scalfari napolitano gheddafi

MA I POLITICI E GLI INTELLETTUALI "ILLUMINATI", CHE TIFAVANO PER SARKOZY E PER LA GUERRA IN LIBIA, OGGI NON PARLANO PIU'? - PRIMO FRA TUTTI, GIORGIO NAPOLITANO E POI LE “PENNE ALL’ARRABBIATA” EUGENIO SCALFARI E VITTORIO ZUCCONI - GLI UNICI APERTAMENTE CONTRARI ALL’INTERVENTO? BERLUSCONI E PAPA RATZINGER…

Antonio Socci per “Libero quotidiano”

 

SCALFARI NAPOLITANO

Ma i giornali e gli intellettuali "illuminati", a proposito della sciagurata guerra alla Libia, oggi non hanno nulla da dichiarare? Dilaga l' amnesia? Hanno perso tutti la favella? A riportarci a quei giorni sono state - in queste ore - le sventure giudiziarie di Nicolas Sarkozy, l' ex presidente francese accusato dai magistrati di presunti finanziamenti occulti dalla Libia di Gheddafi per le presidenziali del 2007. Lui nega tutto, ma è stato messo "sotto controllo giudiziario". La vicenda potrebbe gettare una nuova luce sulla guerra alla Libia del 2011 che portò all' uccisione di Gheddafi, dal momento che proprio Sarkozy fu tra i suoi principali promotori.

SCALFARI E NAPOLITANO ALLA FESTA DEL 2 GIUGNO

 

Oggi possiamo dire che in quell' assurda avventura degli "esportatori della democrazia" - come era prevedibile - furono esportati solo distruzioni, caos e morte e furono fatti importare all' Italia valanghe di immigrati. È noto il protagonismo dell' allora presidente Napolitano in quel frangente. L' ex capo dello Stato, in un' intervista dell' estate scorsa, riconobbe la contrarietà di Silvio Berlusconi - allora premier - a quella guerra.

Moftah Missouri con Sarkozy e Gheddafi

 

Era contrario sia per il trattato d' amicizia che aveva firmato con Gheddafi (che aveva messo fine all' emigrazione irregolare) sia per la difesa degli interessi nazionali (la posizione privilegiata che l' Eni aveva in Libia). Tuttavia Berlusconi poi si arrese alla pressione internazionale. Per capire il ruolo di Napolitano basta rileggere il titolo della Stampa del 19 marzo 2011: «Libia, Napolitano: Non possiamo restare indifferenti alla repressione». Sottotitolo: «Il ruolo decisivo del Colle per superare i dubbi del premier».

 

Vittorio Zucconi

Era appena arrivato il nulla osta dell' Onu all'intervento armato (incredibile guerra dichiarata a uno Stato sovrano). Con Sarkozy e Cameron in assetto di guerra c' era il premio Nobel per la pace Obama (il Segretario di Stato Usa era Hillary Clinton). Berlusconi, titubante, alla fine segue la determinazione di Napolitano il quale tuona che «Gheddafi sta sfidando il mondo». Il Capo dello Stato, che era anche capo delle forze armate, invitava alle «decisioni difficili» con abbondanza di retorica («non lasciamo calpestare il Risorgimento arabo»).

 

«Senza le parole del Presidente», scriveva Ugo Magri sulla Stampa «Bersani forse non avrebbe offerto con altrettanta prontezza quel vasto ombrello parlamentare che il governo nemmeno s'è premurato di chiedere in prestito». E l' Italia pacifista che solo pochi anni prima aveva riempito le strade di bandiere arcobaleno? Svanita. E i grandi giornali? E gli intellettuali illuminati?

Moftah Missouri con Sarkozy e Gheddafi

 

Due esempi. Il Corriere della sera del 20 marzo 2011 aveva un editoriale in prima pagina di Massimo Nava intitolato: «Una scelta inevitabile». Vi si leggeva: «Per la nostra immagine, come ha promesso il presidente Napolitano, speriamo che il Paese si prepari a fare la propria parte». Poi elogiava il «merito del presidente francese Sarkozy, il quale non si è curato di accuse di impulsività e protagonismo elettorale e ha superato inerzie europee e riserve americane». Sarkozy ovviamente sbandierava alti ideali umanitari. E il Corriere glieli accreditava: «I popoli arabi - ha promesso Sarkozy - devono essere padroni del proprio destino. Coloro che temono il dopo Gheddafi forse sottovalutano le insidie della sua permanenza al potere».

 

gheddafi sarkozy x

Lo stesso giorno Repubblica aveva l'editoriale di Eugenio Scalfari che tuonava già nel titolo: «Rombano i motori dell'armata dell'occidente». Questa la sua conclusione: «L'Italia ha una missione da adempiere e una grande occasione da cogliere. Noi ci auguriamo che ne sia all' altezza. Le esortazioni di Giorgio Napolitano ci siano, anche in questo, di insegnamento e di stimolo. In questi mesi la figura del nostro Presidente ha acquistato uno spessore etico e politico che ne fa il punto di riferimento di tutto il Paese».

 

A lato un commento di Vittorio Zucconi avvertiva i pacifisti che - se intendevano scendere nelle piazze - stavolta non dovevano inveire solo contro gli americani, ma anche contro i propri governi «assumendosi la responsabilità di confondersi con Muhammar Gheddafi».

GHEDDAFI KBqivGQzfjlDN y ABR fQ

Come se opporsi alle bombe fosse complicità con Gheddafi. D' altronde nessuno scese in piazza. Solo Benedetto XVI lanciò struggenti appelli per la pace.

 

Su queste colonne io firmai due editoriali contro la folle guerra, riportando le parole drammatiche del vescovo di Tripoli, monsignor Martinelli, sulle devastazioni e le troppe vittime dei bombardamenti. Mi chiesi, in quegli articoli, dove erano finiti tutti i giornalisti progressisti: «Nessuno fa una piega. Nessuno s' indigna. Nessun programma tv, nessun editoriale».

 

Anzi, in un programma c' era stato pure chi aveva elogiato la Francia dei bombardieri che in questo modo testimoniava i valori della rivoluzione francese, mentre l' Italia non faceva nulla. È una vicenda da ricordare ogni volta che ci verrà ripetuto - da giornali, intellettuali e politici progressisti - che l' Italia è provinciale e sovranista, mentre dovrebbe accodarsi alle altre nazioni europee e occidentali.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…