I “REPORTER SENZA FRONTIERE” SE NE FREGANO DI SALLUSTI CARCERATO - LA “BRIGATA GLOBALE PER LA LIBERTA’ DI INFORMAZIONE” DIMENTICA COMPLETAMENTE IL CASO DEL DIRETTORE DEL “GIORNALE” - NESSUN CENNO SUL SITO, NESSUNA RIPOSTA ALLA MAIL DELLA REDAZIONE - L’ITALIA NON FIGURA TRA LE NAZIONI CHE METTONO IN GABBIA I GIORNALISTI: PERCHE’? - LE UDIENZE PER L’EVASIONE DI MORTIMER IN TRIBUNALE “BLINDATE”…
1- CASO SALLUSTI, SE REPORTER SENZA FRONTIERE IGNORA L'ARRESTO DEL DIRETTORE...
Paolo Granzotto per "il Giornale"
Domenica scorsa Giuseppe Marino, un capo redattore di questo giornale, inviò una e-mail alla sede italiana di Reporters without borders o Reporter sans frontiéres , come è meglio conosciuta alla nostra società civile. «Gentili colleghi - scriveva - visitando il sito di Reporter senza frontiere ho notato che non c'è cenno dell'arresto di Alessandro Sallusti, il mio diretto-re, in conseguenza di una causa per diffamazione.
Non vedo tra l'altro comparire l'Italia nell'elenco dei Paesi che hanno giornalisti detenuti. Immagino che dipenda dal fatto che è avvenuto durante il weekend e confido che non vorrete mancare di far sentire il vostro sostegno a questa causa. Nel link allegato il video del momento dell'arresto che la Digos di Milano ha eseguito sabato mattina durante la riunione di redazione, all'interno del Giornale , tra lo sconcerto dei colleghi».
La più attiva brigata in difesa globale della libertà di informazione («fondamento di tutta la democrazia», come si legge nella loro Carta) e che ha per missione la «vigilanza permanen-te » sugli attentati alla libertà di stampa, la denuncia degli eventuali attentati e il sostegno «morale e finanziario» ai giornalisti perseguitati, a quella mail s'è ben guardata di rispondere. Nemmeno per dar conto della «presa conoscenza».
D'altronde, se sul sito del sodalizio si dà un'occhiata al puntiglioso elenco stilato e tenuto periodicamente aggiornato dei giornalisti privati della propria libertà , l'Italia non compare. Fra i 156 giornalisti agli arresti tra l'Iran e l'India,tra Cuba e la Siria, manca il nome di Alessandro Sallusti. Manca, in assenza di quella segnalazione, la consueta tenorile denuncia di una plateale violazione, nel Belpaese, del diritto alla libertà di informazione - la quale comprende anche la direzione di un quotidiano che come ci insegnano i mastini di Reporters sans frontiéres , meglio ripeterlo, è, per favore, «fondamento di tutta la democrazia».
Niente di sorprendente: l'indifferenza dei suddetti mastini era pressoché scontata. Essendo l'impegno del sodalizio fortemente influenzato dal gauchisme snobistico ed emiplegico così attivo in Francia - culla di Reporters sans frontiéres - non ci poteva spettare qualcosa di diverso.
Sallustì con l'accento sulla«i» è un laquais , lacchè di Berlusconì con l'accento sulla «i» e pertanto non merita d'esser preso in conto. Resta però il fatto, questo sì sorprendente, che siano proprio i pretoriani del diritto alla informazione, alla libertà di stampa (anche telematica, come è precisato nel sito), fondamento eccetera eccetera a imporsi la censura. Il bavaglio. La mordacchia. Reporters sans frontiéres , va da sé. Ma anche «avec beaucoup de culot», che poi sarebbe la faccia di bronzo.
2 - SALLUSTI, UDIENZA BLINDATA PER NASCONDERLO ALLE TV...
Enrico Lagattolla per "il Giornale"
Stessa aula, stessi protagonisti, e pure stessa scena. Questa mattina il direttore del Giornale Alessandro Sallusti- condannato a 14 mesi da scontare ai domiciliari per diffamazione del giudice Giuseppe Cocilovo, a causa di un articolo apparso sul quo-tidiano Libero il 18 febbraio 2007 e scritto da Renato Farina alias «Dreyfus» - tornerà in tribunale. Verso le 9 varcherà la soglia del palazzaccio milanese per il processo che lo vede imputato di evasione, reato che secondo il pm Piero Basilone avrebbe commesso subito dopo essere stato portato nella casa di via Soresina.
E anche oggi, i magistrati tenteranno di disinnescare la «bomba»mediatica. Come già accaduto solo pochi giorni fa, infatti, la Procura farà in modo di impedire i contatti tra il direttore e i cronisti che saranno presenti in tribunale. Una scelta tecnicamente giustificabile dal fatto che quella di oggi sarà considerata come un'udienza «ibrida», non ancora un dibattimento. Dunque a porte chiuse come la convalida della scorsa settimana. In realtà , il tentativo sembra quello di mettere la sordina a un caso che ha mandato in tilt l'ufficio giudiziario del capoluogo lombardo.
Da queste parti, infatti, non si era mai visto un condannato che chiede di andare in carcere e i giudici che glielo evitano. Ed è questo mondo capovolto che ha spaccato le toghe milane-si. Da un lato il fronte dei «duri», incarnato dai giudici delle esecuzioni. Dall'altra il partito della linea morbida, che con il procuratore Edmondo Bruti Liberati ha provato a limitare i danni di una vicenda che ha messo in imbarazzo magistrati e politici. Ora, cosa accadrà domani? à tutto da vedere.
Si tratta di una partita a scacchi fra accusa e difesa. All'udienza di convalida dell'arresto,il pm Basilone era pronto a chiedere il carcere per Sallusti, ipotesi poi rientrata di fronte alle dichiarazioni di buona volontà del direttore, che aveva parlato di un «gesto dimostrativo». Dall'altra la difesa,che chiederà l'assoluzione forte di un filmato dal quale emergerebbe come l'evasione in realtà non ci sia mai stata.
Ad ogni modo, oggi tutto può succedere. L'udienza potrebbe essere nuovamente rinviata, e la prima data utile per tornare in aula sarebbe quella di sabato 15 dicembre. Oppure il giudi-ce potrebbe accogliere una richiesta di rito alternativo. E se si trattasse di un rito abbreviato (dunque a porte chiuse), in giornata dovrebbe arrivare la sentenza. Così come se si discu-tesse un patteggiamento, scenario che servirebbe quantomeno alla Procura per chiudere rapidamente la vicenda. Ma almeno questo si può escludere. Di patteggiare, Sallusti,non ha nessuna intenzione.








