
“IL PIANO URSULA È NATO MORTO. QUALCUNO STA RALLENTANDO IL PROCESSO DI PACE. A BRUXELLES E A PARIGI C’È CHI CONTINUA A PARLARE DI ARMI” – SALVINI E’ LA VERA SPINA NEL FIANCO DEL GOVERNO, CONTINUA A FARE IL CONTROCANTO A MELONI-TAJANI E A INFILZARE MACRON: “HA UN DISPERATO BISOGNO DI VISIBILITA’, IL SUO PIANO PARLA DI GUERRA” – “IL DEBITO? SE DEVO LO FACCIO PER SALVARE I PONTI DEL PO. I DAZI DI TRUMP? TEMO CHE LE IDEE CONFUSE CHE BRUXELLES HA SULLA PACE, LE ABBIA ANCHE RIGUARDO AI RAPPORTI COMMERCIALI CON GLI USA”
Marco Cremonesi per il "Corriere della Sera" - Estratti
antonio tajani, giorgia meloni e matteo salvini in senato foto lapresse
«La cosa vera è che qualcuno sta rallentando il processo di pace. A Bruxelles e a Parigi c’è chi continua a parlare di armi». Matteo Salvini non si riferisce a Giorgia Meloni, che ieri era nella capitale francese per la riunione dei «Volenterosi»: «Giorgia è a Parigi con un mandato comune, che è un no ai miliardi in armi e no a improbabili eserciti europei. Macron ha un disperato bisogno di visibilità ma non è cosa che ci riguardi».
Quella che il vicepremier sembra indicare è una via tutta italiana per fare fronte alle numerose crisi, ma la «linea del governo è saggia e prudente, Giorgia ha fatto bene a chiedere di coinvolgere gli Usa perché il dialogo con Washington è necessario».
Certo, «ci sono anche note stonate, perché in un momento in cui sono in corso negoziati per la pace, c’è chi insiste col Piano Kallas da 40 miliardi in proiettili, c’è chi spinge il Piano Ursula da 800 miliardi in bombe e missili, c’è chi appoggia il Piano Macron che parla di guerra». Insomma, «mentre il mondo lavora per la pace ci auguriamo che qualcuno non voglia far saltare il tavolo».
Salvini è però convintissimo che «nessuno voterà mai un piano di riarmo nato morto: non ha capitoli, non ha fornitori, non ha un arco temporale... Aveva solo un titolo, Rearm Ue, ma adesso von der Leyen lo chiama “Prontezza 2030”, una contraddizione in termini». La prova che il Rearm andrà poco lontano, secondo il ministro è suggerita dal fatto che «i tedeschi un piano se lo stanno facendo per conto loro con 500 miliardi in armi, il che non è mai una buona notizia».
antonio tajani giorgia meloni matteo salvini
Eppure, non c’è soltanto il piano Ue. Lo stesso Trump, dando agli europei dei «parassiti», sottolinea il fatto che non stiamo pagando «il canone» della Nato: «Ma guardi che noi siamo assolutamente favorevoli a investire di più in sicurezza interna, aumentare la quota Nato non solo con le armi ma con la cyber-sicurezza e anche con le infrastrutture. Ci sono infrastrutture strategiche come i ponti. Non penso solo a quello sullo Stretto ma anche a quelli sul Po».
Ma del mettere sul capitolo Difesa anche i ponti, Salvini ha parlato con il commissario Fitto? Il ministro si accende: «Non soltanto a Fitto, ma ai ministri dei Trasporti dei 27 Paesi Ue al summit di Varsavia. Se devo fare debito, lo faccio per sistemare le reti, i ponti sul Po sono miliardi. Il concetto penso sia passato».
Netto invece il «no a fare altro debito per le Kallas che parlano di 40 miliardi per i proiettili mentre si sta trattando la tregua sul Mar Nero». Sbuffa Salvini: «Aveva ragione Bossi quando diceva che le manovre le avrebbero mandate da Bruxelles via fax».
giorgia meloni antonio tajani matteo salvini
Intanto, però, Trump ha introdotto i dazi sulle automobili. Salvini lo ammette senza problemi: «Chiaro che sono un danno. Ma va scongiurato con le trattative commerciali». Del tema, nella sua telefonata con il vicepresidente Usa JD Vance «non si è parlato. E l’obiettivo di Trump non è l’Italia, ma Canada, Messico e Cina». Le ipotesi «sono due: o andiamo con l’ombrello europeo, o scegliamo la via italiana. Io ho piena fiducia in Giorgia Meloni che ha ottimi rapporti a Washington e Bruxelles. Ma credo che se l’Unione è quella di von der Leyen e Kallas, meglio correre ai ripari e fare da soli».
antonio tajani giorgia meloni matteo salvini
Per quanto lo riguarda, Salvini sta «organizzando missioni in Cina, Giappone e Usa con aziende italiane di livello per aprire nuove sedi e portare a casa nuovi contratti». Il punto, per Salvini, è che «non ci si può mettere a ragionare se Trump è simpatico o antipatico. Io penso alla meccanica, penso al vino che in passato fu escluso dai dazi, alla farmaceutica, all’eccellenza agroalimentare... e temo che le idee confuse che Bruxelles ha sulla pace, le abbia anche riguardo ai rapporti commerciali».
giorgia meloni emmanuel macron foto lapresse
Ma il danno non rischia di essere doppio? Stellantis non potrebbe scegliere di concentrarsi sugli Usa? «In Stellantis hanno già fatto quasi tutti i danni che potevano fare. Certo, spiace che le auto perdano il 5% in Borsa. Ma il settore auto oggi è morto, “suicidato” dal tutto elettrico».
Poi, Salvini si sposta dalla scena internazionale al Veneto, dove domani si svolgerà l’ultimo degli appuntamenti prima del congresso della Lega del 5 e 6 aprile. La data delle elezioni? «Siamo così convinti di aver lavorato bene che per noi la data non importa.
Però, dato che Luca Zaia è stato l’artefice dell’Olimpiade, credo che sarebbe rispettoso se ai giochi ci fosse ancora lui, che per noi sarebbe la scelta migliore anche per dopo».
matteo salvini giorgia meloni. antonio tajani
antonio tajani matteo salvini giorgia meloni
matteo salvini giorgia meloni. antonio tajani 2
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