IN CULO A RENZI – I SINISTRATI DI BERSANI E D’ALEMA VOGLIONO FAR SLITTARE IL CONGRESSO DOPO LE AMMINISTRATIVE E LE EUROPEE!

Maria Teresa Meli per "Corriere della Sera"

«Non sono mai finito in minoranza in un Congresso»: è la frase che Massimo D'Alema amava ripetere fino a qualche tempo fa. Ed è sempre questa la frase che ultimamente ha accompagnato la sua domanda di rito ai maggiorenti passati e presenti del Pd: «Ma volete che il partito finisca nelle mani di Renzi?».

Come evitare entrambe le prospettive? Cioè quella di far finire in minoranza un pezzo del Pd che per ora ha sempre viaggiato in maggioranza e quella di consegnare il partito nelle mani del sindaco di Firenze. D'Alema fa sapere che non si sta occupando del problema: «Veramente ho la testa rivolta allo scenario internazionale», spiega ai compagni di partito, preannunciando che lui, all'Assemblea nazionale, non ci sarà per precedenti impegni all'estero.

Ma se l'ex premier si divide tra la vigna umbra e lo scacchiere internazionale, c'è chi provvede per lui agli «affari domestici». Del resto, nell'apparato, nei gruppi dirigenti e in quelli parlamentari i nemici del sindaco di Firenze non sono pochi. È di ieri, per esempio, l'ufficializzazione del «no» di Anna Finocchiaro a Renzi. La presidente della commissione Affari costituzionali del Senato non ha perdonato al sindaco di Firenze la bocciatura come candidata al Quirinale.

I nemici di Renzi in questi giorni hanno quindi cercato di darsi da fare anche con una campagna acquisti nei sindacati.

Operazione che si è rivelata più difficile di quello che sembrava. La Cgil, per storia e cultura, è più vicina a Gianni Cuperlo, ma non sono più i tempi del sindacato di Sergio Cofferati, schierato nella lotta interna ai Ds. Come tiene a precisare Massimo Gibelli, che per la Cgil cura la comunicazione, non vi sarà nessun endorsement ufficiale e univoco: «Siamo un soggetto autonomo, anche se non indifferente».

La caccia al voto nella Cisl non è andata meglio. È vero che Franco Marini e Sergio D'Antoni, due ex segretari di quel sindacato, si sono schierati apertamente contro Renzi. Ma è altrettanto vero che Raffaele Bonanni, attuale segretario della Cisl, non ha nessuna voglia di cadere nella trappola del «chi sta, con chi». Anche perché dall'altra parte l'unico candidato credibile è Gianni Cuperlo, ma schierarsi con lui e con la sua impostazione socialdemocratica per Bonanni sarebbe una pratica impossibile.

Dunque, la caccia al voto nei sindacati di riferimento del Pd non ha portato grandissimi risultati: solo singole adesioni, per quanto importanti. Non bastano per sperare che Cuperlo prenda un significativo numero di consensi. E secondo tutte le rilevazioni fatte finora anche se tutti gli altri candidati cedessero il passo, lasciando in campo solo al sindaco di Firenze e al candidato di D'Alema, la situazione non muterebbe di tanto. Favorirebbe sì Cuperlo che così vedrebbe aumentati i suoi consensi, ma non gli servirebbe di sicuro a battere Renzi.

Si torna allora all'unica strada possibile. Sempre la stessa, quella dell'allungamento dei tempi del Congresso. Dietro alla quale si nasconde un piano azzardato, smentito da tutti ufficialmente e da tutti sussurrato a mezza bocca.

Basta mettere in fila le date del prossimo anno per capire che cosa potrebbe veramente accadere se le assise dovessero essere rinviate al 2014. Per l'anno prossimo, infatti, ci sono degli appuntamenti a cui il Partito democratico non può sottrarsi e a causa dei quali il Congresso potrebbe slittare ulteriormente. Uno di questi lo ha evocato Stefano Bonaccini, che guida il Pd emiliano, di fronte ad altri segretari locali, preoccupati come lui per lo slittamento dei tempi: «A gennaio-febbraio dovremo tenere le primarie per i candidati sindaci».

Svolgere il Congresso in quei due mesi potrebbe quindi essere complicato. Ma potrebbe essere altrettanto difficile, se non di più, indirlo durante la campagna elettorale per le amministrative di primavera. È infatti il caso di mandare in scena un Pd diviso tra Cuperlo e Renzi proprio quando tutto il partito ha bisogno di essere unito per prendere il maggior numero di consensi in quella tornata elettorale? Che, sia detto per inciso, non è la sola, visto che c'è anche l'improcrastinabile appuntamento con le Europee.

Insomma, per farla breve, tra fibrillazioni politiche, crisi perennemente minacciata ed elezioni, i tempi del Congresso potrebbero slittare all'infinito...

 

MATTEO RENZI ALLA FESTA DEL PD DI MODENA MATTEO RENZI SULLA GRUGianni Cuperlo FRANCO MARINI FOTO LA PRESSE MARINI E DANTONI

Ultimi Dagoreport

nicola calipari giuliana sgrena nicolo pollari

DAGOREPORT – PIENONE DI AUTO BLU STASERA ALL’AUDITORIUM DI ROMA: DA MELONI E MANTOVANO A GIULI E BERNINI, TUTTI IN FILA PER ASSISTERE ALLA PRIMA DE “IL NIBBIO”, IL FILM ISPIRATO ALLA MORTE IN IRAQ DELL’AGENTE DEL SISMI, NICOLA CALIPARI, UCCISO NEL 2005 MENTRE STAVA RIPORTANDO IN ITALIA LA GIORNALISTA DEL “MANIFESTO”, GIULIANA SGRENA - A VENT’ANNI DALLA TRAGEDIA, RENDE OMAGGIO A CALIPARI ANCHE SERGIO MATTARELLA: “LE SPIEGAZIONI DELLA SUA MORTE PERMANGONO TUTTORA NON ESAURIENTI” - ESSÌ, LA VERITÀ NON È MAI VENUTA FUORI. SE IL SOLDATO AMERICANO HA SPARATO PER ERRORE, È ALTRETTANTO VERO CHE NESSUNO L’AVEVA AVVERTITO DEL PASSAGGIO DELLA TOYOTA - QUINDI, LA DOMANDA: COME MAI LA NOTTE DEL 4 MARZO 2005 LA TOYOTA SU CUI VIAGGIAVANO CALIPARI E SGRENA NON ERA STATA SEGNALATA DALL’INTELLIGENCE ITALIANA AGLI ALLEATI AMERICANI? LA RAGIONE PIÙ PROBABILE È QUESTA….

alessandro giuli arianna meloni fabia bettini federico mollicone fazzolari giovanbattista giovan battista

DAGOREPORT - E’ SCOPPIATO UN NUOVO “CASO GIULI”, ACCUSATO DA “LA VERITÀ” DI ESSERE “STATO DAVVERO GENEROSO CON LE INIZIATIVE CINEMATOGRAFICHE DELLA SINISTRA ITALIANA”. A PARTIRE DA FABIA BETTINI, ATTIVA DA OLTRE 15 ANNI NEL CINEMA, REA DI ESSERE LA SORELLA DI GOFFREDO (CI SONO SORELLE E SORELLE), PER FINIRE AI FONDI PER “VIDEOCITTÀ” DI FRANCESCO RUTELLI - GIULI QUERELA “LA VERITÀ” MA IL GIORNO DOPO RINCULA, ‘’COMMISSARIATO’’ DA PALAZZO CHIGI - UNO SCAZZO CHE FA VENIRE A GALLA UNA LOTTA INTERNA AI ‘’CAMERATI D’ITALIA’’ CHE HANNO SEMPRE BOLLATO GIULI COME CORPO ESTRANEO ALLA FIAMMA, CACCIATO A SUO TEMPO DAI “GABBIANI” DI COLLE OPPIO (GODE MOLLICONE CHE SOGNAVA IL MINISTERO DELLA CULTURA) - LA “MERITOCRAZIA”, DI CUI SI RIEMPIVA LA BOCCUCCIA LA DUCETTA, È STATA SEMPLICEMENTE SPAZZATA VIA DALL’APPARTENENZA POLITICA: SEI CON NOI, OK; SE SEI CONTRO, NIENTE FONDI - MENTRE SI SCRIVONO MINCHIATE SUI “COMUNISTI DEL CIAK”, IL MINISTERO DELLA SANTANCHÉ È FINITO AL CENTRO DELLE INDAGINI DELL’ANAC, L’AUTORITÀ NAZIONALE ANTICORRUZIONE, PER FONDI DESTINATI A FESTIVAL DI CINEMA ORGANIZZATI DA TIZIANA ROCCA E GABRIELLA CARLUCCI…

donald trump giorgia meloni keir starmer emmanuel macron

SI ANNUNCIANO TEMPI SEMPRE PIU' DURI PER LA GIORGIA DEI DUE MONDI - AL SUMMIT DI LONDRA, STARMER E MACRON HANNO ANNUNCIATO UN PIANO DI PACE ASSIEME AD ALTRI PAESI (GERMANIA, POLONIA, SPAGNA, ETC) - PREMESSO CHE PUTIN È L'AGGRESSORE E IL SUPPORTO ALL'UCRAINA SARA' FINO ALLA FINE, IL LORO PIANO DI PACE HA BISOGNO DELLA NUOVA AMERICA DI TRUMP, MA NON È INDISPENSABILE LA SUA MEDIAZIONE - LA POSIZIONE ESPRESSA DA GIORGIA MELONI È STATA IL CONTRARIO AL PENSIERO DI FRANCIA E GRAN BRETAGNA: IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA È INDISPENSABILE PER IL CESSATE IL FUOCO - AMORALE DELLA FAVA: LA DUCETTA A STELLE E STRISCE CI STA SOLO SE LA TRATTATIVA SI FA INSIEME CON IL PAZZO DI WASHINGTON (AUGURI!)

los angelucci del rione sanita - vignetta by macondo antonio giampaolo silvio berlusconi alessandro sallusti

IL CONVENTO DEGLI ANGELUCCI E’ RICCO MA PER I GIORNALISTI DEL “GIORNALE’’, "LIBERO” E “TEMPO” TIRA UNA BRUTTA ARIA - NIENTE PIU’ INVIATI SE NON ‘INVITATI’, NIENTE PIU’ AUTO CON NOLEGGIO A LUNGO TERMINE, OBBLIGO DI STRISCIARE IL BADGE IN ENTRATA, TOLTE PURE LE CIALDE DEL CAFFE’ - DIECIMILA EURO IN MENO PER VITTORIO FELTRI, NIENTE MANLEVA PER LE QUERELE (FILIPPO FACCI HA PAGATO 30MILA EURO PER UNA CAUSA) - SALLUSTI NON C’E’ E QUANDO C’E’ NON PARLA. E IN BARBA AL MELONISMO SENZA LIMITISMO (‘’VELINE’’ DI PALAZZO CHIGI A STRAFOTTERE), LE COPIE CALANO - NERVOSISMO PER L’INSERTO ECONOMICO DI OSVALDO DE PAOLINI - L’ASSEMBLEA E LA PAROLA INNOMINABILE: “SCIOPERO”…

donald trump volodymyr zelensky giorgia meloni keir starmer emmanuel macron ursula von der leyen

DAGOREPORT – IL "DIVIDE ET IMPERA" DEL TRUMPONE: TENTA DI SPACCARE IL RIAVVICINAMENTO TRA GRAN BRETAGNA E UNIONE EUROPEA EVITANDO DI PORRE DAZI SUI PRODOTTI "MADE IN ENGLAND" – STARMER SE NE FOTTE, ABBRACCIA ZELENSKY E SI ERGE A NUOVO LEADER DELL’EUROPA (PARADOSSALE, DOPO LA BREXIT) – OGGI, PRIMA DELLA RIUNIONE DEI LEADER EUROPEI A LONDRA, BILATERALE TRA IL PREMIER BRITANNICO E GIORGIA MELONI, PER CAPIRE CHE ARIA TIRA NELL’“ANELLO TRUMPIANO DELL’EUROPA” - SPACCATURA NELLA LEGA PER IL TRUMPIAN-PUTINISMO DI SALVINI - SCETTICISMO CRESCENTE IN FRATELLI D’ITALIA (FAZZOLARI, URSO E LOLLOBRIGIDA SI SMARCANO DALLA LINEA PRO- KING DONALD) – SCHLEIN E CONTE IN BANCAROTTA - LA PARALISI DEI DEMOCRATICI AMERICANI: AVETE SENTITO LA VOCE DI OBAMA, CLINTON E BIDEN?