMBOLO DI FORZA ITALIA SENZA LA PAROLA “BERLUSCONI”…

giuseppe conte elly schlein

LE INSOSTENIBILI DICHIARAZIONI FILO-TRUMP DI CONTE HANNO MANDATO IN TILT SCHLEIN - TRA I DUE SAREBBE PARTITA UNA TELEFONATA BURRASCOSA IN CUI LA SEGRETARIA DEM AVREBBE FATTO CAPIRE A PEPPINIELLO CHE SE CONTINUA COSÌ IL M5S CROLLERÀ AL 7% - ELLY DEVE FARE I CONTI CON L’AUT AUT DI CALENDA E CON LA MINORANZA CATTO-DEM IN SUBBUGLIO CONTRO CONTE – PEPPINIELLO TIRA DRITTO: PARLA ALLA PANCIA DEI 5 STELLE E ABBRACCIA LA LINEA ANTI-DEM DI TRAVAGLIO SU RUSSIA E TRUMP. MA "LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO" SA BENISSIMO CHE, SENZA UN ACCORDO COL PD, A PARTIRE DAL PROSSIMO VOTO REGIONALE, NON VA DA NESSUNA PARTE…

elon musk donald trump caveau oro

DAGOREPORT - ALTA TENSIONE TRA IL MONDO FINANZIARIO AMERICANO E KING TRUMP - PRIMA DI DICHIARARE GUERRA A WASHINGTON, I GRANDI FONDI E I COLOSSI BANCARI ASPETTANO CHE TRUMP E MUSK CACCINO IL PRESIDENTE DELLA FEDERAL RESERVE  PER IMPORRE I BITCOIN COME RISERVA NAZIONALE. UNA MONETA DIGITALE E SOVRANAZIONALE CHE AFFOSSEREBBE IL DOLLARO, E QUINDI L'ECONOMIA USA. E GOLDMAN SACHS SI PORTA AVANTI CONSIGLIANDO DI INVESTIRE IN ORO - LE RIPERCUSSIONI PER L'ITALIA: MELONI SA CHE I GRANDI FONDI, SE VOLESSERO, POTREBBERO MANDARE GAMBE ALL'ARIA IL DEBITO TRICOLORE...