I TEDESCHI: BASTA PIANGERE, SIETE MOLTO PIÙ RICCHI DI NOI – A BERLINO BATTESIMO PER IL POPULISMO ANTI-EURO ANTI-MERKEL

1. MA I TEDESCHI: BASTA PIANGERE, SIETE MOLTO PIÙ RICCHI DI NOI
Tonia Mastrobuoni per "La Stampa"

Basta piangere, basta lamentarsi della povertà crescente, dei suicidi «che c'erano anche prima della crisi», dei populismi in aumento esponenziale. I Paesi del Sud Europa, dice l'infallibile Bce, nascondono le loro immense ricchezze al Nord. Di conseguenza è giusto che si salvino da soli. È la sconcertante conclusione dell'inchiesta che ha ispirato la copertina di questa settimana dell'autorevole Spiegel .

Che esce, guarda caso, il giorno dopo il congresso fondativo del primo partito dichiaratamente anti-euro mai nato in Germania, "Alternative für Deutschland".

In realtà, se è vero che i numeri non mentono, è altrettanto vero che bisogna saperli leggere. Ed è evidente che in Germania le statistiche pubblicate di recente dalla Bce sulla ricchezza delle famiglie europee hanno creato un pericoloso corto circuito nella testa di molti.

Aggravato dal concomitante salvataggio di Cipro che ha segnato un cambio di paradigma nelle politiche della Ue, introducendo il precedente devastante dell'«ognun per sé», tanto caro proprio a Berlino.

Il risultato ha ispirato il titolo dello Spiegel «Patente di povertà. Come i Paesi europei in crisi nascondono i loro patrimoni». Morale: l'autosalvataggio di Cipro deve essere il modello futuro per l'Europa, eccome.

E fa niente se tutti si affannano, da Mario Draghi in giù, a spergiurare che Cipro è un caso unico e irripetibile, che nessun risparmiatore sarà toccato da salvataggi futuri. I tedeschi ora pensano, anzi, si auspicano il contrario, rinvigoriti anche dalla notizia che i ciprioti sono molto più ricchi di loro.

Il ragionamento è lungo e articolato ma è sufficiente citare un paio di passaggi sull'Italia per capirne il senso e rimanere basiti. «Ogni giorno in Italia ci sono molti suicidi ma c'erano già prima della crisi». Un attenuante, certo. La ricchezza mediana delle famiglie italiane, poi, essendo di 173.500 euro, «tre volte quella dei tedeschi», ispira una conseguenza ovvia.

Avendo l'Italia un debito pubblico del 130% contro quello tedesco che è all'80%, c'è una sola soluzione perché esca dall'impasse, perché si liberi finalmente di questo tallone d'Achille dei suoi conti pubblici. Eccola qua: «sarebbe più sensato che i Paesi in crisi riducano i loro debiti con le proprie forze: aggredendo maggiormente la ricchezza dei suoi cittadini».

Il settimanale è così grezzo da dimenticarsi che gli stipendi degli italiani sono molto più bassi di quelli tedeschi, o che per pagare le enormi quantità di tasse che gravano su stipendi e sulla casa ci vuole liquidità. Così come dimentica di citare gli abissi che ci sono tra i servizi di cui beneficiano i tedeschi rispetto agli italiani, in cambio delle tasse.

L'unico dato che lo Spiegel non nasconde è quello sulla povertà: da noi la quota di poveri è al 16,5% contro il 13,4% dei tedeschi. Così come ammette che i tedeschi hanno una tradizione da cicale: preferiscono vivere in affitto e spendere in viaggi piuttosto che risparmiare. Ma quando arriverà il momento di salvarci, se mai accadrà, è prevedibile che la parola d'ordine sarà una sola: salvatevi da soli. Come Cipro.


2. A BERLINO BATTESIMO PER IL POPULISMO ANTI-EURO: "LA MERKEL HA TRADITO IL FUTURO SIAMO NOI"
Andrea Tarquini per "La Repubblica"

«Basta con l'euro se vogliamo salvare l'Europa! Se fallisce l'euro non fallisce l'Europa, bensì solo il governo di Angela Merkel!». La voce del giovanile cinquantenne economista Bernd Lucke, leader carismatico del nuovo movimento, scandisce chiara gli obiettivi, e l'applauso è scrosciante, nella strapiena sala da ballo dell'Hotel Intercontinental a Budapesterstrasse, indirizzo chic esclusivo della vecchia Berlino Ovest.

Qui ieri è nato Alternative fuer Deutschland, cioè Alternativa per la Germania, il nuovo partito tedesco che può condizionare il futuro del continente. Nello stesso giorno, si teneva il congresso della socialdemocrazia (Spd), e confermava Peer Steinbrueck come suo candidato, con il suo attacco contro «il pessimo bilancio sociale del governo Merkel».

Ma sono i nuovi a catturare le aperture di media e siti. Un tedesco su quattro nei sondaggi è disposto a votarli. Se incasseranno abbastanza voti, Angela Merkel non potrà più governare. «Jetzt geht's los, jetzt geht's los», adesso si parte, grida la platea entusiasta incitando il leader Lucke e il suo guru, il pubblicista Konrad Adam, ad andare alla tribuna.

«Ero democristiano per trent'anni, ho stracciato la tessera perché sostenendo che non c'è alternativa all'euro Merkel tradisce il popolo», dice. «L'obiettivo è entrare al Bundestag a settembre, allora dovranno fare i conti con noi. Noi non stringeremo alleanze con nessun partito che non voglia la fine dell'euro», tuona, e la platea esplode. Noi soli siamo i nuovi, i veri, i puri, frasi già sentite altrove in Europa, a sud delle Alpi.

«Ci stiamo organizzando in corsa, le domande d'iscrizione ci sommergono», mi dicono le giovani dell'ufficio stampa di Alternative. E distribuiscono ai delegati buoni pasto per il buffet, e consigli su dove pernottare a Berlino o come rientrare a casa, aereo treno o auto, spendendo meno. Entusiasmo da nuovo movimento per una platea fatta in maggioranza da uomini, quasi tutti giacca e cravatta.

Piccoli e grandi imprenditori, gente comune, vip di ieri come Hans Olaf Henkel ex presidente della Confindustria. E mamme con pannolini da cambiare. «Siamo noi dice Lucke - il Nuovo contro la camicia di forza dei vecchi partiti, contro Merkel che decide sopra la testa degli elettori, contro sostegni a oltranza a paesi mal governati che portano i tedeschi a pagare per la cattiva gestione di altri».

Applausi, un signore anziano si emoziona e sventola la bandiera nazionale, il servizio d'ordine lo invita alla calma. Fuori, una ventina di neonazisti della Npd gridano al nuovo partito un appoggio tutt'altro che auspicato. «Non siamo antieuropei, è l'euro a distruggere l'Europa - insiste Bernd Lucke -. Il ritorno al marco non può essere un tabù, se davvero siamo europeisti dobbiamo dire addio all'euro, tutti noi popoli europei. Non siamo né di destra né di sinistra, siamo per la verità».

Applausi, e confessioni in platea: «Hanno ragione, non se ne può più dei dimostranti mediterranei che paragonano la Germania di oggi a Hitler», mi dice un piccolo imprenditore. Poi si alzano tutti in un nuovo applauso, arriva alla tribuna il guru Konrad Adam. «Delusione, rabbia, senso di estraneità tra europei, ecco cosa ci ha portato l'euro - scandisce -. L'euro ha tradito i valori della rivoluzione francese, cioè libertà eguaglianza e fraternità».

Ovazione trionfale. Il guru continua, con un pensiero persino al Sud: «Guardate non solo a noi senza più marco ma anche ai greci: non decidono più loro a casa loro, decide la Trojka, i negoziatori Ue e Fmi senza alcun mandato del popolo greco, e allora? Votateci, i partiti storici hanno già paura di noi!». Leadership eletta senza contestazioni, congresso chiuso con sorrisi felici, la sfida alla Merkel e all'Europa è lanciata.

 

 

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